“Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture? … Davvero il Signore è risorto” (Lc 24,13-51).
Carissimi,
abbiamo appena celebrato il Triduo Pasquale e con esso l’evento centrale della nostra fede. Attraverso questo messaggio, a nome della comunità della Direzione Generale, vorrei inviare a ciascuno di voi e ad ogni comunità i più sentiti e fraterni auguri di buona Pasqua. Che ognuno di voi, per pura grazia divina come i discepoli della prima ora, possa dire in prima persona: “Sì, il Signore è vivo”. Esperienza che non si riduce alla lettura di un libro, di un vangelo, oppure all’ascolto di una bella testimonianza o di una riflessione ricca di spunti. Si tratta di un incontro personale carico di amore, accoglienza, fiducia, abbandono nelle mani di chi ce le offre per primo. Si tratta della scoperta della bellezza di Dio e del suo progetto di amore per l’umanità. Incontro e scoperta che diventano impegno quotidiano per lasciar trasparire la vita divina che riceviamo, e passione per comunicarla a chi non ne ha fatto ancora l’esperienza. Possiamo dire che l’esperienza della risurrezione è simile a ciò che ha vissuto quell’uomo della parabola che trovando un tesoro nascosto “va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo” (Mt 13,44).
Pensando a questo momento centrale della nostra vita e a come è stato vissuto dai discepoli, vorrei sottolinearne tre elementi.
- È interessante vedere nelle pagine bibliche come Gesù risorto si manifesti sempre nella comunità dei discepoli, sia due a due, tre a tre, oppure nell’intera comunità. E quando si manifesta a Maria di Magdala, che era da sola (Gv 20,11-16), immediatamente la invia a dare la Buona Notizia ai fratelli (Gv 20,11-16). Cosa che lei fa subito.
Questo è importante tenerlo presente. La comunità, piccola o grande che sia non importa, è il luogo dove facciamo esperienza del Signore Gesù. Quindi essa richiede di essere amata, curata, servita, custodita... Possiamo dirlo a voce alta per non cadere nell’illusione dell’immaginazione: non c’è esperienza vera del Signore risorto senza essere in comunione con i fratelli con i quali condividiamo la vita quotidiana.
- La vittoria della Vita sulla morte vuol dire la vittoria del progetto di vita iniziato da Gesù, il regno di Dio, sul progetto che nega Dio manifestato soprattutto nel testo evangelico delle tentazioni. Progetto di vita che si manifesta in una maniera concreta di vivere, che è quella di Dio. Ne sottolineo due valori assoluti. Il primo è il servizio. Gesù, lavando i piedi ai suoi discepoli, l’ha detto chiaramente a loro: “Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto, facciate anche voi” (Gv 13,12-15). Il servizio quindi è la maniera concreta di vivere nel Signore risorto.
Il secondo è l’offerta totale della nostra vita al Signore. È ciò che fa Gesù. Il Venerdì Santo abbiamo fatto la venerazione della Croce. La sua vita l’ha messa nelle mani del Padre, si è affidato totalmente a Lui. Non ha pensato a sé stesso, alle sue preferenze, ai suoi gusti. Non si è riservato una parte di sé stesso per lui. Ha detto: “Padre, non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42). È questa offerta totale della nostra vita che rende vero il sì della nostra consacrazione e ci fa diventare testimoni dell’assoluto di Dio nella storia dell’umanità.
- La Chiesa è nata dal soffio della risurrezione. La paura è stata vinta con la presenza del Signore risorto. Nella comunità dei discepoli, questa presenza del Signore risorto si vede nella fiducia, nella forza interiore, nella prontezza, nel sacrificio, nella gioia, nel rischio, nella speranza e nell’audacia missionaria. Così è stato per i primi discepoli ed è quello che ci auguriamo per noi stessi.
Buona Pasqua di risurrezione!
Fernando García Rodríguez, sx
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