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Etica

Il problema dell'etica in Bangladesh deve prima di tutto essere affrontato considerando la mancanza di unità culturale e di omogeneità tra i suoi abitanti. I principi gerarchici su cui la società è costruita sono anche la causa di tali divisioni e frammentazioni. La nazione del Bangladesh può essere considerata come un insieme di subnazioni con alcuni denominatori comuni, ma anche straordinarie diversità. 

La posizione sociale in Bangladesh dipende moltissimo da casta, ricchezza, religione e istruzione. E, per quanto riguarda l'etica, le osservazioni non possono che essere diversificate. Dubito per questa ragione, che possiamo parlare di un ethos bangladese; o meglio si potrebbe dire che la mancanza di un ethos unitario è proprio l' attuale ethos del Bangladesh. 

L'etica in Bangladesh è quindi qualcosa riferita a gruppi, non ad individui e nemmeno alla nazione. Appartenere a un gruppo sociale significa anche ereditare una particolare moralità e un determinato comportamento. Possiamo così parlare di un etica di gruppo ereditata con la nascita. Poiché l'appartenere ad un gruppo non è una scelta personale ma, fondamentalmente una caratteristica ontologica insita nella nascita, così è per il comportamento. Ci si aspetta che una persona si comporti secondo il dharma (vedere Banglanews 179) del gruppo a cui appartiene. Inoltre una persona può anche appartenere a diversi gruppi, ognuno dei quali ha propri requisiti morali. C'è evidentemente una gerarchia di valori e quindi, in particolari circostanze, si deve stabilire la priorità della moralità di un gruppo rispetto ad un altro.

In tale situazione c'è poco spazio per la libertà personale. La pressione del gruppo è spesso sufficiente, particolarmente nelle aree rurali, ad annullare o diminuire notevolmente la libertà personale. Il Dharma, o l'ordine universale, è specifico del gruppo. Il comportamento corretto diviene così il ponte tra comportamento ed ontologia. In teoria, il comportamento corretto di un ladro è quello di rubare. Questo, comunque, non gli eviterà di essere bastonato se viene catturato, perché anche questo fa parte del dharma di un ladro. 

Parimenti un Rishi deve avvelenare le mucche per poi ricavarne carne e pelle; questo è il suo dharma, e ognuno lo sa. In breve, ogni gruppo, casta o classe debbono adempiere alle attese sociali proprie del gruppo di appartenenza. 

Questo può essere visto come l'attuale etica della moralità del gruppo. Sorprendentemente, un Brahmino non può scuoiare una vacca. Se lo fa, può perdere la sua condizione sociale, ovvero, la sua appartenenza al gruppo. Tale azione è estremamente estranea non solo a lui ma anche al suo gruppo, ma la stessa azione compiuta da un Rishi è non solo accettabile, ma anche necessaria alla società. Ma, nel contempo, è anche la società stessa che disprezza chi compie una tale azione. Di per sé, un atto non ha connotazioni morali senza il suo agente.

A questo punto, è difficile non pensare, che tale sistema etico non è altro che una legittimazione della struttura di potere già esistente nella società. 

La situazione, comunque, è ben più complessa di quanto descritto e semplificato. Separatamente dalle osservazioni generali di cui sopra, possiamo distinguere ed indicare molti strati di moralità che possono anche essere in contraddizione.

Secondo il Bagavad Gita, l'etica non è che uno stadio da superare. Giusto e sbagliato (nel senso di corrispondenza dharmica tra l'ontologia e la moralità di una persona), e qualunque altro paio di opposti, sono stadi verso la conoscenza assoluta. Corrispondono a una minore esperienza della realtà, che eventualmente deve essere scartata. Non-etica perciò può essere considerato come lo stadio verso il quale il Bagavad Gita ci conduce. A questo riguardo, persone che appartengono a qualsiasi gruppo sociale o classe o casta possono avere un comportamento che può, generalmente parlando, essere socialmente inaccettabile e addirittura non in linea con la moralità del proprio gruppo e, ciononostante, ottenere un riconoscimento sociale. È un fatto, comunque, che modelli socialmente non ortodossi di comportamento (ad esempio le esperienze integrali di asceti, musulmani o indù)  sono quantitativamente limitati, e quindi ininfluenti sull'ethos generale del gruppo.

Persone con una cultura ebraica o cristiana trovano difficile  identificare dei principi morali e universali nel contesto del Bangladesh.

Giusto e sbagliato, vero e falso, buono e cattivo sembrano essere continuamente rimodellati per adattarsi alle necessità del momento, ancora più nelle caste o nei gruppi molto bassi della società gerarchica bangladese. Più si è in basso nella scala sociale, più si è proni verso questo atteggiamento. Ma è comunque vero che lo stesso atteggiamento si può trovare nelle caste o nei gruppi socialmente più in alto.

