Soprannominato "Yikibang" in Limba, la lingua del gruppo etnico maggioritario a Fadugu, che significa "Rispetto", Padre Martin Ali Keke, missionario saveriano originario del Ciad, si è congedato dalla parrocchia di Santi Pietro e Paolo a Fadugu, Diocesi di Makeni in Sierra Leone la domenica 27 agosto. Gli è stato assegnato il compito di sacerdote responsabile presso la quasi-parrocchia di San Francesco Saverio, Arcidiocesi di Freetown. Domenica 3 settembre è stato presentato a questa nuova comunità cristiana. Qui condivide con noi ciò che ha vissuto a Fadugu e le sue speranze per la sua nuova missione nella capitale di questo paese affettuosamente chiamato Mama Salone.
Louis BIRA sx: Dal 2015, dopo aver imparato il Krio, sei stato in missione presso la parrocchia di Fadugu, prima come viceparroco (2015-2019) e poi come parroco (2019-2023). Quali ricordi hai della tua esperienza in questo bellissimo luogo di missione?
Martin ALI KEKE sx: Fadugu è un grande capoluogo (capoluogo di Kasunko) che appartiene al distretto di Koinadugu. Circa tre anni fa, questo grande capoluogo è stato diviso in tre capoluoghi: Kasunko, Gbonkobo Kayaka e Tamiso. Ho molti bei ricordi di Fadugu. Gli otto anni che ho trascorso lì sono stati fantastici. Ricorderò sempre la loro generosità durante ottobre, il mese missionario, nonostante la loro precaria situazione finanziaria. Ricorderò anche il caloroso benvenuto che mi hanno sempre riservato, caratterizzato dal vino di palma chiamato "poyo" in Krio e "Mampaman" in Limba.
Louis BIRA sx: Quando sei diventato parroco, la parrocchia aveva 19 filiali comunitarie e quando te ne sei andato, ce n'erano già 24. Potremmo dire che è stato un successo missionario. Come spieghi questo successo?
Martin ALI KEKE sx: Quando sono diventato parroco, la parrocchia aveva 19 filiali comunitarie. Ora ne ha 24. Questo si può giustificare col fatto che il seme del Vangelo seminato dai primi confratelli che hanno lavorato qui ha iniziato a dare frutti. Possiamo anche dire che questa crescita è il risultato della mia vicinanza alla gente, senza discriminazione etnica o religiosa. Grazie a questa vicinanza, ho potuto imparare un po' di Limba e guadagnarmi la fiducia dei musulmani. Questo mi ha aperto davvero le porte, al punto che sono stato considerato uno di loro. In effetti, mi hanno dato un nome Limba: "Yikibang", che significa "rispetto".
Louis BIRA sx: Fadugu è conosciuta come un luogo in cui le tradizioni locali non entrano in conflitto con la pratica della fede cristiana. Infatti, i ragazzi che lasciano il bosco per le loro iniziazioni tradizionali spesso vengono in parrocchia a chiedere la benedizione del sacerdote. Potrebbe essere questo un tentativo di inculturazione?
Martin ALI KEKE sx: Sì, posso vedere un tentativo di inculturazione che merita di essere esplorato ed apprezzato. La cultura Limba è ricca di valori che, a mio parere, non sono incompatibili con i valori evangelici. Nel bosco sacro, durante l'iniziazione, ai giovani vengono insegnati valori come il rispetto degli anziani, la discrezione, la resilienza, la resistenza e la pazienza, per citarne alcuni. Alla fine delle loro iniziazioni, i giovani vengono a salutare il parroco perché è uno degli anziani il cui compito è vigilare sulla loro crescita e servire da esempio.
Louis BIRA sx: La comunità cristiana a Fadugu è una minoranza in una maggioranza musulmana. Come sono le relazioni tra i seguaci del cristianesimo e dell'islam?
