SINE: Sistema Integral de Nueva Evangelización. Per una chiesa comunitaria e missionaria.

Raccontare una esperienza pastorale che ha cambiato il volto della nostra parrocchia di Cristo Redentor in Buenaventura (Colombia), non è facile ma senza dubbio è quella che ha marcato la mia vita e sono ben contento di poterla condividere.

Inizio raccontando la profonda angoscia inziale in Buenaventura nel vedere una parrocchia, in terra di missione, dove si faceva tutto quello che si faceva in qualsiasi parrocchia italiana, con la differenza che lì quasi nessuno faceva la comunione dato la comune unión libre, ossia coppie unite senza il sacramento del matrimonio, e quindi senza poter fare la comunione. Per cui fino alle comunioni e cresime grande preparazione e celebrazioni solenni e poi il vuoto assoluto. Per fortuna che il nuovo vescovo di Buenaventura, ispirato da quello che si stava iniziando nella sua città di provenienza (Pereira), pensò di accogliere la proposta del cammino del SINE (Sistema Integral de Nueva Evangelización) che stava iniziando in Colombia e proveniva dal Messico.

Personalmente l’ho studiato ed analizzato a lungo cercando proprio di entrare nella sua logica e capirne il camino nelle sue diverse tappe.

Si tratta, in poche parole, di basare tutto l’impegno pastorale sopra la costruzione delle piccole comunità, che siano territoriali, stabili, con un numero di persone (una quindicina al massimo) che permetta una comunicazione diretta “faccia a faccia”, ossia dove ciascuno sia riconosciuto come persona ed abbia il suo spazio per sentirsi accolto e per condividere.

Il cammino per formarle dura per lo meno un anno ed è fatto di intensi incontri settimanali. Devo dire che, proprio perché è un “cammino”, non è una bacchetta magica, o una semplice formula da applicare, ma esige l’impegno del parroco a tempo pieno e la scelta oculata e la formazione specifica dei responsabili che poi collaborano.

Davvero la riuscita dipende molto dall’impegno che si mette nel camminare gradualmente ma con obiettivi precisi e tempi che rispettino l’assimilazione e la interiorizzazione delle persone.

I TRE GRANDI OBIETTIVI DEL SINE: SANTI, FRATELLI, APOSTOLI

SANTI. Lasciamo subito da parte certe idee sulla santità e andiamo a quel gioiello della Lumen Gentium che è il capitolo quinto e che parla della “universale vocazione alla santità”. È vocazione battesimale e quindi per tutti e non percorsi impossibili per gente un po’ fuori dal normale! Ecco la definizione data da Benedetto XV (non sedicesimo, ossia papa Ratzinger!): “Santità è fare le cose di ogni giorno con grande amore”! Quindi è un cammino per tutti dato che su questo si gioca la realizzazione di ognuno di noi.

E per essere santi bisogna essere FRATELLI dato che la vita cristiana per sua natura è comunitaria, vista la sua fonte trinitaria.

E poi Gesù l’ha detto chiaramente: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt.18,20). Sappiamo che il Vaticano II ha scelto come immagine base della sua ecclesiologia la “Chiesa come Corpo di Cristo” (LG.7).

Io sono testimone di come in queste piccole comunità si è rivissuto quello che leggiamo negli Atti degli Apostoli, del “cuore solo ed anima sola” “perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (Cfr. At.4,32-36; 2,42-48).

E sottolineo subito, comunità come “bene di fede”, ossia dove si guarda al fratello e si crede alla presenza di Cristo in lui; come guardi il sacerdote quando, alla consacrazione, alza il pane consacrato e tu dici: “Signor mio e Dio mio!” così guardi il fratello riconoscendo in lui la presenza di Gesù Cristo.

Senza dubbio, il sentirsi fratelli avendo un solo Padre, riunti dal sangue di Cristo e animati dal suo Spirito, è uno dei valori più importante del SINE e questo dono di Dio si esprime concretamente in rapporti personali, responsabilità reciproca, aiuto e solidarietà, comunione fraterna e preghiera comune.

Il terzo obiettivo che completa gli altri due è l’essere APOSTOLI.

Per me missionario ad gentes, questa dimensione è quella che più mi ha commosso e mi ha convinto della grande bontà di questo cammino.

C’è, per esempio, il diezmo del tiempo, ossia un tempo che uno settimanalmente deve dedicare all’apostolato, che consiste principalmente nella visita sistematica alle famiglie. Nei primi anni soprattutto, era normale che i nostri “missionari laici” con la Bibbia in mano, fossero scambiati per i testimoni di Geova, perché di fatto non si era mai visto che dei cattolici andassero casa per casa per parlare e condividere la propria fede.

