Più che una relazione sul significato della mia attuale presenza a fianco di P. David Gomes Rocky sx, il mio vuole essere un tentativo di prospettare positivamente uno sviluppo dinamico della Missione di Chuknagar. Spero che tutti siano a conoscenza del ruolo svolto a livello di educazione ed elevazione sociale della missione fin dalla sua fondazione stabilita da P. Luigi Paggi sx, 44 anni fa. Ora penso che Chuknagar sia rimasto l’ultimo baluardo di quella che una volta era una delle scelte prioritarie di noi Missionari Saveriani in Bangladesh: la missione tra il popolo Rishi. Rimanendo l’ultimo baluardo, invece di lasciarlo alla deriva, a mio parere, bisogna consolidarlo prospettando vie per una rinascita significativa.
Posizione strategica
Da un punto di vista geografico, Chuknagar è un crocevia strategico di comunicazione tra Nord/Sud, Est/Ovest del Bangladesh. Inoltre, la missione si trova in una zona, dove c’è una larga concentrazione di Rishi, registrati all’anagrafe col nome di “DAS”.
Background della missione tra i rishi
Nel passato, tra i numerosi confratelli che svolgevano la loro missione tra i Rishi, c’era un grande afflato e soprattutto una grande voglia di conoscere e studiare il mondo Rishi. Sempre su iniziativa di P. Luigi Paggi sx si raccoglievano e si trasmettevano libri e scritti che riguardavano il borno protha boishommo (le disugguaglianze legate al castismo), fino a creare una bibliotechina, che, purtroppo, nessuno più consulta. A riguardo non posso fare a meno di menzionare la riscoperta e la rivalutazione dei Diari di Satkhira, un patrimonio storico lasciatoci dai Padri Gesuiti, fondatori della missione di Satkhira e Borodol. Questi Diari, raccolti da P. Sergio Targa, trovarono una splendida edizione da parte dei Quaderni del CSA (Centro Studi Asiatici) con una altrettanto splendida introduzione, che nessuno più legge!
Sguardo al futuro
In vista dell’ultimo Capitolo Regionale, avevo prospettato un orizzonte in grado di rivitalizzare e dare maggiore consistenza alla nostra presenza a Chuknagar in mezzo al popolo Rishi, soprattutto quando appariva ormai chiaro che la Missione di Satkhira, per mancanza di personale Saveriano, passava nelle mani del clero locale. Dopo i tanti anni da noi trascorsi in mezzo ai Dalit (è il nome con cui oggigiorno vengono designati tutti i fuoricasta), tante cose sono cambiate e, soprattutto, si è dato vita ad un movimento di liberazione inarrestabile, che nessuno potrà più fermare. Rimane però ancora tanto da fare, in maniera particolare per creare maggiore coesione e unità fra di loro, perché non vengano manipolati, come avveniva nel passato, ed ottengano il pieno riconoscimento dei loro diritti come uomini e cittadini.
Requisiti per chi intende lavorare tra il popolo rishi
Venendo ora al dunque, si pone la domanda di come porsi ( essere presenti) e gestire la Missione di Chuknagar. Innanzitutto, è necessario che la Missione conservi la spinta originaria: per i Rishi e con i Rishi per il loro pieno riscatto e perché la spinta originaria conservi la sua forza, è necessario che la piccola Comunità Cristiana, che vive al centro, non catturi completamente le energie dei Padri e non pensi che la Missione sia solo per loro, ma si senta coinvolta anch’essa nella comune Missione. In secondo luogo, occorre valorizzare più propriamente lo strumento di azione che ci rende presenti nei 14 villaggi, che hanno una larga consistenza numerica. Questo strumento è il TUITION PROGRAM, che ci permette di venire a contatto con la gente. Quando dico che bisogna valorizzare di più il Tuition Program, intendo dire che non basta fare regolare visita alle scuole per vedere se funzionano o meno. Occorre invece fermarsi più a lungo nei villaggi e venire a contatto con la gente andando di casa in casa. Cosa si richiede allora a chi vuole essere coinvolto nella Missione tra i Rishi? Occorre innanzitutto quell’atteggiamento descritto così splendidamente nel capitolo quinto, versetti 2-3 della prima lettera di S. Pietro. A me piace molto il testo latino non dominantes (non agendo da padroni), sed formae facti gregis (facendovi modello del gregge). In lingua bengalese c’è una bellissima espressione, che quasi traduce in temini concreti l’atteggiamento che ci viene richiesto: apon kore grohon kora e cioè accogliere i Dalit come fossero nostri familiari. La gente di Borodol, quando ricordava P. Serafino Della Vecchia, diceva: “Si è fatto come uno di noi!”.
Parma, Casa Madre, 02.05.2024
p. Antonio Germano Das sx
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