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Anno Giubilare della Misericordia

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Anno giubilare della Misericordia

“Misericordiosi come il Padre”

Umberto Mauro Marsich, sx

ANNO GIUBILARE DELLA MISERICORDIA

“Il Giubileo straordinario della misericordia è un grande invito a celebrare, a vivere e a cantare la misericordia del Padre, rivelata da nostro Signore Gesù e infusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo”.

Introduzione

In occasione dei cinquant’anni dalla fine del Concilio Vaticano II, l’8 dicembre del 1965, Papa Francesco ha invitato la Chiesa a vivere un Giubileo Straordinario della Misericordia, per un vero anno straordinario di grazia che avrà inizio l’8 dicembre 2015 e si concluderà, nella solennità liturgica di Gesù Cristo Signore dell’universo, il 20 novembre 2016.¹ Il richiamo a questa commemorazione è in diretta relazione con lo stesso Concilio, tanto nella sua intenzione iniziale come nella sua realizzazione finale. Effettivamente, come ricorda Papa Francesco nella Bolla, fu Giovanni XXIII colui che invitò la Chiesa, durante il discorso inaugurale del Concilio, a lasciare andare quelle attitudini, che non hanno facilitato l’evangelizzazione, “quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore… La Chiesa Cattolica, mentre con questo Concilio Ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati”²; posizione che enfatizzò anche Papa Paolo VI nella sua allocuzione di chiusura, quando disse che: “Invece di deprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi; invece di funesti presagi, messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo … E un’altra cosa dovremo rilevare: tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità” ³.

Il Concilio Vaticano II è stato il primo a non aver incluso alcun “anatema” all’interno della sua stesura, cioè alcuna sentenza di condanna o discriminatoria verso determinate posizioni dottrinali. Premesso che ha confermato i principi cristiani fondamentali, li ha però, anche presentati in una nuova veste, come lo ha espresso Papa Paolo VI: “Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno. Riprovati gli errori, sì; perché ciò esige la carità, non meno che la verità; ma per le persone solo richiamo, rispetto ed amore”. Naturalmente, è in Gesù di Nazareth che la misericordia e la compassione incontrano la loro più alta realizzazione umana e si convertono, così, nella più esatta rivelazione, in termini umani, di chi è Dio. In effetti, tutta la sua predicazione è animata dalla compassione; così come le sue guarigioni e i suoi miracoli. Gesù, in definitiva, è la più evidente manifestazione del Padre; egli è il volto della sua misericordia: “Misericordiae Vultus” (MV).

Il nostro Padre Generale, nella sua quinta Lettera Circolare, riferendosi ai due mesi di simultaneità, nell’anno giubilare della misericordia e della vita consacrata, la interpreta come una coincidenza che vuole essere una efficace spiegazione del sentire della Vita Consacrata, cioè, che “essere consacrato significa essere porta che apre alla misericordia di Dio … e lo siamo, di fatto, quando annunciamo, con parole e opere, che Gesù è amore, è cammino, verità e vita”⁴.

Secondo noi, sono soprattutto tre le affermazioni teologiche, che fondano la Bolla di Papa Francesco, bolla di indizione dell’anno giubilare, dando, così, più senso al Giubileo straordinario della Misericordia.

  1. AFFERMAZIONI TEOLOGICHE ALLA BASE DELLA BOLLA “MISERICORDIAE VULTUS”
  2. 1. Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre (MV,1)

La misericordia, certamente, è la sintesi della vita della fede cristiana, perché è la dottrina di Gesù e anche il fondamento del Vangelo. Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona, rivela, di fatto, la misericordia del Padre, essendo giustamente il suo “volto”. L’amore di Dio e la sua misericordia si sono resi visibili e tangibili in tutta la vita di Gesù (MV, 8) ed è la ragione per cui Cristo si è fatto uomo. I segnali, che lascia nella sua vita, soprattutto verso i peccatori, i poveri, gli esclusi, infermi e sofferenti, hanno insito il simbolo della misericordia. In Lui tutto parla di misericordia e quello che lo anima è solo la misericordia. Per esempio, nell’episodio della vocazione di Matteo. Passando davanti al banco delle imposte, gli occhi di Gesù si posano su quelli di Matteo. Si tratta di un sguardo, pieno di misericordia, che perdona i peccati a quell’uomo fino a sceglierlo come uno dei Dodici: “miserando atque eligendo”, cioé Gesù guardò Matteo con sentimento di amore misericordioso e lo scelse.⁵ È nel Nuovo Testamento, dove già nel linguaggio di Gesù così come nelle sue azioni, che noi meglio assistiamo all’espressione misericordiosa di Dio. La missione, che Gesù ha ricevuto dal Padre, è stata quella di rivelare il mistero dell’amore di Dio nella sua pienezza. San Guido Maria Conforti, non a caso, segnala in Gesù crocifisso il modello più vero della misericordia. Infatti, diceva “impariamo dal crocifisso che la misericordia consiste solo e semplicemente nel dono totale di se”.

Lo stesso Gesù, sappiamo bene, ha segnalato la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità della fede. “Beati i misericordiosi, perché incontreranno misericordia” è, sicuramente, la beatitudine a cui ci si deve ispirare sempre, come ci dice Papa Francesco che, naturalmente, desidera calorosamente che a tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia, come segno del Regno di Dio che vive in mezzo a noi (MV,5).

Coloro che si aspettano più misericordia, naturalmente, sono le vittime dell’ingiustizia del mondo, discriminati ed esclusi: sono i poveri, che non hanno speranza, e a cui Gesù annuncia il Regno di Dio; sono gli assaltati del camino, coloro che desiderano conoscere la cura misericordiosa di coloro che gli sono accanto. Provare misericordia, concretamente, significa sradicare la sofferenza, massiva e ingiusta, che tormenta l’esistenza del nostro prossimo. Nella “MV” Papa Francesco insiste nell’invitarci a percepire il grande messaggio sulla misericordia contenuto in numerose parabole di Gesù. Infatti, scrive: “Gesù rivela la natura di Dio come quella di un Padre che non si dà mai per vinto fino a quando non ha dissolto il peccato e vinto il rifiuto, con la compassione e la misericordia”. Conosciamo queste parabole, tre in particolare: quella della pecora smarrita e della moneta perduta, e quella del padre e i due figli (cfr. Lc 15, 1-32). In queste parabole, Dio viene sempre presentato come colmo di gioia, soprattutto quando perdona. In esse troviamo il nucleo del Vangelo e della nostra fede perché la misericordia è presentata come la forza che tutto vince, che riempie il cuore di amore e che consola con il perdono. (MV,9). La bellezza delle parabole della misericordia si riflette sempre in quel cuore umano puro e nudo che si apre, generosamente, per alleviare il dolore altrui. Siamo davanti a una misericordia lontana dall’agio, che misura la passione degli esseri umani con quella di Dio. In effetti, dove manca la disponibilità a guardarsi dentro non c’è misericordia; è solo l’ostentazione di qualche ricco uomo, vestito di porpora e di lino costosissimo, però incapace di guardare al cuore del povero, abbandonato fuori dal portone di casa sua. (Lc 16, 19), Al contrario, è veramente misericordioso colui che perdona ai suoi nemici e gli augura il bene, come è scritto: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano” (Lc 6, 27). Sant’Agostino, nelle sue luminose intuizioni, aveva rivelato molto bene il doppio aspetto della misericordia cristiana: che perdona e che soccorre le necessità del povero, offrendo inoltre, da intellettuale quale era, una particolare attenzione anche allo sforzo di chi cerca spirali di verità per poter vivere.⁶

  1. 2. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità (MV, 2).

Nella “MV” Papa Francesco scrive che nel volgere lo sguardo a Gesù e al suo volto misericordioso è possibile recepire l’amore della “Trinità”. Infatti, la missione ricevuta dal Padre non è altra che quella di rivelare l’infinito ed eterno amore del Padre e dello Spirito Santo che, nella sua persona, si da a tutti senza esclusione: “Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione” (MV, 8).

Dopo il peccato di Adamo ed Eva, infatti, Dio non ha voluto lasciare l’umanità sola e alla mercè del male e, nonostante la gravità del peccato, ha risposto con la pienezza del perdono, attraverso il mistero pasquale di suo figlio Gesù. Tutta la storia della Salvezza, infatti, è uno spiegamento di amore misericordioso di Dio Padre per i sui amati figli: “ho visto l’oppressione del mio popolo in Egitto, ho udito i loro lamenti contro gli oppressori, ho prestato attenzione ai loro patimenti e sono sceso per liberarli” (Es 3, 7s). Non a caso, una caratteristica della religione Biblica è la storicità. Dio, infatti, non resta relegato nei cieli luminosi dell’eternità, ma decide di incamminarsi sulle strade polverose della storia umana e del mondo terreno. Decide di farsi storia diventando carne umana: “ho Logos sarx egéneto”, il Verbo si fece carne (Gv 1,14). San Tommaso d’Aquino affermava, giustamente, che è proprio di Dio usare misericordia e sorprenderci e che, soprattutto in questo, si manifesta la sua onnipotenza⁷. Non dimentichiamoci, quindi, che dal cuore della Trinità, dall’intimo più profondo del mistero di Dio, sgorga e scorre senza sosta il grande fiume della misericordia (MV, 25). Come si nota, la misericordia, nella Sacra Scrittura, è la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi. Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile. Secondo l’Antico Testamento, la misericordia e la compassione sono le due caratteristiche che definiscono Dio che è e che sempre sarà essenzialmente amore. Queste caratteristiche fanno di Dio, non un essere trascendente e lontano chiuso in se stesso, ma un essere versato sui suoi figli. Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericordioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi, gli uni verso gli altri (MV,9).

  1. La misericordia è “l’architrave” che sostiene la vita della Chiesa e, quindi, quella del cristiano. (MV, 10).
  2. a) Misericordia come “compito” della Chiesa e del cristiano.

