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Nella tenda c’è posto per tutti

Chainwit., CC BY-SA 4.0 - Wikimedia Commons
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Conclusa a Bangkok l’Assemblea continentale asiatica sulla sinodalità

L’assemblea dei delegati asiatici per il Sinodo sulla sinodalità è stata «una grande orchestra» che ha suonato un’armoniosa sinfonia: con questa immagine il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, si è rivolto ai delegati presenti al Centro di formazione pastorale dell’arcidiocesi di Bangkok, concludendo l’incontro che ha riunito dal 24 al 27 febbraio delegati di diciassette conferenze episcopali e di due sinodi episcopali, in rappresentanza dei ventinove paesi che costituiscono la Federazione delle conferenze dei vescovi asiatici (FABC). Nelle giornate di confronto sinodale — a cui hanno preso parte 6 cardinali, 5 arcivescovi, 18 vescovi, 28 sacerdoti, 4 suore e 19 laici — è pienamente emerso il pluralismo dell’Asia, il continente più grande e popolato al mondo, caratterizzato da un’immensa varietà di culture, lingue, etnie e religioni. Sebbene le comunità cristiane siano “un piccolo gregge” nella maggior parte delle nazioni asiatiche, le Chiese locali hanno testimoniato una vivacità e una ricchezza culturale e spirituale che, dopo un confronto sereno, denso e fecondo, ha plasmato il documento finale da presentare al Sinodo sulla sinodalità che la Chiesa universale sta celebrando. Quel documento presenta un popolo di Dio che cammina insieme nella solidarietà reciproca, nella certezza che si impara gli uni dagli altri, con il cuore rivolto verso chi soffre, per vincere egoismo e indifferenza. «Il cammino sinodale — afferma il testo dell’Assemblea sinodale asiatica — è stato considerato un momento di grazia e di guarigione per la Chiesa in Asia».

Un’immagine è risultata centrale ed è stata scandagliata, in tutti i suoi aspetti e prospettive, dal confronto tra i presenti: quella della Chiesa come “tenda”, luogo molto caro e familiare a popoli e culture asiatiche. La tenda è «un luogo di rifugio» ed esprime il fatto che «Dio può piantare la sua tenda ovunque soffi lo Spirito di Dio, compresi i luoghi di violenza, disordine e sofferenza». Nella tenda, soprattutto, c’è posto per tutti; nessuno è escluso, perché è «una casa per tutti», uno spazio sacro e sicuro. «L’immagine della tenda — affermano i delegati asiatici — ci ricorda anche che Gesù ha piantato la sua tenda in mezzo a noi attraverso l’Incarnazione, e quindi la tenda è anche un luogo di incontro con Dio e tra di noi». D’altro canto, la tenda, “casa comune”, riaccende «il senso di appartenenza e di condivisione dei credenti, dato dal comune battesimo» e approfondisce la consapevolezza del camminare insieme come “comunione di comunità”.

Nell’intervento che aveva dato il via all’assemblea, il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, portando il saluto e la benedizione di Papa Francesco, ha detto ai presenti: «Crediamo fermamente che la Chiesa in Asia abbia molto da offrire a questo processo sinodale, necessario per l’evangelizzazione». La tappa continentale, ha rimarcato il porporato, «costituisce un momento di ascolto, che è alla base dell’intero processo sinodale. Ascoltarsi per ascoltare lo Spirito santo che parla alla Chiesa». Essendo il Sinodo un processo di riflessione comune, i delegati si sono soffermati sulla “spiritualità del discernimento”, proposta e illustrata da padre Anthony James Corcoran, amministratore apostolico del Kyrgyzstan. Il discernimento, ha asserito il gesuita, è un cammino guidato dallo Spirito santo, «un morire seguito da un risorgere» e significa «lasciare i propri progetti e certezze per lasciarsi guidare verso una nuova vita dalle imprevedibili indicazioni dello Spirito santo».

I delegati non hanno mancato di notare le ferite e le tensioni che affliggono l’Asia: dai conflitti religiosi alla diffusa povertà e al traffico di esseri umani; dalla sfida del coinvolgimento dei giovani nella Chiesa al tema delle vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. La metodologia seguita è stata anch’essa eminentemente sinodale: la peculiare “conversazione spirituale”, che attinge a piene mani al patrimonio e alla sapienza dei popoli asiatici. Il metodo consta di tre fasi: il primo è “prendere la parola”, in cui ognuno condivide il suo pensiero su un dato tema. Segue il secondo passo, “fare spazio all’altro”, in cui ci si chiede: cosa c’è di fecondo nelle esperienze ascoltate? Cosa ci dice lo Spirito? L’ultimo passo è quello del “costruire insieme”, in cui si individua quanto può risultare significativo e illuminante per tutta la Chiesa.

