RDF (Rwanda Defense Force) minaccia la sovranità nazionale e l'integrità territoriale della Repubblica Democratica del Congo.
Ciò che il popolo congolese attende dal viaggio apostolico di Papa Francesco.
INTRODUZIONE
Dopo aver preso il controllo su Bunagana, posto di frontiera con l’Uganda, su Rutchuru, capoluogo del territorio omonimo, il Movimento del 23 marzo (M23), appoggiato dal Ruanda con armi, munizioni e truppe, ha ultimamente preso il controllo anche su Kitchanga, un importante centro commerciale del territorio di Masisi.
L’M23 ha ormai il controllo sulle due principali vie che collegano la parte settentrionale (il Grande Nord) del Nord Kivu al suo capoluogo, la città di Goma, che si trova ora completamente isolata, avendo l’M23 bloccato il traffico su queste due strade, la Kasindi – Beni – Butembo – Kanyabayonga – Kitchanga – Goma e la Bunagana – Rutchuru – Goma. Ne consegue che Goma soffre già della scarsità e dell’aumento dei prezzi di generi alimentari e di beni di prima necessità.
L’M23 occupa attualmente oltre 100 villaggi del territorio di Rutchuru; in molti di essi vi ha istituito un’amministrazione parallela a quella dello Stato, nominando nuove autorità locali a lui fedeli e imponendo tasse illegali; ha compiuto massacri di popolazioni civili (es: a Ruvumu e a Ruseke, rispettivamente il 21 giugno e il 1° luglio 2022, con 21 vittime; Kishishe, il 29 e 30 dicembre 2022, con 131 vittime secondo la Monusco, 287 vittime secondo il governo congolese); ha proceduto ad arresti arbitrari e ad atti di tortura.
Come dimostrato dall’ultimo rapporto del gruppo degli esperti dell’ONU per la Repubblica Democratica del Congo pubblicato verso la fine di dicembre 2022, l’M23 è appoggiato dall’esercito ruandese (Rwanda Defense Force ( RDF) che gli fornisce truppe (molte centinaia di militari ruandesi, forse più di un migliaio), armi, munizioni, uniformi, caschi, giubbotti antiproiettili.
L’obiettivo dell’M23 e dell’esercito ruandese sarebbe quello di costringere il governo congolese ad accettare delle trattative, in vista di un’amnistia nei confronti dei membri dell’M23, di una loro integrazione nell’esercito congolese, di un riconoscimento dell’ala politica dell’M23 come nuovo partito politico, del ritorno di decine di migliaia di ruandofoni attualmente “rifugiati” in Ruanda.
Un secondo obiettivo sarebbe quello di mantenere il “Piccolo Nord” del Nord Kivu, cioè la città di Goma e i territori di Nyiragongo, Rutchuru, Masisi e Walikale, ricchissimi di minerali (oro, coltan, cassiterite, cobalto), sotto l’influenza economica, militare e politica del regime ruandese.
Molte iniziative sono state intraprese per risolvere questa crisi: la diplomazia di buon vicinato, basata su accordi economici e militari, l’instaurazione della legge marziale, le iniziative di pace di Luanda (Angola) e di Nairobi (Kenia) e la creazione di una forza militare regionale della Comunità dei paesi dell’Africa dell’Est (CAE). ma tutte hanno dimostrato i loro limiti e la loro inefficacia.
È dunque necessario un cambio di passo. È per questo che varie organizzazioni della Società Civile chiedono:
– Alla Corte Penale Internazionale: aprire delle inchieste sui massacri commessi recentemente dall’M23 nel territorio di Rutchuru (Nord Kivu).
– Al Consiglio di Sicurezza dell’ONU: creare un Tribunale Penale Internazionale per la RDCongo, incaricato di esaminare tutti i crimini commessi in RDCongo, a partire da quelli perpetrati dal 1993 al 2003 dall’Alleanza delle Forze Democratiche di Liberazione (AFDL) e dal Raggruppamento Congolese per la Democrazia (RCD), in sinergia con le forze dell’esercito ruandese (APR) e descritti nel rapporto Mapping fino a quelli commessi successivamente dal Congresso Nazionale per la Sviluppo del Popolo (CNDP) e dall’M23, sempre con l’appoggio dell’esercito ruandese (RDF).
– Alla Comunità Internazionale: decretare delle sanzioni contro l’attuale regime ruandese, per aver violato l’embargo sulle armi a destinazione di un gruppo armato (l’M23, in questo caso) attivo nel Nord Kivu e per aver violato, con l’invio di truppe, l’integrità territoriale della RDCongo.