Nel SINE si realizza davvero una Chiesa “estroversa” che non si chiude tra i buoni, ma si apre e sente il bisogno di andare a testimoniare a tutti “quanto il Signore è stato buono con noi”.

Da questo, si può capire che il SINE non è un “movimento”, perché non ha esperienze particolari da proporre, ma un cammino di Chiesa per tutti, dirigendosi in modo particolare ai lontani perché si facciano vicini a Cristo, e in Cristo, vicini ad ogni uomo. Non vorrei che, dicendo queste cose, si pensasse al SINE come un movimento o cammino elitario, come potrebbe essere in certi movimenti, ma è un cammino popolare dove qualsiasi persona può entrare per vivere ed approfondire la propria vita cristiana.

OBIETTIVO FINALE: UNA CHIESA MINISTERIALE

Naturalmente una parrocchia che voglia essere “la fontana del villaggio” deve essere ben “organizzata” se no si trasforma in una torre di Babele, dove ognuno dice quello che gli pare, canta la canzone che vuole e balla secondo la sua musica, no, ma una parrocchia interamente ministeriale dove ciascuno, secondo i doni ricevuti e le necessità dei fratelli, svolge il suo servizio.

Chiaro che alla base del “ministero” c’è sempre un “carisma” ossia un dono dello Spirito che anima le persone e guida la sua Chiesa. Ed anche che il ministero non si crea per il gusto di creare qualche cosa di nuovo, ma per il semplice motivo che risponde ad un vero bisogno della comunità.

“Parrocchia organizzata” significa che lo schema che ora propongo, è chiaro a tutti, accettato e condiviso da tutti e soprattutto che si trovano poi le persone per realizzarlo.

Lo schema:

1. Annuncio del Kerigma che forma la comunità;
2. Comunità che approfondisce la propria fede(catechesi);
3. La celebra (Liturgia e Sacramenti);
4. La annuncia a tutti; (evangelizzazione fino all’ad gentes)
5. La serve nei Fratelli, soprattutto nei poveri (diakonia);
6. Al servizio del Regno di Dio che si va edificando e di cui la Chiesa è “sacramento universale” e primo frutto.

Non descrivo i singoli ministeri di cui tutti abbiamo sentito parlare (ministero della comunità, evangelizzazione, liturgia, catechesi, carità, infermi ed anziani, famiglia, giovani,) ma accenno solo ad un ministero che non è stato programmato ma è nato dalle fede della comunità, ed è il “ministero della orazione”. Ci sono stati infatti dei fratelli e delle sorelle, che per motivi vari e soprattutto per le infermità, non sono potuti entrare nei diversi ministeri ma che si sono impegnati a pregare in modo particolare per la comunità e per i suoi membri. Avevamo raccolto una settantina di nomi che ad ogni Eucaristia ponevamo sopra l’altare a dire il loro impegno e vero apostolato.

INCONTRO SETTIMANALE DELLE PICCOLE COMUNITÀ.

Queste comunità che ora sono una trentina, si radunano settimanalmente per almeno due ore, per il loro incontro di fraternità che va dalla iniziale preghiera di lode , allo studio del testo scelto (secondo i distinti livelli); e poi un secondo momento il più importante, che è la “edificazione spirituale” che consiste nella condivisione della propria vita quotidiana che quindi sempre racchiude la testimonianza e la revisione di vita e a volte, secondo le esigenze, la ricerca della volontà di Dio. L’incontro poi si conclude sempre con la preghiera degli uni per gli altri.

Come già detto, per seguire ed animare questo cammino ci vuole che il parroco sia ben convinto e a tempo pieno, sempre attento alla vita delle singole comunità, e poi massimo impegno nella creazione-formazione dei collaboratori, ossia i responsabili dei vari settori, i responsabili delle singole comunità, con la loro mano derecha, con i loro catechisti ed in fine i responsabili dei singoli ministeri che chiamiamo cabezas de ministerio.

A MODO DI CONCLUSIONE

Se è vero che una esperienza vale per quanto incide sulla vita della gente, ebbene affermo che il SINE è un poderoso cammino perché i laici siano protagonisti nella loro vita di fede.

Ho un ricordo particolare del cambiamento e crescita di tante donne, che per una certa mentalità, cultura e clima, spesso sono considerate come oggetto e loro stesse facilmente assimilano questa mentalità.