La credibilità della Chiesa, sicuramente, passa attraverso il percorso dell’amore misericordioso e della compassione. La Chiesa, quindi, ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore palpitante del Vangelo, attraverso tutti i mezzi di cui dispone, fino a raggiungere la mente e il cuore di tutte le persone. Perciò, ovunque la Chiesa è presente, ci deve mostrare la misericordia del Padre: nelle parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e movimenti, nelle famiglie, e infine, ovunque ci siano cristiani. Essere “misericordiosi come il Padre” (Lc 6, 36) dovrà rimanere come motto e programma di vita di tutti i cristiani per tutta la durata di questo anno giubilare. La misericordia, come dono divino, è allo stesso tempo “compito” di tutti. La misericordia di Dio, infatti, si riconosce attraverso le nostre opere di perdono, di tolleranza amorevole e di pazienza. Così, per mezzo del raggio della misericordia, il nostro mondo, un mondo scuro e freddo, può diventare più caldo, luminoso e degno di essere amato. Non dimentichiamoci che la misericordia è il secondo nome dell’Amore e il complemento della “giustizia”.

Il messaggio della misericordia, ovviamente, deve portare conseguenze nella vita del cristiano, nella pratica pastorale della Chiesa e nella configurazione di un ordine sociale più degno, giusto e solidale. La finalità di questo avvenimento, naturalmente, non sarà solo la contemplazione della misericordia di Dio, ma quella di viverla e manifestarla alla maniera di Gesù, che non giudicò e non condannò. Piuttosto, perdonò: “non giudicare e non sarai giudicato, non condannare e non sarai condannato, perdona e sarai perdonato”. Il termine “misericordia”, infatti, non si riferisce propriamente ad alcun sentimento o emozione, piuttosto a una “virtù operativa”, all’azione. Non siamo misericordiosi perché ci indigniamo davanti al dolore e alla sofferenza altrui, ma perché agiamo per alleviarli, qui e ora ⁸. La parabola evangelica, che meglio riproduce la misericordia come pratica è, sicuramente, quella del “buon samaritano”, in cui incontriamo la figura di Gesù che è venuto per salvare l’umanità, aggredita dal peccato lungo il cammino della storia, pagando con la sua propria vita, e notiamo la solidarietà di uno sconosciuto, che non gira al largo, ma si avvicina, facendosi prossimo al ferito e condurlo alla guarigione.

  1. b) Misericordia come “compassione” davanti alla sofferenza altrui.

La Misericordia è, appunto, un’attitudine “fondamentale davanti alla sofferenza altrui”, in virtù della quale si reagisce per sradicarla per l’unica ragione che essa esiste e con la convinzione che, in questa reazione, si gioca, senza via di fuga possibile, l’autentica Fede in Dio. La compassione per un moribondo, che non ha ne il sacerdote ne il levita della parabola, la troviamo sorprendentemente in un Samaritano nemico: “passandogli accanto - racconta l’evangelista - lo vide e n'ebbe compassione” (Lc 10, 29ss).

Anche le nostre comunità religiose possono convertirsi in luoghi della misericordia, dove i fratelli si distinguono per la comprensione reciproca, la pazienza, il sostegno nel cammino, la costanza nel raggiungere le mete prefissate, la perseveranza nella preghiera e la meditazione della Parola di Dio. Sono tutti tempi di misericordia.⁹ Inoltre, aggiunge il Padre Generale, “l’esperienza della misericordia di Dio e della misericordia reciproca non potranno che far aumentare la gioia di essere discepoli del Signore”¹⁰. La vera compassione, infine, si mostra in quell’azione che spinge a farsi prossimo dell’altro fino alla completa cura. Il cuore umano, veramente, è un abisso imprevedibile, mentre la misericordia è una questione seria: facile da dire, ma difficile da vivere.

 

  1. I QUATTRO PASSI PER VIVERE L’ANNO GIUBILARE
  1. 1. Primo passo: Ascoltare la Parola di Dio.

Tutto il fondamento della virtù della misericordia è contenuta nella Scrittura, dove Dio, infatti, si è rivelato come mistero di amore e misericordia. Sono molto espressivi, tra altri testi, i salmi, con tutto il loro linguaggio poetico e figurativo: “Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia” (Sal 103). “Eterna è la Sua misericordia” si ripete nel salmo 136. È come se dicesse che non solo la storia – questa storia di salvezza che recita il salmo – ma per l’eternità l’uomo sarà sempre sotto lo sguardo misericordioso del Padre (MV,7). Questo salmo, che Gesù stesso intonò con i suoi discepoli prima della passione (Mt 26, 30), è stato considerato come il grande Hallel nella liturgia ebraica. Infine, ecco altre espressioni dei salmi: “il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite”; “il Signore sostiene gli umili, ma abbassa fino a terra gli empi” (Sal 147). Nel nucleo del messaggio, trasmesso dalla Sacra Scrittura, non c’è alcun dubbio che il Dio biblico è definito, spesso, “paziente e misericordioso” (Sal 144) e, nella storia della salvezza, non a caso la Sua bontà sia anteposta alla distruzione e al castigo, annunciati a causa dell’empietà degli uomini. Così, commenta, poi, Papa Francesco: “la misericordia di Dio non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio” (MV,6). Sulla misericordia divina troviamo prove e testimonianze all’interno di tutta la Sacra Scrittura. Tuttavia, risultano molto efficaci e illuminanti, soprattutto, le parabole evangeliche attraverso cui Gesù rivela la natura di Dio come quella di un Padre, che non si da mai per vinto, fino a quando non abbia superato il rifiuto del figlio con la compassione e la misericordia¹¹.

  1. Secondo passo: “Peregrinare per attraversare la ‘porta santa’¹² della misericordia”.

Il Giubileo porta il segno della “Porta Santa” della misericordia che si apre, e del “cammino” o “peregrinazione”, che ognuno deve percorrere per attraversarla e ricevere i benefici spirituali propri di questo evento. Tuttavia, Papa Francesco, in questa occasione, è attento a non trasformare la peregrinazione in un privilegio per pochi e in un’occasione di turismo religioso. Si aprirà la Porta Santa di San Pietro a Roma, ma, successivamente, otto giorni dopo, si apriranno le porte delle altre Basiliche Romane e quelle di tutte le cattedrali e santuari del mondo, in modo che sia un chiaro segnale del “nostro cammino verso Dio” e dell’incontro con la Sua misericordia. La vita, infatti, è un cammino progressivo e, a volte, pieno di difficoltà verso l’ultima meta, che è Dio. Sarà importante, inoltre, permettere di raggiungere la ‘porta santa’, anche a coloro che sono costretti a stare in casa, agli infermi, ai carcerati e agli emarginati: “Sarà in questa occasione – scrive il Papa – una Porta della Misericordia dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza” (MV,3). Inoltre, non dobbiamo negare che sia lo stesso Gesù, colui che ci indica le “tappe” della peregrinazione attraverso le quali raggiungere la meta. Queste, infatti, consistono in: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato” (Lc 6, 37-38). Dobbiamo essere capaci, in fine, di trasmettere il senso del peregrinare come ‘segno’ della vita: un cammino che deve condurre verso l’incontro con l’amore infinito ed eterno di Dio. Possiamo sperimentarlo fin da ora attraverso il perdono. L’anno giubilare vuole indicarci il significato cristiano della vita che, come cammino, ci conduce verso il Padre e il suo Regno¹³. In questo anno santo, ci ricorda Sua Santità, potremo, infatti, fare la doppia esperienza di aprire il cuore a tutti coloro che vivono nelle periferie esistenziali più contraddittorie e che, sempre più spesso, il mondo moderno drammaticamente crea, e guardare la miseria del mondo e le ferite di tanti nostri fratelli, per portar loro conforto e pace. Per raggiungere questo obiettivo il Papa ci invita a mettere in pratica, principalmente, le ‘opere di misericordia corporali e spirituali”¹⁴.

3.Terzo passo: “Conversione personale e comunitaria”.

La meta principale per vivere con efficacia l’anno giubilare è la conversione. Al sentirsi oggetti di misericordia deve corrispondere il diventare soggetti di opere di misericordia. Questo, naturalmente, esige una conversione. L’anno giubilare della misericordia è ‘kairós’; è ‘tempo propizio’ di grazia per cambiare mentalità e attitudini, orientando i nostri passi verso il bene e la verità. La misericordia di Dio è raggiungibile perché: “Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato e nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona” (MV, 3). Raggiungeremo la misericordia di Dio se saremo capaci di riconoscere i nostri peccati e ritornare alla casa del Padre, che ci attende a braccia aperte. Questo, della misericordia, è un tema già trattato ampiamente da Papa Giovanni Paolo II in una delle sue Encicliche in cui scrive che il paradigma della misericordia si trova nel padre del figliol prodigo quando perdona suo figlio, che si pente dei suoi peccati: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro te”¹ (Lc 15,18). Gesù perdona anche il ladro pentito (Lc 23, 39-43) e afferma che “ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7). Il perdono, infatti, è per tutti coloro che lo chiedono. L’invito del Papa alla conversione, a questo punto, si orienta soprattutto alle persone che, a causa della loro condotta, sono lontani dalla grazia di Dio: i criminali, sedotti dal denaro, e le persone, colpevoli e complici di corruzione. Per tutti, grida il Papa: “Questo è il momento favorevole per cambiare vita!” (MV,19). Affinché ci sia anche una conversione istituzionale è necessaria una conversione personale. Noi siamo, innanzitutto, gli operatori pastorali, i primi che necessitiamo di un profondo esame di coscienza in vista di una vera conversione. Papa Francesco, per questo, mise le basi in una straordinaria riflessione della Esortazione Apostolica ‘EG’, dove denunciava le ‘tentazioni degli operatori pastorali’ ¹⁶.

