Skip to main content

Giornata dei martiri saveriani

2079/500

Hanno aperto la porta della propria vita al Signore

Il 15 settembre scorso, don Roberto Malgesini, un prete della Diocesi di Como è stato assassinato vicino alla parrocchia di San Rocco dove da anni portava soccorso alle persone più fragili. “Don Roberto era un prete secondo il Vangelo che ha vissuto la misericordia con grande disponibilità e con grande finezza nell’accompagnare la gente” – racconta Don Giusto della Valle, un altro prete impegnato nell’accoglienza dei migranti e delle persone più bisognose. “La sua storia è in parte anche la mia storia. In questo momento non servono a nulla le letture ideologiche. Uno come don Roberto rischiava ogni giorno la sua vita perché era a contatto con situazioni di disagio e di reale bisogno”. Per poi aggiungere: “L’importante è continuare quello che don Roberto ha fatto. Mi auguro che non si chiuda nulla e che questo luogo possa rimanere aperto, la città di Como ha bisogno più che mai di luoghi di accoglienza. Ci sono tante forze che lavorano dal basso, ci sono delle piccole (importantissime) tessere ma manca il mosaico nella sua globalità”.

Su invito del XVII Capitolo Generale di istituire una Giornata dei Martiri Saveriani, la Direzione Generale, dopo aver consultato i superiori delle Circoscrizioni, le sorelle saveriane e i laici saveriani, ha scelto come giorno il secondo venerdì del mese di ottobre, il mese missionario. Una giornata per tutta la nostra famiglia carismatica, dove fare memoria grata dei nostri confratelli e delle nostre sorelle martiri. In questi ultimi decenni, essi non sono che un piccolo drappello all'interno della grande massa di martiri del Vangelo, ma hanno punteggiato questo tempo con costanza, quasi a ricordarci che la missione è inseparabile dal martirio.

La memoria dei martiri saveriani mi ha fatto pensare al libro dell’Apocalisse, il libro dei testimoni, un testo per tutti i tempi di crisi, di lutto, di violenza. E, allo stesso tempo, un libro che parla della testimonianza e della speranza di tanti martiri.

Nell’Apocalisse, ricorda il teologo Christoph Theobald, “non si parla di persone che sono morte nel proprio letto ma sul campo di battaglia spirituale”.

Di fronte alla violenza del mondo di ieri e di oggi, le pagine dell’Apocalisse rinviano ciascuno di noi al Cristo, all’agnello sgozzato sin dalla fondazione del mondo (Ap 13,8), il cui sacrificio rappresenta la speranza di un’umanità finalmente riuscita.

Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono” (Ap 3, 20-21). I martiri, sono coloro che hanno avuto orecchio fine, molto fine per udire il Signore e spalancargli la porta della propria vita.

Inoltre sono coloro ai quali ci possiamo unire anche noi nel canto dell’Alleluia. Strano che, in tutto il Nuovo Testamento, questo canto di lode compaia solo qui, proprio nel libro che parla di coloro che hanno fatto dono della vita. “Dopo questo udii come una voce potente di folla immensa nel cielo che diceva: ‘Alleluia! Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio, perché veri e giusti sono i suoi giudizi. E per la seconda volta dissero: Alleluia!” (Ap 19,1.3).

Ma, soprattutto, i martiri ci mettono di fronte ad una responsabilità radicale: quella di rendere credibile la nostra attesa della venuta del Signore, del suo Regno di pace e di giustizia. Hanno aperto la porta della propria vita al Signore, sono stati completamente credibili, e ora ci invitano a fare la stessa cosa nell’attesa del Signore che viene. Lo scriveva anche P. Francesco Marini: i nostri martiri “sono stati miti e decisi; non hanno scelto la loro fine, ma avevano scelto le premesse che l'hanno resa inevitabile. Erano stati presi difatti dal Vangelo del Regno così che hanno alla fine conquistato il Regno. Ed oggi, sulla stessa strada della carità missionaria, sono a noi stimolo e compagni”.

