La plenaria dei membri e consultori del Dicastero per il Dialogo Interreligioso – un tempo Segretariato per i non cristiani – si è svolta dal 6 fino all’8 giugno, sul tema “Dialogo interreligioso e convivialità”. Nel corso dei lavori sono state illustrate relazioni relative a diverse aree geografiche, con spazi per momenti di riflessione e di scambio. L’Assemblea ha voluto essere anche un’occasione per riflettere sull’attuale situazione del dialogo interreligioso in varie parti del mondo e approfondire quale debba essere il ruolo della comunità cristiana per la promozione della convivialità e della fraternità tra appartenenti alle diverse tradizioni religiose per contribuire al bene di tutta l’umanità.
Alla plenaria del Dicastero, Papa Francesco ha rivolto questo messaggio:
Cari sorelle e fratelli!
…. Sono lieto di incontrarvi in occasione della Sessione Plenaria del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, all’indomani della solennità di Pentecoste.
Sottolineo questo perché San Paolo VI annunciò la nascita del “Segretariato per i non cristiani” nell’omelia di Pentecoste del 1964, durante il Concilio Vaticano II. Lo fece prima della promulgazione della Dichiarazione Nostra aetate sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, e prima dell’Enciclica Ecclesiam suam, considerata la magna charta del dialogo nelle sue varie forme. Quanta strada lo Spirito ha fatto fare in quasi sessant’anni! L’intuizione di Papa Paolo VI si basava sulla consapevolezza dello sviluppo esponenziale delle relazioni tra persone e comunità di diverse culture, lingue e religioni – un aspetto di ciò che oggi chiamiamo globalizzazione –; e poneva il Segretariato «nella Chiesa come segno visibile e istituzionale del dialogo» con le persone di altre religioni (Discorso ai Membri e ai Consultori del Segretariato, 25 settembre 1968). Questo, il 25 settembre del 1968.
… Ritengo molto opportuno che, per questa Plenaria, abbiate scelto il tema Dialogo interreligioso e convivialità, nel momento in cui tutta la Chiesa vuole crescere nella sinodalità, crescere come «Chiesa dell’ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare» (Praed. Ev., 4). Insieme a tutta la Curia, potrete così fare vostro «il paradigma della spiritualità del Concilio espressa nell’antica storia del Buon Samaritano», secondo la quale «il volto di Cristo si trova nel volto di ogni essere umano, specialmente dell’uomo e della donna che soffrono» (ibid., 11).
Il nostro mondo, sempre più interconnesso, non è altrettanto fraterno e conviviale, tutt’altro! In questo contesto il vostro Dicastero, «consapevole che il dialogo interreligioso si concretizza mediante l’azione, lo scambio teologico e l’esperienza spirituale, … promuove tra tutti gli uomini una vera ricerca di Dio» (ibid., 149). Questa è la vostra missione: promuovere con altri credenti, in modo fraterno e conviviale, il cammino della ricerca di Dio; considerando le persone di altre religioni non in modo astratto, ma concreto, con una storia, dei desideri, delle ferite, dei sogni. Solo così potremo costruire insieme un mondo abitabile per tutti, in pace. Di fronte al susseguirsi di crisi e conflitti, «alcuni provano a fuggire dalla realtà rifugiandosi in mondi privati, altri la affrontano con violenza distruttiva, ma tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo» (Enc. Fratelli tutti, 199).
Ogni uomo e ogni donna è come una tessera di un immenso mosaico, che è già bella di per sé, ma solo insieme alle altre tessere compone un’immagine, nella convivialità delle differenze. Essere conviviali con qualcuno significa anche immaginare e costruire un futuro felice con l’altro. La convivialità, infatti, riecheggia il desiderio di comunione che alberga nel cuore di ogni essere umano, grazie al quale tutti possono parlare tra loro, si possono scambiare progetti e si può delineare un futuro insieme. La convivialità unisce socialmente, ma senza colonizzare l’altro e preservandone l’identità. In questo senso, ha una rilevanza politica come alternativa alla frammentazione sociale e al conflitto.
