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Sono pronto. È tutta la vita che aspiro a questo

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Carissimi fratelli e sorelle,

siamo qui riuniti per accompagnare, con fede, speranza e carità, il nostro fratello-confratello p. Silvio nel suo passaggio dal nostro abbraccio all’abbraccio del Padre misericordioso. Il suo cammino terreno è stato segnato, ancora in giovane età, da un grave incidente che lo ha costretto in una sedia a rotelle. È stata la sua croce, che ogni giorno ha portato come un “dolce peso”. Ma è stata anche la sua cattedra, dalla quale ha impartito lezioni inedite di vita missionaria, nella debolezza della croce portata con molta dolcezza. Un giorno a chi gli chiedeva quale sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto arrivando in Paradiso, p. Silvio rispose: «Farò una corsa velocissima». Una risposta fulminante, soprattutto per chi pensava rispondesse che si sarebbe prostrato davanti al Figlio di Dio. Una risposta che dice tutta l’umanità e tutta la sapiente ironia che hanno accompagnato la sua vita.

C’è un proverbio africano che dice che «il migliore modo di piangere un fratello che ci lascia, è continuare a coltivare il campo o l’orto che egli ci ha lasciato». Quello di p. Silvio è stato un campo, un orto che ha visto brillare soprattutto le virtù teologali e cardinali.

  • Il campo della fede. Quella di p. Silvio è stata una vita di fiducia piena e di totale abbandono a Dio, testimoniati anche da una costante preghiera personale e da una gioiosa partecipazione alla preghiera comunitaria. Dio è stato davvero il “Tutto” della sua vita: «Sono sereno – scriveva il 14 marzo 2020 nei suoi quotidiani pensieri in tempo di pandemia –. Qualunque cosa succeda mi abbandono a lui perché è Amore! È l’esperienza della mia piccola vita, breve e lunga, sulla sedia a rotelle». E ancora il 19 marzo dello stesso anno: «Oggi ci sono domani non lo so! Ma ho fiducia, c’è il "sempre" in Dio».
  • Il campo della carità. Il 16 marzo 2020 p. Silvio scriveva: «L’altro è un fratello da amare, mai un nemico». Lo sguardo di p. Silvio era immancabilmente fraterno, mai giudicante, sempre accogliente. La sua sedia a rotelle non è mai stata un pretesto per non amare, una scusa per non avvicinarsi all’altro, soprattutto l’altro escluso e scartato dalla società. Anzi la sedia a rotelle è stata per lui un’occasione per arrivare dove chi ha i piedi non è mai arrivato. «Sono invalido – scriveva l’8 maggio 2020 –, spesso ho mangiato il pane duro della sofferenza. Ma il cuore può sempre amare. Anche l’ultimo della classe può ricevere e dare amicizia. Siamo famiglia… È bello scambiarsi i doni. ‘La torta condivisa è più buona’».
  • Il campo della pace e della giustizia. Ricordiamo il suo desiderio di partecipare, anche fisicamente, a tanti incontri, convegni e manifestazioni, nazionali e internazionali, per la pace, soprattutto per l’Africa e in modo particolare per il Congo, la sua terra di missione che ha servito con passione e generosità, senza badare alla sua condizione fisica, correndo rischi per la sua vita e a volte subendo anche umiliazioni.
  • Il campo della speranza. Il 5 aprile 2020, in piena pandemia, ogni tanto, da Roma, telefonavo a Vicomero, per sapere come stavano, lui e p. Giuseppe. Mi è rimasta impressa una risposta: «Il dono più grande che il Signore ci dà è il paradiso. Sono pronto, è tutta la vita che aspiro a questo». Nei suoi pensieri raccolti nel fascicolo Il Covid-19 visto con gli occhi del Vangelo Silvio scriveva il 24 marzo 2020: «La casa del Padre è l’ultimo dono che Dio ci fa. Siamo nati per esser amati, liberati da ogni scoria e lavati dal sangue del Crocifisso, per vivere sempre della sua gioia… Il distacco è dolore, tanto, ma la gioia sarà senza fine».