Filippo Rondi, sx


 English

Day of the xaverian martyrs

They opened the door of their life to the Lord

On September 15, Don Roberto Malgesini, a priest from the Diocese of Como, was assassinated near the parish of San Rocco where for years he had been helping the most frail people. "Don Roberto was a priest according to the Gospel who lived mercy with great availability accompanying people with great finesse," says Don Giusto della Valle, another priest committed to welcoming migrants and those most in need. "His story is partly my story, too. At this time, ideological readings of reality are useless. Someone like Don Roberto risked his life daily because he was in contact with situations of hardship and real need." Then he added: "The important thing is to continue what Don Roberto did. I hope that nothing stops and that this place can remain open. The city of Como needs more than ever places of welcome. Many forces are working from below, there are small (very important) tiles, but the overall mosaic is missing."

At the invitation of the XVII General Chapter to establish a Day of the Xaverian Martyrs, the General Direction, after consulting the superiors of the circumscriptions, the Xaverian sisters and the Xaverian laity chose the second Friday of the month of October, the missionary month. It is a day for our whole charismatic family, during which we make grateful memory of our brother and sister martyrs. They are but a small group within the great number of martyrs of the Gospel, but they have marked this time with faithfulnesss as if to remind us that mission is inseparable from martyrdom.

The memory of the Xaverian martyrs made me think about the book of Revelation, the book of witnesses, a text for times of crisis, of mourning, of violence. At the same time, it is a book that speaks of the testimony and hope of many martyrs.

The theologian Christoph Theobald recalls that in the Apocalypse,  "There is no mention of people who died in their own beds but of people who died on the spiritual battlefield."

Faced with past and present violence, the pages of the Apocalypse point us once again to Christ, "to the lamb who was slain from the foundation of the world" (Rev 13:8) whose sacrifice represents the hope of humanity finally fulfilled.

"Behold, I stand at the door and knock. If anyone hears my voice and opens the door, [then] I will enter his house and dine with him, and he with me. I will give the victor the right to sit with me on my throne, as I myself first won the victory and sit with my Father on his throne." (Rev. 3:20-21) The martyrs are those who have had a fine ear, a very sharp ear to hear the Lord and open the door of their life to him.

The martyrs are also the ones with whom we can join in singing the Alleluia. It is strange that, throughout the New Testament, this hymn of praise appears only here, in the very book that speaks of those who have offered up their life. "After this I heard what sounded like the loud voice of a great multitude in heaven, saying: "Alleluia! Salvation, glory, and might belong to our God, for true and just are his judgments. They said a second time: "Alleluia! "(Rev. 19:1-3 )

But, above all, the martyrs challenge us with a radical responsibility: that of making credible our waiting of the Lord's coming, of His Kingdom of peace and justice. They opened the door of their life to the Lord. They were utterly credible, and now they invite us to do the same thing while waiting for the Lord's coming. As Fr. Francesco Marini wrote: our martyrs "were meek and determined; they did not choose their ending, but they chose the premises that made it inevitable. The Gospel of the Kingdom grasped them, and in the end, they won the Kingdom. Today, on the same path of missionary charity, they are our stimulus and our companions".

Filippo Rondi, sx


 Español

Día de los mártires xaverianos

Han abierto la puerta de la propia vida al Señor

El 15 de septiembre pasado, Don Roberto Malgesini, sacerdote de la Diócesis de Como, ha sido asesinado cerca de la parroquia de San Rocco donde desde hace años llevaba ayuda a las personas más frágiles. “Don Roberto era un sacerdote según el Evangelio: ha vivido la misericordia con gran disponibilidad y con grande delicadeza en el acompañar a la gente” - cuenta Don Giusto della Valle, otro sacerdote comprometido en la acogida de los migrantes y de las personas más necesitadas. “Su historia es en parte también mi historia. En este momento no sirven para nada las lecturas ideológicas. Uno como Don Roberto arriesgaba cada día su vida porque estaba en contacto con situaciones de malestar y de real necesidad”. Para luego añadir: “Lo importante es continuar lo que Don Roberto ha hecho. Espero que no se cierre nada y que este lugar pueda quedar abierto, la ciudad de Como necesita más que nunca de lugares de acogida. Hay tantas fuerzas que trabajan desde abajo, existen pequeños (importantísimos) fragmentos, pero falta el mosaico en su totalidad”.