Ebbene l’incontro con Gesù Cristo cambia la loro vita, le fa crescere nella coscienza della loro dignità a tal punto da dare una direzione nuova alla loro vita.

Questa esperienza non è durata solo per il tempo della mia presenza ma continua e cresce proprio perché risponde alla ecclesiologia conciliare di una chiesa mistero di comunione e di missione.

P. Claudio Bortolossi, sx

The fountain in the village

SINE: Sistema Integral de Nueva Evangelización. For a community and missionary church.

To recount a pastoral experience that changed the face of our parish of Christ the Redemptor in Buenaventura (Colombia), is not easy but undoubtedly it is one that has marked my life and I am well pleased to be able to share it.

I begin by recounting the profound initial anguish in Buenaventura at seeing a parish, in mission land, where everything was done just it could have been done in any Italian parish, with the difference that there almost no one took communion given the common union libre i.e., couples united without the sacrament of marriage, and therefore without being able to take communion. So until the communion and confirmation’s great preparation and solemn celebrations and then it was an absolute emptiness. Fortunately, the new bishop of Buenaventura, inspired by what was being started in his hometown (Pereira), thought of accepting the proposal of the SINE (Sistema Integral de Nueva Evangelización - Integral System of New Evangelisation) path that was starting in Colombia and came from Mexico.

I personally studied and analyzed it at length, trying precisely to enter into its logic and understand its steps in its different stages.

It is, in a nutshell, to base all pastoral efforts above the building of small communities, which are territorial, stable, with a number of people (about fifteen at most) that allows direct "face-to-face" communication, that is, where each person is recognized as a person and has his or her own space to feel welcome and to share.

The journey to form them takes at least a year and consists of intense weekly meetings. I must say that precisely because it is a "path" it is not a magic wand, or a simple formula to be applied, but it demands the full-time commitment of the priest and the judicious choice and specific training of the leaders who then collaborate.

Really, success depends a lot on the commitment that is put into walking gradually but with precise goals and timing that respect people's assimilation and internalization.

THE THREE GREAT OBJECTIVES OF ‘SINE’: Saints, Brothers and Apostles

SAINTS. Let us immediately leave aside certain ideas about holiness and go to that jewel of Lumen Gentium which is chapter five and which speaks of the "universal vocation to holiness." It is a baptismal vocation and therefore for everyone and not impossible paths for people a little out of the ordinary! The definition given by Benedict XV (not 16^th, i.e., Pope Ratzinger!): "Holiness is doing everyday things with great love"! So it is a path for everyone since the fulfillment of each of us is at stake on this.

And to be holy one must be BROTHER since Christian life by its very nature is communal, given its Trinitarian source.

Besides, Jesus made it clear: "Where two or three are gathered in my name I am in the midst of them" (Mt.18:20). We know that Vatican II chose as the basic image of its ecclesiology the "Church as the Body of Christ" (LG.7).

I witness how in these small communities we relived what we read in the Acts of the Apostles, of the "one heart and one soul" "persevering in the apostles' teaching and fellowship, in breaking bread and in prayers" (Cf. Acts.4:32-36; 2:42-48).

And I emphasize right away, community as a "good of faith," that is, where you look at your brother and believe in the presence of Christ in him; as you look at the priest when, at the consecration, he raises the consecrated bread and you say, "My Lord and my God!" so you look at your brother recognizing in him the presence of Jesus Christ.

Undoubtedly, feeling like brothers having one Father, reunited by the blood of Christ and animated by His Spirit, is one of the most important values of SINE and this gift of God is concretely expressed in personal relationships, mutual responsibility, help and solidarity, fraternal fellowship and common prayer.

The third goal that complements the other two is to be APOSTLES.

For me as a missionary ad gentes, this dimension is the one that most moved me and convinced me of the great goodness of this journey.

There is, for example, the diezmo del tiempo, that is, a time that one weekly has to devote to the apostolate, which consists mainly of systematically visiting families. In the early years especially, it was normal for our "lay missionaries" with a Bible in their hands to be mistaken for Jehovah's Witnesses, because in fact we had never seen Catholics going house to house to talk and share their faith.

In ‘SINE’, an "extroverted" Church is truly realized that does not close itself off among the good people, but opens up and feels the need to go and witness to everyone "how good the Lord has been to us."

