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Disastro ferroviario in Camerun. Il dramma della superficialità e della miseria

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Disastro ferroviario in Camerun
Il dramma della superficialità e della miseria

La famiglia saveriana è doppiamente ferita dalla scomparsa di Carlo Girola; era un sacerdote, missionario saveriano e viveva a Youndè nel quartiere periferico di Oyom-Abang. Per il viaggio che doveva portarlo in Italia aveva deciso di non imbarcarsi da solo dall'aeroporto di Yaoundè, ma di recarsi prima a Douala in autobus, per partire da lì con un confratello. A causa della strada interrotta dal cedimento di un ponte, era stato costretto a usare il treno. Tornava in Italia per poter organizzare ancora una volta, come sempre e con altri saveriani, un modo migliore per svolgere il compito affidato loro, scelto e accettato, per le loro esistenze.

Sul treno Yaoundè - Douala Carlo Girola ha trovato altro ad attenderlo. Nell'imperscrutabile mistero che avvolge il cammino dell'uomo su questa terra, il punto d'arresto per Carlo Girola era vergato su uno scenario noto a tutti coloro che hanno viaggiato e vissuto in Camerun: piogge torrenziali, che lasciano scorgere a mala pena, dentro la stretta trama del loro velo, figure di uomini e donne riparati da foglie di banano, agili, veloci e scalze, perché non c'è scarpa importata dall'Europa che resista al fitto e continuo temporale nei pressi dell'Equatore. Sotto questa pioggia non ha resistito un ponte stradale: è crollato, e non ha resistito nemmeno il treno sovraccarico di vagoni affollatissimi: ha deragliato. Così è stata spazzata via da questa terra la vita del p. Carlo, insieme a quella di molti fra i suoi compagni di viaggio di quel giorno. È questa la seconda ferita per la famiglia saveriana e per tutti coloro che credono nell'impegno civile, morale e concreto per il bene di tutti. Non succede solo in Camerun, che l'impegno per il bene di tutti venga trascurato, succede in tutto il mondo: questo è il dramma della superficialità, della supponenza, dell’incuria, dell’incapacità cronica di evitare le catastrofi e di pensare in termini di bene comune. Nel cosiddetto terzo mondo, e forse ce ne sarà anche un quarto e un quinto alle periferie della ricchezza, c'è - anche - il dramma della miseria. 

E.V.

23/10/2016 

Ascolta l'intervista di Marcello Storgato per Radio Vaticana

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23 Ottobre 2016
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