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Ricordando P. Domenico Calarco

p. Domenico Calarco e suo nipote - Castelgandolfo
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Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. (Prima Lettura)

Vorrei partire dal dono della parola di Dio appena ascoltata, per condividere tre aspetti della vita del Missionario Saveriano, p. Domenico Calarco sx.  

IL PRIMO

Desidero riferirmi all’ultimo profilo biografico redatto e firmato da p. Domenico. Sappiamo che dal 2000, p. Domenico aveva l’incarico ufficiale di preparare e redigere i profili dei missionari deceduti. Un profilo è un breve, agile ma profondo tratteggio-descrizione del Saveriano, dalla nascita fino all’ultimo respiro, con un filo rosso: il dono totale della consacrazione missionaria a quanti non conoscono il Signore Gesù nel cuore di altri popoli. La Congregazione dei Missionari Saveriani aveva impegnato p. Domenico per redigere le note biografiche “In Memoriam” dei Saveriani,  note che non possono essere disattese nemmeno dagli studiosi del passato  della chiesa e della società civile. 

Ebbene, l’ultimo profilo porta la data del 5 novembre 2021, festa di San Guido Maria Conforti, Fondatore dei Missionari Saveriani. È il profilo di p. Gismondo Caponi.

La frase scelta da p. Domenico per aprire il profilo è la seguente: “Quelli che ci hanno lasciato non sono assenti, sono invisibili, tengono i loro occhi pieni di gloria, fissi nei nostri, pieni di lacrime” (Sant’Agostino). Una scelta che parla di una semplice coincidenza? Mi pare di poter dire che negli ultimi mesi, p. Domenico pur nell’esercizio fedele e qualificato di leggere attentamente la documentazione, ricercare le testimonianze per elaborare suddetti profili, così come la gioia di essere accolto dai suoi confratelli, fosse accompagnato da un pensiero costante: la morte, unito al pensiero di un progressivo venir meno della propria indipendenza, dell’acuirsi di alcune sofferenze interiori che lo rendevano a volte malinconico e mesto, altre volte silenzioso, riservato e un po' ostico.  Era un pensiero incessante che sapeva tuttavia condividere con dignità ed eleganza, e direi, con tenerezza, anche nei momenti più impensati, quando per esempio ci trovavamo alla sera nella sala della televisione, prima di ritirarci.

Ecco, grazie p. Domenico per aver posto i tuoi talenti al servizio della missione, dell’annuncio del Vangelo, nella concreta forma di redigere i profili dei tuoi “compagni di vocazione”, della tua stessa famiglia, con passione competente, con grande umanità, con amore e a volte anche con un po' di gelosia.  Nel tuo ventennale servizio di redattore dei profili, hai onorato con la tua stessa vita quanto San Guido Maria Conforti chiedeva ad ogni saveriano: “vedere Dio, cercare Dio, amare Dio in tutto". Tu questo, l’hai vissuto e testimoniato proprio preparando i profili biografici.

Alla fine di ogni profilo era ormai noto quel A cura di p. Domenico Calarco sx.  E così hai contribuito ad accrescere ancor di più la stima e l’affetto verso i confratelli missionari defunti.  Chi avrà ora il compito di preparare il tuo profilo, lo farà con immensa gratitudine.

IL SECONDO

Nel novembre del 2009 p. Domenico riceve la nomina di vicepostulatore per la causa di beatificazione del missionario gesuita e trentino, Eusebio Francesco Kino o Chini. Oltre ad altri lavori scientifici, nel 2014, p. Domenico, pubblica la raccolta delle lettere - l’epistolario - di questo missionario che aveva un ardente desiderio di andare in Cina, ma che poi il mistero della provvidenza lo portò nell’alto Messico e nell’Arizona degli USA. In questo epistolario (di 95 lettere), p. Domenico mostra non solo la sua competenza di studioso e ricercatore qualificato, di spessore scientifico, ma soprattutto la sua anima missionaria, di missionario Saveriano aperto, attento e accorto, o per usare le stesse parole di p. Domenico parlando di San Guido Maria Conforti, “le cui ansie apostoliche hanno sempre avuto eco fedele nel mio spirito”.  

Se p. Domenico è riuscito nell’ intento, - attraverso questo epistolario (accompagnato da accurate note ed introduzioni)  – di mettere in luce, con freschezza, l’impegno missionario di padre Kino, “il padre a cavallo”,  è anche grazie alla sua “ansia apostolica”, all’entusiasmo per e nell’opera di Dio, di chi lavora per il Signore e non per sé (“nessuno di noi vive per se stesso”), di chi è in grado di narrare difficoltà e lotte con umile sincerità, perché egli stesso è uomo, un chiamato, un missionario. Per esempio, p. Domenico scrive come padre Kino avesse “sperimentato il deserto come luogo d’incontro”, e che “non era nello stile di p. Kino lasciarsi fiaccare o vincere dallo sgomento”.

