P. GIOVANNI ZALTRON
Il 7 gennaio 2014, a Vicenza, intorno alle 18,30 è ritornato alla Casa del Padre il P. Giovanni Zaltron. Faceva parte di questa comunità dal 1995. Ultimamente andava peggiorando e perdendo contatto con la realtà. Aveva 93 anni compiuti, essendo nato a Vicenza (Italia) il 21.11.1920.
P. Zaltron entrò all’Istituto a Vicenza nel 1931, dopo le elementari, incoraggiato dai genitori, consigliati a loro volta da P. Pietro Uccelli.
“Temperamento esuberante, impulsivo, focoso, -come scrisse il suo amico il Mo. Cavazzini - ma anche dolce, delicato, sensibilissimo. Capace di cogliere l’inchino di un petalo di rosa o la prepotenza della cima di una roccia” (20.5.90). Era piuttosto irrequieto, un incorreggibile mattacchione amante degli scherzi più impensati. Sia a Vicenza (31-34) che a Grumone (34-36) e in Noviziato solo per un miracolo riuscì ad evitare il cartellino rosso del Superiore di turno.
Emise la Prima Professione il 24.11.1938. “Questa vocazione mi sembra di sentirla radicata profondamente nel mio cuore, sento che questa è la mia vita. I sacrifici e le rinunzie non mi spaventano (Noviziato, 1938). Frequentò il Liceo a Parma: “Gli studi mi andavano a gonfie vele; in terza finii secondo in graduatoria. L’ambiente risultava severo ma sereno e con liberi spazi, ricco di attività: una ‘Schola cantorum’ polifonica – banda e orchestra – accademie, cinema e teatro – la rivista interna ‘Sicut incensum’ ove inserii i miei primi versi – grandi partite di calcio, tennis e palla a volo. Mi innamorai del flauto e fui anche organista” (Passione d’Africa, p 38).
Nell’anno scolastico ’41-’42 fu prefetto a Poggio San Marcello. Ritornò quindi a Parma per la Teologia. Negli anni cruciali della seconda guerra mondiale; in un clima di accentuato ascetismo nella comunità saveriana. Il 20 aprile 1946 fu ordinato presbitero: “Sento tutta la freschezza del nuovo mattino; non avverto quasi il peso di me stesso, mi sento pieno di un indefinibile senso di pace: sono felice” (16.4.46).
Un senso di pace che non venne meno neppure quando, dopo un anno di Prefetto e insegnante a Grumone, fu destinato al settore economico. Un ambito per il quale non si sentiva portato: “Senso pratico, zero; nessuna attrattiva per i lavori e gli affari; romantico di natura, amante della musica, intento a comporre versi e con un appassionato interesse per la scuola. «Il caso non esiste – mi ripetevo - sono le vie di Dio»”.
Fu aiuto economo a Desio e, dal ‘50 al ‘65, Economo a Vicenza. In questa comunità lo attendeva la riparazione dei danni di guerra e l’ampliamento della casa, e contemporaneamente il mantenimento di più di un centinaio di ‘apostolini’, con qualche punta oltre i centocinquanta. Anni di spole interminabili negli uffici comunali e regionali; di tensione per i lavori; di giornate missionarie a non finire per l’animazione vocazionale e per il mantenimento degli studenti. Quasi tutto perfettamente.
Nel dicembre del ’63 ricevette la destinazione per il Burundi: “A Casa di Vicenza compiuta - gli scrisse il P. Generale - è ora che ti dia il gran premio. Credimi, vuol essere proprio un premio e un atto di fiducia” (19.12.63). Giunse a Bujumbura nel ’66 e dal ’67 al ’77 fu Economo della Casa Regionale, Amministratore Regionale di Congo-Burundi e Procuratore della Missione. “Era un ottimo confratello che univa la regolarità della sua vita personale e la serietà e la competenza con cui svolgeva il suo compito” (P. G. Ferrari).
Dopo dieci anni di lavoro a Bujumbura gli fu chiesto di passare alla Procura di Parma. “So quanto ti costa – gli scrisse P. Generale -. Ti assicuro che te lo chiedo, proprio perchè penso che il tuo sacrificio ne vale la pena” (7.1.77). In questo servizio, durato fino 1995, fu “sempre disponibile ad accompagnare nei vari uffici per la patente di guida, passaporto, carta d’identità, tessera sanitaria, tessera elettorale. Oltre ai frequenti viaggi a Linate e Malpensa per accogliere o accompagnare confratelli in arrivo o partenza. E l’immancabile partecipazione ai funerali dei parenti dei missionari” (P. V. Anzanello).
“P. Zaltron era un missionario vero, un uomo di Dio, fedele alla sua vocazione, pronto all’obbedienza, che amava l’Istituto missionario di Mons. Conforti” (P. Ferrari). “Preoccupato di avere scritto solo la ‘brutta’ della sua vita. Ma anche sicuro di avere udito Qualcuno sussurrare: Non ti affannare, provvederò io a metterla in bella”.
Riposi in pace.