Bajo invitación del XVII Capítulo General de instituir un Día de los Mártires Xaverianos, la Dirección General, después de haber consultado a los Superiores de las Circunscripciones, a las Hermanas Xaverianas y a los Laicos Xaverianos, ha elegido como día del aniversario el segundo viernes del mes de octubre, mes misionero. Un día en favor de toda nuestra familia carismática, en el cual hacemos memoria agradecida de nuestros hermanos y hermanas mártires. En estas últimas décadas, ellos no son más que un pequeño grupo dentro de la gran masa de mártires del Evangelio; pero han marcado este tiempo con constancia, recordándonos que la misión es inseparable del martirio.

La memoria de los Mártires Xaverianos me ha hecho pensar en el libro del Apocalipsis, el libro de los testigos, un texto para todos los tiempos de crisis, de luto, de violencia. Y, al mismo tiempo, un libro que habla del testimonio y de la esperanza de tantos mártires.

En el Apocalipsis, el teólogo Christoph Theobald recuerda, “no se habla de personas que han muerto en su cama, sino en el campo espiritual de batalla”.

Ante la violencia del mundo de ayer y de hoy, las páginas del apocalipsis ponen a cada uno de nosotros ante Cristo, ante el cordero degollado ya desde la fundación del mundo (Ap 13,8) cuyo sacrificio representa la esperanza de una humanidad finalmente conquistada.

“Mira que estoy a la puerta y llamo; si alguno oye mi voz y me abre la puerta, entraré en su casa y cenaré con él y él conmigo. Al vencedor le concederé sentarse conmigo en mi trono, como yo también vencí y me senté con mi Padre en su trono” (Ap 3, 20-21). Los mártires, son los que han tenido oído fino, tan fino como para oír al Señor y abrirle la puerta de la propia vida.

Además, son aquellos a los que podemos unirnos también nosotros en el canto del Aleluya. Extraño que, en todo el Nuevo Testamento, este canto de alabanza aparezca sólo aquí, precisamente en el libro que habla de los que han hecho don de su vida. “Después oí en el cielo como un gran ruido de muchedumbre inmensa que decía: «¡Aleluya! La salvación y la gloria y el poder son de nuestro Dios, porque sus juicios son verdaderos y justos. Y por segunda vez dijeron: ¡Aleluya!” (Ap 19,1.3).

Pero, sobre todo, los mártires nos ponen ante una responsabilidad radical: la de hacer creíble nuestra espera de la llegada del Señor, de su Reino de paz y de justicia. Han abierto la puerta de la propia vida al Señor, han sido completamente creíbles, y ahora nos invitan a hacer la misma cosa en la espera del Señor que viene. También el P. Francesco Marini lo escribió: nuestros mártires “han sido dóciles y decididos; no han elegido su fin, pero eligieron las premisas que lo hicieron inevitable. En efecto, fueron cautivados por el Evangelio del Reino en modo tal que, al final, han conquistado el Reino. Y hoy, en el mismo camino de la caridad misionera, son para nosotros un incentivo y compañeros”.

Filippo Rondi, sx


 Français

Journée des martyrs xavériens

Ils ont ouvert la porte de leur vie au Seigneur

Le 15 septembre dernier, don Roberto Malgesini, un prêtre du diocèse de Como (Italie) a été assassiné près de la paroisse de Saint Rocco où, depuis des années, il portait secours aux personnes les plus fragiles. « Don Roberto était un prêtre selon l’Evangile qui a vécu la miséricorde avec une grande disponibilité et avec une grande finesse pour accompagner les gens » - raconte Don Giusto della Valle, un autre prêtre engagé dans l’accueil des migrants et des personnes les plus nécessiteuses. « Son histoire est aussi en partie mon histoire. En ce moment, les lectures idéologiques ne servent à rien. Don Roberto risquait chaque jour sa vie parce qu’il était au contact de situations de malaise et de réel besoin ». Il ajoute par la suite : « L’essentiel est de continuer ce que don Roberto a fait. Je souhaite que rien ne se ferme et que cet endroit puisse rester ouvert, la ville de Côme a plus que jamais besoin de lieux d’accueil. Il y a beaucoup de forces qui travaillent d’en bas, il y a de petites (très importantes) pièces mais il manque la mosaïque dans sa globalité ».