In questo anno giubilare è urgente, per noi, attualizzare la nostra conversione, rendendola ‘sociale’, vale a dire, comprensiva del rifiuto, audace e deciso, all’idolatria disumanizzante del denaro, che priva l’uomo delle sue proprie qualità. Questa, infatti, si è trasformata in un “idolo” di enorme potere che, per sopravvivere, richiede sempre più vittime. Questa è la logica irrazionale che impone il capitalismo quando spinge ad accumulare instancabilmente benessere, ma lo fa, da una parte, generando fame, povertà e morte, e, dall’altra, schiacciando, sempre di più, i più deboli. Di fronte a questa realtà, è nostro dovere recuperare la compassione e la misericordia di Gesù: “è giunto il momento di recuperare la compassione come patrimonio fondamentale, che Gesù ha lasciato all’umanità; la forza per impregnare l’andamento del mondo e il principio d’azione per indirizzare la storia verso un futuro più umano”¹⁷.

Per essere compassionevoli come il Padre, quindi, è necessario combattere l’oblio nei confronti delle vittime innocenti e l’abbandono di milioni di esseri umani, che soffrono a causa del sistema dominante. Dobbiamo capire che non è lecito chiuderci nella società del benessere ignorando l’altra società del malessere, nella quale milioni di esseri umani nascono per estinguersi, peró, in breve tempo, in una vita che sa solo di morte. Per essere compassionevoli come il Padre è necessario cercare la giustizia di Dio iniziando dagli ultimi. Lo comprese molto bene, infatti, San Giovanni della Croce con la sua affermazione: “Al tramonto della nostra vita saremo giudicati sull’amore” verso i poveri. Questo modo di amare, inoltre, esige una “mistica dagli occhi aperti”, che ci permette di vedere il dolore di Dio nel dolore degli uomini. Questa è, davvero, “la rivoluzione della tenerezza”, scatenata da Papa Francesco. Oggi, più che mai, urgono uomini e donne, che ci prospettino con passione l'apertura alla pienezza dell'ignoto; che ci innalzino, di tanto in tanto, da tanto volo strisciante, da tanta illusione di pienezza in un mondo senza orizzonti, e che ci permettano, con speranzosa forza d’animo, di ritornare alla utopia osando costruire un mondo dove sia possibile la libertà, l’avventura del servizio e della misericordia reciproca.

  1. Quarto passo: “Dare testimonianza ecclesiale”.

Un altro frutto importante dell’anno giubilare deve essere la testimonianza ecclesiale della misericordia di Dio. La Chiesa ha, davvero, il compito di annunciare la misericordia di Dio. La Sposa di Cristo deve fare suo il comportamento del Figlio di Dio, che esce ad incontrare tutti, senza esclusioni. “Nel nostro tempo, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale. È determinante per la Chiesa e per la credibilità del suo annuncio che essa viva e testimoni, in prima persona, la misericordia. Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere misericordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrovare la strada per ritornare al Padre” (MV,12). La Chiesa, che continua ad essere oggetto di severe critiche, a causa dei gravi peccati di alcuni suoi ministri e l’indolenza di altri, si deve ricordare della fiducia persa e del suo vero volto di misericordia. Un’altra preoccupazione del Papa, oggi, è quella di raggiungere coloro che necessitano dell’amore e della misericordia di Dio: “Quante situazioni di precarietà e sofferenza - denuncia il Papa - sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi!”

In questo Giubileo straordinario della misericordia la Chiesa è chiamata, ancora di più, a curare le ferite, a lenirle, con l’olio della consolazione, e a fasciarle con il balsamo della misericordia per non cadere, sono le parole del Papa: “nell’indifferenza che umilia, nell’abitudine che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge” (MV, 15).

La dimensione ecclesiale della misericordia è stata fatta presente anche nel discorso conclusivo del Papa, al Sinodo sulla famiglia, quando ha fatto riferimento all’abbraccio fraterno di Dio, pieno di misericordia, che si è manifestato proprio durante l’evento del Sinodo: “abbiamo cercato – ha dichiarato - di abbracciare pienamente e coraggiosamente la bontà e la misericordia di Dio, che supera i nostri calcoli umani, e che non desidera altro che tutti gli uomini siano salvati”. In fine, possiamo pensare e credere che la misericordia sia il nucleo del messaggio evangelico; che sia lo stesso nome di Dio e che, quindi, anche tutto quello che la Chiesa dice e realizza manifesti la misericordia che Dio ha per l’uomo. Perfino il Papa emerito Benedetto XVI indicava, nella misericordia, la connotazione principale della Chiesa: “quando la Chiesa – diceva – deve ricordare una verità dimenticata, o un bene tradito, lo fa sempre guidata dall’amore misericordioso, affinché gli uomini abbiano vita e l’abbiano in abbondanza”.

Senza dubbio, in questo periodo, siamo stati positivamente sorpresi, più di una volta, per le esternazioni, i discorsi, i gesti impattanti e le azioni esemplari di Papa Francesco. In così poco tempo, sicuramente, è diventato il volto misericordioso di Gesù e della Chiesa, che ha ben presente la tenerezza di Dio¹⁸. La sua Vocazione, infatti, è quella di essere sempre buona samaritana. A riguardo -scrive J. Sobrino- “se non è, prima di tutto, buona samaritana, tutte le altre cose saranno irrilevanti. Il luogo della Chiesa dove, davvero, si gioca la sua credibilità, è quello del ferito nel cammino”¹⁹.

La riflessine sulla misericordia, in tutta la sua dinamica divina e personale, non sarebbe completa senza estenderla nella vita umana che, invece, si nutre anche di fragilità e di incoerenze. Per cui, quello che diamo per scontato, a volte, non lo è. Per esempio, quando la fede e la speranza nella misericordia di Dio si trasformano, concretamente, nel peccato della “disperazione”. Questo, alla luce della rivelazione biblica, presuppone una dimenticanza volontaria delle qualità proprie di Dio: la sua fedeltà e la sua misericordia. Per disperazione, l’uomo potrebbe smettere di aspettarsi da Dio la sua salvezza personale, l’aiuto per raggiungerla e il perdono dei suoi peccati. Risulterebbe essere un gesto drammatico di rifiuto della bontà e misericordia di Dio e, di conseguenza, di ansia nei confronti della vita. É a causa del mistero del male nel mondo, e nella Chiesa, che illuminato dallo Spirito Santo, Sua Santità ha sentito l’urgenza di convocare questo anno giubilare della misericordia.

  1. PROPOSTE DEL PAPA PER L’ANNO GIUBILARE STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA
  2. 24 ORE PER IL SIGNORE. Si tratta di una maratona di confessioni da celebrarsi durante il venerdì e sabato, prima della IV Domenica di Quaresima, in ogni diocesi. Il Papa desidera, in questo modo, che si dia impulso, specialmente, alla celebrazione del Sacramento della Riconciliazione perché ci permette di sperimentare, sulla nostra carne, la grandezza della misericordia. Ai confessori il Papa chiede di essere un vero segno della misericordia del Padre e servitori, rispettosi e buoni, del perdono di Dio. Evitando la nefasta abitudine di sentirsi proprietari del Sacramento.
  3. I MISSIONARI DELLA MISERICORDIA. Allo scopo di predicare la misericordia del Signore, e con la concessione di perdonare i peccati riservata alla Sede Apostolica, Sua Santità desidera che in tutte le diocesi si accolgano i Missionari della Misericordia e del perdono: “sacerdoti a cui dare anche l’autorità di perdonare i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica”.
  4. LA MISSIONE PER IL POPOLO. Allo scopo di annunciare la gioia del perdono, Papa Francesco suggerisce che si organizzino vere ed entusiastiche “missioni per il popolo”. Per questa ragione, chiede ai Vescovi che invitino e accolgano i missionari, predicatori convincenti della misericordia. In questo contesto, possiamo collocare il gesto concreto del Papa in preparazione dell’anno Santo della misericordia, vale a dire, le Bolle pontificie “Mitis iudex Dominus Iesus” e “Mitis et misericors Iesus”, finalizzate a sveltire le procedure canoniche di riconoscimento dell’annullamento matrimoniale, sia per la Chiesa Latina che per la Orientale e, anche, donare serenità e pace ai matrimoni in condizione di annullamento del matrimonio.
  5. LA QUARESIMA. “La quaresima di questo anno giubilare – sono le parole del Papa – sia vissuta con più intensità e come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio”. Un modo per viverla, in maniera più intensa, è, sicuramente, attraverso le preghiere, il digiuno, la carità e la meditazione del profeta Isaia: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandate liberi gli oppressi… (58, 6-11).
  6. LE INDULGENZE. Esiste un certo equivoco teologico e pastorale attorno a questo tema delle indulgenze già dalla polemica luterana, che ha visto la predicazione delle indulgenze come una volgare commercializzazione del perdono, fino a quel concetto popolare dai connotati magici, del pensare che, attraversare la Porta Santa, si ricevono automaticamente grazie spirituali. Nonostante il perdono, portiamo nella nostra vita le contraddizioni, che sono la conseguenza dei nostri peccati. Nel sacramento della riconciliazione Dio perdona i peccati, che davvero sono cancellati, peró, l’impronta negativa, che i peccati lasciano sui nostri comportamenti e i nostri pensieri, permane. Certo, la misericordia di Dio è più forte di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che, attraverso la Sposa di Cristo, raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo del peccato, abilitandolo ad agire con carità e a crescere nell’amore, piuttosto che ricadere nel peccato²⁰. Indulgenza è sperimentare la santità della Chiesa che partecipa, a tutti, i benefici della redenzione di Cristo perché il perdono sia esteso fino alle estreme conseguenze a cui giunge l’amore di Dio (MV, 22). In fine, l’indulgenza è la generosa attitudine di Dio che, oltre a perdonare, ci eleva, con la grazia, alla santificazione: oltre a perdonare al figliol prodigo, infatti, lo riceve al banchetto della gioia. Quali sono le condizioni per ricevere l’indulgenza? Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a realizzare una breve “peregrinazione” verso la porta santa, porta della misericordia²¹, aperta in ogni cattedrale o chiese, stabilite dal vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche papali a Roma, come segno del desiderio profondo di autentica conversione²². Altri requisiti sono: l’Eucarestia, la Riconciliazione Sacramentale, la professione di fede con la preghiera per il Papa e le sue intenzioni.
  7. IL LOGO DEL GIUBILEO. Il logo del “Giubileo della Misericordia” è, principalmente, un riassunto. Infatti, con il motto “misericordiosi come il Padre”²³ troviamo rappresentato Gesù Cristo, che porta sulle sue spalle l’uomo perduto. Il disegno è stato realizzato in modo tale da far risaltare il Buon Pastore, che “tocca” in profondità la carne dell’uomo, e lo fa con un amore capace di cambiargli la vita per sempre. Inoltre, nel disegno, gli occhi del Buon Pastore si confondono con quelli dell’uomo: Cristo vede con gli occhi di Adamo ed egli lo fa con gli occhi di Cristo. Così, ogni uomo scopre Cristo, nuovo Adamo, la propria nuova umanità e il futuro che lo attende, contemplando, nel proprio sguardo, l’amore del Padre. I tre ovali concentrici, di colore progressivamente più chiaro verso l’esterno, a loro volta, suggeriscono il movimento di Cristo che tira fuori l’uomo dalla notte del peccato e dalla morte.

