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Una eredità spirituale

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“… lavorando con sempre maggiore ardore per la dilatazione del Vangelo… portando così il povero nostro contributo… per la formazione di una sola famiglia Cristiana, che abbracci l’umanità![1]

Il 29 settembre 1951, due giorni dopo che il V° Capitolo generale dei Missionari Saveriani aveva riconosciuto la Società Missionaria di Maria quale ramo femminile del proprio Istituto, padre Giacomo Spagnolo scrive così: “Questa sera il P. Generale ha trasmesso solennemente alla Madre l’ordine del giorno sulla S.M.M. firmato da tutti i capitolari. Ha fatto un discorso comunicando la cosa e finendo con gli auguri di santità, di fedeltà allo spirito di Mons. Conforti… Ringraziamo e benediciamo la Divina Misericordia per tutto” [2].

Questo augurio per noi di fedeltà allo spirito di Mons. Conforti è sempre stato anche il desiderio e lo sforzo costante del nostro fondatore, molto chiaro in alcune sue lettere e nelle nostre Costituzioni, che oggi portano in appendice la Lettera Testamento di San Guido Maria Conforti[3]. Nei suoi confronti padre Giacomo ci raccomandava di sentirci “sue figlie, perché figlie del suo desiderio, del suo pensiero, del suo spirito, delle sue regole e della sua azione”[4].

È con tale sentimento di gratitudine che mi accosto in punta di piedi a un testo così vitale per noi come questa Lettera Testamento, scritta proprio un 2 luglio, giorno che in passato coincideva con la festa della Visitazione, e che poi è stato provvidenzialmente il giorno scelto dal nostro fondatore per celebrare la festa della nostra Congregazione, alla cui icona della Visitazione si ispira. Ci sono diversi scritti in cui padre Giacomo fa esplicitamente riferimento a questa Lettera, ma qui mi soffermerò più su ciò che implicitamente colgo della preziosa eredità trasmessa a noi missionarie di Maria - Saveriane, facendo risuonare alcuni testi in qualche loro accento particolare.

Leggendo questo Testamento, la mia attenzione si è soffermata soprattutto sul pensiero finale, che è espresso come un voto, e che riguarda la caratteristica che dovrà distinguere i membri presenti e futuri della Famiglia Saveriana, in uno dei suoi tre coefficienti fondamentali: lo “Spirito di viva fede che ci faccia veder Dio, cercar Dio, amar Dio in tutto, acuendo in noi il desiderio di propagare ovunque il suo Regno…”[5]. Si coglie subito come la contemplazione è la linfa dell’azione, da cui non può essere disgiunta, in cui tutti i nostri sensi sono orientati ad acuire il desiderio dell’annuncio. Il nostro fondatore, in riferimento proprio a questo testo, scrive: “Nello spirito di fede, che ci tiene orientati a Dio in tutto e per tutto, egli vede l’elemento base dello spirito apostolico, e lo vede in funzione o in stretta relazione con esso. Questa considerazione è fondamentale per noi, che siamo esclusivamente missionari, il che significa che dobbiamo orientare ogni nostra attività interiore ed esterna verso la dilatazione del Regno di Dio”[6].  

Volendo questo pensiero essere una sintesi di alcuni specifici tratti della spiritualità saveriana, mi pare sia ricco di contenuto e profezia. La visione di San Guido M. Conforti sembra proiettarci in avanti, in quell’ampio respiro missionario che caratterizzerà poi il post Concilio, con tutta l’ansia evangelica affinché il Regno di Dio già presente e in crescita nel mondo, si diffonda su tutta la terra e raggiunga ogni uomo, dovunque. Si intravede e si delinea già la missione alla luce del profondo mistero Trinitario, perché la sorgente di ogni missione è la bontà del Padre, del Padre nostro, e abbandonarsi a lui significa costruire e vivere la fraternità universale[7].