Martin ALI KEKE sx: La Sierra Leone è conosciuta come una terra di pace tra le religioni. Se c'è qualcosa di importante che altre persone possono imparare dai sierraleonesi, è la loro capacità di vivere in armonia pur essendo seguaci di religioni diverse. E in questo senso, Fadugu non fa eccezione. Conferma semplicemente la regola generale che prevale nel paese. Infatti, tra i seguaci di queste due religioni, le relazioni sono fraterne. Lavorano insieme per celebrare nascite, matrimoni e funerali. A scuola, gli studenti interagiscono amichevolmente. Nelle nostre scuole denominate "Roman Catholic", la maggioranza degli studenti non è cattolica, la maggioranza è musulmana. Quindi posso dire che a Fadugu, la vita quotidiana dei seguaci di queste due religioni è un migliore esempio di dialogo interreligioso. Favoriamo questo tipo di dialogo, che ha sempre portato frutti.
Louis BIRA sx: Un altro fenomeno che caratterizza la missione a Fadugu è la presenza di diverse persone anziane non battezzate che, tuttavia, partecipano attivamente alle celebrazioni liturgiche e alla vita della parrocchia e delle comunità. Come spieghi ciò?
Martin ALI KEKE sx: L'osservazione è corretta. Infatti, Fadugu è un meraviglioso esempio di una chiesa aperta a tutti, di cui si parla molto in questi giorni. È una parrocchia con molti membri praticanti ma non battezzati. Una situazione speciale, ovviamente. Infatti, in molte comunità cristiane cattoliche in Africa, un cristiano cattolico praticante significa anche uno che è "sacramentalizzato", in tutto o in parte. A Fadugu, ci sono diversi adulti non battezzati nella chiesa. Di solito sono sposati in matrimoni poligamici. Tuttavia, partecipano attivamente alla vita della chiesa. Vogliono il battesimo e gli altri sacramenti. Curiosamente, questi sacramenti non li riceveranno a causa della loro situazione matrimoniale. Penso che sia un caso pastorale che le nostre autorità ecclesiastiche in Africa dovrebbero rivedere. Per me, questi poligami praticanti sono "catecumeni permanenti". Sono orgogliosi di essere cattolici, nonostante non ricevano i sacramenti.
Louis BIRA sx: Ti stai trasferendo da Fadugu, una zona rurale, a Freetown, una zona urbana. In altre parole, la tua missione continua, ma in due contesti diversi. Quali sfide vedi che ti aspettano nella tua nuova assegnazione?
Martin ALI KEKE sx: Come Xaveriano a Freetown, sarò erede di uno stile missionario Xaveriano. Sto continuando il lavoro iniziato dai miei predecessori, l'ultimo dei quali è stato il padre Marsel RanteTurak. Eppure ci sono ancora molte sfide missionarie. A mio parere, le più urgenti sono le seguenti: innanzitutto, fare della quasi-parrocchia di San Francesco Saverio una vera parrocchia. Per farlo, devono essere soddisfatti determinati criteri: completare la costruzione della chiesa parrocchiale, costruire la casa parrocchiale e una scuola, ecc. In secondo luogo, consolidare il buon rapporto che già esiste tra cristiani e musulmani. E infine, aiutare i fedeli a conoscere meglio la loro fede cattolica sottolineando la formazione e i ritiri spirituali. Tra l'altro, molti membri della nostra comunità sono rapidamente attratti dalle nuove chiese conosciute come "chiese born again". Nel frattempo, spero di poter contribuire in qualche modo alla crescita spirituale di questa splendida comunità "per la potenza di Dio", come spesso diciamo in Sierra Leone.
Father Respect, Martin Ali keke sx: From Fadugu to Freetown, the mission continues
Nicknamed "Yikibang" in Limba-the language of the majority ethnic group in Fadugu-which means "Respect", Father Martin Ali Keke, a Xaverian missionary originally from Chad, said goodbye to the parish of Saints Peter and Paul in Fadugu/Diocese of Makeni/Sierra Leone on Sunday 27 August. He was assigned to the quasi-parish of Saint Francis Xavier/ Archdiocese of Freetown as priest in charge. On Sunday 03 September, he was presented to this new Christian community. Here he shares with us what he experienced in Fadugu and his hopes for his new mission in the capital of this country kindly known as Mama Salone.