Conclusione

La sfida per la Chiesa è doppia: sperimentare la misericordia di Dio, che la perdona e ama, nonostante i suoi peccati, e cambiarsi in volto della misericordia che salva, redime, trasforma, libera, eleva, purifica e dona vita in abbondanza. Infine, crediamo che il nostro obbligo morale, per tutto l’anno giubilare, sia viverlo spinti dalla Paola che ci supplica di essere “misericordiosi come il Padre”. Tuttavia, la riflessione teologica sulla misericordia non può limitarsi a essere solo una pia esortazione, ma deve rispondere alla seguente domanda: “Siamo, veramente, misericordiosi come il Padre per questo mondo, sommerso di povertà e di odio e che si dibatte alla ricerca di significato, di verità e di pace?”

Maria, la madre della misericordia, con la dolcezza del suo sguardo, ci accompagni, in questo Anno Santo Giubilare, affinché possiamo tutti riscoprire la gioia della tenerezza e misericordia di Dio.

Umberto Mauro Marsich s.x.

Note:

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1 –“In quel giorno, chiudendo la Porta Santa avremo anzitutto sentimenti di gratitudine e di ringraziamento verso la SS. Trinità per averci concesso questo tempo straordinario di grazia”. (MV, 5).

2 –‘Gaudet Mater Ecclesia’, testo originale n. 2-3.

3.-Allocuzione ultima sessione pubblica Concilio Vaticano II, 7 dicembre 1965.

4 -Cf. Menegazzo L. “I quaderni dei Saveriani” n. 92

5 - Cf. S. Beda il Venerabile (672-735), ‘Omelia 21’.

6 - S. Agostino, ‘La Trinità’ I, 3-6.

7.- S. Tommaso d’Aquino, ‘Summa Theologiae’, II-II, q.30, a.4.

8.- “Il temine ‘misericordia’ bisogna comprenderlo bene perché può connotare cose vere e buone, però, anche cose insufficienti e pericolose: sentimento di compassione (con il pericolo che non sia accompagnato da una prassi), ‘opere di misericordia’ (con il pericolo di non analizzare le cause della sofferenza), sollievo delle necessità individuali (con il pericolo di trascurare la trasformazione delle strutture), atteggiamenti paternalisti (con il pericolo del paternalismo)…” (Cf. Sobrino Jon, “La Iglesia Samaritana”, in ‘Signos de los tiempos’, IMDOSOC, México). 

Per evitare ambiguità, ci puó aiutare lo scopo per cui il Papa ha indetto questo Anno Giubilare della misericordia: “Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre” (MV, 3).

9.- Cf. Superiore Generale in “I quaderni dei Saveriani”, n. 92.

10.- Ib. “conclusioni”.

11.- Citiamo, ad esempio, le parabole della pecorella smarrita, della dramma perduta e del figliol prodigo (Lc 15, 1-32). In queste parabole, infatti, Dio è descritto sempre pieno di gioia, soprattutto, quando può perdonare.

12.- Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’Anno Santo perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è ‘viator’: un pellegrino che percorre una strada fino alla meta agognata... un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. (MV, 14).

13.- Nella Sacra Scrittura la sequenza del tempo e della vita è lo spazio nel quale Dio e l’uomo si incontrano nella speranza della gioia eterna.

14.- Le opere di misericordia ‘corporali’ sono: dar da mangiare all’affamato, dar da bere all’assetato, vestire l’ignudo, accogliere il forestiero, assistere gli infermi, visitare i prigionieri, sotterrare i morti; mentre le opere di misericordia ‘spirituali’ sono: dar consigli a chi ne ha bisogno, insegnare a chi no sa, correggere chi sbaglia, consolare l’infelice, perdonare le offese, sopportare con pazienza le persone fastidiose e pregare Dio per i vivi e per i defunti.

15.- S. Giovanni Paolo II, Enciclica ‘Dives in Misericordia’.

16.- Papa Francisco, ‘Evangelii Gaudium’ 76-109.

17.-Cf. Pagola J.A., “Jesus y el dinero”, PPC, Messico 2013.

18.- Un luogo, in cui urge portare misericordia è, del desiderio del Papa, quello dei matrimoni feriti. Infatti così si è espresso: “Necessitiamo di una Chiesa, che fedele alla sua natura di madre, sente l’obbligo di cercare e curare le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e il balsamo della misericordia”.

19.- “Quando la Chiesa esce da se stessa per entrare nel cammino nel quale si incontrano i feriti, allora, si decentra realmente e, così, assomiglia veramente a Gesù, il quale non predicò a se stesso, ma offrì ai poveri la speranza del Regno di Dio e scosse tutti, spronandoli alla costruzione di questo Regno”. Cf. Sobrino J., “La Iglesia Samaritana”, in ‘Signos de los tiempos’, IMDOSOC, Messico.

20.- Papa Francesco, a proposito, scrive: “Desidero che l’indulgenza giubilare giunga per ognuno come genuina esperienza della misericordia di Dio, la quale a tutti va incontro con il volto del Padre che accoglie e perdona, dimenticando, completamente, il peccato commesso” Cf. ‘Lettera di indulgenza’, Papa Francesco in occasione del Giubileo straordinario della misericordia.

21.- “Sarà in questa occasione – scrive il Papa – una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza” (MV, 3).

22.- Anche nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza. L’indulgenza giubilare, infine, può essere ottenuta anche per quanti sono defunti. Cf. ‘Lettera di indulgenza’, Papa Francesco in occasione del Giubileo straordinario della misericordia.

23.- “Misericordes sicut Pater” (Lc 6, 36).


AÑO JUBILAR DE LA MISERICORDIA

“El Jubileo extraordinario de la misericordia es una gran invitación a celebrar, a vivir y a cantar la misericordia del Padre, revelada por el Señor Jesús, e infundida en nuestros corazones por el Espíritu Santo”.

Introducción.

En ocasión de los cincuenta años de la conclusión del Concilio Vaticano II, el 8 de diciembre de 1965, el Papa Francisco ha convocado a la Iglesia a vivir un Jubileo Extraordinario de la Misericordia, por cierto año extraordinario de gracia, a partir del 8 de diciembre de 2015, para concluir en la solemnidad litúrgica de Jesucristo, Rey del Universo, el 20 de noviembre de 2016[1]. La llamada a esta conmemoración tiene una relación directa con el mismo Concilio, tanto en su intencionalidad inicial como en su realización final. Efectivamente, como recuerda el Papa Francisco en su Bula, fue Juan XXIII el que invitó a la Iglesia, desde el discurso inaugural del Concilio, a dejar atrás algunas actitudes que no han favorecido a la evangelización, “en nuestro tiempo, la Esposa de Cristo prefiere usar la medicina de la misericordia y no empuñar las armas de la severidad… La Iglesia Católica, al elevar por medio de este Concilio Ecuménico la antorcha de la verdad católica, quiere mostrarse madre amable de todos, benigna, paciente y llena de misericordia y de bondad para con los hijos separados de ella”[2]; actitud que también destacó el Papa Pablo VI en su alocución de clausura cuando dijo que “el Concilio ha enviado al mundo contemporáneo en lugar de deprimentes diagnósticos remedios alentadores, en vez de funestos presagios mensajes de esperanza…Otra cosa debemos destacar aún: toda su riqueza doctrinal se vuelca en una única dirección: servir al hombre. Al hombre en todas sus condiciones, en todas sus debilidades, en todas sus necesidades”[3].

El Concilio Vaticano II ha sido el primero que no incluyó “anatemas” en su redacción, es decir, sentencias condenatorias y excluyentes ante determinadas posturas doctrinales. Por supuesto que ha afirmado los principios cristianos fundamentales, pero, los ha presentado con una actitud nueva, como lo expresa el Papa Pablo VI: “una corriente de afecto y admiración se ha volcado del Concilio hacia el mundo moderno. Ha reprobado los errores, sí, porque lo exige, no menos la caridad que la verdad, pero, para las personas, sólo invitación, respeto y amor”. En Jesús de Nazaret, desde luego, la misericordia y la compasión encuentran su mejor realización humana y se convierten, así, en la más precisa revelación, en términos humanos, de lo que es Dios. En efecto, toda su predicación está movida por la compasión; lo mismo sus curaciones y milagros. Jesús, en fin, es la mejor transparencia del Padre; es el rostro de su misericordia: ‘Misericordiae Vultus’ (MV).

