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"Fratelli Tutti"

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Cara Sorella, caro Fratello:

Sono felice di poter condividere con voi la nuova enciclica "Fratelli tutti", il cui titolo è l'esortazione di san Francesco a seguire il messaggio di Gesù: riconoscerci come fratelli e sorelle e quindi vivere tutti nella casa comune che il Padre ci ha affidato.

Prego per te; per favore non dimenticarti di farlo per me.

Che Gesù ti benedica e che la Santa Vergine si prenda cura di te.

Fraternamente,

Francisco

Roma, San Giovanni in Laterano, 1 ottobre 2020

Carissimi confratelli,

con queste semplici parole papa Francesco ha presentato alla “cara Sorella” e al “caro Fratello” la nuova enciclica “Fratelli Tutti”, terza del suo pontificato. Ha come sottotitolo: Sulla fraternità e la amicizia sociale.

Ispirato dal santo di Assisi, nel contesto della pandemia da Covid-19 che stiamo vivendo, papa Francesco ci offre un cammino di vita con sapore evangelico. Cammino che ha come punto di partenza lo sguardo di Dio sull’umanità, creatura sua. È una chiamata ad accogliere, e quindi a fare nostro, il sogno di Dio. Chiamata che diventa impegno a fare del mondo la famiglia dei figli di Dio, a vivere “come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ci ospita tutti, ciascuno con la ricchezza della propria fede o convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli” (FT 8).

Mentre invito ogni confratello ad accogliere questa enciclica con un cuore aperto e generoso, vorrei indicare alcuni punti che, come missionari, mi sembrano importanti per la lettura, lo studio/riflessione ed applicazione nella vita di questo importante documento del magistero della Chiesa.