Louis BIRA sx: Since 2015, after learning Krio, you have been on mission in the parish of Fadugu, first as curate (2015-2019) and then as parish priest (2019-2023). What memories do you have of your experience in this beautiful place of mission?
Martin ALI KEKE sx: Fadugu is a large chiefdom (Kasunko chiefdom) belonging to the Koinadugu district. About three years ago, this large chiefdom was split into three chiefdoms: Kasunko chiefdom, Gbonkobo Kayaka chiefdom and Tamiso chiefdom. I have many good memories of Fadugu. The 8 years I spent there were fantastic. I will always remember their generosity during October, the missionary month, despite their precarious financial situation. I'll also remember the warm welcome they always gave me, characterised by the palm wine called "poyo" in Krio and "Mampaman" in Limba.
Louis BIRA sx: When you became parish priest, the parish had 19 community branches and when you left, there were already 24. A missionary feat, you might say. How do you explain such success?
Martin ALI KEKE sx: When I became parish priest, the parish had 19 community branches. Now it has 24. This can be justified by the fact that the seed of the Gospel sown by the first confreres who worked here began to bear fruit. We can also say that this growth is the result of my closeness to people, without ethnic or religious discrimination. Thanks to this closeness, I was able to learn a bit about Limba and gain the trust of Muslims. This really opened the door for me, to the point where I was considered one of them. In fact, I was given a Limba name: "Yikibang", which means "respect".
Louis BIRA sx: Fadugu is known as a place where traditional customs do not conflict with the practice of the Christian faith. In fact, children who leave the forest for their traditional initiation often come to the parish to ask the priest for a blessing. Could this be an attempt of inculturation?
Martin ALI KEKE sx: Yes, I can see an attempt of inculturation that needs to be explored and appreciated. Indeed, Limba culture abounds in a panoply of values that are not, in my opinion, incompatible with evangelical values. In the sacred forest, during initiation, young people are taught the following values: respect for elders, discretion, resilience, endurance and patience, to name but a few. At the end of their initiation, the young people come to greet the parish priest because he is one of the elders whose mission is to watch over their growth and serve as an example to them.
Louis BIRA sx: The Christian community in Fadugu is a minority within a Muslim majority. How are relations between the followers of Christianity and Islam?
Martin ALI KEKE sx: Sierra Leone is known as a land of peace between religions. If there is one great thing that other peoples can learn from Sierra Leoneans, it is their ability to live in harmony while being followers of different religions. And in this respect, Fadugu makes no difference. It just confirms the general rule that prevails in the country. Indeed, between the followers of these two religions, relations are fraternal. They work together to celebrate births, weddings and funerals. At school, pupils interact in a friendly manner. In our schools so-called : Roman Catholic, the majority of students are not Catholic. Muslims are the most numerous. So I can say that at Fadugu, the daily life of the followers of these two religions is a better example of inter-religious dialogue. We favour this type of dialogue, which has always borne fruit.
Louis BIRA sx: Another phenomenon that characterises the mission in Fadugu is the presence of several elderly non-baptized people who nevertheless take an active part in liturgical celebrations and in the life of the parish and communities. How do you explain this?
Martin ALI KEKE sx: The observation is true. In fact, Fadugu is a wonderful example of a church that is open to all, something we talk about too much these days. It's a parish with many members who are practising but not baptised. A special situation, of course. In fact, in many Catholic Christian communities in Africa, a practising Catholic Christian also means one who is 'sacramentalised', either totally or partially. In Fadugu, there are several unbaptised adults in the church. Generally, they are married in polygamous marriages. However, they participate actively in the life of the church. They want baptism and the other sacraments. Curiously, these sacraments will not receive these sacraments because of their marital situation. I think this is a pastoral case for our ecclesiastical authorities in Africa to review. For me, these practising polygamists are "permanent catechumens". They are proud to be Catholics, despite not receiving the sacraments.
