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De Zen P. Francesco

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P. FRANCESCO DE ZEN

Malo (VI), 27 gennaio 1914 
Parma, 24 ottobre 1969

Di Malo - VI
Maestro di Saveriani e Missionario in Zaire; innamorato dell'Arte
Di anni 55. Numero di Professione 294
Sepolto a Parma

   Nato a Malo (VI) il 27.1.1914 in una famiglia numerosa e piena di fede, a 14 anni entrava nella Scuola Apostolica di Vicenza passando poi a Grumone per il Ginnasio. Durante quegli anni, quasi d'un tratto fece un passaggio ad una maturità superiore; egli attribuirà tale fenomeno all'aver ascoltato l'Opera lirica "Aida" di G. Verdi: iniziò allora il suo deciso cammino verso Dio partendo dai sentieri dell'arte.

    Dopo la Professione religiosa (12.IX.1933) frequentò i Corsi Liceali e quelli Teologici presso il Seminario di Parma continuando a privilegiare gli interessi artistici: persino certe sue meditazioni o preghiere degli Esercizi gli divenivano poesia. Venne ordinato Sacerdote il 6.X.1940 nel Tempio del S. Cuore in Parma.

    Desiderò partire subito per la Cina e vi venne anche destinato: ma la guerra fece sommergere la partenza.

   Si adattò ad una parentesi da trascorrere nelle Case di Formazione... fu invece una parentesi di vent'anni. Nominato Vice-rettore della Casa Madre iniziò l'insegnamento nelle Classi Liceali, per le materie letterarie e per la storia dell'arte. Tale insegnamento lo sentì come una missione: la sua cattedra era un altare, ove lui e i suoi alunni dovevano incontrarsi con Dio. Scriveva:

    "Il mio proposito acquista questa proporzione: cogliere dalle cose la luce del Creatore e degli spiriti la luce del Padre. La poesia più alta, quella attinta dalle vive fonti naturali in cui si tuffano i migliori spiriti poetici entusiasmati dalla verità delle cose, mi aveva in parte addestrato a questo esercizio. Le loro esperienze con la natura, profondamente sentite ed appassionatamente espresse, erano state notate dalla mia anima... In questa fatica l'esperienza della scuola non poteva mancare: come pure in me, saveriano, non poteva essere spento l'incitamento di Mons. Conforti, che vuole, da noi, l'abitudine a vedere, cercare, amar Dio in tutte le cose. Ossequiente in tale modo ad una inclinazione naturale e ad un invito del Fondatore, mi fu sempre facile salire a Dio dalla bellezza e dalla verità delle cose...".

    Quando il Liceo trovò riparo a S. Pietro in Vincoli (1942-43) egli scrisse alcune riflessioni sulla missione:

    "Il nostro ufficio, umile ma necessario, è quello di porci ai bordi delle strade su cui passa l'umanità e con l'indice teso indicare al mondo i segni di Dio, ovunque, ma in special modo tra i rottami dei "templi" dello Spirito Santo, gli uomini … Noi Missionari, poveri e diseredati, non abbiamo nulla di "progresso" da por-tare a paesi civili come la Cina, il Giappone, l'India, ecc., ma a tutti dobbiamo portare il "vero progresso", che deve essere spirituale... Noi non siamo dei civilizzatori, ma gli apostoli della dignità divina, fonte e ga-ranzia di ogni civiltà...".

    Nel settembre 1947 si porta nella nuova sede del Liceo a Desio: per 14 anni "esplode" in un'indescrivibile ricchezza di iniziative artistiche, culturali (stende il copione del film "Il Grande Alveare"...) e vocazionali (I "Presepi Missionari"; la predicazione a Lissone e a S. Giorgio...).

   Partito per lo Zaire nel 1961 e divenuto Superiore Religioso fu testimone della rivolta mulelista con l'uccisione dei tre Confratelli nel dicembre 1964. Richiamato in Italia a fine 1968 per essere Consultore Generale, pochi mesi dopo fu colpito da paralisi e perse anche la parola. Pareva riprendersi con lenti esercizi di rieducazione... quando un secondo attacco lo stroncò la sera del 24.X.1969, in Casa Madre.

DG
24 Ottobre 1969
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