Se nella messa di apertura dell’assise l’arcivescovo di Tokyo, Tarcisius Isao Kikuchi, segretario generale della FABC, aveva raccontato situazioni di disperazione e indifferenza ma anche incoraggianti «segni di speranza e amore», in quella di chiusura il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Federazione, ha affermato che il viaggio sinodale è «relativamente simile al viaggio di Gesù nel deserto»: impegnativo ma necessario perché consente alla Chiesa di testimoniare meglio il Vangelo. Quel viaggio si compie «attraverso un processo di ascolto, incontro e discernimento», ha notato, auspicando «un cambiamento di approccio rispetto alle sfide che affrontiamo». Il cambiamento — ha proseguito Bo — implica «il lasciar andare ciò che ci impedisce di essere Chiesa sinodale, il camminare sulla via del discepolato per incontrare Cristo, l’essere sempre misericordiosi verso il prossimo, il lasciarsi pervadere dalla grazia trasformatrice dello Spirito santo per servire Lui solo». Il cambiamento richiede a ciascuno «un cuore e uno sguardo umile», come quelli di Cristo, perché solo nell’umiltà si può lavorare e camminare insieme.

di Paolo Affatato

Osservatore Romano 27 febbraio 2023


In the tent, there is room for everyone

Asian continental assembly on synodality in Bangkok.

The assembly of Asian delegates for the Synod on Synodality (February 24-27, 2023) was ‘a large orchestra’ playing a harmonious symphony: with this image, Cardinal Jean-Claude Hollerich, General rapporteur of the 16th Ordinary General Assembly of the Synod of Bishops, addressed the delegates present at the Bangkok Archdiocese's Pastoral Formation Center as he concluded the meeting that brought together delegates from seventeen bishops' conferences and two episcopal synods, representing the twenty-nine countries that make up the Federation of Asian Bishops' Conferences (FABC). During the days of synodal discussion - attended by six cardinals, five archbishops, 18 bishops, 28 priests, four nuns and 19 lay people - the pluralism of Asia, the world's largest and most populated continent, characterized by an immense variety of cultures, languages, ethnicities and religions, fully emerged. Although Christian communities are ‘a small flock’ in most Asian nations, local churches testified to a vibrancy and cultural and spiritual richness that, after a calm, dense and fruitful discussion, shaped the final document to be presented at the Synod on Synodality being celebrated by the universal Church. That document presents a people of God walking together in mutual solidarity, in the certainty that we learn from one another, with our hearts turned toward those who suffer, to overcome selfishness and indifference. «The synodal journey - the text of the Asian Synod Assembly states - has been considered a time of grace and healing for the Church in Asia».

One image emerged as central and was plumbed, in all its aspects and perspectives, by the discussion among those present: that of the Church as "tent," a place very dear and familiar to Asian peoples and cultures. The tent is "a place of refuge" and expresses the fact that "God can pitch his tent wherever the Spirit of God blows, including places of violence, disorder and suffering." In the tent, above all, there is room for everyone; no one is excluded because it is "a home for all," a sacred and safe space. «The image of the tent - say the Asian delegates - also reminds us that Jesus pitched his tent in our midst through the Incarnation, and therefore the tent is also a place of encounter with God and with each other». On the other hand, the tent, "common house," rekindles «the believers' sense of belonging and sharing, given by their common baptism» and deepens the awareness of walking together as a communion of community.

In the speech that had kicked off the assembly, Card. Mario Grech, secretary general of the Synod of Bishops, bringing the greeting and blessing of Pope Francis, told those present, «We firmly believe that the Church in Asia has much to offer to this synodal process, which is necessary for evangelization». The continental stage, the cardinal remarked, «constitutes a moment of listening, which is the basis of the entire synodal process. Listening to hear the Holy Spirit speaking to the Church». As the synod is a process of common reflection, the delegates dwelt on the ‘spirituality of discernment’, proposed and illustrated by Fr. Anthony James Corcoran, Apostolic Administrator of Kyrgyzstan. Discernment, the Jesuit asserted, is a journey guided by the Holy Spirit, ‘a dying followed by a rising’, and means «leaving one's plans and certainties to allow oneself to be guided to a new life by the unpredictable directions of the Holy Spirit».