Questa stessa espressione della Lettera l’ho ritrovata sviluppata percorrendo alcuni passi dell’Antologia dei suoi scritti, in particolare nel capitolo che parla della Creazione, “questo universo, sì vario, sì bello, sì meraviglioso”, dove “ogni vero ha un raggio della verità che è Dio”. Mi ha colpito scoprire che insieme alla sua anima ignaziana c’è anche la sua anima francescana, sempre aperta a cogliere il vero e buono dappertutto, e mai come oggi questo suo sentire lo rende così attuale, per cui il creato è parte di quel tutto attraverso il quale egli contempla il suo Signore, vedendolo, amandolo, e cercandolo in tutto[8]. Per lui il creato è ‘il grande libro che parla di Dio’, e tra le virtù dei santi e la felicità degli uomini rientra la capacità di saper leggere tale libro: “Felice colui che sa leggere il sublime volume! Un’armonia incessante colpisce le sue orecchie, il suo cuore. Per lui il mondo diventa un tempio. In tutto, dappertutto Dio gli si mostra; ad ogni istante si sente colpito da questa presenza di volta in volta maestosa, paterna, santa, terribile e consolatrice”. Egli dice ancora che “ciascuna cosa è come uno specchio, nel quale si riflettono in qualche guisa l’infinita bellezza e bontà del Signore”, ed invita tale creazione, per la bocca del Figlio, a ripetere e cantare il Padre nostro.

Nell’incontro con la bellezza del creato emerge la sua intima percezione della unione con il Signore, e si coglie una componente essenziale della santità del missionario, chiamato a condurre gli altri alla lode di Dio, alla Sorgente. In questa lode non è coinvolta solo semplicemente l’intelligenza o la sensibilità artistica, ma soprattutto il cuore[9], cioè l’intera persona che ha posto totalmente la sua fede in Lui. Nella Lettera Testamento si dice anche che tale fede deve informare “i pensieri, le intenzioni, i sentimenti, le parole e le opere nostre”, e continua: “Vivremo di questa vita se in tutte le contingenze terremo Cristo innanzi agli occhi della nostra mente, ed egli ci accompagnerà ovunque, nella preghiera, all’altare, allo studio, nelle opere molteplici del ministero apostolico, nei contatti frequenti col prossimo, nel momento dello sconforto, del dolore e della tentazione”[10]. È la mistica della missione che i nostri fondatori hanno voluto trasmetterci, attraverso il desiderio di voler annunciare la bellezza della comunione con Dio, come anche lo stesso Papa Francesco ci invita a fare oggi: “C’è una mistica della missione, una sete di comunione con Cristo attraverso la testimonianza, che i vostri Fondatori hanno vissuto, e che li ha spinti a donarsi totalmente. E’ necessario riscoprire questa mistica in tutta la sua affascinante bellezza, perché essa conserva per ogni tempo la sua forza straordinaria... L’annuncio della bellezza, delle gioia e della novità del Vangelo, sia esplicito ed implicito, tocchi tutte le situazioni dell’avventura umana… l’affascinate avventura del farsi vicini, di diventare amici, di accogliersi, e di aiutarsi”[11].

Dai suoi scritti si afferma ancora che la contemplazione del creato deve portare l’uomo, e ancor più il missionario, a essere dominato dal pensiero della onnipotenza di Dio, e della sua bontà: “O Padre celeste, sia mille volte benedetta l’onnipotente bontà con la quale voi avete versato dovunque il bene, la bellezza, l’essere, la vita!”. Lo stesso creato “convince la nostra debolezza, ci mette al nostro posto, e ci serve come punto di partenza per riscoprire una dopo l’altra tutte le perfezioni divine”. Proprio l’uomo purtroppo, costituito re del creato, può rovinare la sua armonia, perché per natura povero e peccatore, mentre tutto quanto l’universo consuma un inno di lode ed il ringraziamento al Signore[12]. E come non ritrovare qui il germe della consacrazione all’Onnipotenza Misericordiosa di padre Giacomo Spagnolo? In questa preghiera che p. Giacomo porterà sempre con sé, egli contempla l’origine e la missione della nostra famiglia, e sarà fin dall’inizio inserita nel rito della nostra professione perpetua, anche se in seguito subirà diversi rifacimenti[13].

