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Riposizionarsi a partire dalla missione in Asia

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Cosa chiedo al prossimo Capitolo Generale dei saveriani?

«… Il riposizionamento non riguarda solo le singole regioni o province missionarie ma anche la missione della nostra Congregazione in generale … I saveriani sono nati per evangelizzare la Cina, l’orizzonte più lontano … Bisogna urgentemente evangelizzare l’Asia, le sue culture i suoi popoli, le sue genti ed entrare in dialogo con le sue tradizioni e religioni. I saveriani dovrebbero essere in prima fila in questo. La mia richiesta è che i Saveriani si specializzino per la missione dell’Asia. Chiedo ai delegati capitolari di prendere sul serio questa proposta e discuterla veramente …».

1. Strategia missionaria

Quarantacinque anni fa ero a Roma, aiutavo per il ciclostile per i documenti del Capitolo Generale (bei tempi che non torneranno più, adesso si funziona con le piattaforme digitali) e ricordo un missionario che doveva andare in un continente ma all’ultimo minuto il Padre Generale gli chiese di cambiare missione. Lui obbediente si rese disponibile, ed andò, non dove si era preparato ad andare, ma dove all’ultimo momento il Superiore gli aveva chiesto di andare. Ovvero, in tutt’altra parte del mondo. Benissimo. Mi sembra sia successa la stessa cosa anche a San Francesco Saverio che partì da Lisbona per le Indie al posto di un altro gesuita. L’obbedienza è una gran cosa abbinata alla fede. E fa anche miracoli! Ma questo non può sostituire il fatto che la missione abbia bisogno di una strategia lungimirante!

La vita ci riserva tante sorprese, è vero, ma ciò non ci esime dall’avere una strategia ed una pianificazione adatta ai tempi, logica, razionale e condivisa per il bene della missione. È necessaria e prioritaria l’elaborazione di una strategia propositiva per il futuro della missione saveriana nel mondo. Ci vuole una prospettiva e visone chiara e comune per tutti noi. Dobbiamo focalizzarci e concentrare le nostre forze. L’obbedienza è una gran bella cosa. Ma non significa solamente che il superiore chiede di tappare un buco all’ultimo momento. Credo che lo Spirito Santo sia sempre al lavoro, comunque, per la sua missione della Chiesa. Ma per collaborare con lo Spirito santo ci vuole il discernimento di una buona strategia missionaria, per tutta la nostra Congregazione.

Io che avevo scelto il Giappone come prima, seconda e terza opzione, e avevo fatto anche due anni di prefettato, invece di uno, per poter essere mandato in Giappone subito dopo l’ordinazione, mi trovai spiazzato dalla facilità con la quale si chiedeva ad un missionario di cambiare, non solo la missione ma anche il continente.  Fui spiazzato anche della prontezza di risposta immediata del confratello, che partì per un’altra destinazione, senza molti problemi.

Se il Generale mi avesse chiesto di andare in un’altra missione, invece che in Giappone, probabilmente io non sarei stato capace di fare il cambiamento richiestomi. E non per mancanza di fede o di obbedienza. Mi ero preparato durante la formazione studiando tutto quello che potevo sul Giappone, e se all’ultimo momento mi avessero cambiato destinazione non saprei cosa avrei fatto! L’essere inviato in una missione o in un’altra non è una cosa da lasciare al problema immediato del momento, alla richiesta istantanea, neppure al semplice caso o solo allo Spirito santo. L’obbedienza deve essere responsabile ed uno deve prepararsi coscienziosamente per la missione nella quale sarà inviato. Non è vero che ogni posto del mondo è uguale e la missione è la stessa ovunque. È vero che il Vangelo del Signore Gesù Cristo è sempre lo stesso e la missione della chiesa è unica nel mondo e nella storia, ovvero deve raggiungere tutti specialmente i più lontani. Essere missionario in un paese mussulmano è una cosa, esserlo in Cina è tutt’altra cosa, essere missionario in Africa o America Latina è tutto un altro mondo. La missione si declina in modi diversi secondo le culture e bisogna prepararsi a vivere in culture diverse. Questo esige una strategia, non solo del singolo, della regione missionaria, ma anche della Congregazione!

