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Capra Fr. Giovanni Dante

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Fr. Giovanni Dante Capra
Casaselvatica di Berceto (PR), 27 Gennaio l904
Parma, 22 Agosto l965.

Missionario con il lavoro manuale e la preghiera
Di anni 61. Numero di Professione 232
(Sepolto a Parma).

    Nacque a Casaselvatica di Berceto (PR) il 27.I.l904: fino a 30 anni lavorò a casa come contadino, calzolaio, falegname, vivendo con impegno ed edificazione la vita cristiana e militando anche nell’Azione Cattolica. Avendo spesso contatti con i Saveriani, che nell’estate villegiavano al Perlaro e nel periodo estivo del 1929 girarono gli esterni del film "Fiamme" sul monte Scarabello, vicino a Casaselvatica, maturò il desi-derio di fare parte come Fratello Laico nell’Istituto di Mons. Conforti.

    Compiuto l’anno di Noviziato, il 13.XI.l935 emetteva i Voti Religiosi temporanei e nel settembre 1941 quelli perpetui.

    Scriveva:
    "Tutto farò per la salvezza delle anime infedeli a maggior gloria di Dio e santificazione dell’anima mia".

    Per trent’anni prestò le sue energie in molteplici lavori in diverse Case dell’Istituto. In particolare lavorò come muratore. Pochissime delle nostre Case non hanno avuto il beneficio della sua opera muraria: la Casa Madre però fu il centro principale delle sue attività.

    Scrisse di lui Fr. Luigi Zonta:
    "Parlare gli piaceva molto, sempre: quando aveva la compagnia tutto andava bene ma quando era solo, allora i soliloqui erano all’ordine del giorno... Le sue chiacchiere non lo arrestavano nei lavoro ma quasi gli davano lena. Parlava con la cazzuola, con la malta e specie con i mattoni: diceva loro: "Su da bravi, non fatemi tribolare..., ecco, tu sta là, stai fermo, fa il bravo, così va bene". "Io che lavoravo dall’altra parte del muro, sentendolo parlare chiedevo: "Capra, mi hai chiamato?", rispondeva: "No". "Ma sentivo che parlavi...". "Ahimè, no", diceva e per un po’ taceva: ma appena dimenticato, riprendeva i soliloqui che mi facevano ridere..."

    Era particolarmente geloso della pulizia e dei lavori di manutenzione alla Grotta di Lourdes della Casa Madre: la Grotta era il santuario delle sue private devozioni.

    Passò gli ultimi otto anni della sua vita alla Casa di Brescia, continuando a donare ai Confratelli e quindi alle Missioni i preziosi servizi della sua instancabile laboriosità.

    Ai primi di luglio 1965 veniva ricoverato all’Ospedale di Brescia per un’improvvisa manifestazione d’itterizia: subito si seppe il suo vero male: carcinoma al pancreas. xxxxxTrasportato a Parma, presso l’Infermeria della Casa Madre, ritornò alla Casa del Padre all’alba di Domenica 22.VIII.l965.

    "Apparteneva ad una generazione di persone che sembra vada scomparendo" dirà il Padre Generale, Giovanni Castelli, alle sue esequie.

DG
22 Agosto 1965
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