  • Il punto di partenza è la nostra fede. Crediamo e amiamo il Dio che ci ha rivelato Gesù Cristo. È a lui che consacriamo la nostra vita. Dunque è necessario guardare il mondo con lo stesso sguardo di Dio, il quale non guarda con gli occhi ma con il cuore (cfr. Es 3,7-12).
  • Dio ha un progetto di amore per il mondo, che è la sua creatura. Un progetto che porta nel fondo del suo cuore: che l’umanità, creata da lui, diventi un solo corpo, una sola famiglia, dove non ci siano disuguaglianze, barriere che separano, sfruttamenti, violenza, povertà materiale, violazione dei diritti umani, vendita di armamenti per distruggere, accaparramento dei beni nelle mani di pochi, esodi, leggi ingiuste … È questo anche il nostro progetto (cfr. Is 65, 16b-25). Non ne abbiamo un altro.
  • Gesù gli domandò: - Che cosa vuoi che io faccia per te? Il cieco rispose: - Maestro, fa’ che io possa vederci di nuovo” (Mc 10,51). Abbiamo bisogno urgente e quotidiano di vedere il mondo con gli occhi della fede viva in Gesù Cristo. Sull’essenziale non ci sono e non possono esserci visioni differenti: o guardiamo il mondo, la realtà creata da Dio, con gli occhi divini, oppure lo guardiamo a partire da noi stessi, dove c’è solo spazio per l’io, per l’ego, per gli interessi che escludono ed emarginano. Abbiamo bisogno di occhi nuovi per scoprire le radici del male nel mondo e le sue manifestazioni di distruzione, di morte, di esclusione. Non possiamo essere ingenui e andare avanti centrati in noi stessi come se ciò che vivono i due terzi dell’umanità non fosse vero o non ci riguardasse.
  • - Ma chi è il mio prossimo? … - Quello che ha avuto compassione di lui. – Va’ e comportati allo stesso modo” (cfr. Lc 10,25-37). La persona ferita, nella parabola del buon Samaritano, la incontriamo nel volto e nella realtà di tante persone la cui dignità umana/divina è calpestata. Abbiamo bisogno di occhi nuovi per vincere il grande male dell’indifferenza, del chiuderci nella nostra realtà sacra passando a distanza dalla vera presenza di Dio. C’è bisogno di vicinanza, di uscire dal guscio del proprio comfort e imborghesimento, di andare all’incontro reale dove si manifesta e vive il Signore e quindi condividere la vita con chi non ha vita piena. È doveroso darsi continuamente una mossa per evitare il più grande dei pericoli: non amare.
  • “-Maestro, abbiamo visto uno che usava il tuo nome per scacciare i demoni e abbiamo cercato di farlo smettere perché non è uno che ti segue insieme a noi. … -Lasciatelo fare, perché chi non è contro di voi è per voi” (cfr. Lc 9,49-50). Non siamo soli nel progetto di Dio. Non abbiamo il monopolio della carità. Lo Spirito di Dio, colui che ci “guiderà verso tutta la verità” (Gv 16,13) è al di sopra di noi stessi, di ogni chiusura mentale e ideologica, è libero come il vento. Tocca a noi coltivare il desiderio di essere persone veramente spirituali, cioè guidate dallo Spirito di verità. Persone dunque aperte, rispettose, che offrono la mano senza fare nessuna distinzione, libere dai pregiudizi che creano gruppi separati, fanatici, i buoni e i cattivi; gruppi al servizio di una ideologia fondata su chiusure mentali e intolleranze, spesso frutto di egoismi, paure e dell’ignoranza. Tocca a noi essere persone gioiose e decise che vanno all’incontro di chi pensa e crede differentemente da noi, e nei quali incontriamo semi di eternità, sapendo che il mondo è la casa di noi tutti.
  • Alcuni anni fa ho trovato una breve storia che mi ha aiutato a situarmi meglio nella mia vita. La condivido con voi. Si tratta di un signore che si incammina verso la fine della sua vita e si prende un tempo per riflettere su ciò che ha vissuto, gli ideali che l’hanno accompagnato … Dopo tutto arriva a questa conclusione: “quando ero giovane avevo una voglia enorme di cambiare il mondo e ho lottato per questo. Più tardi, vedendo che il mondo non cambiava, mi sono detto, allora cambiamo obiettivo: è meglio cercare di cambiare quelli che sono vicini a me. E ho lottato per questo obiettivo. Adesso che sono alla fine della mia vita, penso che sarebbe stato meglio se avessi incominciato a cambiare me stesso per primo. Non avrei perso la vita”.

Cari confratelli, l’invito è rivolto ad ognuno di noi, me compreso. Dedichiamo tempo a leggere Fratelli Tutti, cerchiamo di capirla bene, di situarla nel cuore di Dio, disponiamoci a una conversione personale e comunitaria affinché attraverso di noi, così poveri e insignificanti, Dio possa manifestare la sua volontà alle sue figlie e ai suoi figli sparsi nei cinque continenti della terra.

Invito a condividere nel nostro sito Web il frutto della accoglienza di questa nuova enciclica nella nostra vita: riflessioni, commenti, condivisioni, scelte, azioni, ostacoli … Condividere la passione per il sogno di Dio che portiamo nel nostro cuore.

Che il Signore ci benedica!

Fraternamente,

Fernando García Rodríguez, sx

Roma, 4 ottobre 2020


English

Dear Sister, Dear Brother:

I am happy to be able to share with you the new encyclical "Fratelli Tutti," whose title is the exhortation of St. Francis to follow the message of Jesus: to recognize ourselves as brothers and sisters and therefore to live all in the common home that the Father has entrusted to us.

I pray for you; please don't forget to pray for me.

May Jesus bless you, and may the Holy Virgin take care of you.

Fraternally, Francisco

Rome, St. John Lateran, October 1 2020

Dear Confreres,

With these simple words, Pope Francis presented to the "Dear Sister" and "Dear Brother" the new encyclical "Fratelli Tutti," the third of his pontificate. The subtitle is: On the fraternity and social friendship.