Louis BIRA sx: You're moving from Fadugu, a rural area, to Freetown, an urban area. In other words, your mission continues, but in two different contexts. What challenges do you see awaiting you in your new assignment?
Martin ALI KEKE sx: As a Xaverian in Freetown, I will be heir of a Xaverian missionary style. I am continuing the work begun by my predecessors, the most recent of whom is father Marsel RanteTurak. And yet there are still many missionary challenges. In my opinion, the most urgent are the following: Firstly, to make the Quasi-parish of Saint Francis Xavier a parish. To do this, certain criteria need to be met: to complete the construction of the parish church, to build the parish house and a school, etc. Secondly, to consolidate the good relationship that already exists between Christians and Muslims. And finally, to help the faithful to get to know their Catholic faith better by insisting on training and spiritual retreats. By the way, many members of our community are quickly captivated by new churches known as born againchurches. Along the way, I hope to be able to make my small contribution to the spiritual growth of this beautiful community "by God's power", as we often say in Sierra Leone.
Le père Respect, Martin Ali keke sx: De Fadugu à Freetown, la mission continue
Surnommé "Yikibang" en Limba-la langue de l’ethnie majoritaire de Fadugu-ce qui signifie « Respect », père Martin Ali Keke, missionnaire xavérien originaire du Tchad a dit aurevoir à la paroisse de saints Pierre et Paul de Fadugu/ Diocèse de Makeni/Sierra Leone, le dimanche 27 Août. Il a été affecté à la quasi-paroisse de saint François Xavier/ Archidiocèse de Freetown comme prêtre en charge. Le dimanche 03 Septembre, il a été présenté à cette nouvelle communauté chrétienne. Il nous partage ici ce qu’il a vécu à Fadugu et ses espoirs pour la mission qui continue dans la capitale de ce pays dit aimablement : Mama Salone.
Louis BIRA sx : Depuis 2015, après l’apprentissage du Krio, tu as été en mission à la paroisse de Fadugu, d’abord comme vicaire (2015-2019) et puis comme curé (2019-2023). Quels souvenirs gardes-tu de ton expérience dans ce beau lieu de mission ?
Martin ALI KEKE sx : Fadugu est une grande chefferie (Kasunko chiefdom) appartenant au district de Koinadugu. Il y a trois ans environ, cette grande chefferie a été morcelée en trois chefferies : Kasunko Chiefdom, Gbonkobo Kayaka Chiefdom et Tamiso chiefdom. Les souvenirs que je garde de Fadugu sont multiples et bons. Les 8 ans de mission passés là-bas ont été formidables. Je me souviendrai toujours de leur générosité pendant le mois d’Octobre, le mois missionnaire, nonobstant la précarité de leur situation financière. Aussi me rappelerai-je de l'accueil toujours chaleureux caractérisé par le vin de palme appelé "poyo" en Krio et "Mampaman " en Limba.
Louis BIRA sx : Quand tu es devenu curé, la paroisse comptait 19 succursales-communautés et à ton départ, elles étaient déjà 24. Une prouesse missionnaire pourrait-on dire. Comment expliques-tu un tel succès ?
Martin ALI KEKE sx : Effectivement, quand je suis devenu Curé, la Paroisse comptait 19 Succursales-communautés. Maintenant, elle en compte 24. Cela peut se justifier par le fait que le grain de l'Evangile semé par les premiers confrères qui y ont travaillé a commencé à porter du fruit. Aussi peut-on dire que cette croissance est le résultat de ma proximité avec les gens sans discrimination aussi bien ethnique que religieuse. Grâce à cette proximité, j'ai pu apprendre un peu le Limba et gagner la confiance des musulmans. Cela m'avait vraiment ouvert la porte jusqu’au point d'être considéré comme l'un d'eux. En effet, on m'a donné un nom Limba: "Yikibang" qui signifie « respect ».