2. Missione asiatica

È giusto che la missione vada avanti in tutto il mondo e che tutte le nostre missioni possano avere un futuro. Tuttavia, il calo di numero e la penuria delle vocazioni esigono una scelta precisa. Tenendo conto anche della Famiglia Carismatica allargata, che comprende le Missionarie saveriane ed i Laici saveriani, noi tutti Saveriani siamo un piccolo gruppo, e pertanto non possiamo ulteriormente permetterci la dispersione nei continenti. Anche in questo senso dobbiamo riposizionarci e riorganizzarci! Il riposizionamento non riguarda solo le singole regioni o province missionarie ma anche la missione della nostra Congregazione in generale. La mia richiesta è che i Saveriani si specializzino per la missione dell’Asia. Chiedo ai padri rappresentati capitolari di prendere sul serio questa proposta e discuterla veramente. La missione dell’Asia è più che sufficiente per i Saveriani, e aggiungo anche “la più difficile”. Tutte le altre presenze le vedrei in funzione della missione in Asia, in linea con la scelta di San Guido Conforti quando ci fondò proprio per realizzare il progetto del Saverio.

Investire di più dove ci sono più frutti, può essere una politica aziendale, non è certamente il modo di fare della chiesa. Ovvero “in Africa ci sono vocazioni ed allora bisogna investire di più sulle missioni africane” è una considerazione pragmatica ma forse poco missionaria. È vero che se non arrivano le vocazioni africane la nostra congregazione rischia di scomparire; tuttavia, mi sembra che la missione abbia sin dai suoi albori il criterio opposto, ovvero quello di investire di più sull’ignoto ovvero dove non si conosce ancora Gesù Cristo. Per la chiesa e la missione i gruppi privilegiati sono i più lontani, quelli non toccati dal cristianesimo. L’Asia nel suo insieme è uno degli orizzonti più lontani e difficili per la evangelizzazione cristiana. È vero che l’Europa si sta scristianizzando, ma le occasioni di conoscere Gesù Cristo sono ovunque; è vero che l’America Latina e l’Africa devono essere seguite per crescere ulteriormente come chiesa, ma invece in Asia le possibilità di conoscere il cristianesimo sono e rimangono veramente ancora minime. Per noi missionari, i poveri del mondo sono tutti coloro che non conoscono ancora Gesù Cristo ed il Vangelo, più che i peccatori che per egoismo lo rifiutano!  

Il mondo mussulmano è refrattario all’annuncio del vangelo. Allo stesso modo lo sono quello Indiano, come pure le società che usano gli ideogrammi e che si basano su una concezione confuciana e secolarizzata del mondo, ovvero Cina, Corea, Giappone, Singapore, Taiwan (fa eccezione la Corea del Sud). L’Asia è il continente più popoloso (aggiornato al 2022: attuale popolazione asiatica: 4,701,926,500 abitanti, ultime stime delle Nazioni Unite). Con le culture storiche più elaborate (tanto per citarne alcune Persia, India, Tibet, Cina, Vietnam, Giappone) , le religioni storiche più radicate (Ebraismo, Islam, Bahai, Induismo, Sic, Buddismo, Confucianesimo, Shintoismo), i sistemi sociali che si basano su premesse completamente diversi al di fuori dell’orizzonte cristiano (tranne Timor est, la Russia e le Filippine praticamente tutti gli altri paesi non conoscono il Cristianesimo se non per la presenza di piccolissime chiese molto marginali) ed il sistema politico sociale è democratico solo di facciata, ma di fatto prevalgono le dittature, le monarchie, i regimi comunisti o fascisti…; in Giappone c’ è tuttora l’Imperatore).

Due secoli fa il nostro Fondatore Guido M. Conforti ha visto nella Cina il campo di missione dei Saveriani; all’epoca era l’orizzonte più lontano. Ci ha chiamati “Missionari Saveriani” perché avremmo dovuto portare avanti il sogno irrealizzato da San Francesco Saverio di evangelizzare la Grande Cina. Noi siamo nati per evangelizzare la Cina, che era il paese più grande e popoloso dell’Asia e con meno presenza cristiana (lo è anche adesso). Bisogna urgentemente evangelizzare l’Asia, le sue culture i suoi popoli, le sue genti ed entrare in dialogo con le sue tradizioni e religioni. I saveriani dovrebbero essere in prima fila in questo. Il riposizionamento dei Saveriani significa scegliere la periferia dell’Asia, il continente più problematico e meno evangelizzato! Siamo presenti solo in Bangladesh, Taiwan, Filippine, Indonesia, Tailandia e Giappone. Attualmente in tutte le nostre missioni dell’Asia lavoriamo solamente in 153 saveriani (compresi gli studenti), un po’ pochini se si tiene conto che i Saveriani viventi sono 692!