Il povero non è incapace di mantenere dei valori morali. Il fatto è che la sua emarginazione sociale lo spinge ancora più in giù nella scala sociale. Così, la loro dichiarata "immoralità" è non solo presupposta ma in un certo senso persino  incoraggiata dalla società che così può giustificare la loro emarginazione. E si può qui osservare una contraddizione. Generalmente parlando ognuno si dice d'accordo che verità, giustizia e bontà dovrebbero aumentare, ma la realtà è molto diversa da quanto desiderato. "Hoeke noe kora" (trasformare verità in falsità e viceversa) è una specie di hobby nazionale. Lo stesso genere di confusione intenzionale è stato chiamato in India, "double-think, double-speak" e cioè pensare o parlare due volte.

Comunque, questo non è un segnale di debolezza morale ma, piuttosto, il risultato di un schema etico che è totaliter alter di quello al quale siamo abituati. L'etica di gruppo è molto forte in Bangladesh e, in un certo modo, questo ha condotto alla scomparsa della responsabilità personale. Doveri verso il proprio gruppo sociale, sia esso la famiglia, il clan, il villaggio o solo la casta etc, può superare o anche eliminare qualsiasi altra forma di responsabilità personale. Il benessere e gli interessi di un particolare gruppo hanno sempre la precedenza. 

È comunque difficile, se non impossibile, parlare in Bangladesh di norme sociali. Il tentativo del governo del Bangladesh di andare verso un'etica islamica come àncora di salvataggio per la società del Bangladesh può essere visto, in questa luce, come un tentativo di costruire un ethos sociale, che manca del tutto. Stiamo qui parlando di una specie di relativismo etico il cui significato è difficile da comprendere.

È anche possibile che in Bangladesh, come in tutto il sub-continente indiano, il concetto stesso di persona non sia stato sufficientemente sviluppato. La persona richiede in qualche modo il concetto di uguaglianza, e in particolare di uguaglianza etica. Anche su problemi così fondamentali come il diritto alla vita, un Brahmino e un Sudra non sono sullo stesso piano. I "titoli" di un Brahmino sono mille volte superiori a quelli di un Sudra. In una società gerarchica come Bangladesh la nozione di persona come un essere umano non è stata elaborata filosoficamente. Il concetto di persona esiste come un dato di fatto, ma solamente come una categoria relativa.

Noi abbiamo tanti concetti relativi alle persone quanti sono i  gruppi in una società. I diversi concetti sono specifici per un gruppo specifico e non costituiscono una categoria universale. In questo senso, è difficile per noi riconoscere un ethos nazionale nel Bangladesh o una serie personale di valori universalmente validi. Paradossalmente, se il concetto di persona non è filosoficamente sofisticato, lo stesso non può dirsi per il concetto di individuo. 

C'è forse una logica per questo. In una società gerarchica, dove moralità di gruppo ha la priorità, è importante per l'individuo emergere. Nonostante la teoria delle caste, come codificata nei dharmasastras e delle regole fisse, c'è una lotta continua fra i membri di un gruppo in una società gerarchica, così come con i membri di altri gruppi, per arrampicarsi sulla scala sociale. E come risultato di questa lotta ne risente anche l'etica di gruppo.

Infatti il continuo cambiamento delle gerarchie  sociali conduce ad un relativismo etico. La moralità di ieri potrebbe non essere più appropriata per oggi o domani. Nuove classificazioni generano nuove appartenenze, e nuove appartenenze generano nuovi, o differenti, comportamenti etici. Estremizzando questo ragionamento, questa logica rimuove la consistenza già scarsa dell'etica di gruppo, stabilendo infine che è l'individuo l'unico riferimento per la propria moralità. Come teoria e prassi, la solidarietà non sembra avere radici in Bangladesh. Questo spiega anche perché ideologie comuniste non hanno avuto una grande espansione in Bangladesh o nel sotto-continente indiano. 

La cultura gerarchica della terra ha impedito lo sviluppo di coscienza di classe. Addirittura oggi, possiamo osservare come milioni di persone povere sono incapaci di unificare i loro sforzi e sfidare il dominio di una piccola élite.

Alcuni dicono che il relativismo etico, insieme ad  un eccessivo individualismo osservato dagli stranieri nel Bangladesh sono causati dalla assoluta povertà e dalla conseguente lotta per la sopravvivenza. La povertà economica non produce però necessariamente anche una povertà morale. 

Conflittualità e conflittualità etica, nella società del Bangladesh, sono più probabilmente originate da una cultura gerarchica, il cui individualismo impedisce qualsiasi genere di agglutinazione ideologica fra le persone, sia essa etica o politica. Questo inoltre potrebbe essere il vero scopo, non dichiarato,  di tale sistema etico.

Per questo, anche religioni egualitarie come Cristianesimo e Islam, una volta penetrate nel sub-continente indiano, sono state incapaci di rovesciare le gerarchie e, invece, si sono anche loro "impaludate" in una cultura di casta, vittime della propria vittoria. 


Articolo di TARGA Sergio sx, tratto da To What Needs Are Our Cultures Responding?, CSA, Osaka, 2003. La traduzione è stata fatta a cura di Banglanews e non è stata rivista dall'Autore.

Targa Sergio sx
28 April 2015
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