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Aresi P. Virginio

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P. TAKAYAMA SADAYOSHI (VIRGINIO ARESI)
Brignano (BG) 4 aprile 1927
Miyakojono (JAP), 15 dicembre 1998

xIl 15.12.1998, all’ospedale di Miyakojono dove era ricoverato da una quindicina di giorni per infarto, è morto il P. Takayama Sadasyoshi (P. Virginio Aresi). Proprio in mattinata i medici si erano dichiarati fiduciosi in un graduale recupero del Padre. Poi, verso le 13.00 - era presente il fratello, don Francesco - è sopravvenuto un arresto cardiaco seguito da grave embolia cerebrale. Il cuore, che aveva ripreso a battere per il pronto intervento dei medici, si è arrestato definitivamente alle 14.12.
P. Takayama aveva settantun anni, essendo nato a Brignano (BG) il 4 Aprile 1927.

Allievo del Seminario di Cremona fino al completamento del Liceo, maturò in quell’ambiente la sua decisione di farsi missionario: “L’attrattiva della vita missionaria risale ai primi anni di Seminario quando ho avuto la prima conoscenza di questa vita. Non ho provato nessun altro entusiasmo più costante, più puro, più forte al quale potessero riferirsi tutti i miei desideri… Sento la necessità, la bellezza e la grandezza di una vita perfetta adeguata pienamente al valore della fede e compendiata nei due comandamenti della carità” (Foglio di informazione per gli Aspiranti Missionari, 15.8.46).

Entrò tra i Saveriani il 1° settembre 1946 a S. Pietro in Vincoli dove fece il Noviziato e il 12.9.47 emise la Prima Professione. Passò quindi alla Teologia a Parma (47-49) e poi a Piacenza (49-51). Fu ordinato presbitero il 10 marzo 1951.

P. Takayama sperava di essere inviato subito in missione come scrisse, in terza persona, nella domanda di ammissione al Presbiterato (11.1.51): “… Esprime umilmente il tormentoso desiderio di essere al più presto in Missione, a soddisfazione di quella che rimane ormai la sola aspirazione della sua esistenza dopo quella alla santità”. 

I Superiori, invece, lo destinarono all’insegnamento: dapprima a Zelarino (51-54) e poi a Desio (54-63). Si iscrisse, allora, a Scienze politiche all’Università di Padova e successivamente alla Cattolica di Milano dove si laureò con una tesi su “Condizione giuridica della Chiesa cattolica in Giappone nel passato e nel presente”.

In quegli anni “italiani” non mancò, anzi ebbe un posto rilevante tra i suoi impegni, l’attività pastorale, come ricordava in una lettera del 30.12.96: “Perfino insegnando ai Saveriani con trasparenti risultati formativi, sentivamo inadeguato quel solo lavoro, per di più associato allo studio universitario, e mentre ci preparavamo all’invio in missione o all’evangelizzazione diretta, eravamo quotidianamente impegnati nella periferia di Desio, dove io ed altri carissimi confratelli abbiamo fondato quattro parrocchie”. Eppure la sua comunicazione oratoria non era delle più felici: “Sono sacerdote da quasi dodici anni. xxxxxxxxL’umiliazione più pesante, anche se velata dall’umorismo che facevo su me stesso, è stata quella della incomunicabilità nei confronti del pubblico. Sarà per mancanza di vivacità nel tono e nel gesto, sarà soprattutto per l’aridità del ragionamento, resta comunque il fatto che nella predicazione alla grande massa sono stato classificato e mi sono classificato ultimo. Molte soddisfazioni ho invece ottenuto nel contatto individuale…” (29.10.62).

I1 P. Takayama partì per il Giappone il 16.3.63. Dopo lo studio della lingua a Kobe, fu vicario cooperatore a Shukugawa (64-65), ad Hamadera (65-66), poi parroco di Kishiwada (66-69), quindi dal 69 al 75 Superiore Regionale: furono gli anni dell’impatto con la realtà giapponese, caratterizzati inoltre, nell’ambito ecclesiale, dalla non facile ricerca di attuare il dettato conciliare nella vita religiosa e nella missione.