Carissimo p. Silvio, la morte non ti ha colto di sorpresa, l’hai avuta spesso come compagna di viaggio. L’hai vista in faccia varie volte, ma il Signore ha voluto che tu rimanessi con noi fino al 26 maggio scorso, perché sapeva che avevamo ancora bisogno delle tue lezioni di vita, dei tuoi consigli impartiti sempre con il sorriso in bocca. Il Signore ha voluto chiamarti a sé in questo tempo pasquale in cui celebriamo il mistero della passione, morte e risurrezione del suo Figlio Gesù Cristo.

Carissimo p. Silvio, si addicono davvero anche a te le parole dell’apostolo Paolo «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede» (2Tm 4,7).

In questo mondo hai sperimentato dolore, sofferenza e tribolazioni, ma ora si compie per te quello che Gesù ha detto e promesso ai suoi discepoli:

voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia… Ora, siete nella tristezza, ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla…Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 16,20.22-23.33).

Ora tu vivi nella gioia e nella pace del Signore, quella gioia e quella pace che il mondo non può dare e nemmeno togliere, una gioia e una pace senza tramonto.

Carissimo p. Silvio, ora che non sei più costretto nella sedia a rotelle, fa’ una corsa velocissima verso il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e intercedi la pace per il nostro mondo, specialmente per la terra che hai tanto amato, il Congo, che continua ad essere bagnata dal sangue di tante vittime innocenti, il sangue del vescovo martire Christophe Munzihirwa, di cui desideravi tanto la beatificazione, il sangue dell’ambasciatore Luca Attanasio.

«Le ombre si distendono scende ormai la sera e s’allontanano dietro i monti i riflessi di un giorno che non finirà di un giorno che ora correrà sempre perché sappiamo che una nuova vita da qui è partita e mai più si fermerà».

Così sia.

P. Fabien Kalehezo T’chiribuka, sx


 

“Estoy listo. A esto he aspirado toda mi vida”.

Homilía en el funeral del P. Silvio Turazzi, sx

Santuario de San Guido María Conforti - Parma 30/05/2022

Muy estimados hermanos y hermanas

estamos aquí reunidos para acompañar, con fe, esperanza y caridad, a nuestro hermano, el P. Silvio, en su paso de nuestro abrazo al abrazo del Padre misericordioso. Su trayectoria terrenal estuvo marcada, desde edad temprana, por un grave accidente que le obligó a usar la silla de ruedas. Era la cruz que llevaba cada día como una “dulce carga”. Pero fue también su cátedra, desde la que ha impartido lecciones inéditas de vida misionera, desde la debilidad de la cruz llevada con gran dulzura. Un día, a quien le preguntó qué sería lo primero que haría al llegar al Paraíso, el P. Silvio respondió: “Haré una velocísima carrera”. Fue una respuesta sorprendente, sobre todo si se esperaba que respondiese diciendo que se postraría ante el Hijo de Dios. Una respuesta que habla de la humanidad y de la sabia ironía con las que acompañó su vida.

Hay un proverbio africano que dice que «la mejor manera de llorar a un hermano que nos deja, es seguir cultivando el campo o el huerto que nos ha dejado». En el P. Silvio esto ha sido un campo, un huerto, que ha visto brillar sobre todo las virtudes teologales y cardinales.

- En el campo de la fe. La vida del P. Silvio ha sido una vida de confianza plena y de total abandono en Dios, testimoniados por una constante oración personal y por una alegre participación en la oración comunitaria. Dios ha sido realmente el “Todo” de su vida: «Estoy sereno – escribía el 14 de marzo 2020 en sus pensamientos diarios en tiempos de pandemia –. ¡Pase lo que pase me abandono a Él porque Él es el Amor! Esta es la experiencia de mi pequeña vida, corta y larga a la vez, en la silla de ruedas». Y el 19 de marzo del mismo año, escribía: «¡Hoy estoy aquí, mañana no lo sé! Pero tengo confianza, pues, en Dios existe el “siempre”».