A l’invitation du XVIIème Chapitre Général d’instituer une Journée des Martyrs Xavériens, la Direction Générale, après avoir consulté les supérieurs des Circonscriptions, les sœurs xavériennes et les laïcs xavériens, a choisi comme jour le deuxième vendredi du mois d’octobre, le mois missionnaire. Une journée pour toute notre famille charismatique, où faire mémoire reconnaissante de nos confrères et sœurs martyrs. Au cours de ces dernières décennies, ils ne sont qu’un petit groupe au sein de la grande masse des martyrs de l’Evangile, mais ils ont marqué ce temps avec constance, comme pour nous rappeler que la mission est inséparable du martyre.

La mémoire des martyrs xavériens m’a fait penser au livre de l’Apocalypse, le livre des témoins, un texte pour tous les temps de crise, de deuil, de violence. Et, en même temps, un livre qui parle du témoignage et de l’espérance de tant de martyrs.

Dans l’Apocalypse, rappelle le théologien Christoph Theobald, « on ne parle pas de personnes qui sont mortes dans leur lit mais sur le champ de bataille spirituel ».

Face à la violence du monde d’hier et d’aujourd’hui, les pages de l’Apocalypse renvoient chacun de nous au Christ, à l’agneau immolé dès la fondation du monde (Ap 13,8), dont le sacrifice représente l’espérance d’une humanité finalement réussie. « Voici, je me tiens à la porte et je frappe. Si quelqu'un entend ma voix et ouvre la porte, j'entrerai chez lui et je prendrai la cène avec lui et lui avec moi. Le vainqueur, je lui donnerai de siéger avec moi sur mon trône, comme moi aussi j'ai remporté la victoire et suis allé siéger avec mon Père sur son trône. » (Ap 3,20-21). Les martyrs, ce sont ceux qui ont eu l’oreille fine, très fine pour entendre le Seigneur et lui ouvrir grandement la porte de leur vie.

En outre, ce sont ceux auxquels nous pouvons nous joindre dans le chant de l’Alléluia. Il est étrange que, dans tout le Nouveau Testament, ce chant de louange n’apparaît qu’ici, précisément dans le livre qui parle de ceux qui ont fait don de la vie. « Ensuite j'entendis comme la grande rumeur d'une foule immense qui, dans le ciel, disait : Alléluia ! Le salut, la gloire et la puissance sont à notre Dieu. Et de nouveau ils dirent : Alléluia ! » (Ap 19,1.3).

Mais les martyrs nous mettent, surtout, devant une responsabilité radicale : celle de rendre crédible notre attente de la venue du Seigneur, de son Royaume de paix et de justice. Ils ont ouvert la porte de leur vie au Seigneur, ils ont été complètement crédibles ; et maintenant ils nous invitent à faire la même chose dans l’attente du Seigneur qui vient. Comme l’écrivait le P. Francesco Marini : nos martyrs « ont été doux et décidés ; ils n’ont pas choisi leur fin, mais ils avaient choisi les prémisses qui l’ont rendue inévitable. Ils avaient été pris en effet par l’Évangile du Royaume de sorte qu’ils ont finalement conquis le Royaume. Et aujourd’hui, sur le même chemin de la charité missionnaire, ils sont pour nous des signes d’encouragement et des compagnons ».

