P. GIUSEPPINO MATTU
Fordongianus (CA) 13 febbraio 1947
Parma, 11 ottobre 2005
L’11 ottobre 2005, alle ore 09.25, a Parma in Casa Madre, è morto il P. Peppino Mattu. Rientrato in Italia dal Camerun in giugno per persistenti e acuti dolori alla mandibola sinistra, gli era stato diagnosticato un carcinoma ed era stato tempestivamente sottoposto a intervento chirurgico per l’asportazione del tumore. Purtroppo senza i risultati sperati.
Aveva 58 anni compiuti essendo nato a Fordongianus (CA) il 13.2.1947.
P. Peppino è entrato tra i Saveriani a Macomer il 4 ottobre 1958. Ha quindi percorso, fino alla terza Teologia, il curricolo scolastico e formativo allora vigente: le Medie appunto a Macomer (58-61), il Ginnasio a Zelarino (61-63), il Noviziato a S. Pietro in Vincoli con la Prima Professione il 3.12.64; quindi il Liceo classico a Tavernerio (64-67), la Propedeutica a Parma (67-68) e, dopo due anni di Prefettato a Udine, tre anni di Teologia a Parma (70-73). xxxDal 73 al 77, accantonata l’idea del sacerdozio e deciso a servire la Missione in una attività sociale, fu studente dell’Istituto Tecnico Agrario “A. Zanelli” di Reggio Emilia. Seguirono lo studio del francese e il servizio missionario in Burundi, conclusosi dopo tre anni con l’espulsione. Ritornato a Parma, maturò la decisione di accedere al presbiterato, che ricevette, dopo gli ultimi due anni di Teologia, il 25.9.1983.
Questa la testimonianza (3.6.1983) di P. Peppino riguardo a questi anni di prolungato e sofferto discernimento: “[Fin dal primo impatto con la vita in Istituto] manifestai una accentuata lentezza nel pensare e nell’agire… mi pareva di non essere stimato, considerato, ben voluto … L’ideale missionario era sempre presente, poco definito su ciò che avrei fatto, ma ben definito sul fatto della partenza dall’Italia… L’immagine che mi feci di me stesso [dopo il prefettato e le prime esperienze pastorali] era all’opposto dell’immagine che avevo del sacerdote-missionario: organizzatore e spigliato oratore. È così che un po’ alla volta mi allontanai dall’idea di diventarlo… [Alla fine, dopo l’esperienza di missione e i ripetuti incoraggiamenti] mi resi conto di trovarmi solo con la mia fede, solo con Dio, solo di fronte alle parole di Cristo, solo di fronte a Lui. Mi son sentito di dire: «sia fatta la Tua volontà»”.
Dopo l’ordinazione i Superiori destinarono il P. Peppino alla Regione d’Italia: sapevano certo della sua timidezza-incertezza temperamentale ma anche conoscevano il suo spirito di sacrificio umile e semplice, il suo impegno e le capacità di dialogo e di collaborazione. Lavorò a Macomer dal 1983 al 1991 come animatore interno e successivamente come economo.
Nel 1991 fu destinato al Camerun che raggiunse nel 1992, dopo un ripasso del suo francese a Parigi. Fu mandato a Douala-Ndong Passi (una ‘parrocchia’ di oltre 100.000 anime) dove fu Superiore della comunità saveriana e impegnato nella pastorale parrocchiale (92-01). Nel 2001 passò a Douala Oyak, come Rettore della PAF (Première Année de Formation): “II nostro lavoro missionario – scriveva il 2.3.05 al Centro Missionario di Oristano– oltre al ministero che ci viene richiesto nelle missioni e parrocchie di Douala con i catecumeni, con i catechisti, con i vari gruppi di spiritualità e di azione sociale, consiste nell’animazione missionaria e vocazionale dei gruppi giovanili a livello delle parrocchie e in collaborazione con la commissione diocesana per le vocazioni e nell’azione formativa a livello saveriano”.
Così lo ha ritratto il suo attuale Regionale del Camerun/Ciad nel messaggio inviato per la messa esequiale: “P. Peppino non era di quelli che “si fanno sentire”, lui amava e quasi ricercava un modo nascosto di operare, pervaso dalla certezza che le cose semplici, quasi – direi – piccole, sono quelle che veramente contano, sia in pastorale che in formazione... Anche il suo agire, tipico dei ‘miti’, non era irruente, mai ‘combattivo’, sempre conciliante e positivo. Un uomo di pace, in qualsiasi incarico ed in qualsiasi comunità saveriana. Ed anche un uomo obbediente”.
Riposi in pace.
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