Louis BIRA sx : Fadugu est connu comme un lieu où les coutumes traditionnelles ne sont pas en conflit avec la pratique de la foi chrétienne. En effet, il est fréquent que les enfants qui quittent la forêt pour leur initiation traditionnelle passent à la paroisse demander au curé une bénédiction. Pourrait-on y voir une tentative d’inculturation ?
Martin ALI KEKE sx : Oui, j’y perçois bien une tentative d'inculturation qui demande d'être approfondie et appréciée. En effet, la culture Limba regorge une panoplie de valeurs qui ne sont pas, à mon avis, incompatibles avec les valeurs évangéliques. Dans la forêt sacrée, pendant l’initiation, les jeunes sont initiés aux valeurs suivantes : respect des anciens, la discrétion, la résilience, l'endurance, la patience pour ne citer que cela. Au sortir de leur initiation, les jeunes viennent saluer le curé parce qu'il fait partie des anciens qui ont pour mission de veiller sur leur croissance et leur servir d’exemples.
Louis BIRA sx : La communauté chrétienne de Fadugu est une minorité au milieu d’une majorité musulmane. Comment sont les relations entre les adeptes du christianisme et ceux de l’Islam ?
Martin ALI KEKE sx : La Sierra Leone est connue comme une terre de paix entre les religions. S’il y a quelque chose de grand que les autres peuples peuvent apprendre de Sierra léonais, c’est leur capacité à vivre en harmonie tout en étant des adeptes de religions différentes. Et sur ce bel aspect, Fadugu ne fait pas de différence. Il confirme juste la règle générale qui prévaut au pays. En effet, entre les adeptes de ces deux religions, les relations sont fraternelles. Ils collaborent aux célébrations de naissance, de mariage et de l’enterrement. A l’école, les élèves interagissent amicalement. D’ailleurs dans nos écoles dites : Catholiques Romaines, la majorité des étudiants ne sont pas catholiques. Les musulmans sont les plus nombreux. Ainsi, je peux dire qu’à Fadugu, la vie quotidienne des adeptes de ces deux religions constituent un meilleur exemple de dialogue interreligieux. Nous privilégions ce type de dialogue qui a toujours porté du fruit.
Louis BIRA sx : Un autre phénomène qui caractérise la mission à Fadugu est la présence de plusieurs personnes âgées non-baptisées qui pourtant prennent activement part aux célébrations liturgiques et à la vie de la paroisse et de communautés. Comment expliques-tu ce fait ?
Martin ALI KEKE sx : L’observation faite est vraie. Au fait, Fadugu est un cas d’école au sujet d’une église ouverte à tous, dont on parle trop de nos jours. Car c’est une paroisse qui a plusieurs membres pratiquants mais non baptisés. Une situation singulière, bien sûr. En effet, dans beaucoup de communautés chrétiennes catholiques d’Afrique, un chrétien catholique pratiquant signifie en même temps un qui est ‘sacramentalisé’ ; totalement ou partiellement. Or à Fadugu, il existe plusieurs adultes non baptisés dans l'église. Généralement, ils sont mariés sous le régime polygamique. Pourtant, ils participent activement dans la vie de l’église. Ils désirent le baptême et les autres sacrements. Curieusement, ces sacrements ne leur seront pas conférés à cause de leur situation matrimoniale. Je crois que c’est un cas pastoral à revoir par nos aux autorités ecclésiastiques en Afrique. Pour moi, ces polygames pratiquants sont de « catéchumènes permanents ». Car Ils sont fiers d'être catholiques nonobstant la non réception de sacrements.
Louis BIRA sx : Tu passes de Fadugu, un milieu rural à Freetown, un milieu urbain. C’est-à-dire une mission qui continue mais dans deux contextes différents. Selon toi, quels sont les défis qui t’attendent dans ta nouvelle mission ?