Grazie per l’attenzione e buon lavoro, che lo Spirito del Signore Gesù vi assista nel difficile compito che avete.

Kikuchi, 14 dicembre 2022

P. Silvano Da Roit, sx


Repositioning ourselves from the mission in Asia

What do I ask of the next General Chapter of the Xaverian Missionaries?

«… The repositioning does not concern only the single missionary Circumscription or provinces but also the mission of our Congregation in general… The Xaverians were born to evangelize China, the farthest horizon… There is an urgent need to evangelize Asia, its cultures and its peoples, and enter into dialogue with its traditions and religions. Xaverians should be at the forefront of this. My request is that Xaverians specialize for the mission in Asia. I ask the Chapter delegates to take this proposal seriously and really discuss it…».

1. Missionary strategy

Forty-five years ago, I was in Rome, helping to photocopy the documents of the General Chapter (the good times that will never come back, now it works with digital platforms) and I remember a missionary who was supposed to go to a continent but at the last moment the General superior asked him to change his mission. He obediently made himself available and went, not where he was prepared to go, but where at the last moment the superior had asked him to go. That is, to a completely different part of the world. Very good. It seems to me that the same thing happened to St. Francis Xavier who left Lisbon for India to replace another Jesuit. Obedience is a great thing associated with faith. And it works wonders too! But it cannot replace the fact that the mission needs a forward-looking strategy!

Life has many surprises in store for us, it is true, but that does not exempt us from having a strategy and planning that is relevant and updated, logical, rational and shared for the good of the mission. The development of a proactive strategy for the future of the Xaverian mission in the world is necessary and a priority. There is a need to get a clear and common perspective and vision for all of us. We need to focus and concentrate our forces. Obedience is a great thing. But it does not only mean that the superior asks to plug a hole at the last moment. Certainly, I believe that the Holy Spirit is always at work for his mission in the Church. But in order to collaborate with the Holy Spirit, we need discernment for a good missionary strategy, for our whole Congregation.

I, who had chosen Japan as my first, second and third options, and who had also taken two years for training instead of one, in order to be sent to Japan immediately after ordination, was surprised by the ease with which a missionary was asked to change not only the mission but also the continent. I was also amazed at the speed of the immediate response of the confrere, who left for another destination without too many problems.

If the General superior had asked me to go to another mission, instead of Japan, I probably would not have been able to make such a change. And it is not for lack of faith or obedience. I had prepared myself during the years of formation by studying everything I could about Japan, and if they had changed my destination at the last minute, I wouldn't know what I would have done! Being sent to one mission or another is not something to be left to the immediate problem of the moment, to instant demand, or even to chance or the Holy Spirit alone. Obedience must be responsible, and one must prepare oneself conscientiously for the mission for which one will be sent. It is not true that every place in the world is the same and that the mission is the same everywhere. It is true that the Gospel of the Lord Jesus Christ is always the same and the mission of the Church is unique in the world and in history, that is, it must reach everyone, especially those who are far away. To be a missionary in a Muslim country is one thing, to be a missionary in China is another, to be a missionary in Africa or in Latin America is a whole other world. Mission takes different forms in different cultures, and one has to be prepared to live in different cultures. This requires a strategy, not only of the individual, of the region, but also of the Congregation!

2. Asian Mission

It is right that the mission should continue throughout the world and that all our missions should have a future. However, the decline in numbers and the shortage of vocations make it necessary to make a clear choice. Considering also the wider Charismatic Family, which includes Xaverian Missionaries and Lay Xaverians, together as Xaverians are a small group, and therefore we can no longer afford to disperse ourselves across the continents. In this sense also we have to reposition and reorganize ourselves! Repositioning is not only about the mission of particular regions or provinces, but also about the mission of our Congregation in general. My request is that the Xaverians specialize themselves in the mission in Asia. I ask the chapter representatives to take this proposal seriously and to discuss it thoroughly. The mission in Asia is more than enough for the Xaverians, and I would add "the most difficult". All other presences I would see in function of the mission in Asia, in accordance with the choice of Saint Guido Conforti when he founded us precisely to realize the project of Saint Francis Xavier.

