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Estetica

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Estetica 

La questione dell'estetica in Bangladesh è piuttosto complessa per due ragioni interconnesse. In primo luogo, la struttura gerarchica della società del Bangladesh, e la risultante stratificazione in molteplici strati culturali, rende difficile identificare un ethos estetico generale. In secondo luogo le osservazioni fenomenologiche che proporrò sono fondamentalmente applicabili alle falde basse della società del Bangladesh, di cui ho esperienza più diretta. La loro validità generale sarebbe aperta ad una eventuale discussione. 

Apparentemente i Bangladesi non sono interessati alla bellezza come tale ma a ciò che è bello. Bellezza è una nozione astratta e, come qualsiasi altra estrazione, non è attraente. Luoghi di bellezza istituzionalizzata come musei e gallerie d'arte non sono frequentati, né opere d'arte come dipinti, edifici, film o musica sono particolarmente apprezzati. La bellezza socialmente riconosciuta rimane qualcosa per le élite occidentali o di quelle delle città.

I pochi monumenti storici che sono rimasti sono lasciati alla distruzione del tempo (e degli uomini) senza la minima preoccupazione. La bellezza in Bangladesh si riferisce fondamentalmente alla vita e alla natura, in multiformi manifestazioni. 

La bellezza in Bangladesh è inoltre, sopratutto, il colore. Colori brillanti, accesi, forti si trovano dappertutto dai sari delle donne, ai muri di case e alla vegetazione prodiga. Tutte le tonalità di rosso e di verde sono dominanti. E sono le donne l'incarnazione della bellezza del Bangladesh.

Avvolte nei loro coloratissimi sari, sono in qualche modo la manifestazione vivente di un senso di bellezza antica. Utilizzando quanto richiesto dal parda (vedere il capitolo "La famiglia" Banglanews 181), le donne fanno in modo di mostrare la loro bellezza…. nascondendola. Le donne ricche possono indossare vestiti costosi, ma anche le donne povere non sono meno eleganti o belle nel loro misero, ma sempre colorato, abito. L'esuberanza della natura è esattamente riflessa nelle donne del Bangladesh.

Non sembra comunque, stranamente, che la bellezza della natura divenga fonte di estasi o contemplazione. Queste attività mentali sono diluite in un genere di atteggiamento istintivo fra le attività di situazioni di vita di ogni giorno. Non ho mai visto un Bangladese contemplare il tramonto infuocato di tante serate bengalesi. Ma quel tramonto rosso, comunque, è molto probabile finito nei sari delle donne, o nella allegria delle canzoni popolari.

Il verde intenso delle risaie diviene soltanto fonte di inspirazione per i poeti. Per il Bangladese medio quel verde e la bellezza dei campi stanno soltanto ad indicare un raccolto abbondante. La bellezza, perciò, è collegata ai suoi risultati pratici. I campi verdi sono una fonte di esaltazione e gioia perché loro indicano abbondanza futura. Forse in Bangladesh la vita è bellezza e la bellezza è vita. E la bruttezza è morte. 

C'è, comunque, qualcosa che sembra sfuggire al collegamento tra bellezza e le sue conseguenze pratiche. I Bangladesi sono molto attaccati alla poesia e si può davvero dire che l'anima bangladese è poetica. Molti scrivono poemi ma praticamente tutti amano ascoltare per ore recite e canzoni. Questa è una pratica molto popolare che coinvolge sia le caste alte che le basse, musulmani e indù, giovincelli e adulti. Le canzoni dei Baul, composte e recitate da uomini o donne con una nota preparazione religiosa, appartengono ad un particolare genere musicale e poetico che piace a tutti. Parlando di problemi umani e universali, queste canzoni vanno davvero oltre le barriere dogmatiche delle varie religioni e di qualsiasi genere di settarismo. La loro musica non è molto raffinata, in quanto non è importante come le parole che accompagna.

Gli strumenti musicali sono piuttosto semplici: tamburi e ektara (uno strumento tradizionale a corda) è tutto ciò di cui i Baul hanno bisogno per le loro canzoni. I loro temi sono presi dalla vita di ogni giorno e dalla natura, oltre che dai lavori agricoli. Queste ballate appartengono a tutti, nel senso che ognuno può trovarvi riflessa parte della sua vita. Ascoltarle è come guardando il lento avanzare di un carro di buoi o il lento scorrere di un fiume. La Jattra è un genere di teatro popolare recitato all'aperto, è un altra forma di divertimento pubblico estremamente riuscito. 