Martin ALI KEKE sx : Comme xavérien à Freetown, je serai héritier d’un style missionnaire xavérien. Je continue le travail débuté par mes prédécesseurs dont le plus récent est le confrère Marsel RanteTurak. Et pourtant, les défis missionnaires sont encore nombreux. A mon avis, les plus urgents sont les suivants : D’abord, faire de la Quasi-paroisse Saint François Xavier, une paroisse. Pour cela, certains critères doivent être remplis : achever la construction de l’église paroissiale, construire le presbytère, bâtir une école etc. Ensuite, consolider la bonne relation qui existe déjà entre chrétiens et musulmans. Et enfin, aider les fidèles à mieux connaître leur foi catholique en insistant sur la formation et les retraites spirituelles. Au fait, beaucoup de membres de notre communauté sont vite captivés par les églises de réveil. Chemin faisant, j’espère pouvoir apporter ma petite contribution à la croissance spirituelle de cette belle communauté « by God’s power » comme on dit souvent en Sierra Leone.
El padre Martin Ali Keke: Desde Fadugu hasta Freetown, la misión continúa
Apodado "Yikibang" en Limba, el idioma del grupo étnico mayoritario en Fadugu, lo que significa "Respeto", el Padre Martin Ali Keke, misionero Xaveriano originario de Chad, se despidió de la parroquia de los Santos Pedro y Pablo en Fadugu/Diócesis de Makeni/Sierra Leona el domingo 27 de agosto. Fue asignado a la cuasi-parroquia de San Francisco Javier/Arquidiócesis de Freetown como sacerdote a cargo. El domingo 3 de septiembre, fue presentado a esta nueva comunidad cristiana. Aquí comparte con nosotros lo que experimentó en Fadugu y sus esperanzas para su nueva misión en la capital de este país conocido cariñosamente como Mama Salone.
Louis BIRA sx: Desde 2015, después de aprender Krio, has estado en misión en la parroquia de Fadugu, primero como vicario (2015-2019) y luego como párroco (2019-2023). ¿Qué recuerdos tienes de tu experiencia en este hermoso lugar de misión?
Martin ALI KEKE sx: Fadugu es un gran jefe (jefe de Kasunko) que pertenece al distrito de Koinadugu. Hace unos tres años, este gran jefe se dividió en tres jefes: Kasunko, Gbonkobo Kayaka y Tamiso. Tengo muchos buenos recuerdos de Fadugu. Los 8 años que pasé allí fueron fantásticos. Siempre recordaré su generosidad durante octubre, el mes misionero, a pesar de su precaria situación financiera. También recordaré la cálida bienvenida que siempre me dieron, caracterizada por la palma de vino llamada "poyo" en Krio y "Mampaman" en Limba.
Louis BIRA sx: Cuando te convertiste en párroco, la parroquia tenía 19 ramas comunitarias y cuando te fuiste, ya había 24. Un logro misionero, podríamos decir. ¿Cómo explicas ese éxito?
Martin ALI KEKE sx: Cuando me convertí en párroco, la parroquia tenía 19 ramas comunitarias. Ahora tiene 24. Esto se justifica por el hecho de que la semilla del Evangelio sembrada por los primeros confrades que trabajaron aquí comenzó a dar frutos. También podemos decir que este crecimiento es el resultado de mi cercanía a la gente, sin discriminación étnica ni religiosa. Gracias a esta cercanía, pude aprender un poco sobre Limba y ganarme la confianza de los musulmanes. Esto realmente me abrió puertas, hasta el punto de que me consideraron uno de ellos. De hecho, me dieron un nombre Limba: "Yikibang", que significa "respeto".
Louis BIRA sx: Fadugu es conocida como un lugar donde las costumbres tradicionales no entran en conflicto con la práctica de la fe cristiana. De hecho, los niños que abandonan el bosque para su iniciación tradicional a menudo vienen a la parroquia a pedir la bendición del sacerdote. ¿Podría ser esto un intento de inculturación?