Incoraggio tutti voi a coltivare lo spirito e lo stile di convivialità nei vostri rapporti con le persone di altre tradizioni religiose: ne abbiamo tanto bisogno oggi nella Chiesa e nel mondo! Ricordiamo che il Signore Gesù ha fraternizzato con tutti, che ha frequentato persone considerate peccatrici e impure, che ha condiviso senza pregiudizi la tavola dei pubblicani. E sempre durante un pasto conviviale Egli si è mostrato come il servitore e l’amico fedele sino alla fine, e poi come il Risorto, il Vivente che ci dona la grazia di una convivialità universale. Questa è la parola che io vorrei lasciarvi: convivialità.
Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per il vostro lavoro, specialmente per quello più nascosto, meno appariscente, e a volte forse anche un po’ noioso. La Madonna vi accompagni e vi custodisca nella piena docilità allo Spirito Santo. Benedico di cuore ciascuno di voi e i vostri famigliari. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!
Papa Francesco
Sala Clementina - Lunedì, 6 giugno 2022
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana
Dear sisters and brothers!
… I am pleased to meet you on the occasion of the Plenary Session of the Dicastery for Interreligious Dialogue, the day after the solemnity of Pentecost.
I emphasize this because Saint Paul VI announced the birth of the “Secretariat for non-Christians” in his homily on the day of Pentecost 1964, during Vatican Council II. He did so before the promulgation of the Declaration Nostra aetate on the relations between the Church and non-Christian religions, and before the Encyclical Ecclesiam suam, considered the magna charta of dialogue in its various forms. How far the Spirit has brought us in these sixty years! Pope Paul VI’s intuition was based on the awareness of the exponential development of relations between people and communities of various cultures, languages and religions – an aspect of what today we call globalization – and posited the Secretariat “in the Church as a visible and institutional sign of dialogue” with people of other religions (Address to Members and Consultors of the Secretariat, 25 September 1968). This was on 25 September 1968.
… I think it is very appropriate that, for this Plenary, you have chosen the theme Interreligious Dialogue and Conviviality, at a time when the whole Church wants to grow in synodality, to grow as a “Church of mutual listening in which everyone has something to learn” (Praedicate Evangelium, 4). Together with the entire Curia, you will thus be able to make your own “the paradigm of the spirituality of the Council expressed in the ancient story of the Good Samaritan”, according to which “the face of Christ is found in the face of every human being, especially the suffering man and woman” (ibid., 11).
Our world, increasingly interconnected, is not equally fraternal and convivial, quite the contrary! In this context, your Dicastery, “aware that interreligious dialogue is made tangible through action, theological exchange and spiritual experience … promotes the true search for God among all people” (ibid., 149). This is your mission: to promote, with other believers, in a fraternal and convivial manner, the journey in search of God; considering people of other religions not in an abstract way, but in a real sense, with a history, desires, sufferings, and dreams. Only in this way can we build together a world everyone may inhabit in peace. Faced with a succession of crises and conflicts, “some people attempt to flee from reality, taking refuge in their own little world; others react to it with destructive violence. Yet ‘between selfish indifference and violent protest there is always another possible option: that of dialogue” (Encyclical Letter Fratelli tutti, 199).
Every man and every woman are like tesserae in an immense mosaic; they are already beautiful in their own right, but only together with other tesserae do they compose an image, in the conviviality of differences. Being convivial with someone also means imagining and building a happy future with the other. Indeed, conviviality echoes the desire for communion that resides in the heart of every human being, thanks to which all people can speak to each other, exchange projects and outline a future together. Conviviality unites socially, but without colonizing the other and preserving his or her identity. In this sense, it has political relevance as an alternative to social fragmentation and conflict.
I encourage all of you to cultivate the spirit and style of conviviality in your relations with people of other religious traditions: there is a great need for this today in the Church and in the world! Let us remember that the Lord Jesus fraternized with all; he associated with people considered to be sinners and impure, and shared without prejudice the table of the publicans. And it was again during a convivial meal that he showed himself to be a faithful servant and friend to the end, and then as the Risen One, the Living one who gives us the grace of universal conviviality. This is the word I would like to leave with you: conviviality.
Dear brothers and sisters, thank you for your work, especially that which is most concealed, less conspicuous, and at times perhaps even a bit boring. May Our Lady accompany you and keep you in full docility to the Holy Spirit. I bless each one of you, and your family members, from my heart. And I ask you, please, to pray for me. Thank you!