Investing more where there are more fruits is perhaps a business policy, but it is certainly not the way of the Church. In other words, "in Africa there are vocations and therefore we must invest more in the African missions" is a pragmatic consideration, but perhaps not very missionary. It is true that if African vocations do not arrive, our congregation risks disappearing; however, it seems to me that the mission has had the opposite criterion since its creation, namely that of investing more in the unknown or where Jesus Christ is not yet known. For the Church and mission, the privileged groups are the most remote, those who have not been touched by Christianity. Asia as a whole is one of the most distant and difficult horizons for Christian evangelization. It is true that Europe is becoming de-Christianized, but opportunities to know Jesus Christ are everywhere; it is true that Latin America and Africa need to be followed to grow more as a Church, but in Asia, on the other hand, the opportunities to know Christianity are and remain really minimal. For us missionaries, the poor of the world are all those who do not yet know Jesus Christ and the Gospel, more than the sinners who reject it out of selfishness!

The Muslim world is resistant to the proclamation of the Gospel. So is the Indian world, as well as societies that use ideograms and rely on a Confucian and secularized worldview, or rather China, Korea, Japan, Singapore, Taiwan (South Korea is an exception). Asia is the most populous continent (statistics for 2022 say that the current Asian population is 4,701,926,500, according to UN estimates). With the most elaborate historical cultures (to name but a few, Persia, India, Tibet, China, Vietnam, Japan), the most deeply rooted historical religions (Judaism, Islam, Baha'i, Hinduism, Buddhism, Confucianism, Shintoism), social systems that are based on completely different premises outside the Christian horizon (except East Timor, Russia and the Philippines, practically all the other countries do not know Christianity except for the presence of very small and marginal churches) and the social political system is democratic only in appearance, but in fact dictatorships, monarchies, communist or fascist regimes reign (in Japan there is always the Emperor).

Two centuries ago, our Founder San Guido Conforti considered China as the mission field of the Xaverians. At that time, it was the furthest horizon. He called us "Xaverian Missionaries" because we were supposed to pursue the unfulfilled dream of St. Francis Xavier to evangelize the Greater China. We were born to evangelize China, which was the largest and most populous country in Asia and with the least Christian presence (this is still the case today). It is urgent to evangelize Asia, its cultures, its peoples and to enter into dialogue with its traditions and religions. The Xaverians should be in the front line. The repositioning of the Xaverians means choosing the periphery of Asia, the most problematic and least evangelized continent! We are only present in Bangladesh, Taiwan, the Philippines, Indonesia, Thailand and Japan. Currently in all our missions in Asia we are working with only 153 Xaverians (including students), a small group considering that there are 692 Xaverians alive!

Thank you for your attention and good work, may the Spirit of the Lord Jesus assist you in the difficult task you have.

Kikuchi 14 December 2022.

p. Silvano Da Roit sx,
Xaverian Missionary in Japan


Reposicionamiento a partir de la misión en Asia

¿Qué le pido al próximo Capítulo General de los misioneros Javerianos?

«… El reposicionamiento no concierne sólo a las regiones o provincias misioneras individuales, sino también a la misión de nuestra Congregación en general… Los Javerianos nacieron para evangelizar China, el horizonte más lejano… Necesitamos urgentemente evangelizar Asia, sus culturas y sus pueblos y entrar en diálogo con sus tradiciones y religiones. Los misioneros javerianos deberían estar al frente de esto. Mi pedido es que los javerianos se especialicen en la misión de Asia. Pido a los capitulares que tomen en serio esta propuesta y la discutan de verdad...».

1. Estrategia misionera

Hace cuarenta y cinco años estaba en Roma, ayudando con el mimeógrafo en lo de los documentos del Capítulo General (buenos tiempos que nunca volverán, ahora se trabaja con plataformas digitales) y recuerdo a un misionero que debía ir a un continente, pero, al último momento, el P. General le pidió que cambiara de misión. Él, obediente, se hizo disponible y fue, no a donde se había preparado para ir, sino a donde, al último momento, el Superior le había pedido que fuera. Es decir, a otra parte del mundo. Muy bien. Creo que lo mismo le ocurrió a San Francisco Javier, que partió de Lisboa hacia las Indias en sustitución de otro jesuita. La obediencia es una gran cosa cuando combinada con la fe. ¡Y también hace milagros!  Pero esto no puede sustituir el hecho de que la misión necesita una estrategia con visión de futuro.