Martin ALI KEKE sx: Sí, puedo ver un intento de inculturación que debe ser explorado y apreciado. De hecho, la cultura Limba está llena de una panoplia de valores que, en mi opinión, no son incompatibles con los valores evangélicos. En el bosque sagrado, durante la iniciación, a los jóvenes se les enseñan valores como el respeto a los ancianos, la discreción, la resistencia, la perseverancia y la paciencia, por nombrar algunos. Al final de su iniciación, los jóvenes vienen a saludar al párroco porque es uno de los ancianos cuya misión es velar por su crecimiento y servir como ejemplo.
Louis BIRA sx: La comunidad cristiana en Fadugu es una minoría en una mayoría musulmana. ¿Cómo son las relaciones entre los seguidores del cristianismo y el islam?
Martin ALI KEKE sx: Sierra Leona es conocida como una tierra de paz entre religiones. Si hay algo importante que otras personas pueden aprender de los sierraleoneses, es su capacidad para vivir en armonía siendo seguidores de diferentes religiones. Y en este sentido, Fadugu no es una excepción. Simplemente confirma la regla general que prevalece en el país. De hecho, entre los seguidores de estas dos religiones, las relaciones son fraternas. Trabajan juntos para celebrar nacimientos, bodas y funerales. En la escuela, los alumnos interactúan de manera amigable. En nuestras escuelas llamadas "Roman Catholic", la mayoría de los estudiantes no son católicos, la mayoría son musulmanes. Así que puedo decir que en Fadugu, la vida cotidiana de los seguidores de estas dos religiones es un mejor ejemplo de diálogo interreligioso. Favorecemos este tipo de diálogo, que siempre ha dado frutos.
Louis BIRA sx: Otro fenómeno que caracteriza la misión en Fadugu es la presencia de varias personas mayores no bautizadas que, sin embargo, participan activamente en las celebraciones litúrgicas y en la vida de la parroquia y las comunidades. ¿Cómo explicas esto?
Martin ALI KEKE sx: La observación es cierta. De hecho, Fadugu es un maravilloso ejemplo de una iglesia abierta a todos, algo de lo que se habla mucho en estos días. Es una parroquia con muchos miembros que son practicantes pero no están bautizados. Una situación especial, por supuesto. De hecho, en muchas comunidades cristianas católicas en África, un cristiano católico practicante también significa uno que está "sacramentalizado", ya sea totalmente o en parte. En Fadugu, hay varios adultos no bautizados en la iglesia. Generalmente, están casados en matrimonios polígamos. Sin embargo, participan activamente en la vida de la iglesia. Quieren el bautismo y los demás sacramentos. Curiosamente, estos sacramentos no los recibirán debido a su situación matrimonial. Creo que este es un caso pastoral que nuestras autoridades eclesiásticas en África deben revisar. Para mí, estos polígamos practicantes son "catecúmenos permanentes". Están orgullosos de ser católicos, a pesar de no recibir los sacramentos.
Louis BIRA sx: Te estás mudando de Fadugu, una zona rural, a Freetown, una zona urbana. En otras palabras, tu misión continúa, pero en dos contextos diferentes. ¿Qué desafíos ves esperándote en tu nueva asignación?
Martin ALI KEKE sx: Como Xaveriano en Freetown, seré heredero de un estilo misionero Xaveriano. Estoy continuando el trabajo iniciado por mis predecesores, el más reciente de los cuales es el padre Marsel RanteTurak. Y aún hay muchos desafíos misioneros. En mi opinión, los más urgentes son los siguientes: en primer lugar, convertir la cuasi-parroquia de San Francisco Javier en una parroquia. Para ello, se deben cumplir ciertos criterios: completar la construcción de la iglesia parroquial, construir la casa parroquial y una escuela, etc. En segundo lugar, consolidar la buena relación que ya existe entre cristianos y musulmanes. Y finalmente, ayudar a los fieles a conocer mejor su fe católica haciendo hincapié en la formación y los retiros espirituales. Por cierto, muchos miembros de nuestra comunidad se sienten atraídos rápidamente por nuevas iglesias conocidas como "iglesias born again". En el camino, espero poder hacer mi pequeña contribución al crecimiento espiritual de esta hermosa comunidad "por el poder de Dios", como solemos decir en Sierra Leona.
