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Emergenza alluvioni nel Kyushu (Giappone)

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Ogni anno, da metà giugno a metà luglio, il clima in Giappone si differenzia dal classico ritmo delle 4 stagioni (simili a quelle italiane), a causa della cosiddetta “stagione delle piogge”. E se per la cultura contadina ciò rappresenta una vera benedizione (in quanto l’abbondanza di acqua piovana è indispensabile per la coltivazione del riso), per il resto della società spesso questa stagione diventa motivo di forti apprensioni.

Quest’anno le prolungate piogge torrenziali stanno facendo enormi danni all’agricoltura e provocando vittime, soprattutto a causa di inondazioni e frequenti frane o degli smottamenti che coinvolgono paesi e case situate ai piedi delle zone collinari. L’agenzia meteorologica giapponese ha emesso da vari giorni il più alto livello di allarme e la situazione non pare stia migliorando. Le zone più danneggiate comprendono vaste aree, per lo più situate nell’Isola del Kyushu, la grande isola al sud del Giappone, dove i saveriani stanno svolgendo la loro attività missionaria. I distretti di Kagoshima, Kumamoto, Fukuoka, Miyazaki e Oita sono stati i più colpiti. In particolar modo la zona sud di Kumamoto conta innumerevoli famiglie sfollate e decine di vittime. Case, strutture e strade sono state invase dall’acqua e dal fango; altre invece sono state seppellite da frane causando numerose vittime. Se le chiese e le abitazioni dei nostri confratelli sono state risparmiate da queste gravi situazioni, lo stesso non si può però dire di numerose famiglie (anche cristiane) che fanno parte della loro comunità.

La diocesi di Fukuoka ha lanciato un appello per la solidarietà a tutte le chiese del Giappone, appello che è stato preparato dal nuovo vescovo (e amico) Mons. Abella. Infatti, la zona sud di Kumamoto (diocesi di Fukuoka), che comprende varie comunità cristiane nelle zone di Hitoyoshi, Yatsushiro e Minamata è stata una delle più gravemente colpite, così come lo sono state anche altre città con presenza di comunità cristiane quali Kurume e Yufuin, vicino a Oita (dove il missionario saveriano J. Lopez aveva svolto il suo ministero fino allo scorso marzo). Moltissime persone, tra volontari, agenti di polizia, vigili del fuoco, guardia costiera e militari delle forze di autodifesa, sono impegnate nel salvataggio di persone e nella ricerca dei dispersi (si contano circa 70 vittime, ma il numero sembra destinato a salire ancora).

Le operazioni di salvataggio continuano ad essere ostacolate da frane e dal perdurare di condizioni meteorologiche avverse. Purtroppo, i fiumi esondati hanno spazzato via i ponti e trasformato le strade in torrenti fangosi, rendendo possibile l’accesso per gli aiuti solo mediate l’uso di battelli o elicotteri. Nel frattempo, la pioggia continua inesorabilmente a cadere e a complicare la situazione coinvolgendo anche altri distretti. Per ora non si registrano gravi conseguenze per le strutture delle nostre missioni, forse solo qualche difficoltà per alcune di esse ad accedervi (come ad es. al nostro Centro di Dialogo Interreligioso Shinmeizan, situato su una collina).

A complicare ulteriormente gli sforzi di salvataggio c’è la paura della diffusione del CoViD-19: le autorità, ad esempio, hanno ridotto la capacità delle strutture di accoglienza per garantire una maggiore distanziazione tra le persone. Molte attività erano riprese dopo che la stretta del “lockdown” era stato allentata alla fine di maggio. Ora, oltre ai danni della pioggia e ad una ripresa dei contagi a causa del virus in diverse zone metropolitane, si teme un ulteriore aggravamento della situazione. Nelle celebrazioni eucaristiche di domenica 12 luglio, siamo tutti invitati a pregare per questa nuova emergenza che ha colpito il Giappone. Anche noi, come comunità Saveriana, pur nella difficoltà di questo periodo, faremo senz’altro la nostra parte.

Claudio Codenotti sx
11 Julio 2020
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