Nuestro padre General, en su quinta carca circular, refiriéndose a los dos meses de simultaneidad, entre el año jubilar de la misericordia y el de la vida consagrada, lo interpreta como una coincidencia que quiere ser una eficaz explicación del sentido de la Vida Consagrada, es decir, que “ser consagrados significa ser puerta que abre a la misericordia de Dios…y lo somos, de facto, cuando anunciamos, con palabras y obras, que Jesús es amor, es camino, verdad y vida[4]

A nuestro aviso, son sobre todo tres las afirmaciones teológicas que fundamentan la Bula del Papa Francisco, bula de indicción del año jubilar, dándole, así, más sentido al ‘Jubileo Extraordinario de la Misericordia’.

 

AFIRMACIONES TEOLÓGICAS QUE FUNDAMENTAN LA BULA ´MISERICORDIAE VULTUS’. 

  1. Jesucristo es el rostro de la misericordia del Padre (MV, 1).

La misericordia, por cierto, es la síntesis de la vida de fe cristiana porque es la doctrina de Jesús y el fundamento del Evangelio. Jesús de Nazaret con su palabra, con sus gestos y con toda su persona, revela, de facto, la misericordia del Padre, siendo justamente Él su ‘rostro’. El amor de Dios, y su misericordia, se ha hecho ahora visible y tangible en toda la vida de Jesús (MV, 8) y es la razón por la cual Cristo se ha hecho hombre. Los signos, que realiza en su vida, sobre todo hacia los pecadores, hacia las personas pobres, excluidas, enfermas y sufrientes, llevan consigo el distintivo de la misericordia. En Él todo habla de la misericordia y lo que lo mueve no es sino la misericordia. Por ejemplo, en ocasión de la vocación de Mateo. Pasando delante del banco de los impuestos, los ojos de Jesús se posan sobre los de Mateo. Se trata de una mirada, cargada de misericordia, que perdona los pecados de aquel hombre hasta elegirlo como uno de los Doce: ‘Miserando atque eligendo’, es decir, Jesús miró a Mateo con amor misericordioso y lo eligió[5]. Es en el Nuevo Testamento, ya sea en el lenguaje de Jesús como en sus acciones, donde mejor encontramos presente el rasgo misericordioso de Dios. La misión, que Jesús ha recibido del Padre, ha sido la de revelar el misterio del amor divino en plenitud. S. Guido María Conforti, no acaso, señalaba en Cristo crucificado el modelo más verídico de la misericordia. En efecto –decía- ‘aprendemos del crucificado que la misericordia consiste sólo y sencillamente en el don total de sí’. 

El mismo Jesús, bien sabemos, ha señalado la misericordia como ideal de vida y como criterio de credibilidad de la fe. “Dichosos los misericordiosos, porque encontrarán misericordia” es, por cierto, la bienaventuranza en la que hay que inspirarse siempre, nos dice Papa Francisco quien, desde luego, desea cálidamente que a todos, creyentes y lejanos, pueda llegar el bálsamo de la misericordia, como signo del Reino que está ya presente en medio de nosotros (MV, 5). Los que más esperan misericordia, desde luego, son las víctimas de este mundo injusto, desigual y excluyente: son los pobres que no tienen esperanza y a quienes Jesús anuncia el Reino de Dios; son los asaltados del camino, que desean experimentar la solicitud misericordiosa de quienes pasan cerca de ellos. Tener misericordia, concretamente, significa erradicar el sufrimiento, masivo e injusto, que atormenta la existencia de una gran parte de nuestro prójimo. En ‘MV’ Papa Francisco insiste en invitarnos a percibir el gran mensaje, acerca de la misericordia, contenido en las numerosas parábolas de Jesús. De hecho, escribe: “Jesús revela la naturaleza de Dios como la de un gran Padre que nunca se da por vencido hasta no disolver el pecado y subyugar el rechazo con la compasión y la misericordia”. La referencia es a tres parábolas particulares: la de la oveja perdida, la de la moneda encontrada y la del padre bueno y el hijo recuperado a la vida (Cfr. Lc 15, 1-32). En ellas, la misericordia es presentada como la fuerza, que todo vence, que llena el corazón de amor y que consuela con el perdón (MV, 9). La belleza de las parábolas de la misericordia se refleja siempre en algún corazón humano desnudo que se despliega, generosamente, en aliviar el dolor ajeno. En efecto, donde falta la disponibilidad a mirarse dentro no hay misericordia; sólo queda la ostentación de algún hombre rico, vestido de púrpura y lino costosísimo, pero incapaz de mirar al corazón del pobre, abandonado afuera del portón de su casa (Lc 16, 19). Es, en cambio, verdaderamente misericordioso quien perdona a sus enemigos y les hace el bien, según lo que está escrito: ‘amen a sus enemigos y hagan el bien a quien los odia’ (Lc 6, 27). S. Agustín, en sus luminosas intuiciones, había detectado muy bien la doble faceta de la misericordia cristiana: la que perdona y la que socorre la necesidad del pobre, ofreciendo además, como intelectual que era, una particular atención, también, a la fatiga de quien busca espirales de verdad para poder seguir viviendo[6].

  1. Misericordia es la ‘palabra’ que revela el misterio de amor eterno en la Santísima Trinidad (MV, 2). 

En ‘MV’, el Papa Francisco escribe que al dirigir la mirada a Jesús y a su rostro misericordioso, es posible captar el amor de la ‘Trinidad’. En efecto, la misión, recibida del Padre, no es otra que la de revelar el amor infinito y eterno del Padre y del Espíritu Santo, que, en su persona, se da a todos sin exclusión: “todo en Él habla de misericordia. Nada en Él está ausente de misericordia” (MV, 8).

Después del pecado de Adán y Eva, en efecto, Dios no quiso dejar la humanidad en soledad y a merced del mal y, ante la gravedad del pecado, respondió con la plenitud del perdón, a través el misterio pascual de su hijo Jesús. Toda la historia de salvación, en efecto, es un despliegue del amor misericordioso de Dios Padre para con sus hijos amados: “he visto la opresión de mi pueblo en Egipto, he oído sus quejas contra los opresores, me he fijado en sus sufrimientos y he bajado a liberarlos” (Ex 3, 7s). No acaso, una característica de la religión bíblica es la ‘historicidad’. Dios, en efecto, no permanece relegado en los cielos luminosos de lo eterno, sino que decide encaminarse por los caminos polvorientos de la historia humana y del espacio terrenal. Decide hacerse historia asumiendo carne humana: ‘ho logos sarx hegéneto’, la Palabra se hizo carne (Jn 1, 14). Decía S. Tomás de Aquino, justamente, que es propio de Dios usar misericordia y sorprendernos y que, especialmente en esto, se manifiesta su omnipotencia[7]. No olvidemos, por tanto, que desde el corazón de la Trinidad, desde la intimidad más profunda del misterio de Dios, brota y corre sin parar el gran río de la misericordia (MV, 25). Como se puede notar, ‘misericordia’, en la Sagrada Escritura, es la ‘palabra clave’ para indicar el actuar de Dios hacia nosotros. Él no se limita a afirmar su amor, sino que lo hace visible y tangible. Según el Antiguo Testamento, la misericordia y la compasión son las dos características que definen a Dios que, en sí, es y será siempre esencialmente ‘amor’. Estas características hacen de Dios, no un ser trascendente y lejano, encerrado en sí mismo, sino un ser volcado hacia sus hijos. Como Él es misericordioso, así estamos nosotros llamados a serlo los unos con los otros (MV, 9).

  1. Misericordia es ‘la viga’ que sostiene la vida de la Iglesia y, por tanto, la del cristiano (MV, 12).
  •  Misericordia como ‘tarea’ de la Iglesia y del cristiano.

La credibilidad de la Iglesia, por cierto, pasa a través del camino del amor misericordioso y compasivo. La Iglesia, por tanto, tiene la misión de anunciar la misericordia de Dios, corazón palpitante del Evangelio, a través de todos los medios de que dispone, hasta alcanzar la mente y el corazón de toda persona. Por tanto, donde la Iglesia está presente, allí debe ser evidente la misericordia del Padre: en las parroquias, en las comunidades, en las asociaciones y movimientos, en las familias, en fin, dondequiera que haya cristianos. Ser ‘misericordiosos como el Padre’ (Lc 6, 36) deberá permanecer como lema y programa de vida de todos los cristianos a lo largo de este año jubilar. La misericordia, en tanto don divino, es, simultáneamente, ‘tarea’ de todos. La misericordia de Dios, en efecto, se reconoce a través de nuestras obras de perdón, de tolerancia amable y de paciencia. Así, por medio del rayo de la misericordia, nuestro mundo, a menudo oscuro y frío, puede tornarse más cálido, luminoso y digno de ser amado. No olvidemos que la misericordia es el segundo nombre del Amor y el complemento de la ‘justicia’.

El mensaje de la misericordia divina, obviamente, debe de tener consecuencias para la vida del cristiano, para la praxis pastoral de la Iglesia y para la configuración de un orden social más digno, justo y solidario. Finalidad de este advenimiento, desde luego, no será sólo la de contemplar la misericordia de Dios, sino vivirla y manifestarla, a la manera del mismo Jesús, quien no juzgó ni condenó[8]. Más bien, perdonó: “no juzguen y no serán juzgados, no condenen y no serán condenados, perdonen y serán perdonados”. El término ‘misericordia’, de hecho, no se refiere, propiamente, a algún sentimiento u emoción sino, más bien, a una ‘virtud operativa’, a la acción[9]. No somos misericordiosos porque nos indignamos frente al dolor y sufrimiento ajeno, sino, porque actuamos para aliviarlo, hoy y aquí[10]. La parábola evangélica, que mejor reproduce la misericordia como praxis es, seguramente, la del ‘buen samaritano’: en él encontramos la imagen de Jesús, quien ha venido para sanar a la humanidad, asaltada por el pecado en el camino de la historia pagando con su propia vida, y notamos la solidaridad de un desconocido, que no se pasa de largo, sino que se hace prójimo del herido, hasta la sanación (Lc 10, 29 ss.).