- En el campo de la caridad. El 16 de marzo 2020 el P. Silvio escribió: «El otro es un hermano al que hay que amar, nunca un enemigo». La mirada del P. Silvio era siempre fraternal, nunca juzgadora, siempre acogedora. Su silla de ruedas nunca fue un pretexto para no amar, una excusa para no acercarse al otro, especialmente al otro excluido y descartado por la sociedad. Por el contrario, la silla de ruedas ha sido para él una oportunidad de llegar a donde los que tienen pies nunca han llegado. «Soy un inválido, escribía el 8 de mayo 2020, a menudo he comido el pan duro del sufrimiento. Pero el corazón siempre puede amar. Incluso los últimos de la clase pueden recibir y dar amistad. Somos familia... Es bonito intercambiarse los dones recibidos. ‘El pastel compartido sabe mejor’».

- En el campo de la paz y de la justicia. Recordamos su deseo de participar, incluso físicamente, en tantos encuentros, congresos y eventos, nacionales e internacionales, por la paz, especialmente por África y sobre todo por el Congo, su tierra de misión a la que sirvió con pasión y generosidad, sin importar su condición física, arriesgando su vida y a veces incluso sufriendo humillaciones.

- En el campo de la esperanza. El 5 de abril 2020, en medio de la pandemia, de vez en cuando, yo telefoneaba de Roma a Vicomero para saber cómo estaban él y el P. Giuseppe. Una respuesta se me ha quedado grabada: «El mayor don que nos da el Señor es el paraíso. Estoy listo, a esto he aspirado toda mi vida». En sus reflexiones recogidas en el folleto El Covid-19 visto con los ojos del Evangelio, el P. Silvio escribió el 24 de marzo 2020: «La casa del Padre es el último don que Dios nos hace. Hemos nacido para ser amados, liberados de toda escoria y lavados por la sangre del Crucificado, para vivir para siempre en su alegría... La separación es dolor, mucho dolor, pero la alegría no tendrá fin».  

Querido P. Silvio, la muerte no te ha tomado por sorpresa, la has tenido a menudo como compañera de viaje. La has visto cara a cara varias veces, pero el Señor quiso que te quedaras con nosotros hasta el pasado 26 de mayo, porque sabía que aún teníamos necesidad de tus lecciones de vida, de tus consejos siempre dados con una sonrisa en los labios. El Señor ha querido llamarte a sí en este tiempo de Pascua en el que celebramos el misterio de la pasión, muerte y resurrección de su Hijo Jesucristo.

Querido P. Silvio, también se aplican verdaderamente a ti estas palabras del Apóstol Pablo: «He combatido la buena batalla, he terminado mi carrera, he conservado la fe» (2Tim 4:7).

En este mundo has experimentado dolor, sufrimiento y tribulación, pero ahora se cumple para ti aquello que Jesús dijo y prometió a sus discípulos: «Vosotros lloraréis y os lamentaréis, y el mundo se alegrará. Estaréis tristes, pero vuestra tristeza se convertirá en gozo… Ahora estáis tristes, pero volveré a veros y se alegrará vuestro corazón y nadie os podrá quitar vuestra alegría. Aquel día no me preguntaréis nada… En el mundo tendréis tribulaciones. Pero ¡ánimo!: ¡yo he vencido al mundo!» (Jn 16,20.22-23.33).

Ahora vives en el gozo y la paz del Señor, ese gozo y esa paz que el mundo no puede dar ni mucho menos quitar, un gozo y una paz sin ocaso.

Querido P. Silvio, ahora que ya no estás forzado a tu silla de ruedas, haz esa carrera velocísima hacia el Padre, el Hijo y el Espíritu Santo, e intercede por la paz para nuestro mundo, especialmente para la tierra que tanto has amado, el Congo, que sigue siendo bañada con la sangre de tantas víctimas inocentes, la sangre del obispo mártir Christophe Munzihirwa, cuya beatificación tanto has deseado, la sangre del embajador Luca Attanasio.