Inspired by Assisi's saint, in the context of the Covid-19 pandemic we are facing, Pope Francis offers us a journey of life with an evangelical flavor. It is a journey that has as its starting point: God's gaze on humanity, his creature. It is a call to welcome, and therefore to make ours, God's dream. It is a call that becomes a commitment to make of the world the family of God's children, to live "as fellow travelers sharing the same flesh, as children of the same earth which is our common home, each of us bringing the richness of his or her beliefs and convictions, each of us with his or her own voice, brothers and sisters all." (FT 8)

While I invite every confrere to welcome this encyclical with an open and generous heart, I would like to point out some elements which, as missionaries, seem essential, to me, namely, to read, to study and reflect on , and to apply the elements of this important document of the Church's magisterium to one’s life.

  • The starting point is our faith. We believe and love the God revealed to us by Jesus Christ. It is to him that we consecrate our life. Therefore it is necessary to look at the world with the same gaze of God, who does not look with the eyes, but with the heart. (Ex 3:7-12)
  • God has a plan of love for the world, which is his creature. It is a project that he carries in the depths of his heart: that humanity, created by him, becomes one body, one family, where there are no inequalities, barriers that separate, exploitation, violence, material poverty, violation of human rights, arms sales for destruction, hoarding of goods in the hands of a few, exodus, unjust laws… All this is also our project. (Is 65:16b-25) There is no other one.
  • Jesus said to him in reply, What do you want me to do for you? The blind man replied to him, Master, I want to see. (Mk 10:51)  Daily we urgently need to see the world with the eyes of a living faith in Jesus Christ. On the essential, there are and cannot be different visions: either we look at the world, the reality created by God with divine eyes, or we look at it starting from ourselves, where there is room only for the I, the ego, and for the interests that exclude and marginalize. We need new eyes to discover the roots of evil in the world and its manifestations of destruction, death and exclusion. We cannot be naive and continue to center on ourselves as if what two-thirds of humanity experience is not true or does not concern us.
  • And who is my neighbor?…  - The one who treated him with mercy.  - Go and do likewise. (Lk 10: 25-37) We meet the wounded person, of the parable of the good Samaritan, in the face and in the reality of so many people whose human / divine dignity is trampled upon. We need new eyes to overcome the great evil of indifference, of closing ourselves in our sacred reality by passing through in front of the real presence of God. There is a need for closeness, to get out of the shell of one's comfort and bourgeoisie, to go to the real encounter where the Lord is revealed and lives and, therefore, to share life with those who do not enjoy the fullness of life. It is an obligation to continually shake oneself to avoid the greatest of dangers: not to love.
  • Master, we saw someone casting out demons in your name, and we tried to prevent him because he does not follow in our company. … - Do not prevent him, for whoever is not against you is for you. (Lk 9: 49-50) We are not alone in God's plan. We do not have a monopoly on charity. The Spirit of God, the one who will guide you to all truth (Jn 16:13) is over us, over all mental and ideological closure. He is free like the wind. It is up to us to cultivate the desire to be genuinely spiritual people, that is, guided by the Spirit of truth. People who are open and respectful, offer their hand without making any distinction. They are free from the prejudices that create separate groups, fanatics, the good and the bad; groups at the service of an ideology based on closed minds and intolerances, often the result of selfishness, fears, and ignorance. It is up to us to be joyful and determined people who go out to meet those who think and believe differently from us, and in whom we encounter seeds of eternity, knowing that the world is a home for all.
  • A few years ago, I found a little story that helped me situate myself better in my life. I share it with you. It is about a gentleman who walks towards the end of his life and takes time to reflect on how  he has lived, the ideals that accompanied him... In the end, he reaches this conclusion: When I was young, I had a huge desire to change the world, and I fought for it. Later, seeing that the world did not change, I said to myself, ‘then let's change our objective: it is better to change those close to me.’ And I fought for this goal. Now that I'm at the end of my life, I think it would have been much better if I had started to change myself first. I would not have wasted my life.