  • Misericordia como ‘compasión’ ante el sufrimiento ajeno.

Misericordia es, pues, una ‘actitud fundamental ante el sufrimiento ajeno’, en virtud de la cual se reacciona para erradicarlo por la única razón de que existe y con la convicción de que, en esa reacción, se juega, sin escapatoria posible, la autenticidad de la fe en Dios. La compasión por un moribundo, que no tienen ni el sacerdote ni el levita de la parábola, la encontramos sorpresivamente en un Samaritano enemigo: “se le acercó –relata el evangelista- y al verlo sintió compasión” (Lc 10, 29 ss.).

También nuestras comunidades religiosas pueden convertirse en lugares de la misericordia, donde los hermanos destacan por la comprensión recíproca, la paciencia, el apoyo en el camino, la constancia en continuar hacia las metas, que nos hemos propuesto, la perseverancia en la oración y la meditación de la Palabra de Dios. Son todos ‘tiempos de la misericordia’[11]. Además, añade el p. General, ‘la experiencia de la misericordia de Dios y la misericordia recíproca no podrá sino aumentar la alegría de ser discípulos del Señor’[12]. La verdadera compasión, en fin, se revela en esa acción que impulsa a hacerse prójimo del otro, hasta su cuidado integral. El corazón humano, realísticamente, es un abismo impredecible, mientras la misericordia es una cuestión seria: fácil de decir, pero difícil de vivir.

Consideramos que, para vivir este año jubilar, son necesarios cuatro pasos 1. ‘El escuchar la Palabra de Dios’. 2. ‘El peregrinar para cruzar la puerta de la misericordia y como signo de la vida humana’. 3. ‘La urgencia de la conversión personal y comunitaria real’ y 4. ‘El testimonio eclesial y personal del ministerio de la caridad y de la misericordia’.

 LOS CUATRO PASOS PARA VIVIR EL AÑO JUBILAR.

  1. Primer paso: “Escuchar la Palabra de Dios”.

Todo el fundamento de la virtud de la misericordia está en la Escritura, donde Dios, en efecto, se ha revelado como misterio de amor y misericordia. Son muy expresivos, entre otros textos, los salmos con todo su lenguaje poético y figurativo: “Él perdona todas tus culpas, y cura tus dolencias; rescata tu vida del sepulcro, te corona de gracia y misericordia” (Sal 103). “Eterna es su misericordia” dice el estribillo del salmo 136. Es como si quisiera decir que no sólo en la historia –esta historia de salvación que canta el salmo- sino por toda la eternidad el hombre estará siempre bajo la mirada misericordiosa del Padre (MV, 4). Este salmo, que Jesús mismo entonó con sus discípulos antes de la pasión (cfr. Mt 26, 30), ha sido considerado como el gran Hallel en la liturgia judía. Por último, he aquí otras expresiones del salmista: ‘el Señor sana los corazones afligidos y les venda sus heridas’…‘el Señor sostiene a los humildes y humilla a los malvados hasta el polvo’ (Sal 147). En el núcleo del mensaje, transmitido por la Sagrada Escritura, no queda duda que el Dios bíblico es definido, con frecuencia, ‘paciente y misericordioso’ (Sal 144) y, en la historia de la salvación, no es casualidad que su bondad se anteponga a la destrucción y al castigo, anunciados a causa de la impiedad de los hombres. Así, pues, comenta el Papa Francisco: “la misericordia de Dios no es una idea abstracta, sino una realidad concreta con la cual Él revela su amor, que es como el de un padre o una madre que se conmueven en lo más profundo de sus entrañas por el propio hijo” (MV, 6). Acerca de la misericordia divina encontramos pruebas y testimonio a lo largo de toda la Sagrada Escritura. Sin embargo, muy eficaces y luminosas resultan, sobre todo, las parábolas evangélicas por las cuales Jesús revela la naturaleza de Dios como la de un Padre que jamás se da por vencido, hasta tanto no haya superado el rechazo del hijo con la compasión y la misericordia[13].

  1. Segundo paso: “Peregrinar para cruzar la ‘puerta santa’[14] de la misericordia”.

El Jubileo conlleva el signo de la ‘Puerta Santa’ de la misericordia, que se abre, y del ‘camino’, o ‘peregrinación’, que cada uno debe recorrer para cruzarla y recibir los beneficios espirituales propios de este acontecimiento. Sin embargo, el Papa Francisco, en esta ocasión, pone cuidado para no convertir la peregrinación en un privilegio de pocos y en una actividad de turismo religioso. Se abrirá la Puerta Santa de san Pedro en Roma, pero, sucesivamente, ocho días después, se deberán abrir las puertas de las demás Basílicas Romanas y las de todas las catedrales, y santuarios a lo largo del mundo, de tal forma que sea un claro signo de “nuestro camino hacia Dios” y del encuentro con su misericordia. La vida, en efecto, es camino progresivo y, a veces, lleno de dificultades hacia la meta última, que es Dios. Será importante, incluso, permitir llegar a la ‘puerta santa’, también, a quienes no pueden salir de sus casas, a los enfermos, a los encarcelados y a los marginados: “en esta ocasión –escribe el Papa- será una Puerta de la Misericordia, a través de la cual cualquiera que entre podrá experimentar el amor de Dios que consuela, que perdona y ofrece esperanza” (MV, 3). Además, no debemos desestimar que Jesús mismo es quien nos indica las ‘etapas’ de la peregrinación mediante las cuales alcanzar la meta. Estas, de hecho, consisten en: “no juzguen y no serán juzgados; no condenen y no serán condenados; perdonen y serán perdonados. Den y se les dará” (Lc 6, 37-38).

Debemos ser capaces, en fin, de transmitir el sentido del peregrinar como signo de la vida: un camino que debe llevarnos hacia el encuentro con el amor infinito y eterno de Dios. Desde ahora, por cierto, podemos ya experimentarlo a través del perdón. El año jubilar quiere indicarnos el significado cristiano de la vida que, como camino, nos conduce hacia el Padre y su Reino[15]. En este año santo –nos lo recuerda su Santidad- podremos también hacer la doble experiencia de abrir el corazón a cuantos viven en las más contradictorias periferias existenciales que, con frecuencia, el mundo moderno dramáticamente crea, y de mirar las miserias del mundo y las heridas de tantos hermanos nuestros, para llevarles conforto y paz. Para lograrlo, el Papa nos insta a poner en práctica, principalmente, las ‘obras de misericordia corporales’ y ‘espirituales’[16].

  1. Tercer paso: “Convertirse personal y comunitariamente”.

La meta más importante, para vivir con eficacia el año jubilar, es la conversión. Al sentirnos objetos de misericordia debe corresponder el volvernos sujetos de obras de misericordia, cosa que, desde luego, pide conversión. El año jubilar de la misericordia es ‘kairós’; es ‘tiempo favorable’ de gracia para cambiar de mentalidad y de actitudes, reorientando nuestros pasos hacia el bien y la verdad. La misericordia de Dios es alcanzable porque “ante la gravedad del pecado, Dios responde con la plenitud del perdón. La misericordia siempre será más grande que cualquier pecado y nadie podrá poner un límite al amor de Dios que perdona” (MV, 3). Alcanzaremos la misericordia de Dios si seremos capaces de reconocer nuestros pecados y regresar a la casa del Padre, que nos espera con los brazos abiertos. Este, de la misericordia, es un tema que ya había tratado ampliamente el Papa Juan Pablo II en una de sus Encíclicas: “el paradigma de la misericordia – escribía- es la del padre del hijo pródigo que perdona a su hijo cuando se ha arrepentido de sus pecados. Padre, pequé contra el cielo y contra ti…”[17] (Lc 15, 11-32). Jesús perdona también al ladrón arrepentido (Lc 23, 39-43) y declara que ‘hay más alegría en el cielo por un pecador, que se arrepiente, que por noventa y nueve justos que no necesitan arrepentirse’ (Lc 15,7). El perdón, desde luego, es para todos aquellos que lo piden. La invitación del Papa a la conversión, a este punto, se dirige especialmente a las personas que, debido a su conducta, se encuentran lejanas de la gracia de Dios: los criminales seducidos por el dinero y las personas culpables y cómplices de la corrupción. ‘¡Para todos - grita el Papa - este es el tiempo oportuno para cambiar de vida!’ (MV, 19). Para que se dé también una conversión institucional, necesaria es la conversión personal. Somos, sobre todo los agentes de pastoral, los primeros que necesitamos un profundo examen de conciencia en orden a una verdadera conversión. El Papa Francisco, para ello, puso las bases en una extraordinaria reflexión de la Exhortación Apostólica ‘EG’, que él llamó ‘tentaciones de los agentes pastorales’[18].

En este año jubilar urge que actualicemos nuestra conversión haciéndola ‘social’, es decir, incluyente del rechazo, audaz y determinante, de la idolatría deshumanizante del dinero. Éste, de facto, se ha convertido en un ídolo de inmenso poder que, para subsistir, pide cada vez más víctimas. Así es de irracional la lógica que impone el capitalismo: empuja a acumular insaciablemente bienestar, pero lo hace, por una parte, generando hambre, pobreza y muerte y, por otra, aplastando, cada vez más, a los más débiles. Ante esta realidad, se nos apremia a recuperar la compasión y la misericordia de Jesús: “ha llegado el momento de recuperar la compasión como la herencia decisiva, que ha dejado Jesús a la humanidad; la fuerza que ha de impregnar la marcha del mundo y el principio de acción que ha de mover la historia hacia un futuro más humano[19]. Ser compasivos como el Padre, por tanto, exige luchar contra el olvido de las víctimas inocentes y el abandono de los millones de seres humanos que sufren por el sistema dominante. Debemos entender que no es lícito encerrarnos en la sociedad del bienestar ignorando esa otra sociedad del malestar, en la que millones de seres humanos nacen para extinguirse, al poco tiempo, en una vida que sólo sabe a muerte. Ser compasivos como el Padre exige buscar la justicia de Dios, empezando por los últimos.