La vida nos depara muchas sorpresas, es cierto, pero esto no nos exime de tener una estrategia y una planificación adecuadas a los tiempos, lógicas, racionales y compartidas, por el bien de la misión. Es necesaria y prioritaria la elaboración de una estrategia propositiva para el futuro de la misión javeriana en el mundo. Necesitamos una perspectiva y una visión claras y comunes para todos. Tenemos que focalizar y concentrar nuestras fuerzas. La obediencia es algo grandioso. Pero no sólo significa que el superior pueda pedir tapar un agujero al último momento. Sin embargo, creo que el Espíritu Santo trabaja siempre por la misión de la Iglesia. Pero para colaborar con el Espíritu Santo, se requiere el discernimiento de una buena estrategia misionera para toda nuestra congregación.

Yo, que había elegido Japón como primera, segunda y tercera opción, y que además había hecho dos años de servicio como prefecto, en lugar de uno, para ser enviado a Japón inmediatamente después de la ordenación, me encontré desplazado por la facilidad con la que se pedía a un misionero que cambiara no sólo de misión, sino también de continente.  También me sorprendió la prontitud de la respuesta inmediata del hermano, que partió hacia otro destino sin mayores problemas.

Si el General me hubiese pedido que fuera a otra misión, en vez de Japón, probablemente no habría sido capaz de hacer el cambio que me hubieran pedido. Y no por falta de fe o de obediencia. Me había preparado durante la formación estudiando todo lo que podía sobre Japón, y si en el último momento me hubieran cambiado el destino, ¡no sabría qué hubiera hecho!

Ser enviado a una u otra misión no es algo que deba dejarse al problema inmediato del momento, a la petición instantánea, ni siquiera a la mera casualidad o sólo al Espíritu Santo. La obediencia debe ser responsable y uno debe prepararse concienzudamente para la misión a la que será enviado. No es cierto que todos los lugares del mundo sean iguales y que la misión sea la misma en todas partes. Es verdad que el Evangelio del Señor Jesucristo es siempre el mismo y la misión de la Iglesia es única en el mundo y en la historia, es decir, debe llegar a todos, especialmente a los más alejados. Una cosa es ser misionero en un país musulmán, otra en China y otra en África o América Latina. La misión se declina de distintas maneras según las culturas, y hay que prepararse para vivir en culturas diferentes. Esto requiere una estrategia, no sólo del individuo, de la región misionera, ¡sino también de la Congregación!

2. Misión asiática

Es justo que la misión vaya adelante en todo el mundo y que todas nuestras misiones tengan futuro. Sin embargo, el descenso del número y la escasez de vocaciones exigen una opción clara. Teniendo en cuenta también la Familia Carismática ampliada, que incluye a las Misioneras Javerianas y a los Laicos Javerianos, nosotros, todos los Javerianos, somos un pequeño grupo, y por lo tanto ya no podemos permitirnos estar dispersos por continentes. También en este sentido debemos reposicionarnos y reorganizarnos. El reposicionamiento no sólo afecta a las regiones o provincias misioneras individuales, sino también a la misión de nuestra Congregación en general.  

Mi petición es que los Javerianos se especialicen en la misión de Asia. Pido a los Padres Capitulares que se tomen en serio esta propuesta y la debatan de verdad. La misión de Asia es más que suficiente para los javerianos, y yo añadiría también que es “la más difícil”. Todas las demás presencias las vería en función de la misión en Asia, en línea con la opción de San Guido Conforti cuando nos fundó precisamente para realizar el proyecto de San Francisco Javier.