Queridas hermanas y hermanos: ... Me complace encontraros en ocasión de la Sesión Plenaria del Dicasterio para el Diálogo Interreligioso, al día siguiente de la solemnidad de Pentecostés. Subrayo esto porque san Paolo VI anunció el nacimiento del “Secretariado para los no cristianos” en la homilía de Pentecostés de 1964, durante el Concilio Vaticano II. Lo hizo antes de la promulgación de la Declaracióm Nostra Aetate sobre las relaciones de la Iglesia con las religiones no cristianas, y antes de la Encíclica Ecclesiam Suam, considerada la magna charta del diálogo en sus diferentes formas. ¡Cuánto camino ha avanzado el Espíritu en casi sesenta años! La intuición del Papa Pablo se basaba en la conciencia del desarrollo exponencial de las relaciones entre personas y comunidades de diferentes culturas, lenguas y religiones —un aspecto de esto que hoy llamamos globalización—, y ponía el Secretariado «en la Iglesia como signo visible e institucional del diálogo» con las personas de otras religiones (Discurso a los Miembros y a los Consultores del Secretariado, 25 de septiembre de 1968). Esto, el 25 de septiembre del 1968. ... Considero muy oportuno que, para esta Plenaria, hayáis elegido el tema Dialogo interreligioso y convivialidad, en el momento en el que toda la Iglesia quiere crecer en la sinodalidad, crecer como «Iglesia de la escucha recíproca en la que cada uno tiene algo que aprender» (Praed. Ev., 4). Junto a toda la Curia, podréis así hacer vuestro «el paradigma de la espiritualidad del Concilio expresado en la antigua historia del Buen Samaritano», según el cual «el rostro de Cristo se encuentra en el rostro de todo ser humano, especialmente del hombre y de la mujer que sufren» (ibid., 11). Nuestro mundo, cada vez más interconectado, no es tan fraterno y armonioso, ¡todo lo contrario! En este contexto vuestro Dicasterio, «consciente de que el diálogo interreligioso se concretiza mediante la acción, el intercambio teológico y la experiencia espiritual, … promueve entre todos los hombres una verdadera búsqueda de Dios» (ibid., 149). Esta es vuestra misión: promover con otros creyentes, de forma fraterna y armoniosa, el camino de la búsqueda de Dios; considerando las personas de otras religiones no de forma abstracta, sino concreta, con una historia, deseos, heridas, sueños. Solo así podremos construir un mundo habitable para todos, en paz. Ante la sucesión de crisis y conflictos, «algunos tratan de huir de la realidad refugiándose en mundos privados, y otros la enfrentan con violencia destructiva, pero entre la indiferencia egoísta y la protesta violenta, siempre hay una opción posible: el diálogo» (Enc. Fratelli tutti, 199). Cada hombre y cada mujer son como una pieza de un inmenso mosaico, que ya es bella de por sí, pero solo junto a las otras piezas compone una imagen, en la convivencia de las diferencias. Ser cordiales con alguien significa también imaginar y construir un futuro feliz con el otro. La convivencia, de hecho, se hace eco del deseo de comunión que reside en el corazón de cada ser humano, gracias al cual todos pueden hablar entre ellos, se pueden intercambiar proyectos y se puede delinear un futuro juntos. La convivencia une socialmente, pero sin colonizar al otro y preservando la identidad. En este sentido, tiene una relevancia política como alternativa a la fragmentación social y al conflicto. Os animo a todos vosotros a cultivar el espíritu y el estilo de convivencia en vuestras relaciones con las personas de otras tradiciones religiosas: ¡lo necesitamos mucho hoy en la Iglesia y en el mundo! Recordamos que el Señor Jesús ha fraternizado con todos, que ha frecuentado a personas consideradas pecadoras e impuras, que ha compartido sin prejuicios la mesa de los publicanos. Y siempre durante una comida convival Él se ha mostrado como el servidor y el amigo fiel hasta el final, y después como el Resucitado, el Viviente que nos dona la gracia de una convivencia universal. Esta es la palabra que yo quisiera dejaros: convivencia. Queridos hermanos y hermanas, os doy las gracias por vuestro trabajo, especialmente el más escondido, menos vistoso, y a veces quizá también un poco aburrido. Que la Virgen os acompañe y os guarde en la plena docilidad al Espíritu Santo. Os bendigo de corazón a cada uno de vosotros y a vuestros familiares. Y os pido por favor que recéis por mí. ¡Gracias! Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana
Sala Clementina - Lunedì, 6 giugno 2022
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