Questa effusione di lode del nostro fondatore è orientata prima di tutto al Creatore di ogni bene: “Onnipotenza Misericordiosa del mio Dio, che riempi l’universo con le Tue meraviglie gratuite e, infinitamente amando, Ti effondi costantemente donandoti a coloro che sanno in te confidare, io Ti adoro, Ti lodo e benedico per le Tue infinite opere d’amore… credo che ogni cosa bella, vera, giusta, buona, viene da Te… Vorrei, o mio Dio, che tutti conoscessero, sentissero, amassero e rispettosamente temessero la Tua dolce ed insieme terribile Onnipotenza Misericordiosa, e che tutto l’universo fosse un inno sentito e cosciente di lode, di amore e di gloria ad Essa innalzato per tutta l’eternità… che io sia un inno costante di gloria alla Onnipotenza Misericordiosa di Dio, un MAGNIFICAT VIVENTE”. Una missione sublime, una vocazione che non potrebbe essere più nobile e grande come diceva il suo Fondatore, che si scontra e nello stesso tempo viene esaltata con la nostra povertà e piccolezza.

Lui stesso commenta poi questa intuizione in una delle sue prime lettere a tutte le sorelle: “Noi ci siamo riferiti all’Onnipotenza di Dio, perché l’Apostolato sgorga da queste divine perfezioni: dall’Onnipotenza perché la generazione dei Figli di Dio è opera più grande della creazione dell’universo; dalla Misericordia, perché Il Signore in quella generazione opera sui peccatori, usa strumenti immeritevoli… piccoli e indegni, ma tanto desiderati e desiderosi strumenti… Noi siamo chiamati a far parte di questo disegno divino, siamo coinvolti in quest’atmosfera di Potenza e di Bontà amorosa”[14]. Infine conclude questa sua lettera ricordando che il vero apostolato ha la sua origine in seno alla Trinità, dove attinge il suo spirito, la sua vita, la sua forza. La comunione Trinitaria è anche la sorgente della comunione tra di noi, ed è la condizione efficace[15] per il fine della nostra missione: “Padre, che siano consumati nell’unità, affinché creda il mondo che tu mi hai mandato… Questo che è il testamento di Gesù, il testamento che Mons. Conforti ha lasciato ai suoi figli, prendetelo anche come il mio testamento”[16].

Ho sempre pensato che il nostro essere fin dall’inizio una piccola Congregazione di missionarie sparse nel mondo porta proprio il segno di questo desiderio di padre Giacomo, anche se lui forse immaginava una schiera di figlie e sorelle più numerose. La nostra debolezza è proprio ciò che fa esaltare la misericordia di Colui a cui tutto è possibile, e non dovrebbe mai essere un ostacolo nella nostra missione, nell’osare cooperare in quell’opera più grande della creazione stessa, in cuianche noi vogliamo diffondere la Misericordia, perché tutti possano attingere ai doni gratuiti di Dio”[17].

