La situazione attuale secondo la mia esperienza.
Cari Confratelli,
i responsabili della preparazione della presente COSUMA hanno identificato "ad gentes" come "sfida e impegno identitario del Saveriano". Penso che questo sia un tradimento del nostro carisma "ad gentes, ad extra, ad vitam" e chiedo a me stesso, e a tutti voi presenti lì a Tavernerio di dare “una direzione” a chi siamo come saveriani, o se il carisma è ora diventato divisibile? E se sì, perché?
È così che possiamo soddisfare tutti nella variegata orbita saveriana; ciascuno ora potrebbe scegliere la parte o le parti del carisma che preferisce e scartare il resto? Un carisma su misura, un carisma da supermercato? Facciamo solo finta di essere l'ISME (Istituto Saveriano per le Missioni Estere)?
Sono, ovviamente, consapevole che ci sono ragioni contingenti davanti alle quali abbiamo dovuto inchinarci per compiacere individui e gruppi di influenza che rifiutano di accettare alcune delle difficoltà nell'ad extra, così come altri che avanzano la tesi che loro stanno rispondendo ad una comprensione più moderna, più ampia e più completa della missione ad gentes, che ormai è presente ovunque nel mondo e, quindi, così come ovunque sono presenti i saveriani (vedi ad esempio l'ultimo Capitolo Regionale d'Italia).
Tuttavia, mi sembra sia facile capire che la missione dei Saveriani non è quella di assumere tutte le sfide della missione della Chiesa, ma la missione particolare definita dal Fondatore nei tre elementi dell' "ad gentes, ad extra, ad vitam”. Come già detto, so per esperienza che ci sono altre ragioni contingenti che hanno determinato il disimpegno con l'ad extra di certi confratelli e di confratelli di certi paesi. A mio avviso è responsabilità dei custodi della nostra identità confrontarsi con queste ragioni piuttosto che lasciare che i tradimenti continuino.
Ho letto quanto ha scritto la nostra attuale Direzione Generale all'inizio del suo mandato sull'unità del nostro carisma "ad gentes, ad extra, ad vitam". Sono stato molto incoraggiato dalla loro chiarezza e apparente determinazione a conservare intatto il carisma nelle sue tre dimensioni.
Nelle conversazioni con altri, l'abbandono della dimensione “ad extra” è stato paragonato a un virus che contagia anche alcuni dei nuovi confratelli oltre ai già contagiati da lungo tempo. Si è parlato anche del cambio di epoca di fronte alle nuove realtà in Europa come fonte di forza del virus e sembra che le possibilità di intervento a disposizione della DG per curare l'infezione in tutte le sue varianti siano piuttosto limitate.
Continuando l'uso dell'analogia del virus. Poiché è un virus, a meno che non ci sia un intervento, come stiamo imparando dalla nostra attuale pandemia, l'esito sarà disastroso. Sottolineare eccessivamente il cambio di epoca – da una visione geografica a una antropologica della missione – di fronte alle nuove realtà in Europa, è solo fare il gioco dei contagiati che sovrappongono la missione della Chiesa nel suo insieme a ciò che è la missione specifica dei Saveriani. Rimanere intrappolati in questo discorso è già mettere in discussione la validità dell'unità del nostro carisma che per essere pienamente espresso e testimoniato richiede anche un movimento fisico "ad extra". E mentre le possibilità di intervento possono essere modeste, suggerirei che la COSUMA sia un'opportunità ideale per intervenire al fine di contrastare la diffusione del virus.
Sembra che tutti accettino che "ad gentes" possa e debba esprimersi in qualunque regione operiamo. Quindi, è una scelta facile da discutere se tutti possono interpretare l'“ad gentes” secondo la loro teologia preferita o ragioni personali e contingenti nella loro Regione di operatività. Ciò diventa allora un evento super-diffusore che rafforza l'idea che l’ "ad gentes" è la missione dei Saveriani ovunque si trovino, con il conseguente abbandono della necessità dell'"ad extra". E l’occasione per fermare il contagio si perde perché il virus non si affronta.
Allora, invece di insistere sull'elemento "ad gentes", perché, durante questa COSUMA, non insistiamo sull'elemento "ad extra" del carisma, correttamente interpretato come allontanamento fisico dalla nostra famiglia, patria e cultura come kenosis per consentire la nostra presenza in periferia tra i più poveri e tra quelli di altre fedi? Questo mi sembra il tipo di vaccino necessario per contrastare l'attuale strisciante infezione. Se poi c'è un rifiuto del vaccino “ad extra” allora si dovrebbe chiedere a chi lo fa di spiegarne il motivo. E il loro ragionamento dovrebbe essere condiviso con l'intera congregazione.
