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Giornata Internazionale del Migrante

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Dall’esclusione all’inclusione

Il 18 dicembre si celebra la Giornata Internazionale del Migrante. Istituita nel 2000 dalle Nazioni Unite, a dieci anni dalla Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Membri delle Loro Famiglie. 

Dal 10 al 12 dicembre di quest’anno si è tenuto in Bangladesh, a Dhaka, il nono Global Forum su migrazioni e sviluppo. Il Cardinale Pietro Parolin nel messaggio ai partecipanti ha ricordato che Papa Francesco “incoraggia i governi e le autorità politiche regionali ad affrontare la crisi provocata dallo sfollamento di massa delle persone”, e che i fenomeni migratori sono sempre strettamente connessi “con le questioni urgenti della povertà, della guerra e del traffico di esseri umani” e necessitano di uno sviluppo umano sostenibile. 

Mi sono venute in mente due frasi di San Paolo:

La prima: “Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio” (Efesini 2,19).

Parole bellissime, senza esitazione, impetuose, travolgenti. In una sola frase viene spazzato via il pregiudizio di essere diversi dagli altri e che ci siano differenze tra  “noi” o “voi” o “loro”, di definire i confini tra me e gli altri, tra chi è dentro e chi è fuori, tra chi è nel torto e chi possiede la verità.

La seconda: “Non c'è più né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28).

Frasi che non credo si possano solo ascrivere o relegare ad un presunto cristianesimo delle origini.

Sono parole, sono sogno, sono segno, sono la realtà da costruire: facciamo tutti e tutte parte della stessa famiglia umana, abitiamo tutti lo stesso mondo. Non c’è un “noi” e un “voi”, c’è piuttosto un mondo da abitare insieme. Si tratta dell’affermazione di un principio, non solo di fede, ma di ragione, da proporre senza esitazione davanti ad un crescente razzismo, intolleranza e xenofobia. 

Nel 2015, sono state 65 milioni le persone in tutto il mondo costrette ad abbandonare le loro case e le loro terre a causa delle guerre e delle persecuzioni.

Era il 1989, quando fu abbattuto il muro di Berlino. All’epoca esistevano solo 15 muri di confine tra gli stati. Oggi sono più di 70. Tre quarti dei muri e barriere di confine sono stati costruiti negli ultimi 25 anni, durante la cosiddetta epoca della globalizzazione.

Il mercato è globale, le materie prime circolano. Si proteggono i profitti, si globalizzano le perdite. Si chiudono le frontiere alle persone.

Dall’Africa importiamo le materie prime, ma ci crea problema trovare soluzioni adeguate per accogliere le persone. Allo stesso tempo ci sentiamo cittadini del mondo e facciamo “turismo responsabile”.

Dovremmo poter partecipare alla costruzione di un mondo in cui l’accesso all’acqua potabile, al cibo, all’istruzione, alla sanità e il diritto alla sicurezza sociale siano certi per tutti.

Dall’esclusione all’inclusione, per una cultura dell’accoglienza, del rispetto dei diritti e dei doveri, e dell’autentica natura dell’uomo.

E.V.

E.V.
16 Diciembre 2016
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