Bien intuyó, por cierto, S. Juan de la Cruz cuando afirmó que ‘en el ocaso de nuestras vidas, seremos juzgados en el amor’ misericordioso hacia los pobres. Esta manera de amar, además, exige una ‘mística de ojos abiertos’ que nos permita ver el dolor de Dios en el dolor del hombre. Esta es, en efecto, la ‘revolución de la ternura’ desatada por el Papa Francisco. Hoy, más que nunca, urgen hombres y mujeres que propongan con pasión el abrirse a la plenitud de lo desconocido; que nos levanten de tanto vuelo rastrero, de tanta ilusión de plenitud, en un mundo sin horizontes, y nos permitan, con esperanzadora firmeza, la vuelta a la utopía, al atreverse a construir un mundo donde sea posible la libertad y la aventura del servicio y de la misericordia recíproca. 

  1. Cuarto paso: “Dar testimonio eclesial”.

Otro fruto importante del año jubilar debe ser el testimonio eclesial de la misericordia de Dios. En efecto, la Iglesia tiene la misión de anunciar la misericordia de Dios. La Esposa de Cristo debe hacer suyo el comportamiento del Hijo de Dios, que sale a encontrar a todos sin exclusiones. “En nuestro tiempo – nos recuerda el Papa Francisco- en que la Iglesia está comprometida en la nueva evangelización, el tema de la misericordia exige ser puesto y anunciado, una vez más, con nuevo entusiasmo y con una renovada pastoral. Es determinante, por tanto, para la Iglesia y para la credibilidad de su anuncio, que ella viva y testimonie en primera persona la misericordia. Su lenguaje y sus gestos deben transmitir misericordia para penetrar en el corazón de las personas y motivarlas a reencontrar el camino de vuelta al Padre” (MV, 12). La Iglesia, que sigue siendo objeto de críticas severas, por los graves pecados de algunos de sus ministros y la indolencia de otros, debe recobrar la confianza perdida y su verdadero rostro de misericordia. Otra preocupación del Papa, hoy, es que lleguemos a cuantos necesitan del amor y de la misericordia de Dios: “¡cuántas situaciones de precariedad y sufrimiento – denuncia el Papa- existen en el mundo de hoy!” y” ¡cuántas heridas sellan la carne de muchos que no tienen voz porque su grito se ha debilitado y silenciado a causa de la indiferencia de los pueblos ricos!”. En este Jubileo extraordinario de la misericordia, la Iglesia es llamada, aún más, a curar las heridas, a aliviarlas con el óleo de la consolación y a vendarlas con el bálsamo de la misericordia para no caer -son palabras del Papa- “en la indiferencia que humilla, en la rutina que anestesia el ánimo e impide descubrir la novedad, o en el cinismo que destruye” (MV, 15).

La dimensión eclesial de la misericordia se ha hecho presente, también, en el discurso conclusivo del Papa Francisco al sínodo sobre la familia, cuando hizo referencia al abrazo fraterno de Dios, lleno de misericordia, que se ha manifestado en el mismo evento sinodal: “hemos tratado –declaraba- de abrazar plena y valientemente la bondad y misericordia de Dios, que sobrepasa nuestros cálculos humanos y que quiere que todos los hombres se salven”. En fin, podemos pensar y creer que la misericordia es el núcleo central del mensaje evangélico, es el nombre mismo de Dios y que, por tanto, también todo lo que la Iglesia dice y realiza manifieste la misericordia que Dios tiene para con el hombre. También el Papa emérito Benedicto XVI indicaba, en la misericordia, la nota dominante de la Iglesia: “cuando la Iglesia –decía- debe recordar una verdad olvidada, o un bien traicionado, lo hace siempre impulsada por el amor misericordioso, para que los hombres tengan vida y la tengan en abundancia”.

No hay duda que, en este tiempo, hemos quedado positivamente sorprendidos, una y otra vez, por las proclamaciones, alocuciones, gestos impactantes y actuaciones ejemplares del Papa Francisco. En tan poco tiempo, por cierto, se ha convertido en el rostro misericordioso de Jesús y de la Iglesia, que bien hace presente la ternura de Dios[20]. Su vocación, en efecto, es la de ser siempre buena samaritana. A propósito, escribe J. Sobrino “si la Iglesia no es antes que nada buena samaritana, todas las demás cosas serán irrelevantes. El lugar de la Iglesia, en efecto, donde se juega su credibilidad, es el del herido en el camino”[21].

La reflexión acerca de la misericordia, en toda su dinámica divina y personal, no sería completa sin entenderla dentro de lo vivido humano que, a veces, se nutre también de fragilidad y de incoherencia. Por tanto, lo que damos por supuesto, en ocasiones, podría no resultar. Por ejemplo, cuando la fe y la esperanza en la misericordia de Dios se traduce, concretamente, en el pecado de ‘desesperación’. Ésta, a la luz de la revelación bíblica, supone un olvido voluntario de las cualidades propias de Dios: su fidelidad y su misericordia. Por la desesperación, el hombre puede dejar de esperar de Dios su salvación personal, el auxilio para llegar a ella y el perdón de sus pecados. Resultaría ser un acto dramático de rechazo de la bondad y misericordia de Dios y, consecuentemente, de angustia frente a la vida. Es en razón del misterio del mal, en el mundo y en la Iglesia, que, iluminado por el Espíritu, su Santidad ha sentido la urgencia de convocar a este año jubilar de la misericordia. 

PROPUESTAS DEL PAPA PARA EL AÑO JUBILAR EXTRAORDINARIO DE LA MISERICORDIA:

  1. 24 HORAS PARA EL SEÑOR. Se trata de un maratón de confesiones a celebrarse durante el viernes y sábado, que anteceden el IV Domingo de cuaresma, en cada diócesis. El Papa desea, de esta manera, que se dé impulso especial a la celebración del Sacramento de la Reconciliación porque nos permite experimentar, en carne propia, la grandeza de la misericordia. A los confesores, el Papa pide que sean un verdadero signo de la misericordia del Padre y servidores respetuosos y bondadosos del perdón de Dios, evitando la nefasta actitud de sentirse dueños del Sacramento.
  2. LOS MISIONEROS DE LA MISERICORDIA. Con la finalidad de predicar la misericordia del Señor y con la concesión de perdonar pecados reservados a la Sede Apostólica, su Santidad desea que en todas las diócesis se acepten a los Misioneros de la Misericordia y del perdón: “sacerdotes a los cuales daré la autoridad de perdonar los pecados que están reservados a la Sede Apostólica”.  
  3. LAS MISIONES PARA EL PUEBLO. A fin de anunciar la alegría del perdón Papa Francisco sugiere que se organicen verdaderas y entusiastas ‘misiones para el pueblo’. Por esta razón, pide a los Obispos que inviten y acojan, ante todo, a los misioneros, predicadores convincentes de la misericordia. En este contexto podemos ubicar el gesto concreto del Papa en preparación del Año Santo de la misericordia, o sea, las Bulas pontificias ‘mitis iudex Dominus Iesus’ y ‘Mitis et misericors Iesus’, finalizadas a agilizar los procedimientos canónicos de reconocimiento de la nulidad matrimonial, sea para la Iglesia Latina que para la Oriental y, así, devolver serenidad y paz a matrimonios en condiciones de nulidad matrimonial.
  1. LA CUARESMA. “La cuaresma de este año jubilar –son palabras del Papa- sea vivida con mayor intensidad, como momento fuerte para celebrar y experimentar la misericordia de Dios”. Una forma para vivirla de manera más intensa es, seguramente, a través de la oración, del ayuno, de la caridad y de la meditación del profeta Isaías: “Este es el ayuno que yo deseo: soltar las cadenas injustas, desatar los lazos del yugo. Dejar en libertad a los oprimidos…etc.” (58, 6-11).  
  2. LAS INDULGENCIAS. Hay un cierto equívoco teológico y pastoral en torno a este tema de las indulgencias desde la polémica luterana, que hacía ver la predicación de las indulgencias como una burda comercialización del perdón, hasta aquel concepto popular que tiene rasgos mágicos al pensar que, cruzando la puerta santa, se reciben automáticamente gracias espirituales. No obstante el perdón, llevamos en nuestra vida las contradicciones que son consecuencia de nuestros pecados. En el sacramento de la reconciliación Dios perdona los pecados, que realmente quedan cancelados y, sin embargo, la huella negativa, que los pecados dejan en nuestros comportamientos y en nuestros pensamientos, permanece. Bien, la misericordia de Dios es incluso más fuerte que esto. Ella se transforma en indulgencia del Padre que, a través de la esposa de Cristo, alcanza al pecador perdonado y lo libera de todo residuo, consecuencia del pecado, habilitándolo a obrar con caridad y a crecer en el amor, más que a recaer en el pecado[22]. Indulgencia es experimentar la santidad de la Iglesia, que participa a todos de los beneficios de la redención de Cristo, para que el perdón de Dios sea extendido hasta las extremas consecuencias (MV, 22). En fin, la indulgencia es la generosa actitud de Dios quien, además de perdonar, nos eleva con la gracia a la santificación; además de perdonar al hijo pródigo, en efecto, lo recibe en el banquete de la alegría. ¿Cuáles las condiciones para recibir la indulgencia? Para vivir y obtener la indulgencia los fieles están llamados a realizar una breve ‘peregrinación’ hacia la ‘Puerta Santa’, puerta de la misericordia[23], abierta en cada catedral o en las iglesias establecidas por el obispo diocesano y en las cuatro basílicas papales en Roma, como signo del deseo profundo de auténtica conversión[24]. Otros requisitos son: la Eucaristía, la Reconciliación Sacramental, la profesión de fe con la oración por el Papa y sus intenciones.
  1. EL LOGOTIPO DEL JUBILEO. El logotipo del ‘jubileo de la misericordia’ es todo un compendio. En efecto, con el lema ‘misericordiosos como el Padre’ encontramos representado a Jesucristo que carga sobre sus hombros al hombre extraviado. El dibujo se ha realizado en modo tal de destacar el Buen Pastor que ‘toca’ en profundidad la carne del hombre y lo hace con un amor capaz de cambiarle la vida para siempre. Además, en el dibujo, los ojos del Buen Pastor se confunden con los del hombre: Cristo ve con el ojo de Adán y este lo hace con el ojo de Cristo. Así, cada hombre descubre en Cristo, nuevo Adán, la propia nueva humanidad y el futuro que lo espera, contemplando en su mirada el amor del Padre.