From this it can be understood that ‘SINE’ is not a "movement," because it has no particular experiences to propose, but a path of Church for all, directing itself in a special way to the distant so that they may become close to Christ, and in Christ, close to every man. I would not want that, in saying these things, one would think of ‘SINE’ as an elitist movement or path, as it might be in some movements, but it is a popular path where any person can enter to live and deepen his Christian life.

ULTIMATE GOAL: A MINISTERIAL CHURCH

Of course, a parish that wants to be "the fountain of the village" must be well "organised" otherwise it turns into a tower of Babel, where everyone says what he likes, sings the song he wants and dances to his own tune, no, but an entirely ministerial parish where each one, according to the gifts received and the needs of the brothers, performs his service.

It is clear that at the basis of 'ministry' there is always a 'charisma', that is, a gift of the Spirit that animates people and guides His Church. And also that ministry is not created for the sake of creating something new, but for the simple reason that it responds to a real need of the community.

"Organised parish" means that the scheme I now propose is clear to all, accepted and shared by all, and above all that people are then found to implement it.

The scheme:

1. Announcement of the Kerigma that forms the community;
2. Community that deepens its faith (catechesis);
3. It celebrates it (Liturgy and Sacraments);
4. Proclaims it to all; (evangelisation up to ad gentes)
5. Serves it in the Brothers, especially the poor (diakonia);
6. At the service of the Kingdom of God that is being built and of which the Church is  a "universal sacrament" and the first fruit.

I will not describe the individual ministries we have all heard about (community ministry, evangelisation, liturgy, catechesis, charity, the sick and elderly, family, youth,) but I will only mention one ministry that was not planned but arose from the faith of the community, and that is the "ministry of prayer". There were in fact brothers and sisters, who for various reasons, and especially because of infirmity, were unable to join the various ministries, but who committed themselves to praying in a special way for the community and its members. We had collected about seventy names, which we placed above the altar at each Eucharist to express their commitment and true apostolate.

WEEKLY MEETING OF THE SMALL COMMUNITIES

These communities, of which there are now around thirty, gather weekly for at least two hours, for their fraternal meeting, which goes from the initial prayer of praise, to the study of the chosen text, (according to the different levels) and then a second moment, the most important one, which is "spiritual edification" that consists of sharing one's daily life, which therefore always includes witnessing and reviewing one's life and sometimes, according to need, seeking the will of God. The meeting then always ends with prayer for one another.

As has already been said, to follow and animate this path it takes the parish priest to be well convinced and full-time, always attentive to the life of the individual communities, and then maximum commitment in the creation-training of the collaborators, that is, the leaders of the various sectors, the leaders of the individual communities, with their mano derecha, with their catechists, and finally the leaders of the individual ministries that we call cabezas de ministerio.

BY WAY OF CONCLUSION

If it is true that an experience is worth how much it affects people's lives, then I affirm that ‘SINE’ is a powerful pathway for lay people to be protagonists in their life of faith.

I have a particular memory of the change and growth of many women, who due to a certain mentality, culture and climate, are often considered as objects and they easily assimilate this mentality.

Well, the encounter with Jesus Christ changes their lives, makes them grow in the consciousness of their dignity to such an extent that they give a new direction to their lives.

This experience did not last only for the time of my presence, but continues and grows precisely because it responds to the conciliar ecclesiology of a mystery church of communion and mission.

P. Claudio Bortolossi, sx

La fontaine du village

SINE : SYSTÈME INTÉGRAL DE LA NOUVELLE ÉVANGÉLISATION. Pour une église communautaire et missionnaire

Raconter une expérience pastorale qui a changé le visage de notre paroisse du Christ Rédempteur à Buenaventura (Colombie), n'est pas facile, mais c'est sans aucun doute une expérience qui a marqué ma vie et je suis heureux de pouvoir la partager.

Je commence par raconter la profonde angoisse initiale à Buenaventura de voir une paroisse, en terre de mission, où tout se faisait comme dans n'importe quelle paroisse italienne, à la différence que là, presque personne ne communiait étant donné ‘l'union libre’ courante, c'est-à-dire des couples unis sans le sacrement du mariage, et donc sans pouvoir communier. Ainsi, jusqu'à la grande préparation et aux célébrations solennelles de la communion et de la confirmation, c'était le vide absolu. Heureusement, le nouvel évêque de Buenaventura, inspiré par ce qui était en train de se mettre en place dans sa ville natale (Pereira), a pensé à accepter la proposition du chemin SINE (Sistema Integral de Nueva Evangelización) qui commençait en Colombie et venait du Mexique.