The delegates did not fail to note the wounds and tensions afflicting Asia: from religious conflicts to widespread poverty and human trafficking; from the challenge of youth involvement in the Church to the issue of priestly vocations and consecrated life. The methodology followed was also eminently synodal: the peculiar "spiritual conversation," drawing heavily on the heritage and wisdom of Asian peoples. The method consists of three steps: the first is ‘taking the floor’ in which everyone shares his or her thoughts on a given topic. This is followed by the second step, ‘making space for the other’ in which we ask: What is fruitful in the experiences heard? What is the Spirit telling us? The last step is ‘building together’, in which we identify what may be meaningful and enlightening for the whole church.

If in the opening Mass of the assembly, Archbishop of Tokyo, Tarcisius Isao Kikuchi, secretary general of the FABC, had recounted situations of despair and indifference but also encouraging "signs of hope and love," in the closing Mass, Cardinal Charles Maung Bo, archbishop of Yangon and president of the Federation, said that the synodal journey is «relatively similar to Jesus' journey in the desert»": challenging but necessary because it enables the Church to better witness to the Gospel. That journey is accomplished «through a process of listening, encountering and discerning» he noted, hoping for «a change of approach with respect to the challenges we face». Change, Bo continued, implies «letting go of what prevents us from being synodal Church, walking the path of discipleship to encounter Christ, always being merciful toward our neighbor, letting ourselves be pervaded by the transforming grace of the Holy Spirit to serve Him alone». Change requires from each person ‘a humble heart and gaze’, like Christ's, because only in humility can we work and walk together.

by PAOLO AFFATATO

Osservatore Romano 27 February 2023


Dans la tente, il y a de la place pour tout le monde

Assemblée continentale asiatique sur la synodalité à Bangkok.

L'assemblée des délégués asiatiques pour le Synode sur la synodalité (du 24 au 27 février 2023) était "un grand orchestre" jouant une symphonie harmonieuse : avec cette image, le cardinal Jean-Claude Hollerich, rapporteur général de la 16e Assemblée générale ordinaire du Synode des évêques, s'est adressé aux délégués présents au Centre de formation pastorale de l'archidiocèse de Bangkok à l'issue de la réunion qui a rassemblé des délégués de dix-sept conférences épiscopales et de deux synodes épiscopaux, représentant les vingt-neuf pays qui composent la Fédération des conférences épiscopales asiatiques (FABC). Au cours des jours de discussion synodale - auxquels ont assisté six cardinaux, cinq archevêques, 18 évêques, 28 prêtres, quatre religieuses et 19 laïcs - le pluralisme de l'Asie, le plus grand et le plus peuplé des continents, caractérisé par une immense variété de cultures, de langues, d'ethnicités et de religions, est pleinement apparu. Bien que les communautés chrétiennes soient "un petit troupeau" dans la plupart des nations asiatiques, les Églises locales ont témoigné d'une vitalité et d'une richesse culturelle et spirituelle qui, après une discussion calme, dense et fructueuse, ont façonné le document final qui sera présenté au Synode sur la synodalité célébré par l'Église universelle. Ce document présente un peuple de Dieu marchant ensemble dans une solidarité mutuelle, dans la certitude que nous apprenons les uns des autres, le cœur tourné vers ceux qui souffrent, pour surmonter l'égoïsme et l'indifférence. "Le voyage synodal - déclare le texte de l'Assemblée synodale asiatique - a été considéré comme un temps de grâce et de guérison pour l'Église en Asie".

Une image est apparue comme centrale et a été explorée dans tous ses aspects et perspectives lors de la discussion entre les participants: celle de l'Église comme "tente", un lieu très cher et familier aux peuples et aux cultures asiatiques. La tente est "un lieu de refuge" et exprime le fait que "Dieu peut planter sa tente là où l'Esprit de Dieu souffle, y compris dans des endroits de violence, de désordre et de souffrance". Dans la tente, avant tout, il y a de la place pour tout le monde ; personne n'est exclu car c'est "une maison pour tous", un espace sacré et sûr. «L'image de la tente - disent les délégués asiatiques - nous rappelle également que Jésus a planté sa tente parmi nous par l'Incarnation, et donc la tente est aussi un lieu de rencontre avec Dieu et les uns avec les autres». D'autre part, la tente, "maison commune", ravive «le sentiment d'appartenance et de partage des croyants, donné par leur baptême commun» et approfondit la conscience de marcher ensemble en communion de communauté.