«Las sombras se extienden, cae ya la tarde

y se alejan detrás de las montañas

los reflejos de un día que no tiene fin,

de un día que ahora transcurrirá siempre  

porque sabemos que una nueva vida

ha comenzado aquí y nunca más se detendrá».

Que así sea.

P. Fabien Kalehezo T'chiribuka, sx

 

I am ready, I have been aspiring to this all my life

Dear brothers and sisters

we are gathered here to accompany, with faith, hope and love, our brother y confrere Fr Silvio in his passage from our embrace to the embrace of the merciful Father. His earthly path was marked, still at a young age, by a serious car accident that forced him into a wheelchair. It was his cross, which he carried every day as a 'sweet burden'. But it was also his chair, from which he imparted unprecedented lessons in missionary life, in the weakness of the cross borne with great gentleness. One day, when asked what would be the first thing he would do on arriving in Paradise, Fr Silvio replied: 'I will run very fast'. A lightning-fast answer, especially for those who thought he would answer that he would prostrate himself before the Son of God. An answer that says all the humanity and all the wise irony that accompanied his life.

There is an African proverb that says that 'the best way to mourn a brother who leaves us is to continue to cultivate the field or garden that he has left us'. Fr Silvio's was a field, a garden that saw the theological and cardinal virtues shine above all. 

  • The field of faith. Fr Silvio's was a life of complete trust and total abandonment to God, also testified to by constant personal prayer and joyful participation in community prayer. God was truly the 'All' of his life: 'I am serene,' he wrote on 14 March 2020 in his daily thoughts at the time of the pandemic, 'Whatever happens I abandon myself to him because he is Love! It is the experience of my little life, short and long, in the wheelchair'. And again on 19 March of the same year: 'Today I am here, tomorrow I don't know! But I have faith; there is 'always' in God'. 
  • The field of charity. On 16 March 2020 Fr. Silvio wrote: 'The other is a brother to be loved, never an enemy'. Fr Silvio's gaze was unfailingly fraternal, never judgmental, always welcoming. His wheelchair was never an excuse not to love, an excuse not to approach the other, especially the other excluded and discarded by society. On the contrary, the wheelchair has been an opportunity for him to reach where those with feet have never reached. 'I am an invalid,' he wrote on 8 May 2020, 'I have often eaten the hard bread of suffering. But the heart can always love. Even the last in the classroom can receive and give friendship. We are family... It is nice to exchange gifts. 'The shared cake tastes better'".
  • The field of peace and justice. We remember his desire to participate, even physically, in so many meetings, conferences and events, both national and international, for peace, especially for Africa and especially for Congo, his mission land that he served with passion and generosity, regardless of his physical condition, risking his life and sometimes even suffering humiliation. 
  • The field of hope. On 5 April 2020, in the midst of the pandemic, I called Vicomero from Rome every now and then to find out how he and Fr Joseph were doing. One answer stayed with me: 'The greatest gift the Lord gives us is paradise. I am ready, I have been aspiring to this all my life'. In his thoughts collected in the booklet Covid-19 seen through the eyes of the Gospel, Fr Silvio wrote on 24 March 2020: 'The Father's house is the ultimate gift that God gives us. We were born to be loved, freed from all dross and washed by the blood of the Crucified One, to live forever on His joy... The separation is pain, a lot of pain, but joy will be endless". 

Dearest Fr. Silvio, death did not take you by surprise, you often had it as a travelling companion. You saw her face several times, but the Lord wanted you to stay with us until May 26th , because He knew we still needed your life lessons, your advice always given with a smile on your face. The Lord wanted to call you to himself in this Easter season in which we celebrate the mystery of the passion, death and resurrection of his Son Jesus Christ. 

Dearest Fr. Silvio, the words of the Apostle Paul "I have fought the good fight, I have finished my race, I have kept the faith" (2 Tim 4:7) truly apply to you too.

