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Dove la porta è sempre aperta

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Migranti e senzatetto ospitati nella casa dei Missionari saveriani a Salerno 

Migranti giovani, in maggioranza dalla rotta balcanica, da Marocco, Tunisia, Senegal, ma anche dall’Ucraina e dall’Italia, arrivano sicuri di trovare un letto pulito. Gli ospiti della casa dei Missionari saveriani a Salerno sanno di avere un alloggio ogni notte. Non importa quale sia la fede, da dove arrivino e i motivi per cui non si abbia più la casa e la famiglia: «Accogliamo per tutto l’inverno chiunque arriva nella casa dei missionari. Grazie a un gruppo di volontari, riusciamo a ospitare questi amici che adesso sanno dove riposare. In questo inverno la maggioranza è giovane, ragazzi in cerca anche di uno sguardo oltre che dello stare al caldo. A parlare è Antonio Bonifacio, laico saveriano, il quale coordina un gruppo di volontari; con loro ha deciso di dedicare del tempo, e delle notti, a chi non sa dove dormire. A Salerno, oltre a mangiare un boccone e a dormire, c’è chi veglia con loro.

«Anche nei giorni delle feste i volontari accolgono chi ha bisogno di dormire e di una doccia, di una cena e di lavare i vestiti», sottolinea Antonio, che da più di dieci anni organizza il servizio e incontra chi rischia il congelamento di notte. Per mangiare, gli ospiti si dirigono alla parrocchia salernitana del Volto Santo a Pastena; una mensa è prevista per le domeniche, quando tutti fanno festa, Natale compreso. Yang, ragazzo cinese, da solo in città, non sapeva dove andare dopo le dimissioni dall’ospedale. «Ci hanno chiamato dal nosocomio; Yang era cardiopatico ed eravamo in un momento non facile poiché il covid faceva ancora paura, ma non potevamo lasciarlo per strada», racconta Bonifacio. Nella casa ci sono poi italiani che dopo il lavoro hanno perso la famiglia a causa delle crisi di coppia, oltre a tanti stranieri. All’accoglienza ci sono tre ragazzi che si fermano a fare qualche chiacchiera con gli ospiti. Si scambia qualche parola. «Nascono rapporti personali», continua il coordinatore, «e ci si sente anche quando non vengono perché finisce l’inverno e preferiscono stare per strada».

Tutto è svolto senza aiuti pubblici, è volontariato puro, «carità cristiana», spiegano i ragazzi. Il passaparola fra le parrocchie fa sì che ogni sera ci sia qualcuno ad aspettare gli ospiti. Un gruppo di donne va a lavare le lenzuola. Tanti, adulti e giovani, giungono da Marocco, Albania, Italia, Pakistan; dormono nell’istituto che oggi ha una nuova vita. Con tutti c’è un saluto e una chiacchiera da fare. Nel frattempo «Yang è tornato in Cina per ritrovare la famiglia. Grazie a Dio ora sta bene». Si stabilisce una relazione con loro, alcuni ospiti sono rimpatriati. «È importante il servizio di lavanderia. La cura di sé stessi è fondamentale. Miriamo all’inclusione», sottolinea Antonio. Una missione che guarda i poveri della porta accanto, con rispetto e discrezione.

«La provvidenza ci aiuta e ci manda quello che serve. Non c’è mai la porta chiusa», rimarca padre Rosario Giannattasio, superiore della casa e motore di tante attività missionarie non solo a Salerno. Poco dopo l’inizio della guerra la casa dei missionari si è aperta a una famiglia di ucraini: «Mi ha chiamato un amico. Non sapevano dove andare, c’erano donne e bambini soli. Sono arrivati qui». La storia della casa missionaria riparte allora dall’accoglienza. Tatiana e i figli, Isenia di 11 anni, Mir di 5 e Alexander di 2, sono a Salerno dal 7 marzo. I primi due vanno a scuola mentre una rete di gratuità e relazioni ha permesso di comprare libri e vestiti, senza dimenticare la danza, passione innata di Isenia. Una realtà nuova, che risponde a quell’invito di Papa Francesco ad aprire saloni, dormitori e refettori chiusi di seminari e istituti religiosi. Mentre proseguono gli incontri sulla mondialità, i momenti di preghiera aperti a tutti e le celebrazioni della Parola in città, nascono momenti di misericordia come segno della presenza viva di Gesù, nato tra gli ultimi anche in questo Natale.

di Nicola Nicoletti

Nicola Nicoletti
24 Enero 2024
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