Dans le discours qui avait ouvert l'assemblée, le cardinal Mario Grech, secrétaire général du Synode des évêques, apportant le salut et la bénédiction du pape François, a déclaré aux présents : «Nous croyons fermement que l'Église en Asie a beaucoup à offrir à ce processus synodal, qui est nécessaire pour l'évangélisation». La phase continentale, a souligné le cardinal, «constitue un moment d'écoute, qui est la base de l'ensemble du processus synodal. Écouter pour entendre l'Esprit Saint parler à l'Église». Comme le synode est un processus de réflexion commune, les délégués ont réfléchi à la "spiritualité du discernement", proposée et illustrée par le père Anthony James Corcoran, administrateur apostolique du Kirghizistan. Le discernement, a affirmé le jésuite, est un voyage guidé par l'Esprit Saint, "une mort suivie d'une résurrection", et signifie «laisser derrière soi ses projets et ses certitudes pour se laisser guider vers une nouvelle vie par les directions imprévisibles de l'Esprit Saint».

Les délégués n'ont pas manqué de remarquer les blessures et les tensions qui affligent l'Asie : des conflits religieux à la pauvreté généralisée et à la traite des êtres humains ; du défi de l'implication des jeunes dans l'Église à la question des vocations sacerdotales et de la vie consacrée. La méthode suivie était également éminemment synodale : la "conversation spirituelle" particulière, s'appuyant largement sur l'héritage et la sagesse des peuples asiatiques. La méthode se compose de trois étapes : la première est de "prendre la parole" où chacun partage ses pensées sur un sujet donné. Cela est suivi par la deuxième étape, "faire de la place à l'autre" dans laquelle nous demandons : qu'est-ce qui est fructueux dans les expériences entendues ? Qu'est-ce que l'Esprit nous dit ? La dernière étape est "construire ensemble", dans laquelle nous identifions ce qui peut être significatif et éclairant pour toute l'Église.

Si lors de la messe d'ouverture de l'assemblée, l'archevêque de Tokyo, Tarcisius Isao Kikuchi, secrétaire général de la FABC, avait décrit des situations de désespoir et d'indifférence mais aussi des «signes d'espoir et d'amour» encourageants, lors de la messe de clôture, le cardinal Charles Maung Bo, archevêque de Yangon et président de la Fédération, a déclaré que le voyage synodal est «relativement similaire au voyage de Jésus dans le désert» : difficile mais nécessaire car il permet à l'Église de mieux témoigner de l'Évangile. Ce voyage est accompli «à travers un processus d'écoute, de rencontre et de discernement», a-t-il noté, espérant «un changement d'approche par rapport aux défis auxquels nous sommes confrontés». Le changement, a poursuivi Bo, implique «de laisser aller ce qui nous empêche d'être une Église synodale, de marcher sur le chemin de la disciple pour rencontrer le Christ, d'être toujours miséricordieux envers notre prochain, de nous laisser imprégner par la grâce transformante de l'Esprit Saint pour Le servir seul». Le changement requiert de chaque personne «un cœur et un regard humbles», comme celui du Christ, car c'est seulement dans l'humilité que nous pouvons travailler et marcher ensemble.

by PAOLO AFFATATO

Osservatore Romano 27 February 2023


En la tienda hay lugar para todos

Concluida en Bangkok la Asamblea Continental Asiática sobre la Sinodalidad

La asamblea de delegados asiáticos para el Sínodo sobre la sinodalidad fue "una gran orquesta" que tocó una sinfonía armoniosa: con esta imagen, el cardenal Jean-Claude Hollerich, relator general de la XVI Asamblea General Ordinaria del Sínodo de los Obispos, se dirigió a los delegados presentes en el Centro de Formación Pastoral de la Arquidiócesis de Bangkok, concluyendo la reunión que reunió del 24 al 27 de febrero a delegados de diecisiete conferencias episcopales y dos sínodos episcopales, en representación de los veintinueve países que conforman la Federación de Conferencias de Obispos Asiáticos (FABC). Durante los días de discusión sinodal, en los que participaron 6 cardenales, 5 arzobispos, 18 obispos, 28 sacerdotes, 4 religiosas y 19 laicos, se evidenció plenamente el pluralismo de Asia, el continente más grande y poblado del mundo, caracterizado por una inmensa variedad de culturas, lenguas, etnias y religiones. Aunque las comunidades cristianas son "un pequeño rebaño" en la mayoría de los países asiáticos, las iglesias locales han testimoniado una vitalidad y una riqueza cultural y espiritual que, después de una discusión serena, densa y fecunda, ha moldeado el documento final que se presentará al Sínodo sobre la sinodalidad que está celebrando la Iglesia universal. Ese documento presenta a un pueblo de Dios que camina junto en solidaridad mutua, con la certeza de que aprendemos unos de otros, con el corazón dirigido hacia aquellos que sufren, para vencer el egoísmo y la indiferencia. "El camino sinodal", afirma el texto de la Asamblea Sinodal Asiática, "se consideró un momento de gracia y de sanación para la Iglesia en Asia".