Filippo Rondi, sx


 Português

Dia dos mártiros xaverianos

Abriram a porta de suas vidas para o Senhor

No dia 15 de setembro, padre Roberto Malgesini, sacerdote da diocese de Como, foi assassinado perto da paróquia de San Rocco, onde há anos ajudava as pessoas mais frágeis. «O Pe. Roberto foi um sacerdote segundo o Evangelho que viveu a misericórdia com grande disponibilidade e grande delicadeza no acompanhamento do povo» - afirma Pe. Giusto della Valle, outro sacerdote empenhado em acolher os migrantes e os mais necessitados. “A história dele é também em parte a minha história. Neste momento, as leituras ideológicas são inúteis. Alguém como o Pe. Roberto arriscava a vida todos os dias porque estava em contato com situações de adversidade e necessidades reais”. Depois acrescentou: "O importante é continuar o que Pe. Roberto fez. Espero que nada feche e que este lugar possa permanecer aberto, a cidade de Como precisa mais do que nunca de um lugar de acolhimento. Existem muitas forças atuando a partir da base, há ladrilhos pequenos (muito importantes), mas falta o mosaico em sua totalidade”.

Seguindo o convite do XVII Capítulo Geral para estabelecer um Dia dos Mártires Xaverianos, a Direção Geral, após consultar os Superiores das Circunscrições, as Irmãs Xaverianas e os Leigos Xaverianos, escolheu como dia a segunda sexta-feira do mês de outubro, mês missionário. Um dia para toda a nossa família carismática, onde possamos fazer uma grata memória dos nossos confrades e das nossas irmãs mártires.

Nas últimas décadas, eles não são senão um pequeno grupo dentro da grande massa dos mártires do Evangelho, mas pontuaram este tempo com constância, como para nos lembrar de que a missão é inseparável do martírio.

A memória dos mártires xaverianos fez-me pensar no livro do Apocalipse, o livro das testemunhas, um texto para todos os tempos de crise, de luto, de violência. E, ao mesmo tempo, um livro que fala do testemunho e da esperança de muitos mártires.

No Apocalipse, lembra o teólogo Christoph Theobald, “não há menção de pessoas que morreram em suas próprias camas, mas no campo de batalha espiritual”.

Perante a violência do mundo de ontem e de hoje, as páginas do Apocalipse remetem cada um de nós a Cristo, ao cordeiro morto desde a fundação do mundo (Ap 13,8), cujo sacrifício representa a esperança de uma humanidade que finalmente é bem-sucedida.

“Já estou chegando e batendo à porta. Quem ouvir minha voz e abrir a porta, eu entro em sua casa e janto com ele, e ele comigo. Ao vencedor, darei um prêmio: vai sentar-se comigo no meu trono, como também eu venci, e estou sentado com meu Pai no trono dele” (Ap 3, 20-21). Os mártires são aqueles que tiveram um ouvido excelente, um ouvido muito bom para ouvir o Senhor e abrir a porta da sua vida para Ele.

Além disso, são aqueles com os quais também nós podemos juntar-nos para cantar o canto do Aleluia. Estranho que, em todo o Novo Testamento, este hino de louvor apareça apenas aqui, próprio no livro que fala daqueles que deram o dom da vida. “Depois disso ouvi como uma voz poderosa de uma imensa multidão no céu dizendo: 'Aleluia! A salvação, a glória e o poder são de nosso Deus, porque seus julgamentos são verdadeiros e justos. E pela segunda vez disseram: Aleluia!" (Ap 19,1.3).

Mas, acima de tudo, os mártires nos colocam diante de uma responsabilidade radical: tornar crível a nossa expectativa da vinda do Senhor, do seu Reino de paz e de justiça. Eles abriram a porta de suas vidas para o Senhor, foram totalmente confiáveis e agora nos convidam a fazer a mesma coisa enquanto esperamos a vinda do Senhor. O Pe. Francesco Marini escreveu também: os nossos mártires “foram mansos e decididos; eles não escolheram seu fim, mas escolheram as premissas que o tornavam inevitável. Na verdade, eles foram levados pelo evangelho do Reino, de modo que por fim ganharam o Reino. E hoje, no mesmo caminho da caridade missionária, são nossos estímulos e companheiros”.

Filippo Rondi, sx.

Filippo Rondi sx
08 Ottobre 2020
2079 visualizzazioni
Disponibile in
Tag

Link &
Download

Area riservata alla Famiglia Saveriana.
Accedi qui con il tuo nome utente e password per visualizzare e scaricare i file riservati.