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Covid 19 e la Casa della Solidarietà

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Da circa tre mesi, nella Missione di Noluakuri, a 70 km. dalla capitale Dhaka, abbiamo iniziato l’esperienza della Casa della Solidarietà. Interrogandoci sulle difficoltà che molte famiglie stanno attraversando, abbiamo pensato di essere loro vicini con questa iniziativa, un modo semplice per stare con la gente, offrendo loro qualcosa da mettere sul tavolo.

L’obiettivo della Casa della solidarietà non è quello di dare un aiuto a dei mendicanti. Niente di tutto ciò. Il nostro intento è quello di far sentire la nostra presenza alle famiglie che stanno vivendo un momento di difficoltà. Nello stesso tempo è un invito alla comunità cristiana, e non solo, a gareggiare nella corsa della solidarietà e di crescere individualmente e comunitariamente nella dimensione della condivisione. Per questo, accanto alla solidarietà, deve esserci la condivisione, la vicinanza, la presenza.

Come ci siamo organizzati? Prima di tutto abbiamo preparato un cartello usando dei vecchi cartoni e scrivendo Casa della Solidarietà in lingua Bengalese (Shohomormita Bari). I bengalesi sono degli artisti e sono molto bravi nello scrivere artisticamente. Pensate che molte pubblicità, sui muri sono dipinte a mano e sono davvero uno spettacolo. Su questo cartellone abbiamo indicato anche i giorni di apertura e gli orari: due volte la settimana, il Martedi e il Venerdi dalle 9,30 alle 12,30.

La cosa interessante è che prima di aprire la Casa della Solidarietà, ho convocato alcuni mussulmani e indù per coinvolgerli nell’iniziativa. Immediatamente, hanno espresso il loro accordo dichiarandosi disponibili a sostenere questa attività. La solidarietà, la condivisione non devono essere solo valori che dobbiamo predicare noi cristiani. Questi sono atteggiamenti e valori che fanno parte della nostra umanità e che appartengono a ogni religione.

Finalmente, tutto è pronto e molte persone iniziano a portare il proprio contributo con un sacco di riso, una bottiglia di olio, il dal (lenticchia rossa Bengalese) etc. Qualche persona ha dato anche un contributo economico. I primi due aiuti in denaro sono venuti da due vedove che in silenzio hanno consegnato nelle mie mani la somma di denaro. È l’insegnamento delle vedove, le prime a farsi avanti senza indugio portando nel cuore la gioia di donare gratutitamente e in modo disinteressato. Molti mussulmani, hanno dato 5 kg. di farina, 5 kg di patate etc. Anche loro si sono lasciati coinvolgere in questa sconfinata solidarietà senza barriere.

Tanti amici dall’Italia mi dicevano: prendi tutte le precauzioni, stai attento, non ti esporre. Dopo tutte queste raccomandazioni, pur indossando la mascherina, una vecchietta contenta di ricevere qualcosa da mangiare, mi ha preso le mani e poi mi ha baciato. Ho sentito quel bacio e quell’abbraccio come una benedizione che sconfigge ogni virus disumano che allontana, disprezza e infonde paura. La benedizione della vecchietta è un lavacro di umanità che trasforma la vita, elimina ogni pensiero, ogni preoccupazione, ogni senso di dubbio.

Appena aperta, la Casa della Solidarietà, vediamo arrivare una vecchietta tutta curva con dei sandali completamente rovinati. La volta dopo, gli abbiamo fatto trovare un paio di sandali nuovi. È andata via tutta contenta, saltellando dalla gioia!!!

La cosa bella di questa esperienza è che ti fa incontrare un mondo cosi variegato che non smetti mai di stupirti e di imparare. Continuando la nostra presenza, un giorno si avvicina un giovane, che si appoggia al pilastro dove avevamo il banchetto con il cibo. Era ben vestito e si vedeva che era uno studente di college. Era appoggiato al pilastro, quasi nascosto per non farsi vedere. Lo guardo e gli chiedo come sta, dove abita, cosa studia. Capisco che ha difficoltà a chiedere il pacchetto con dentro il riso, le patate, le cipolle etc. Allora avanzo io la proposta e gli chiedo: A casa avete difficoltà? A questa domanda i suoi occhi diventano lucidi. Nel guardarlo con un sorriso gli dico: non c’è bisogno di aver vergogna tieni prendi questi due pacchetti e portali a casa e saluta i tuoi genitori. Il giovane non smetteva di ringraziarmi. L’ho abbracciato e gli ho detto di pregare Allah per me affinché possa essere capace sempre di amare l’altro in modo disinteressato.

Sono tutti incontri che ti fanno sentire piccolo ma che ti danno la forza di continuare ad amare l’altro, ad ascoltare l’altro… dove, con il tempo, l’altro diventa un tu, un io, un tutti insieme che con la passione nel cuore abbattiamo ogni barriera che ci separa e ci impedisce dall’abbracciare chi ci vive accanto. Anche il mio vescovo di Mymensingh mi ha aiutato con 30mila tk. (300 euro). Per noi è stata come una manna piovuta dal cielo. In questo modo siamo stati in grado di aiutare anche il nostro villaggio di Pajgao, circa 25 famiglie.

Tanti altri hanno dato anche il loro contributo significativo: vedendo come agiva la Casa della Solidarietà si sono sentiti coinvolti nel fare delle donazioni. Sono piccoli gesti che ti fanno capire che goccia dopo goccia si crea un grande oceano di amore nel quale possiamo navigare con una libertà infinita.

Padre Giovanni Gargano sx
Noluakuri - Luglio 2020

Giovanni Gargano sx
11 Julio 2020
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