Dear confreres, the invitation is addressed to each of you, including me. Let's dedicate time to reading Fratelli Tutti. Let's try to understand it well, to situate it in the heart of God. Let's be ready for a personal and community conversion so that through us, so poor and insignificant, God can make visible his will to his daughters and sons scattered throughout the five continents of the earth.

I invite you to share on our website the fruit of welcoming this new encyclical into our life: reflections, comments, sharing, choices, actions, obstacles… Sharing the passion for the dream of God that we carry in our hearts.

May the Lord bless us!

Fraternally,

Fernando García Rodríguez, sx

Rome, October 4, 2020


 Français

+ JHS

Chère Sœur, cher Frère,

je suis content de pouvoir partager avec vous la nouvelle encyclique « Tous Frères », dont le titre est l’exhortation de Saint François à suivre le message de Jésus : se reconnaître comme frères et sœurs et donc vivre tous dans la maison commune que le Père nous a confiée.

Je prie pour toi. S’il te plaît, n’oublie pas de faire autant pour moi.

Que Jésus te bénisse et que la Sainte Vierge prenne soin de toi.

Fraternellement,

François

Rome, San Giovanni in Laterano, 1er octobre 2020

Très chers confrères,

par ces simples paroles, le pape François a présenté à la « chère Sœur » et au « chère Frère » la nouvelle encyclique « Tous frères », la troisième de son pontificat. Elle a comme sous-titre : « Sur la fraternité et l’amitié sociale ».

S’inspirant du saint d’Assise et dans le contexte de la pandémie du Covid-19 que nous vivons, le pape nous offre un parcours de vie à la lumière de l’Évangile. C’est un parcours qui a pour point de départ le regard de Dieu sur l’humanité, sa créature. C’est un appel à accueillir, et donc à faire nôtre, le rêve de Dieu. L’appel devient un engagement à faire du monde la famille des enfants de Dieu, à vivre « comme des pèlerins ayant une même chair humaine, comme fils de cette même terre qui nous accueille tous, chacun avec la richesse de sa propre foi et de ses convictions, chacun avec sa voix, tous frères ! (FT 8).

Pendant que j’invite tout confrère à accueillir cette encyclique d’un cœur ouvert et généreux, je voudrais indiquer quelques éléments qui me semblent, en tant que missionnaires, très opportuns pour la lecture, l’étude/réflexion et l’application dans la vie de ce document important du Magistère de l’Église.