Una imagen emergió como central y fue examinada, en todos sus aspectos y perspectivas, por la discusión entre los presentes: la de la Iglesia como "tienda", un lugar muy querido y familiar para los pueblos y culturas asiáticas. La tienda es "un lugar de refugio" y expresa el hecho de que "Dios puede plantar su tienda donde el Espíritu de Dios sople, incluyendo lugares de violencia, desorden y sufrimiento". En la tienda, sobre todo, hay espacio para todos; nadie queda excluido porque es "un hogar para todos", un espacio sagrado y seguro. "La imagen de la tienda - dicen los delegados asiáticos - también nos recuerda que Jesús plantó su tienda en medio de nosotros a través de la Encarnación, y por lo tanto la tienda es también un lugar de encuentro con Dios y con los demás". Por otro lado, la tienda, "casa común", aviva "el sentido de pertenencia y de compartir de los creyentes, dado por su bautismo común" y profundiza la conciencia de caminar juntos como comunión de comunidad".

En el discurso que inauguró la asamblea, el Cardenal Mario Grech, Secretario General del Sínodo de los Obispos, llevando el saludo y la bendición del Papa Francisco, dijo a los presentes: «Creemos firmemente que la Iglesia en Asia tiene mucho que ofrecer a este proceso sinodal, que es necesario para la evangelización». La etapa continental, señaló el cardenal, «constituye un momento de escucha, que es la base de todo el proceso sinodal. Escuchar para oír al Espíritu Santo hablando a la Iglesia». Como el sínodo es un proceso de reflexión común, los delegados se detuvieron en la "espiritualidad del discernimiento", propuesta e ilustrada por el P. Anthony James Corcoran, Administrador Apostólico de Kirguistán. El discernimiento, afirmó el jesuita, es un viaje guiado por el Espíritu Santo, "una muerte seguida de un renacimiento", y significa «dejar los propios planes y certezas para permitirse ser guiados hacia una nueva vida por las direcciones impredecibles del Espíritu Santo».

Los delegados no dejaron de señalar las heridas y tensiones que afligen a Asia: desde los conflictos religiosos hasta la pobreza generalizada y el tráfico de personas; desde el desafío de la participación de los jóvenes en la Iglesia hasta el problema de las vocaciones sacerdotales y la vida consagrada. La metodología seguida fue también eminentemente sinodal: la peculiar "conversación espiritual", que se apoya en gran medida en el patrimonio y la sabiduría de los pueblos asiáticos. El método consta de tres pasos: el primero es "tomar la palabra", en el que todos comparten sus pensamientos sobre un tema determinado. Esto es seguido por el segundo paso, "dar espacio al otro" en el que preguntamos: ¿Qué es fructífero en las experiencias escuchadas? ¿Qué nos está diciendo el Espíritu? El último paso es "construir juntos", en el que identificamos lo que puede ser significativo e iluminador para toda la Iglesia.

Si en la Misa de apertura de la asamblea, el arzobispo de Tokio, Tarcisio Isao Kikuchi, secretario general de la FABC, había relatado situaciones de desesperanza e indiferencia, pero también alentadores "signos de esperanza y amor", en la Misa de clausura, el cardenal Charles Maung Bo, arzobispo de Yangon y presidente de la Federación, dijo que el viaje sinodal es "relativamente similar al viaje de Jesús en el desierto": desafiante pero necesario porque permite a la Iglesia dar un mejor testimonio del Evangelio. Ese viaje se realiza "a través de un proceso de escucha, encuentro y discernimiento", señaló, esperando "un cambio de enfoque con respecto a los desafíos que enfrentamos". El cambio, continuó Bo, implica "dejar ir lo que nos impide ser una Iglesia sinodal, caminando por el camino del discipulado para encontrar a Cristo, siendo siempre misericordiosos con nuestro prójimo, dejándonos impregnar por la gracia transformadora del Espíritu Santo para servirle solo a Él". El cambio requiere de cada persona "un corazón y una mirada humildes", como los de Cristo, porque solo en la humildad podemos trabajar y caminar juntos.

por PAOLO AFFATATO

Paolo Affatato
09 Marzo 2023
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