La maggior parte di ciò che dico è già stato detto in varie discussioni tra saveriani. Alcuni sono d'accordo, almeno in parte, mentre altri lo respingono come l'ultimo grido disperato di una razza morente di dinosauri missionari. Ma, ovviamente, si sbagliano. Ci rifiutiamo semplicemente di sederci e guardare impotenti il virus di un tradimento strisciante della nostra identità "ad gentes, ad extra, ad vitam".
E voi, cari fratelli superiori rappresentanti del servizio dell’autorità ai vari livelli centrali e regionali della Pia Società nostra, cosa ne dite?
John Fagan SX
Bangladesh
The present situation according to my experience.
Dear Confreres,
Those responsible for the preparation of the subject matter of the present COSUMA have identified "ad gentes" as the "sfida e impegno identitario del Saveriano". I think this is a betrayal of our charism "ad gentes, ad extra, ad vitam" and ask myself, and all of you present there in Tavernerio to give direction to who we are as Xaverians, if the charism is now divisible? And if so why?
Is it so that we can satisfy everyone in the varied Xaverian orbit who can now choose the part or parts that they like and discard the rest? A bespoke charism, a shopping market charism? Do we now only pretend to be the ISME (Istituto Saveriano per le Missioni Estere)?
I am, of course, aware that there are contingent reasons before which we have had to bow to please individuals and groups of influence who refuse to accept some of the difficulties in the ad extra as well as others who advance the thesis that they are responding to a more modern, larger and wider understanding of mission ad gentes which is now to be seen everywhere in the world and, therefore, as everywhere where the Xaverians are present, see e.g. the last Regional Chapter of Italy.
However, it seems to me to be a simple task to grasp that the mission of the Xaverians is not to take on all of the challenges of the mission of the Church but the particular mission defined by the Founder in the three elements of "ad gentes, ad extra, ad vitam". As already said, I do know from experience that there are those other contingent reasons which have resulted in the disengagement with the ad extra by certain confreres and by confreres from certain countries. In my view it is the responsibility of the guardians of our identity to confront these reasons rather than let the betrayals continue.
I have read what our present General Direction wrote at the beginning of their mandate on the unity of our charism "ad gentes, ad extra, ad vitam". I was very encouraged by their clarity and apparent determination to conserve the charism intact in its three dimensions.
In conversations with others the abandoning of the "ad extra" dimension has been likened to a virus infecting also some of the new confreres as well as the already long term infected. There has also been talk of the change of epoch in the face of new realities in Europe as a source of the strength of the virus, and, it appears that there are limited possibilities of intervention available to a GD to cure the infection in all of its variants.
Continuing the use of the virus analogy: since it is a virus, unless there is intervention, as we know from our present pandemic, the outcome will be disastrous. To over-emphasise the change of epoch from a geographical to an anthropological view of mission in the face of new realities in Europe is only to play into the hands of the infected who apply the mission of the church as a whole to that which is the specific mission of the Xaverians "ad extra". To be entrapped in that discourse is to already question the validity of the unity of our charism which to be fully expressed and witnessed requires also a physical movement "ad extra". And while the possibilities of intervention may be modest I would suggest that the COSUMA is an ideal opportunity to intervene to tackle the spread of the virus.
It seems that all will accept that "ad gentes" can and has to be expressed in whatever region we are operating. So, it is an easy choice for discussion if all can interpret the "ad gentes" according to their preferred theology or personal and contingent reasons in their Region of operation. It then becomes a super-spreader event reinforcing that " ad gentes" is the mission of the Xaverians wherever they happen to be with the consequent abandonment of the need for the "ad extra". The occasion to stop the spread is lost because the virus is not confronted.
So then, rather than insist on the "ad gentes" element why do you not insist during this COSUMA on the "ad extra" element of the charism correctly interpreted as physical movement away from our family, home country and culture as a kenosis to enable our presence in the periphery among the poorest among those of other faiths This would seem to me to be the kind of vaccine required to counter the present creeping infection. If there is then a refusal of the "ad extra" vaccine then those who do so should be asked to explain why. And their reasoning should be proclaimed to the congregation as a whole.
Most of what I say has been said before in various discussions among Xaverians. Some agree, at least in part, while others dismiss it as the last desperate cries of a dying breed of missionary dinosaurs. But, of course, they are wrong. We just refuse to sit and helplessly watch the virus of a creeping betrayal of our identity "ad gentes, ad extra, ad vitam".
And you, dear brothers superiors representing the service of authority at the various levels of our Pia società, what do you think?
John Fagan SX
Bangladesh