  • Le point de départ est notre foi. Nous croyons et nous aimons le Dieu que Jésus Christ nous a révélé. C’est à lui que nous consacrons notre vie. Donc il est nécessaire de regarder le monde avec le même regard de Dieu, qui ne regarde pas avec les yeux mais avec le cœur (cf. Ex 3,7-12).
  • Dieu a un projet d’amour pour le monde, qui est sa créature. Voici ce projet qui vient du fond du cœur : l’humanité, créée par lui, deviendra un seul corps, une seule famille, où il n’y a pas d’inégalité, des barrières qui nous séparent, exploitations, violences, pauvreté matérielle, violation des droits humains, vente d’armements pour détruire, accaparement des biens entre les mains de quelques personnes, exodes, lois injustes… C’est aussi notre projet (cf. Is 65,16b-25). Nous n’en avons pas d’autre.
  • « Jésus lui demanda : « Que veux-tu que je fasse pour toi ? » L’aveugle lui dit : « Rabbouni, que je retrouve la vue ! » (Mc 10,51). Nous avons urgemment besoin de voir quotidiennement le monde avec les yeux de la foi vivante en Jésus Christ. Autour de l’essentiel, il n’y a pas des visions différentes, ni il ne peut pas y en avoir. Ou bien nous regardons le monde, la réalité créée par Dieu, avec des yeux divins, ou bien nous le regardons à partir de nous-mêmes, où il y a seulement la place pour l’ego, pour les intérêts qui excluent et qui marginalisent. Nous avons besoin d’un regard nouveau pour découvrir les racines du mal dans le monde et ses manifestations de destruction, de mort, d’exclusion. Nous ne pouvons pas être naïfs et aller de l’avant centrés sur nous-mêmes comme si ce que le tiers de l’humanité vit n’était pas vrai ni ne nous concernait pas.
  • « Mais qui est mon prochain ? … « Celui qui a fait preuve de pitié envers lui. » Jésus lui dit : « Va, et toi aussi, fais de même » (cf. Lc 10,25-37). La personne blessée, dans la parabole du Bon Samaritain, nous la rencontrons dans notre réalité sacrée, en passant à côté de la vraie présence de Dieu. Il y a besoin de proximité, de sortir de la coquille de son confort et embourgeoisement, d’aller vers la rencontre réelle où se manifeste et vit le Seigneur et donc partager la vie avec celui qui n’a pas une vie pleine. Il nous faut continuellement nous éveiller pour éviter le plus grand des dangers : ne pas aimer.
  • « Maître, nous avons vu quelqu’un expulser des démons en ton nom ; nous l’en avons empêché, car il ne marche pas à ta suite avec nous ». Jésus lui répondit : « Ne l’en empêchez pas : qui n’est pas contre vous est pour vous » (Lc 9,49-50). Nous ne sommes pas seuls dans le projet de Dieu. Nous n’avons pas le monopole de la charité. L’Esprit de Dieu, celui qui « nous guidera vers la vérité tout entière » (Jn 16,13), est au-dessus de nous-mêmes, de chaque fermeture mentale et idéologique. Il est libre comme le vent. Il nous revient de cultiver le désir d’être des personnes vraiment spirituelles, c’est-à-dire guidées par l’Esprit de vérité. C’est à nous de désirer devenir des personnes ouvertes, respectueuses, qui tendent la main sans faire aucune distinction, libres des préjugés qui créent des groupes séparés, fanatiques, les bons et les mauvais ; des groupes au service d’une idéologie fondée sur un cloisonnement mental et des intolérances, souvent fruit d’égoïsmes, peurs et ignorance. C’est à nous d’être des personnes joyeuses et convaincues qui vont vers celui qui pense et qui croit autrement que nous, et chez qui nous rencontrons des semences d’éternité, en sachant que le monde est la maison de nous tous.
  • Il y a quelques années, j’ai trouvé une courte histoire qui m’a aidé à me situer davantage dans ma vie. Je vous la partage. Il s’agit d’un monsieur qui tendait vers la fin de sa vie et qui a pris un temps pour réfléchir sur ce qu’il avait vécu, les idéaux qui l’ont accompagné. Après tout, il aboutit à cette conclusion : « quand j’étais jeune, j’avais une grande envie de changer le monde et j’ai lutté pour cela. Plus tard, en voyant que le monde ne changeait pas, je me suis dit qu’il fallait changer d’objectif : il vaut mieux chercher à changer ceux qui me sont proches. J’ai lutté pour cet objectif. Maintenant que je suis au terme de ma vie, je pense qu’il aurait été mieux si j’avais commencé à changer moi-même en premier lieu. Je n’aurais pas gaspillé ma vie ».

Chers confrères, l’invitation est adressée à chacun de nous, et à moi-même également. Consacrons du temps pour lire Tous frères, cherchons à bien comprendre cette encyclique, à la situer dans le cœur de Dieu, disposons-nous à une conversion personnelle et communautaire afin qu’à travers nous, si pauvres et insignifiants, Dieu puisse manifester sa volonté à ses filles et fils éparpillées dans les cinq continents de la terre.

J’invite à partager sur notre site Web le fruit de la réception de cette nouvelle encyclique dans notre vie : réflexions, commentaires, partages, choix, actions, obstacles. Partageons la passion pour le rêve de Dieu que nous portons dans notre cœur.

Que le Seigneur nous bénisse !

Fraternellement,

Fernando García Rodríguez, sx

Roma, 4 octobre 2020

Fernando García sx
5 Octobre 2020
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