Invertir más donde hay más frutos puede ser una política corporativa, pero desde luego no es el camino de la Iglesia. Es decir, “hay vocaciones en África, así que tenemos que invertir más en las misiones africanas”, es una consideración pragmática pero quizás no muy misionera. Es cierto que, si no llegan vocaciones africanas, nuestra congregación corre el riesgo de desaparecer; sin embargo, me parece que la misión ha tenido desde sus inicios el criterio contrario, es decir, invertir más en lo desconocido, es decir, allí donde aún no se conoce a Jesucristo. Para la Iglesia y la misión, los grupos privilegiados son los más alejados, los que no han sido tocados por el cristianismo. Asia en su conjunto es uno de los horizontes más lejanos y difíciles para la evangelización cristiana. Es cierto que Europa se está descristianizando, pero las oportunidades de conocer a Jesucristo están en todas partes; es cierto que América Latina y África deben ser seguidas a fin de que crezcan más como Iglesia; pero, en cambio, en Asia las oportunidades de conocer el cristianismo son y siguen siendo realmente mínimas. Para nosotros, misioneros, los pobres del mundo son todos aquellos que aún no conocen a Jesucristo y el Evangelio, ¡más que los pecadores que por egoísmo lo rechazan! 

El mundo musulmán es refractario al anuncio del Evangelio. También lo son el mundo indiano, así como las sociedades que utilizan ideogramas y se basan en una cosmovisión confuciana y secularizada, a saber: China, Corea, Japón, Singapur, Taiwán (con la excepción de Corea del Sur). Asia es el continente más poblado: la actual población asiática es de: 4.701.926.500 habitantes de acuerdo a las últimas estimaciones de la ONU dato reeditado en el año 2022). Con las culturas históricas más elaboradas (por nombrar sólo algunas: Persia, India, Tíbet, China, Vietnam, Japón), las religiones históricas más arraigadas (Judaísmo, Islam, Bahaí, Hinduismo, Sic, Budismo, Confucianismo, Sintoísmo), los sistemas sociales basados en premisas completamente diferentes, fuera del horizonte cristiano (excepto Timor Oriental, Rusia y Filipinas, prácticamente todos los demás países no conocen el cristianismo, salvo por la presencia de iglesias muy pequeñas, muy marginales) y el sistema político social es democrático sólo de fachada, pero de hecho prevalecen las dictaduras, monarquías, regímenes comunistas o fascistas, en Japón todavía existe el Emperador.

Hace dos siglos, nuestro Fundador, San Guido Conforti, vio en China el campo de misión de los Javerianos, en aquel entonces era el horizonte más lejano. Nos llamó “Misioneros Javerianos” porque íbamos a llevar a cabo el sueño no realizado de San Francisco Javier de evangelizar la Gran China. Nosotros nacimos para evangelizar China, que era el país más grande y poblado de Asia y el que tenía menos presencia cristiana (sigue siéndolo ahora). Urge evangelizar Asia, sus culturas, sus pueblos y entrar en diálogo con sus tradiciones y religiones. Los Javerianos deberían estar en primera fila en esto. El reposicionamiento de los Javerianos significa elegir la periferia de Asia, ¡el continente más problemático y menos evangelizado! Estamos presentes solamente en Bangladesh, Taiwán, Filipinas, Indonesia, Tailandia y Japón. En la actualidad, en todas nuestras misiones de Asia trabajamos sólo 153 Javerianos (incluidos los estudiantes), ¡un escueto ‘poquitos’ si tenemos en cuenta que los Javerianos vivos son 692!

Gracias por vuestra atención y que el Espíritu del Señor Jesús os asista en la difícil tarea que tenéis.

Kikuchi 14 de diciembre 2022


Repositionnement à partir de la mission en Asie

Qu'est-ce que je demande au prochain Chapitre général des missionnaires xavériens ?

«… Le repositionnement ne concerne pas seulement les seules régions ou provinces missionnaires mais aussi la mission de notre Congrégation en général… Les Xavériens sont nés pour évangéliser la Chine, l'horizon le plus lointain… Il est urgent d'évangéliser l'Asie, ses cultures et ses peuples, ses peuple et entrer en dialogue avec ses traditions et ses religions. Les Xavériens devraient être en première ligne. Ma demande est que les Xavériens se spécialisent dans la mission d'Asie. Je demande aux délégués du Chapitre de prendre cette proposition au sérieux et d'en discuter vraiment…».