Sono in missione in Tailandia, da circa 15 anni, dove i cristiani sono solo lo 0,6 %, e dove oggi la nostra delegazione conta solo 7 sorelle provenienti da 3 continenti… Questo non può che farmi riflettere su tali radici ispiratrici dei nostri Fondatori. La mia comunità è nel nord della Tailandia, in una vasta regione dove la Chiesa è solo un piccolissimo segno, nella periferia di una città che ha come simbolo “il sussurro” tra due innamorati. Questo simbolo mi fa pensare all’intimità e alla discrezione dei segni quasi impercettibili, come la nostra presenza qui, dove per la povertà di espressioni chiaramente cristiane, si è davvero stimolati a cercare, vedere e amare il sussurro di Dio in tutto ciò che ti circonda, nella bellezza naturale di questa terra, nella delicatezza dei gesti, nella dolcezza dei sorrisi, nella semplicità di vita, nel sacrificio del duro lavoro quotidiano della gente. Qui l’apporto del missionario è visibilmente gratuito, perché sempre meno necessario nel rispondere ai bisogni primari, in una società in via di sviluppo, tecnologicamente molto avanzata, pur con le sue molte contraddizioni e problematiche… Eppure tutto questo ti porta all’essenziale dell’annuncio, all’accoglienza, alla gratuità delle relazioni, alla prossimità semplice con la gente, a cammini di accompagnamento cristiano vissuti come doni di amicizia rari e preziosi, all’impegno nel sociale aiutandosi ‘in rete’. Se alla fine si è attenti, come quelle pecore che ascoltano la sua voce, si percepisce quel bisogno profondo del loro cuore, si scorge quella sete di senso originario e ultimo delle cose, si sfiora quella gratitudine di chi non si sente più solo e non ha più paura … e ti sorprende che qualcuno accoglie intimamente Cristo pur non sapendo ancora cosa significhi essere cristiano.

E’ necessario imparare “l'arte di cercare i segni di Dio nelle realtà del mondo”[18], cioè allenare tutti i sensi, lasciarli penetrare dalla fede, perché si affinino sempre più nello Spirito, e riconoscano Dio all’opera, con noi e senza di noi… avvertendo però che Dio ci desidera, che si compiace del dono totale di noi stessi, della nostra lode e benedizione, di quel povero contributo, che solo chi sa di essere figlio può offrirgli, nella speranza che anche chi ci è accanto prima o poi riconosca la sua presenza vicina. Possa davvero la sua grazia aiutarci a “veder Dio, cercar Dio, amar Dio in tutto, acuendo in noi il desiderio di propagare ovunque il suo Regno”, nella certezza che in questa nostra chiamata il Signore non poteva essere più buono con noi.

Antonella Del Grosso 

sussurro damore di Nan

Il Sussurro - Tempio Phumin di Nan, Tailandia

 Buon Pastore Antonella

Buon Pastore da me realizzato sulla porta reliquia di San Guido M. Conforti, per i Saveriani a Nakhonsawan, Tailandia

 

[1] Lettera Testamento (LT), 1921, n. 1

[2] Dagli scritti di p. G. Spagnolo, L’Onnipotenza Misericordiosa di Dio, Società Missionaria di Maria, Parma 1991.

[3] L’orientamento di inserire la LT nella riedizione delle nostre Costituzioni, è stato espresso dal VII  Capitolo generale, Parma 2002.

[4] Lettera di p. G. Spagnolo n. 32, 1966.

[5] LT n. 10.

[6] Lettera di p. G. Spagnolo n. 30, 1966.

[7] Cfr. Antologia degli scritti di Guido M. Conforti, Dio Padre Provvidenza.

[8] Antologia degli scritti di Guido M. Conforti, Creazione, cap. 18, pag. 153-155.

[9]Se non si entra per le vie del cuore, difficilmente si entrerà per altra strada”, Antologia degli scritti di Guido M. Conforti, Cuore.

[10] LT n. 7.

[11] Papa Francesco, discorso nell’incontro con le delegazioni degli istituti missionari italiani, Roma 30 settembre 2019.

[12] Antologia degli scritti di Guido M. Conforti, Creazione, cap. 18, pag. 155-159.

[13] Preghiera scritta da p. G. Spagnolo nella Pentecoste del 24 maggio 1953.

[14] Lettera di p. G. Spagnolo n. 5, 1960.

[15] Costituzioni n. 8.

[16] Lettera di p. G. Spagnolo n. 13, 1962.

[17] Lettera di p. G. Spagnolo n. 5.

[18] VC 68; Doc. del VII Capitolo generale della Società Missionaria di Maria, 2002, pag. 14. 

Antonella Del Grosso
19 Août 2020
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