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Germano Fr. Valeriano

1958/500

FR. VALERIANO GERMANO
Terenzano di Pozzuolo del Friuli (UD), 29 luglio 1902 
Parma, 3 agosto 1983

di Terenzano - UD
Primo Saveriano Fratello Coadiutore; Missionario in Cina e in Brasile per oltre 50 anni.
Di anni 83. Numero di Professione 54
Sepolto a Parma

Germano Valeriano nacque a Terenzano di Pozzuolo del Friuli (UD) il 29.VII.1902 da Callisto e Iacuzzi Anna Maria.

A 13 anni giungeva a Parma nell'Istituto Missionario di Mons. Conforti, accoltovi dal piccolo gruppo di Saveriani animati dal P. Bonardi. Desideroso di diventare Sacerdote Missionario iniziò gli studi ginnasiali: questi si rivelarono per lui faticosi e fisicamente logoranti fino a causargli continui mal di testa. Notando ciò e tenendo presente la bontà d'animo e la generosità manifestata nel fare i tanti lavori della convivenza comunitaria, il P. Bonardi parlò di lui al Fondatore. Mons.Conforti vide in Germano il futuro modello dei Fratelli Coadiutori Saveriani: lo chiamò e gli propose di rimanere come Missionario Fratello.
Germano accettò e ultimato il Noviziato emise la Professione religioso-missionaria il 31 ottobre 1922 nelle mani dello stesso Fondatore, assieme ad altri sette Confratelli. Per quattro anni visse in Casa Madre, svolgendo molteplice attività manuale, a volte nascosta ma sempre preziosa per il buon andamento della vita comunitaria.

Il 27.IX.1926 partiva Missionario per la Cina, imbarcandosi assieme al P. Dante Battaglierin sulla nave Esquilino; il Fondatore, imponendogli il Crocifisso nella Cappella Martiri dell'Istituto, si era congratulato con lui per essere il primo Fratello Coadiutore partente per la Cina. Rimase in Cina per 27 anni continui fino all'espulsione. Svolse la sua azione nelle località centrali di Cheng-chow e di Loyang, prestandosi per lo più nella conduzione della Casa, nella manutenzione degli ambienti e soprattutto nella riparazione dei mezzi meccanici. Il lavoro attorno a ciò che poteva avere a che fare con la meccanica era per lui un riposo.

Scriveva dalla Cina in data 28.11.1927:

“... Oltre allo studio del Cinese il resto del tempo lo dedico all'officina o lo passo lavorando in stanza nelle lampade a petrolio, a pulire sveglie e orologi grossi... Imparo a parlare con i ragazzi e mi pare di riuscire abbastanza a farmi intendere..."

Le vicende belliche causate dall'esercito rivoluzionario e dall'avvento definitivo di Mao contrastarono notevolmente l'attività dei Missionari in Cina. Anche Fr. Germano subì il domicilio coatto, la sottile propaganda derisoria del regime ed infine l'espulsione che lo fece arrivare ad Hong-kong il 16 novembre 1953.
Rientrato in Italia affrantò moralmente e con la schiena in disordine a causa di una brutta caduta occorsagli durante il concentramento in Cina, fu sottoposto a cure mediche e per molto tempo portò il busto ortopedico. Quando il 'suo' Vescovo Mons. Bassi - espulso dalla Cina poco dopo di lui - gli propose di andare con lui Missionario in Brasile, Fr. Germano ripartì gioiosamente per il nuovo campo di attività: era il 29 dicembre 1956. Rimase in Brasile per oltre 20 anni, collaborando con i Missionari prima al Sud e poi al Nord nel bacino amazzonico. Brevi testimonianze dei Confratelli descrivono la sua personalità missionaria:

"... Fr. Germano era un Confratello dalla serenità semplice. Si stava bene con Lui... Stava volentieri con i giovani e con i bambini... Tutti lo chiamavano 'Mano-Mano', un po' per abbreviare il suo nome, un po' per affetto ed amicizia... Lavorava e scompariva, contento di aver fatto il suo dovere... La seconda caratteristica che spiccava in lui era la pietà: fede nell'Eucaristia e amore profondo alla Madonna. Pur non essendo sacerdote, insegnava a noi, con l'esempio della sua vita, come vivere l'Eucaristia ed il Breviario. Il Rosario completava la sua giornata di preghiera... Non ci sono fatti straordinari nella Vita di Fr. Germano e neppure opere grandiose, ma ci fu ciò che più importa e che veramente vale: la fedeltà al Signore e l'amore alla Chiesa...".

Obbligato a rientrare in Italia per l'acutizzarsi dei dolori alla spina dorsale, trascorse in Casa Madre a Parma, quasi due anni in un calvario di sofferenze, costretto sempre a letto e senza la minima possibilità di potersi persino girare sui fianchi. La sua lunga e laboriosa giornata terrena si concluse la mattina del 3 agosto 1983.

DG
03 Septiembre 1983
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