Sebbene televisione e sale cinematografiche abbiano invaso anche i villaggi più remoti del Bangladesh ed abbiano in qualche modo diminuito l'importanza di queste forme piuttosto sofisticate di arte popolare, le Jattra presentano storie tratte dalla mitologia indù dove dei, dee e creatura umana interagiscono liberamente in questo mondo. Chi le guarda finisce prima o poi di identificarsi con qualche personaggio. Gli spettatori reagiscono come se lo spettacolo rappresentasse la realtà e non poche volte attori costretti a rappresentare personaggi cattivi e poco graditi sono stati violentemente malmenati. Pian piano cinema e televisione stano sostituendo queste rappresentazioni. Il mezzo è cambiato ma, fondamentalmente, i temi e la partecipazione del pubblico è rimasta la stessa. Le trame dei film sono piuttosto ripetitive. Di solito si parla di una storia d'amore, di un personaggio cattivo e di un finale con la sconfitta del cattivo e col trionfo dell'amore. Apparentemente le persone sono in cerca di emozioni e, più forti sono, meglio è. Un buon film è uno che fa piangere tutti. Sembra quasi che ci sia una sorta di continuità tra la vera vita e lo spettacolo. Quanto viene rappresentato sul palcoscenico e quanto avviene nella vita reale vengono ad essere così interconnessi che nessuno può fare a meno di partecipare. 

La bellezza in Bangladesh è la totalità di vita esperimentata nella sua interezza senza soluzione di continuità tra la vera vita e quella raccontata, tra naturale e soprannaturale, tra umano e divino, ecc. Un'altra particolare forma di arte popolare che è possibile vedere in tutto il paese, è quella rappresentata dalle decorazioni dipinte su autocarri, autobus e rickshaws. Come gli altri paesi nel sub-continente indiano, ai Bangladesi piace decorare questi mezzi di trasporto. Scene di vita del villaggio spesso vengono dipinte con colori brillanti.

Il giallo di solito è il colore di fondo per gli autocarri, su cui vengono dipinte scene prese dalla vita dei campi. Talvolta vengono aggiunte figure geometriche spesso inframmezzate da qualche frase religiosa, in arabo o bengali. Il rickshaws, sebbene molto più piccoli, sono similmente decorati. In qualche modo, le scene bucoliche di Bengala rurale sono portate sulle strade e nel bel mezzo della vita urbana, con questo sistema. La bellezza in Bangladesh deve essere guardata nella relazione tra l'uomo e la sua terra, il suo suolo. 

C'è, comunque, qualcosa che rende l'estetica bangladese difficile da capire. La bellezza, in Bangladesh, è in qualche modo qualcosa di contestualizzato. Essa non è di comprensione generale ma relativa, ed  è prima di tutto individualizzata in una persona, e nelle sue immediate, sociali o naturali vicinanze. Sembra infatti che qualcosa che non sia direttamente riferito ad una particolare persona non è nemmeno oggetto delle sue considerazioni estetiche. Per esempio i Bangladesi si prendono tradizionalmente buona cura delle loro case. Le decorano con disegni e poster, le tengono pulite e puliscono frequentemente le mura con sterco di vacca diluito. Ma questo, comunque, non impedisce le stesse persone dal buttare appena fuori dalle mura di casa i propri rifiuti. Ciò spesso è un contrasto tra case pulite e ben tenute e, in mezzo a loro, dei maleodoranti mucchi di rifiuti. Questi comportamenti possono essere osservati in tutti i livelli della popolazione. Similmente, è piuttosto comune per i Bangladesi  buttare via qualsiasi cosa dove si trovano e così buste di plastica, pacchetti vuoti di sigarette, rifiuti sono sparsi dappertutto e senza alcun rimorso.

Questi contrasti impressionanti sono maggiormente evidenti in un ambiente urbano dove la maggior disponibilità di beni ha anche aumentato la quantità di rifiuti. Edifici pubblici, ospedali, uffici governativi sono posti in cui praticamente pulizia ed igiene non esistono. Professori, dottori, funzionari si recano al lavoro con i loro vestiti immacolati, senza preoccuparsi di calpestare spazzatura di ogni tipo e di lavorare in un ambiente poco pulito.

Non pretendendo di capire questa paradossale realtà, si potrebbe forse dire che per i Bangladesi la bellezza non è un attributo statico delle cose, ma la caratteristica dinamica del transformabilità della natura. Forse la bellezza non è nemmeno una caratteristica delle cose ma solamente dell'occhio umano che le vede; immondizia e sporco possono certo essere sgradevoli ma, se non entrano nella sfera personale, nessuno se ne cura.

Resta comunque la contraddizione tra l'amore per la natura dei Bangladesi, confermata anche dalla ricca letteratura e la sconsiderata distruzione dell'ambiente sociale e naturale. Il colore dei cumuli di spazzatura (e, peggio, il loro nauseante odore) mal si accorda al brillante colore dei sari delle donne.


Articolo di TARGA Sergio sx, tratto da To What Needs Are Our Cultures Responding?, CSA, Osaka, 2003. La traduzione è stata fatta a cura di Banglanews e non è stata rivista dall'Autore.

Targa Sergio sx
28 April 2015
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