Je l'ai personnellement étudiée et analysée longuement, en essayant précisément d'entrer dans sa logique et de comprendre ses étapes dans ses différents phases.

En résumé, il s'agit de baser tous les efforts pastoraux sur la construction de petites communautés, territoriales, stables, avec un nombre de personnes (une quinzaine au maximum) qui permet une communication directe "face à face", c'est-à-dire où chacun est reconnu comme une personne et dispose d'un espace propre pour se sentir accueilli et pour partager.

Le parcours pour les former dure au moins un an et consiste en d'intenses réunions hebdomadaires. Je dois dire que, précisément parce qu'il s'agit d'un "chemin", ce n'est pas une baguette magique, ni une simple formule à appliquer, mais il exige l'engagement à plein temps du prêtre et le choix judicieux et la formation spécifique des animateurs qui collaborent ensuite.

En réalité, le succès dépend beaucoup de l'engagement que l'on met à marcher progressivement, mais avec des objectifs et un calendrier précis qui respectent l'assimilation et l'intériorisation des personnes.

LES TROIS GRANDS OBJECTIFS DE 'SINE' : SAINTS, FRÈRES, APÔTRES

LES SAINTS. Laissons tout de suite de côté certaines idées sur la sainteté et allons à ce joyau de Lumen Gentium qu'est le chapitre cinq et qui parle de la "vocation universelle à la sainteté". C'est une vocation baptismale et donc pour tout le monde et non pas des chemins impossibles pour des personnes un peu hors normes ! La définition donnée par Benoît XV (et non le 16^e, c'est-à-dire le pape Ratzinger !) : "La sainteté, c'est faire les choses de tous les jours avec un grand amour" ! C'est donc un chemin pour tous puisque l'épanouissement de chacun d'entre nous s'y joue.

Et pour être saint, il faut être FRÈRE puisque la vie chrétienne est par nature communautaire, étant donné sa source trinitaire.

D'ailleurs, Jésus l'a dit clairement : "Là où deux ou trois sont réunis en mon nom, je suis au milieu d'eux" (Mt.18:20). Nous savons que Vatican II a choisi comme image de base de son ecclésiologie "l'Église comme Corps du Christ" (LG.7).

Je suis témoin de la manière dont, dans ces petites communautés, nous revivons ce que nous lisons dans les Actes des Apôtres, à savoir "un seul cœur et une seule âme" "persévérant dans l'enseignement des apôtres et dans la communion fraternelle, dans la fraction du pain et dans les prières" (cf. Actes 4:32-36 ; 2:42-48).

Et j'insiste tout de suite sur la communauté comme "bien de la foi", c'est-à-dire où l'on regarde son frère et où l'on croit à la présence du Christ en lui ; comme on regarde le prêtre quand, au moment de la consécration, il élève le pain consacré et que l'on dit : "Mon Seigneur et mon Dieu", ainsi on regarde son frère en reconnaissant en lui la présence de Jésus-Christ.

Sans aucun doute, se sentir frères ayant un seul Père, réunis par le sang du Christ et animés par son Esprit, est l'une des valeurs les plus importantes du SINE et ce don de Dieu s'exprime concrètement dans les relations personnelles, la responsabilité mutuelle, l'aide et la solidarité, la camaraderie fraternelle et la prière commune.

Le troisième objectif, qui complète les deux autres, est d'être des APOSTLES.

Pour moi, missionnaire ad gentes, cette dimension est celle qui m'a le plus ému et convaincu de la grande bonté de ce chemin.

Il y a, par exemple, le diezmo del tiempo, c'est-à-dire un temps que l'on doit consacrer chaque semaine à l'apostolat, qui consiste principalement à visiter systématiquement les familles. Dans les premières années surtout, il était normal que nos "missionnaires laïcs", Bible à la main, soient pris pour des Témoins de Jéhovah, car on n'avait jamais vu de catholiques aller de maison en maison pour parler et partager leur foi.

Dans 'SINE', on réalise vraiment une Eglise 'extravertie' qui ne se renferme pas sur elle-même parmi les braves gens, mais qui s'ouvre et ressent le besoin d'aller témoigner à tout le monde "combien le Seigneur a été bon pour nous".

On peut donc comprendre que le SINE n'est pas un "mouvement", parce qu'il n'a pas d'expériences particulières à proposer, mais un chemin d'Église pour tous, qui s'adresse de façon particulière aux plus éloignés pour qu'ils deviennent proches du Christ et, dans le Christ, proches de tout homme. Je ne voudrais pas qu'en disant ces choses, on pense que le SINE est un mouvement ou un chemin élitiste, comme il peut l'être dans certains mouvements, mais c'est un chemin populaire où toute personne peut entrer pour vivre et approfondir sa vie chrétienne.