Los tres óvalos concéntricos, de color progresivamente más claro hacia el externo, a su vez, sugieren el movimiento de Cristo que saca al hombre fuera de la noche del pecado y de la muerte. 

Conclusión.

El desafío para la Iglesia es doble: experimentar la misericordia de Dios, que la perdona y ama, a pesar de sus pecados, y volverse rostro de la misericordia que salva, redime, transforma, libera, eleva, purifica y da vida en abundancia. En fin, creemos que nuestra obligación moral, a lo largo del año jubilar, es vivirlo impulsado por la Palabra que nos suplica de ser ‘misericordiosos como el Padre’[25]. Ahora bien, la reflexión teológica sobre la misericordia no puede limitarse a ser sólo una exhortación piadosa, sino, respuesta a la siguiente interrogante: “¿somos, de veras, misericordiosos como el Padre para este mundo, sumergido en la pobreza y en el odio y que se debate en la búsqueda de sentido, de verdad y de paz?

María, la madre de la misericordia, con la dulzura de su mirada, nos acompañe en este Año Santo Jubilar para que todos podamos redescubrir la alegría de la ternura y misericordia de Dios.

UMBERTO MAURO MARSICH

 

BIBLIOGRAFÍA

Juan XXIII, Discurso ‘Gaudet Mater Ecclesia’, 11/10/1962.

Pablo VI, Alocución 07/ XII/ 1965.

Juan Pablo II, Carta Encíclica ‘Dives in Misericordia’.

Papa Francisco, Exhortación Apostólica ‘Evangelii Gaudium’.

Papa Francisco, Carta Apostólica ‘Misericordiae Vultus’.

Papa Francisco, Carta ‘Indulgencias para el Jubileo de la Misericordia’.

Beda el Venerable, Homilía 21.

Agustín, Tratado sobre ‘La Trinidad’.

Tomás de Aquino, ‘Summa Theologiae’.

Sobrino J., ‘La Iglesia Samaritana’ en Signos de los tiempos, IMDOSOC.

Pagola J. A., ‘Jesús y el dinero’, PPC, México 2013.

Menegazzo L., en ‘I quaderni dei Saveriani, n. 92.

Nota: para recibir información sobre el año Jubilar de la Misericordia se puede utilizar el sitio www.iubileum-misericordiae.va o www.im.va.

INDICE

 

AÑO JUBILAR DE LA MISERICORDIA

Introducción

 

  1. AFIRMACIONES TEOLÓGICAS QUE FUNDAMENTAN LA BULA ‘MISERICORDIAE VULTUS’.

 

  1. Jesucristo es el rostro de la misericordia del Padre (MV, 1).
  2. Misericordia es la ‘palabra’ que revela el misterio de amor eterno en la Santísima Trinidad (MV, 2).
  3. Misericordia es ‘la viga’ que sostiene la vida de la Iglesia y, por tanto, la del cristiano (MV, 12).
  4. Misericordia como ‘tarea’ de la Iglesia y del cristiano.
  5. Misericordia como ‘compasión’ ante el sufrimiento ajeno.
  1. LOS CUATROS PASOS PARA VIVIR EL AÑO JUBILAR
  1. Primer paso: “Escuchar la Palabra de Dios”.
  2. Segundo paso: “Peregrinar para cruzar la puerta santa de la misericordia”.
  3. Tercer paso: “Convertirse personal y comunitariamente”.
  4. Cuarto paso: “Dar testimonio eclesial”.
  1. PROPUESTAS DEL PAPA PARA EL AÑO JUBILAR EXTRAORDINARIO DE LA MISERICORDIA
  1. 24 Horas para el Señor.
  2. Los misioneros de la misericordia.
  3. Las misiones para el pueblo.
  4. La Cuaresma.
  5. Las indulgencias
  6. EL logotipo del Año Jubilar de la Misericordia.

Conclusión

Bibliografía

Índice

[1] ‘En ese día, cerrando la Puerta Santa, tendremos ante todo sentimientos de gratitud y reconocimiento hacia la SS. Trinidad por habernos concedido un tiempo extraordinario de gracia’ (MV, 5).

[2]Gaudet Mater Ecclesia’, 11 de octubre 1962, n. 2-3.

[3] Alocución en la última sesión pública, 7 de diciembre 1965.

[4] Cf. Menegazzo L. ‘I quaderni dei saveriani’ n. 92.

[5] Cf. S. Beda el Venerable (672-735), Homilía 21.

[6] S. Agustín, ‘La Trinidad I, 3,6’.

[7] S. Tomás de Aquino, Summa Theologiae, II-II, q.30, a.4.

[8] El primer deber de la Iglesia no es ‘distribuir condenas o anatemas’ sino ‘proclamar la misericordia de Dios’ (Papa Francisco, 24/10/ 2015).

[9] La verdadera compasión no es un sentimiento, sino una acción que produce el cuidado del otro.

[10] “El término ‘misericordia’ hay que entenderlo bien porque puede connotar cosas verdaderas y buenas, pero también cosas insuficientes y hasta peligrosas: sentimiento de compasión (con el peligro que no vaya acompañado de una praxis), actitudes paternales (con el peligro del paternalismo)…” Cf. Sobrino J., ‘La Iglesia samaritana’, en Signos de los tiempos, IMDOSOC. Para que evitemos ambigüedades nos puede ayudar la finalidad por la cual el Papa ha convocado este Año Jubilar de la misericordia: “Hay momentos –aclara el Papa- en los que de un modo mucho más intenso estamos llamados a tener la mirada fija en la misericordia para poder ser también nosotros mismos ‘signo eficaz’ del obrar del Padre” (MV, 93).

[11] Cf. Superior General en ‘I quaderni dei Saveriani’, n. 92.

[12] Ib. ‘conclusión’.

[13] Mencionamos, a manera de ejemplo, las parábolas de la oveja perdida, de la moneda extraviada y la del padre y los dos hijos (Lc 15, 1-32). En estas parábolas, de facto, Dios es presentado siempre lleno de alegría, sobre todo, cuando puede perdonar.

[14] “La peregrinación es un signo peculiar en el Año Santo porque es imagen del camino que cada persona realiza en su existencia. La vida es una peregrinación y el ser humano es ‘viator’, un peregrino que recorre su camino hasta alcanzar la meta anhelada…Un signo del hecho que también la misericordia es una meta por alcanzar y que requiere compromiso y sacrificio” (MV, 14).

[15] En la Sagrada Escritura la secuencia del ‘tiempo’ y de la ‘vida’ es el espacio en el cual Dios y hombre se encuentran en la espera de la felicidad eterna.

[16] Las obras de misericordia ‘corporales’ son dar de comer al hambriento, dar de beber al sediento, vestir al desnudo, acoger al forastero, asistir a los enfermos, visitar a los presos, enterrar a los muertos, y las ‘obras de misericordia espirituales’: dar consejo al que lo necesita, enseñar al que no sabe, corregir al que yerra, consolar al triste, perdonar las ofensas, soportar con paciencia las personas molestas y rogar a Dios por los vivos y los difuntos.

[17] S. Juan Pablo II, Carta Encíclica, ‘Dives in Misericordia’.

[18]Evangelii Gaudium’, 76-109.

[19] Cf. Pagola J.A., ‘Jesús y el dinero’, PPC, México 2013.

[20] Un espacio, donde urge brindar misericordia es, en el deseo del Papa, el de los matrimonios heridos. En efecto, así se expresaba: “Necesitamos una Iglesia que, fiel a su naturaleza de madre, siente la obligación de buscar y curar las parejas heridas, con el aceite de la acogida y el bálsamo de la misericordia”.

[21]Cuando la Iglesia sale de sí misma para ir al camino en el que se encuentran los heridos, entonces se de-centra realmente y, así, se asemeja en algo, sumamente fundamental, a Jesús, el cual no se predicó a sí mismo, sino que ofreció a los pobres la esperanza del Reino de Dios y sacudió a todos, lanzándolos a la construcción de ese Reino” (Sobrino J., ‘La Iglesia Samaritana’, en Signos de los tiempos, IMDOSOC).

[22] Papa Francisco, en propósito escribe: “Deseo que la indulgencia jubilar llegue a cada uno como genuina experiencia de la misericordia de Dios, la cual va al encuentro de todos con el rostro del Padre que acoge y perdona, olvidando completamente el pecado cometido” (Carta del Santo Padre Francisco).

[23] “En esta ocasión –escribe el Papa- será una Puerta de la Misericordia, a través de la cual cualquiera que entre podrá experimentar el amor de Dios que consuela, que perdona y ofrece esperanza” (MV, 3).

[24] Nota: se podrán ganar las indulgencias también en las capillas de las cárceles. Además, las indulgencias se pueden ganar también para los difuntos (Carta del Papa Francisco, ‘Indulgencias para el Jubileo de la Misericordia’).

[25]Misericordes sicut Pater’ (Lc 6, 36).

 

 

Mauro Marsich Umberto sx
22 Gennaio 2016
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