Queste sanzioni potrebbero concretizzarsi, per esempio, nella sospensione della cooperazione militare con il regime ruandese e in un controllo più rigoroso dell’esportazione, da parte del Ruanda, dei minerali (oro, coltan, cassiterite) provenienti dall’est della RDCongo. Non è infatti possibile che il Ruanda, un Paese piccolo e povero in risorse minerarie, sia diventato il primo Paese esportatore di coltan nella Regione dei Grandi Laghi Africani, tra i cui membri figura anche la RDCongo, un Paese vastissimo e ricchissimo di risorse minerarie.
– Al Governo congolese: procedere alla riforma dei servizi di sicurezza (esercito, polizia e intelligence), migliorando il reclutamento. la formazione e le condizioni di vita dei loro membri e assicurando loro tutti i mezzi (finanziari e logistici) necessari per l’attuazione della loro missione.
Dovrebbe inoltre procedere alla riforma del sistema giudiziario, introducendovi nuovi meccanismi di giustizia transizionale che, propri a situazioni di conflitto e post-conflitto, possono mettere fine all’impunità e rendere giustizia alle vittime.
CIÒ CHE IL POPOLO CONGOLESE ATTENDE DAL VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO
Papa Francesco si recherà nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) il 31 gennaio 2023 e vi rimarrà fino al 3 febbraio 2023. Francesco non si recherà nell’est del Paese a causa dell’insicurezza. È a Kinshasa, capitale della RDC, che egli pregherà per le popolazioni dell’est, da tre decenni vittime della barbarie e della malvagità degli uomini. Nell’est del paese si assiste ad una crudele e spietata brutalità che, aggravata da una barbara violenza. è voluta, pianificata dall’Occidente e messa in atto dal Ruanda, dall’Uganda e dai gruppi armati locali e stranieri. La sfida principale del momento è l’unità di tutti i Congolesi. Devono mettere da parte ogni dissenso e ogni altra divisione per vincere, insieme, la lotta contro la balcanizzazione del Paese e per salvare l’integrità territoriale e la sovranità nazionale della RDC. Perché una casa divisa in se stessa non può rimanere in piedi.
Secondo Mons. Théophile Kaboy, vescovo emerito della diocesi di Goma, «il messaggio “Tutti riconciliati in Gesù Cristo”, filo conduttore del viaggio pastorale di papa Francesco nella RDC, esorta il popolo congolese a intensificare la preghiera, per ricostruire le speranze distrutte, curare ogni tipo di ferite sull’esempio del buon samaritano del vangelo e affrontare insieme i reali pericoli di sconvolgimento del Paese, i cui sintomi sono oggi ben visibili. È ciò di cui abbiamo urgente bisogno in questo momento».
Il popolo congolese, infatti, si aspetta da papa Francesco una denuncia e una condanna inequivocabili della malvagità delle grandi potenze, che strumentalizzano il Ruanda e l’Uganda per destabilizzare la RDCongo. Il popolo congolese si aspetta che Papa Francesco dica con chiarezza chi sono i responsabili delle indicibili sofferenze inflitte alle tantissime vittime e che condanni con tutta la sua energia lo sfruttamento illegale e il saccheggio delle risorse naturali della RDC, dono di Dio. Dio, infatti, soffre oggi con l’Est della RDC. Soffre con Rutshuru, Beni, Ituri, Uvira. Il popolo congolese, di tutte le tendenze, attende che Papa Francesco preghi con loro il Signore, per far uscire la RDC da questa tragedia indescrivibile che si sta consumando al suo interno. Diamo il benvenuto a Papa Francesco che ci porta un messaggio di amore e di speranza e che ci invita alla resilienza: “Popolo congolese, non lasciarti mai rubare la speranza“.