OBJECTIF ULTIME : UNE ÉGLISE MINISTÉRIELLE

Bien sûr, une paroisse qui veut être "la fontaine du village" doit être bien "organisée", sinon elle se transforme en une tour de Babel, où chacun dit ce qu'il veut, chante la chanson qu'il veut et danse sur son propre rythme, non, mais une paroisse entièrement ministérielle où chacun, selon les dons reçus et les besoins des frères, accomplit son service.

Il est clair qu'à la base du 'ministère', il y a toujours un 'charisme', c'est-à-dire un don de l'Esprit qui anime les personnes et guide son Eglise. Et aussi que le ministère n'est pas créé pour le plaisir de créer quelque chose de nouveau, mais pour la simple raison qu'il répond à un besoin réel de la communauté.

"Paroisse organisée" signifie que le plan que je propose aujourd'hui est clair pour tous, accepté et partagé par tous, et surtout que des personnes sont trouvées pour le mettre en œuvre.

Le projet :

1. Annonce du kerygme qui forme la communauté ;
2. Communauté qui approfondit sa foi (catéchèse) ;
3. Elle la célèbre (liturgie et sacrements) ;
4. Elle l'annonce à tous (évangélisation jusqu'à ad gentes)
5. La sert dans les Frères, en particulier les pauvres (diaconie) ;
6. Au service du Royaume de Dieu qui se construit et dont l'Église est le "sacrement universel" et le premier fruit.  

Je ne décrirai pas les différents ministères dont nous avons tous entendu parler (ministère communautaire, évangélisation, liturgie, catéchèse, charité, malades et personnes âgées, famille, jeunesse), mais je mentionnerai seulement un ministère qui n'était pas planifié mais qui est né de la foi de la communauté, et c'est le "ministère de la prière". Il y avait en effet des frères et des sœurs qui, pour diverses raisons, et surtout à cause de leur infirmité, ne pouvaient pas se joindre aux différents ministères, mais qui s'engageaient à prier d'une manière spéciale pour la communauté et ses membres. Nous avions recueilli environ soixante-dix noms, que nous placions au-dessus de l'autel à chaque Eucharistie pour exprimer leur engagement et leur véritable apostolat.

RÉUNION HEBDOMADAIRE DE PETITES COMMUNAUTÉS

Ces communautés, au nombre d'une trentaine aujourd'hui, se réunissent chaque semaine pendant au moins deux heures, pour leur rencontre fraternelle, qui va de la prière initiale de louange, à l'étude du texte choisi, (selon les différents niveaux) et puis un deuxième moment, le plus important, qui est "l'édification spirituelle" qui consiste à partager sa vie quotidienne, ce qui inclut donc toujours le témoignage et la révision de sa vie et parfois, selon les besoins, la recherche de la volonté de Dieu. La réunion se termine toujours par une prière les uns pour les autres.

Comme on l'a déjà dit, pour suivre et animer ce chemin, il faut que le curé soit bien convaincu et à plein temps, toujours attentif à la vie des communautés individuelles, et ensuite un engagement maximum dans la création-formation des collaborateurs, c'est-à-dire les responsables des différents secteurs, les responsables des communautés individuelles, avec leur mano derecha, avec leurs catéchistes, et enfin les responsables des ministères individuels que nous appelons cabezas de ministerio.

EN GUISE DE CONCLUSION

S'il est vrai qu'une expérience vaut par l'impact qu'elle a sur la vie des gens, alors j'affirme que "SINE" est un chemin puissant qui permet aux laïcs d'être les protagonistes de leur vie de foi.

Je garde un souvenir particulier du changement et de la croissance de nombreuses femmes qui, en raison d'une certaine mentalité, de la culture et du climat, sont souvent considérées comme des objets et assimilent facilement cette mentalité.

Or, la rencontre avec Jésus-Christ change leur vie, les fait grandir dans la conscience de leur dignité à tel point qu'elles donnent une nouvelle orientation à leur vie.

Cette expérience n'a pas duré seulement le temps de ma présence, mais elle se poursuit et se développe précisément parce qu'elle répond à l'ecclésiologie conciliaire d'une Église-mystère de communion et de mission.

P. Claudio Bortolossi, sx