1. Stratégie missionnaire

Il y a quarante-cinq ans, j'étais à Rome, j'aidais à photocopier les documents du Chapitre Général (les bons moments qui ne reviendront jamais, maintenant ça marche avec les plateformes numériques) et je me souviens d'un missionnaire qui devait aller vers un continent mais au dernier moment, le père Général lui avait demandé de changer de mission. Il se rendit docilement disponible et alla, non pas là où il s'était préparé à aller, mais là où au dernier moment le supérieur lui avait demandé d'aller. C'est-à-dire dans une partie complètement différente du monde. Très bien. Il me semble que la même chose est arrivée à saint François Xavier qui a quitté Lisbonne pour les Indes à la place d'un autre jésuite. L'obéissance est une grande chose associée à la foi. Et ça fait des merveilles aussi ! Mais cela ne peut remplacer le fait que la mission a besoin d'une stratégie tournée vers l'avenir !

La vie nous réserve bien des surprises, c'est vrai, mais cela ne nous dispense pas d'avoir une stratégie et une planification adaptées à l'époque, logiques, rationnelles et partagées pour le bien de la mission. L'élaboration d'une stratégie proactive pour l'avenir de la mission xavérienne dans le monde est nécessaire et prioritaire. Il faut une perspective et une vision claires et communes pour nous tous. Nous devons nous focaliser et concentrer nos forces. L'obéissance est une grande chose. Mais cela ne signifie pas seulement que le supérieur demande de boucher un trou au dernier moment. Certes, je crois que le Saint-Esprit est toujours à l'œuvre pour sa mission dans l'Église. Mais pour collaborer avec l'Esprit Saint, nous avons besoin du discernement pour une bonne stratégie missionnaire, pour toute notre Congrégation.

Moi qui avais choisi le Japon comme première, deuxième et troisième options, et qui avais aussi servi deux ans de stagiaire au lieu d'un, afin d'être envoyé au Japon immédiatement après l'ordination, je me trouvais écartelé par la facilité avec laquelle on demandait à un missionnaire de changer non seulement la mission mais aussi le continent. J'ai aussi été étonné par la rapidité de la réponse immédiate du confrère, qui est parti pour une autre destination, sans trop de problèmes.

Si le père Général m'avait demandé d'aller dans une autre mission, au lieu du Japon, je n'aurais probablement pas pu faire ce changement. Et pas par manque de foi ou d'obéissance. Je m'étais préparé pendant la formation en étudiant tout ce que je pouvais sur le Japon, et s'ils avaient changé ma destination à la dernière minute, je ne saurais pas ce que j'aurais fait ! Être envoyé dans une mission ou dans une autre n'est pas quelque chose qu'il faut laisser au problème immédiat du moment, à la demande instantanée, ni même au hasard ou au seul Esprit Saint. L'obéissance doit être responsable et l'on doit se préparer consciencieusement à la mission pour laquelle on sera envoyé. Ce n'est pas vrai que chaque endroit du monde est le même et que la mission est la même partout. Il est vrai que l'Évangile du Seigneur Jésus-Christ est toujours le même et la mission de l'Église est unique dans le monde et dans l'histoire, c'est-à-dire qu'elle doit atteindre tous, surtout les plus éloignés. Être missionnaire dans un pays musulman est une chose, être missionnaire en Chine en est une autre, être missionnaire en Afrique ou en Amérique latine est tout un autre monde. La mission se décline de différentes manières selon les cultures et il faut être prêt à vivre dans des cultures différentes. Cela demande une stratégie, non seulement de l'individu, de la région, mais aussi de la Congrégation !

2. Mission asiatique

Il est juste que la mission se poursuive partout dans le monde et que toutes nos missions puissent avoir un avenir. Cependant, la baisse des effectifs et la pénurie de vocations imposent un choix précis. Compte tenu également de la Famille Charismatique élargie, qui comprend les Missionnaires Xavériens et les Laïcs Xavériens, nous Tous Xavériens sommes un petit groupe, et donc nous ne pouvons plus nous permettre de nous disperser à travers les continents. Dans ce sens aussi nous devons nous repositionner et nous réorganiser ! Le repositionnement ne concerne pas seulement  la mission de régions ou provinces particulières, mais aussi de la mission de notre Congrégation en général. Ma demande est que les Xavériens se spécialisent dans la mission en Asie. Je demande aux représentants capitulaires  de prendre cette proposition au sérieux et d'en discuter vraiment. La mission en Asie est largement suffisante pour les Xavériens, et j'ajouterais "la plus difficile". Toutes les autres présences, je les verrais en fonction de la mission en Asie, conformément au choix de Saint Guido Conforti lorsqu'il nous a fondés précisément pour réaliser le projet de Saint François Xavier.