L’M23 AVANZA NELL’OCCUPAZIONE DI NUOVE ZONE
Il 27 dicembre, ci sono stati degli scontri tra il Movimento del 23 marzo (M23) e l’esercito congolese nel raggruppamento (di villaggi) di Bishusha. Altri scontri sono avvenuti tra l’M23 e una milizia di autodifesa a Marangara, una località del raggruppamento (di villaggi) di Tongo, in cui non c’è alcuna presenza da parte dell’esercito. In questo raggruppamento, l’M23 ha arrestato una cinquantina di persone, accusate di collaborare con i Mai-Mai Nyatura (una milizia congolese anti-M23) e le FDLR (un gruppo armato composto da Hutu ruandesi). Secondo il nipote di un catturato, «gli arrestati erano degli sfollati che erano andati a cercare del cibo nei loro campi e che l’M23 accusa di essere dei collaboratori delle FDLR e dei Nyatura». Un’altra persona ha aggiunto: «Mio padre ha 76 anni ed è stato arrestato con altre persone lunedì scorso. Hanno trascorso tre giorni in carceri segrete. Sono stati legati e poi trasferiti a Rutshuru – centro. Sono accusati di collaborare con i Nyatura e le FDLR».
Il 27 dicembre, nella provincia del Nord Kivu, una coalizione di gruppi armati congolesi che, ancora attivi in questa regione, affermano di combattere contro il Movimento del 23 marzo (M23), ha chiesto alle autorità congolesi di creare un servizio “para-militare”. A questo proposito, davanti a un gruppo di giornalisti, Jules Mulumba, portavoce di questa coalizione formata da vari gruppi armati, tra cui CMC, APCLS, ANCDH, NDCR e FPP, ha dichiarato: «Chiediamo la creazione di una brigata speciale che, composta da “combattenti per la Resistenza” (…) e “indipendente dalle FARDC (esercito congolese)”, possa servire come corpo di “servizio paramilitare” o di “guardia frontaliera”». All’inizio di novembre 2022, il presidente Félix Tshisekedi aveva chiesto ai giovani del Paese di “organizzarsi in gruppi di vigilanza, per appoggiare le forze armate nella lotta contro l’M23”.
Il 1° gennaio, il Movimento del 23 marzo (M23) ha occupato la località di Kiseguro, situata sull’asse Nyamilima-Ishasha, a 30 chilometri da Kiwanja, dopo avervi costretto i Mai-Mai e le FDLR a fuggire. Su un altro fronte, invece, l’esercito congolese è riuscito a respingere l’M23 dai villaggi di Kamatembe e Karenga, situati nel parco dei Virunga, nel territorio di Masisi.
Il 2 gennaio, in seguito a dei combattimenti contro le milizie locali e le FDLR, il Movimento del 23 marzo (M23) ha occupato il villaggio di Kisharo, capoluogo del raggruppamento (di villaggi) di Binza, nel territorio di Rutshuru. L’M23 ha saccheggiato negozi e rubato capi di bestiame e altri beni della popolazione. L’esercito congolese si è ritirato a Nyakakoma, a circa 30 chilometri da Kisharo. dove c’è l’ufficio amministrativo del raggruppamento (di villaggi) di Binza. Kisharo si trova a una ventina di chilometri dal posto di frontiera di Ishasha (al confine con l’Uganda) e a circa 17 chilometri da Kiwanja (già sotto controllo dell’M23). Abitata principalmente da Hutu, Hunde e Nande, la località di Kisharo è un importante centro commerciale, noto soprattutto per il mercato di pesce salato (proveniente da Nyakakoma) e di olio di palma.
Il 4 gennaio, il Movimento del 23 marzo (M23) ha conquistato la strategica cittadina di Nyamilima, situata nel distretto di Bwisha, del raggruppamento (di villaggi) di Binza, a circa 110 km dalla città di Goma. In assenza dell’esercito congolese, che si era già ritirato da alcune settimane, l’M23 ha dovuto far fronte alla resistenza delle milizie locali, i Mai-Mai e i Nyatura. La presa di questa città potrebbe permettere all’M23 la conquista di Ishasa, una località situata alla frontiera con l’Uganda. Ancora aperta, questa frontiera permette di continuare il traffico commerciale tra i 2 Stati )la RDCongo e l’Uganda), dopo l’occupazione della frontiera di Bunagana il 13 giugno 2022 da parte dell’M23.
Il 9 gennaio, si sono verificati degli scontri tra combattenti dell’M23 e delle FDLR, nel settore di Kazaroho, del raggruppamento (di villaggi) di Tongo, nel distretto di Bwito (territorio di Rutchuru). Il 10 gennaio, altri scontri sono stati segnalati nel settore di Katwiguru tra combattenti dell’M23 e milizie locali, tra cui i Mai-Mai Nyatura e il Collettivo dei Movimenti per il Cambiamento (CMC). Katwiguru si trova a circa 20 chilometri a ovest della città di Kiwanja, nel raggruppamento di Binza, distretto di Bwisha, nel territorio di Rutshuru.
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