In this world you have experienced pain, suffering and tribulations, but now what Jesus said and promised to his disciples is fulfilled for you:

«Very truly I tell you, you will weep and mourn while the world rejoices. You will grieve, but your grief will turn to joy.So with you: Now is your time of grief, but I will see you again and you will rejoice, and no one will take away your joy.In that day you will no longer ask me anything. Very truly I tell you, my Father will give you whatever you ask in my name. …I have told you these things, so that in me you may have peace. In this world you will have trouble. But take heart! I have overcome the world». (Jn. 16,20.22-23.33)

Now you live in the joy and peace of the Lord, that joy and peace that the world cannot give or even take away, a joy and peace without sunset. 

Dearest Fr. Silvio, now that you are no longer confined to your wheelchair, make a very fast run to the Father, the Son and the Holy Spirit, and intercede for peace for our world, especially for the land you loved so much, Congo, which continues to be bathed in the blood of so many innocent victims, the blood of the martyred bishop Christophe Munzihirwa, whose beatification you so much desired, the blood of Ambassador Luca Attanasio.

«The shadows stretch out, Evening now falls and recede behind the mountains the reflections of a day that will not end; of a day that will now always ‘run’ because we know that a new life has started from here and will never stop again».

So be it.

P. Fabien Kalehezo T’chiribuka, sx


Je suis prêt, j’y ai aspiré toute ma vie

Chers frères et sœurs,

nous sommes ici réunis pour accompagner, avec foi, espérance et charité, notre frère-confrère le P. Silvio dans son passage de notre étreinte à l’étreinte du Père miséricordieux. Son parcours terrestre est marqué, encore jeune, par un grave accident qui l’a obligé à se déplacer en fauteuil roulant. C’était sa croix, qu’il portait chaque jour comme un « doux fardeau ». Mais ce fut aussi sa chaire, d’où il donna des leçons inédites de vie missionnaire, dans la faiblesse de la croix portée avec une grande douceur. Un jour, à ceux qui lui demandaient quelle serait la première chose qu’il ferait en arrivant au Ciel, le P. Silvio a répondu : « Je vais faire une course très rapide ». Une réponse fulminante, surtout pour ceux qui pensaient qu’il répondrait qu’il se prosternerait devant le Fils de Dieu… une réponse qui exprime toute l’humanité et toute la sage ironie qui a accompagné sa vie.

Il y a un proverbe africain qui dit que « la meilleure façon de faire le deuil d’un frère qui nous quitte est de continuer à cultiver le champ ou le jardin qu’il nous a laissé ». La vie du P. Silvio était un champ, un jardin où resplendissaient surtout les vertus théologales et cardinales.

- Le domaine de la foi. Celle du P. Silvio a été une vie de pleine confiance et d’abandon total à Dieu, témoignée également par une prière personnelle constante et une participation joyeuse à la prière communautaire. Dieu était vraiment le « Tout » de sa vie : « Je suis serein - écrivait-il le 14 mars 2020 dans ses pensées quotidiennes en temps de pandémie -. Quoi qu’il arrive, je m’abandonne à lui car il est Amour ! C’est l’expérience de ma petite vie, courte et longue, en fauteuil roulant ». Et encore le 19 mars de la même année : « Aujourd’hui nous sommes là. Demain je ne sais pas ! Mais j’ai confiance, car il y a le "toujours" de Dieu ».

- Le domaine de la charité. Le 16 mars 2020 p. Silvio a écrit : « L’autre est un frère à aimer, jamais un ennemi ». Le regard du P. Silvio était toujours fraternel, jamais critique, toujours accueillant. Son fauteuil roulant n’a jamais été un prétexte pour ne pas aimer, une excuse pour ne pas approcher l’autre, surtout l’exclu et mis au rebut par la société. En effet, le fauteuil roulant a été pour lui l’occasion d’aller là où ceux qui ont des pieds ne sont jamais allés. « Je suis handicapé - écrivait-il le 8 mai 2020 -, j’ai souvent mangé le pain dur de la souffrance. Mais le cœur peut toujours aimer. Même le dernier de la classe peut recevoir et donner de l’amitié. Nous sommes une famille… C’est agréable d’échanger des cadeaux. ‘Le gâteau a un meilleur goût s’il est partagé" ».