Investir plus là où il y a plus de fruits, c'est peut-être une politique d'entreprise, ce n'est certainement pas la voie de l'Église. Autrement dit, « en Afrique il y a des vocations et donc il faut investir davantage dans les missions africaines » est une considération pragmatique mais peut-être pas très missionnaire. Il est vrai que si les vocations africaines n'arrivent pas, notre congrégation risque de disparaître ; cependant, il me semble que la mission a eu le critère inverse depuis sa création, à savoir celui d'investir davantage dans l'inconnu ou là où Jésus-Christ n'est pas encore connu. Pour l'Église et la mission, les groupes privilégiés sont les plus éloignés, ceux qui n'ont pas été touchés par le christianisme. L'Asie dans son ensemble est l'un des horizons les plus lointains et les plus difficiles pour l'évangélisation chrétienne. Il est vrai que l'Europe se déchristianise, mais les occasions de connaître Jésus-Christ sont partout ; il est vrai que l'Amérique latine et l'Afrique doivent être suivies pour grandir davantage en tant qu'Église, mais en revanche, en Asie, les possibilités de connaître le christianisme sont et restent vraiment minimes. Pour nous missionnaires, les pauvres du monde sont tous ceux qui ne connaissent pas encore Jésus-Christ et l'Évangile, plus que les pécheurs qui le rejettent par égoïsme !

Le monde musulman est réfractaire à la proclamation de l'Évangile. De même le monde indien, ainsi que les sociétés qui utilisent les idéogrammes et qui s'appuient sur une conception confucéenne et sécularisée du monde, ou plutôt la Chine, la Corée, le Japon, Singapour, Taïwan (la Corée du Sud est une exception). L'Asie est le continent le plus peuplé (les statistiques de 2022 disent que la population asiatique actuelle est de4.701.926.500 habitants, selon les estimations des Nations Unies). Avec les cultures historiques les plus élaborées (pour n'en citer que quelques-unes, la Perse, l'Inde, le Tibet, la Chine, le Vietnam, le Japon), les religions historiques les plus profondément enracinées (judaïsme, islam, bahaï, hindouisme, sic, bouddhisme, confucianisme, shintoïsme), les systèmes sociaux qui reposent sur des prémisses complètement différentes en dehors de l'horizon chrétien (sauf le Timor oriental, la Russie et les Philippines pratiquement tous les autres pays ne connaissent pas le christianisme sauf la présence d'églises très petites et très marginales) et le système politique social n’est démocratique qu'en apparence, mais dans les faits règnent dictatures, monarchies, régimes communistes ou fascistes (au Japon il y a toujours l'Empereur).

Il y a deux siècles, notre Fondateur San Guido Conforti considérait la Chine comme le champ de mission des Xavériens. A l'époque c'était l'horizon le plus lointain. Il nous a appelés "Missionnaires xavériens" parce que nous étions censés poursuivre le rêve inassouvi de saint François Xavier d'évangéliser la Grande Chine. Nous sommes nés pour évangéliser la Chine, qui était le pays le plus grand et le plus peuplé d'Asie et avec une minorité présence chrétienne (c'est encore le cas aujourd'hui). Il est urgent d'évangéliser l'Asie, ses cultures, ses peuples et d'entrer en dialogue avec ses traditions et ses religions. Les Xavériens devraient être en première ligne. Le repositionnement des Xavériens, c'est choisir la périphérie de l'Asie, le continent le plus problématique et le moins évangélisé ! Nous ne sommes présents qu'au Bangladesh, à Taïwan, aux Philippines, en Indonésie, Thaïlande et au Japon. Actuellement dans toutes nos missions en Asie nous travaillons avec seulement 153 Xavériens (y compris les étudiants), un petit groupe si l'on tient compte du fait qu'il y a 692 Xavériens vivants !

Merci pour votre attention et votre bon travail, que l'Esprit du Seigneur Jésus vous assiste dans la tâche difficile que vous avez.

Kikuchi 14 décembre 2022

p. Silvano Da Roit sx,
Mission xavérienne au Japon

 

Silvano Da Roit sx
03 Febbraio 2023
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