Dotato di apertura intellettuale, ma soprattutto missionaria, con questo epistolario, p. Domenico è riuscito a testimoniare il carattere universale dell’esperienza e visione evangelizzatrice di p. Kino.

Proprio qui, l’antico missionario gesuita p. Eusebio Francesco Kino e il missionario Saveriano Domenico Calarco si trovano amici, discepoli e cioè annunciatori appassionati della Buona Notizia, in perfetta sintonia.  

Per questo, l’opera di ricerca di p. Domenico - sull’azione missionaria in epoca moderna, merita di non essere ignorata.

IL TERZO

Ma forse, il contributo più grande di p. Domenico è indicato dalle sue stesse parole, come uomo, come credente, come missionario Saveriano, come fratello e come zio.  

Venerdì 9 ottobre 2015, p. Domenico festeggiò nella comunità Saveriana di Via Aurelia, dove visse dal 1998 fino agli inizi di Luglio 2021, prima di essere parte della comunità della Casa Generalizia, i 60 anni di sacerdozio missionario. Presiedette l’Eucaristia e nella sua riflessione, parlando proprio del sacerdozio missionario disse: “Il sacerdozio missionario che Dio mi ha concesso in Cristo Gesù, è un dono che appartiene non a me, ma esclusivamente a Dio e all’umanità. A me è stato affidato l’incarico di annunciare che il Regno dei cieli è vicino e che Gesù è il Signore, Dio fatto carne, Dio della nostra salvezza, Colui, cioè, che costituisce il valore, la gioia e la speranza dell’umanità. Questi 60 anni di sacerdozio missionario sono stati caratterizzati da liete e, a volte, da tristi memorie, ma sempre colme dell’amore e della misericordia di Dio. Sono pertanto molto felice che Dio mi abbia chiamato e iniziato al sacerdozio missionario. Nel frattempo, mi rammarico di non aver sempre, nella mia lunga vita di consacrazione sacerdotale e missionaria, acclamato e testimoniato il Signore Gesù. e di questo chiedo fiduciosamente perdono a dio e a voi tutti.

Non sia turbato il vostro cuore abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. (Vangelo)

Un altro testo che aggiunge un raggio luminoso in particolare sulla sua capacità di ricerca interiore e sul modo con cui  affrontava le sue difficoltà è la lettera di Domanda di riammissione all’Istituto Saveriano, scritta al Superiore Generale p. Giovanni Castelli il 22 giugno 1957 mentre si trovava nel Collegio Arcivescovile di Reggio Calabria, la cui formazione era affidata ai Gesuiti, con il compito di professore di Lettere oltre che di Prefetto di Disciplina. Il suo pensiero manifesta la convinzione che non si può raggiungere il vero equilibrio se non andando al di là, con qualche gesto coraggioso: 

“Che io poi ritorni fiducioso a bussare alla stessa porta della casa, nella quale ho vissuto gli anni migliori della mia giovinezza, - educato a volere e cercare solamente l’ottimo nella donazione di me stesso a Dio e alle anime- è dato dal fatto che mai ho cessato di considerarmi figlio del Ven. Fondatore Mons. G. M. Conforti e membro della Famiglia Saveriana, le cui ansie apostoliche hanno sempre avuto eco fedele nel mio spirito. Avrò forse sbagliato per il passato! Ma la madre può rifiutare di riabbracciare il figlio, che ad essa ritorna per ricevere il perdono bramato e il valido aiuto perché, riprendendo l’antica via, abbia a raggiungere la meta, che è vita della sua stessa vita?

La famiglia Saveriana ringrazia la numerosa famiglia Calarco, in particolare le sorelle Margherita, Liliana, Paola ed Elvira e le/i nipoti per il loro amore verso p. Domenico, affettuosamente chiamato Mimì, soprattutto in questi ultimi tempi dove il loro coinvolgimento, sostegno, suggerimenti, domande, il discernimento fatto in comune, le preghiere, le chiamate e gli auguri hanno reso ancora più familiare e vicino l’accompagnamento fino al suo ultimo respiro. L’ultima letterina ricevuta per Natale trovata sul comodino della stanza dell’Ospedale è quella scritta dalla nipote Annunziata coi i suoi bambini, da Parigi: Ti vogliamo tanto bene zio. Ti ricordiamo con tanto amore. 

Quel nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso”, letto alla luce della sua condizione di isolamento nell’Ospedale a causa della pandemia che negli ultimi 15 giorni ci impediva di visitarlo, ci assicura, per chi crede, che la morte appare come una continuazione del dono di sé. È rimasto servitore del suo Dio, del Dio vivente che dà vita. 

Ricordati, Signore, del tuo amore. Ricordati di me nella tua misericordia. (Salmo responsoriale)

Sabato 15 gennaio, Roma

CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GREGORIO VII
MESSA CORPORE INSEPULTO DI P. DOMENICO CALARCO SX

Luigino Marchioron sx
16 Gennaio 2022
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