- Le domaine de la paix et de la justice. On se souvient de son désir de participer, même physiquement, à de nombreuses rencontres, conférences et manifestations, nationales et internationales, pour la paix, surtout pour l’Afrique et en particulier pour le Congo, sa terre de mission qu’il a servie avec passion et générosité, quelle que soit sa condition physique, prenant des risques pour sa vie et subissant parfois même des humiliations.

- Le domaine de l’espoir. Le 5 avril 2020, en pleine pandémie, de temps en temps, de Rome, j’appelais Vicomero, pour savoir ses nouvelles, ainsi que celles du P. Joseph Veniero. J’ai été impressionné par une réponse : « Le plus grand cadeau que le Seigneur nous fasse, c’est le ciel. Je suis prêt, j’y ai aspiré toute ma vie ». Dans ses pensées recueillies dans le livret Covid-19 vu à travers les yeux de l’Evangile p. Silvio a écrit le 24 mars 2020 : « La maison du Père est le dernier cadeau que Dieu nous fait. Nous sommes nés pour être aimés, libérés de toute bavure et lavés par le sang du Crucifix, pour vivre toujours de sa joie… Le détachement est douleur, beaucoup de douleur, mais la joie sera sans fin ».

Cher Père Silvio, la mort ne t’a pas pris par surprise, tu l’as souvent eue comme compagne de voyage. Tu as vu son visage plusieurs fois, mais le Seigneur a voulu que tu restes avec nous jusqu’au 26 mai dernier, car il savait que nous avions encore besoin de tes leçons de vie, de tes conseils, toujours donnés avec le sourire dans la bouche. Le Seigneur a voulu t’appeler à lui en ce temps pascal où nous célébrons le mystère de la passion, de la mort et de la résurrection de son Fils Jésus-Christ.

Cher Père Silvio, les paroles de l’apôtre Paul "J’ai combattu le bon combat, j’ai achevé ma course, j’ai gardé la foi" (2Tm 4,7) te conviennent très bien.

Dans ce monde, tu as connu des douleurs, des souffrances et des tribulations, mais maintenant ce que Jésus a dit et promis à ses disciples s’est accompli pour vous :

« Vous pleurerez et serez tristes, mais le monde se réjouira. Vous serez affligés, mais votre affliction se transformera en joie… Maintenant, vous êtes dans la tristesse, mais je vous reverrai et votre cœur se réjouira et personne ne pourra vous enlever votre joie. Ce jour-là, vous ne me demanderez plus rien... Vous aurez des tribulations dans le monde, mais ayez confiance ; J’ai vaincu le monde !" (Jn 16,20.22-23.33).

Maintenant vit dans la joie et la paix du Seigneur, cette joie et cette paix que le monde ne peut donner ni même enlever, une joie et une paix sans fin.

Cher Père Silvio, maintenant que tu n’es plus confiné dans un fauteuil roulant, cours très vite vers le Père, le Fils et le Saint-Esprit, et intercède pour la paix pour notre monde, en particulier pour la terre que tu as tant aimée, le Congo, qui continue de baigner dans le sang de tant de victimes innocentes, le sang de l’évêque martyr Christophe Munzihirwa, dont tu as souhaité la béatification, le sang de l’ambassadeur Luca Attanasio.

« Les ombres se détendent, le soir tombe maintenant et s’en vont derrière les montagnes les reflets d’un jour qui ne finira pas, d’un jour qui se déroulera désormais toujours parce que nous savons qu’une nouvelle vie a surgi ici et qu’elle n’aura pas de fin ».

Ainsi soit-il.

Père Fabien Kalehezo T’chiribuka, sx

Fabien Kalehezo T’chiribuka sx
30 Maggio 2022
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