“A volte - scrisse in una lettera del 7.6.69 - considero in che cosa noi siamo testimoni e rivelatori: nelle parole che diciamo? Nell’atteggiamento che teniamo? Nelle virtù che pratichiamo? Perché la nostra testimonianza sia violenta e faccia riflettere dev’essere qualcosa di straordinario e di evidente. La povertà dovrebbe avere una gran parte in questa testimonianza”.

E per quanto riguarda la missione così ebbe a scrivere in Missionari Saveriani del Settembre ’74: “Le difficoltà che l’annuncio del Vangelo incontra oggi nei paesi di tradizione cristiana sono ingigantiti in un paese come il Giappone che non ha una tradizione cristiana. […] Quelli che vengono a noi potrebbero essere assai di più se, con la moltiplicazione dei contatti e testimonianza più radicale, raggiungessimo o incoraggiassimo a venire quelli che si pongono l’interrogativo sulla propria esistenza”.

Nel 1972 ebbe inizio anche la sua attività accademica all’università Eichi di Osaka: fu titolare di Storia delle dottrine politiche e, dal 1982, di Storia del pensiero filosofico. Accettò l’impegno a condizione di poter contemporaneamente dedicarsi alla pastorale parrocchiale. Andando in pensione (1.4.93) non nascose il senso di frustrazione provato in questa attività, dal punto di vista religioso: “Dal primo aprile ho terminato 20 anni d’insegnamento universitario, preceduto in Italia da 10 anni d’insegnamento… Osservo solo che, stando ai risultati, mi sono sentito più missionario in Italia, insegnando ai nostri studenti Saveriani, che in Giappone, insegnando a giovani per i quali il momento della riflessione religiosa non è ancora arrivato, anche se potrà arrivare in seguito come posso verificare nei corsi prematrimoniali” (Lett., Pasqua 1993).
P. Takayama si ritrovava particolarmente nel lavoro pastorale. Per questo, concluso il suo servizio di Superiore Religioso, ritornò in parrocchia o meglio nella missione, come egli preferiva esprimersi. Fu parroco di Hamadera (75-82), di Kishiwada (82-90) e di Shimoyamate in Kobe (90-95). Nell’Aprile del ‘95 l’ultimo cambio: dalla chiesa di Shimoyamate a quella di Miyakonojo: fu un cambio particolarmente doloroso perché dovette lasciare la chiesa ridotta a un cumulo di macerie dal terremoto del 17 gennaio e la comunità parrocchiale soppressa perché aggregata ad un’altra della città di Kobe.

“A Miyakonojo riprese con lena il suo lavoro, stanco e sofferente ma non afflosciato, curando - come aveva fatto nelle precedenti missioni - la comunità dei fedeli, guidando numerosi catecumeni al battesimo, e preparando molte giovani coppie, anche non cristiane, al rito del matrimonio in chiesa. Aveva appena terminato la costruzione di una cappellina per la messa quotidiana e per il ricordo dei defunti. Stava progettando la ricostruzione della chiesa, malridotta dal cattivo tempo e dagli anni” (P. Manni, 15.12.98).

Senza ombra di dubbio, P. Takayama ha ispirato la sua vita alla preghiera che si legge nel Ricordino della sua ordinazione Presbiterale: “Santissima Trinità, attirata oggi più che mai nel mio spirito da Gesù, che riceve in Te dal Padre ed estende a me la Sua Vita e la Missione di salvare il mondo, rendimi disposto a tutto pur di donare ad altri questa medesima Vita! L’abbiano tutti gli uomini, onde s’accorgano d’essere fratelli!”.

Il Signore lo accolga nel suo Paradiso.

DG
15 Dicembre 1998
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