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Il vangelo «sfida» e «proposta» per ogni uomo

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A lezione da Paolo

Mi trovo di fronte ad un brano biblico, un episodio della storia della chiesa nascente che ha marcato i miei anni di vita missionaria in Giappone. E ancor più li marcherà in futuro perché ho rivisto l’esperienza di Paolo ad Atene ripetersi tante volte i quegli anni che è prevedibile doverne fare i conti altrettante volte negli anni a venire. Certamente in futuro mi reputerò arricchito da quello che avvenne a quel tempo, quasi 2000 anni fa, come se oggi, per me missionario, Paolo tenesse una lezione-testimonianza sul come predicare il vangelo a tutti gli uomini.

Dall’esperienza unica di Paolo ad Atene (vedi At 17) anche noi possiamo veramente trarre tante lezioni, come d’altronde Paolo ne ha tratte per se stesso, tanto che da quel momento molto è cambiato nella sua vita, nelle sue strategie di annuncio del vangelo, come anche nei contenuti della sua predicazione. Vediamo un po’ che lezioni possiamo trarne.

Lezione prima: Vedere in ogni uomo di ogni cultura un «Cercatore di Dio»

Non devono ingannare le parole del versetto 16, dove viene detto che Paolo fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. Seppur in odore di captatio benevolentiae fa testo l’inizio del discorso di Paolo all’areopago, dove, nel versetto 22, Paolo mostra grande rispetto della ricerca di Dio che vede espressa nell’ambiente in cui lui si trova ad annunciare la Parola. Rispetto confermato da una convinzione di fondo, ovvero che Dio opera e si rende già presente nella storia e in ciascun uomo. Nel cammino di fede espresso in tutte le generazioni degli uomini dobbiamo accostarci in modo riverente se non addirittura toglierci i calzari, perchè sono luoghi sacri dell’incontro col divino che aprono la strada all’incontro col Dio che si fa Carne.

Lezione seconda: Raccontare Dio, è indicarlo presente e vivo nella storia

«Dio lavora; continua a lavorare nella e sulla storia degli uomini. In Cristo Egli entra come Persona nel lavoro faticoso della storia» (Benedetto XV). «In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28). Il mondo greco-romano non conosceva alcun Dio Creatore; la divinità suprema, secondo la loro visione, non poteva, per così dire, sporcarsi le mani con la creazione. Per cui ancor più stupefacente è l’annuncio cristiano di dire ora a tutti i popoli: Egli si è mostrato. Egli personalmente. E adesso è aperta la via verso di Lui. La novità dell’annuncio cristiano consiste in un fatto: Egli si è mostrato in Gesù, e… io lo ho incontrato.

Lezione terza: Dialogare non significa scendere a compromessi

Il buon tentativo, tra l’altro fallito, di Paolo di raccontare il Dio di Gesù Cristo non è esente da pecche. Non tanto per non esser riuscito a farsi ascoltare fino in fondo, piuttosto dalla troppa preoccupazione di mettersi sullo stesso piano degli uditori, celando (o parzialmente svelando) quanto poi verrà invece a vantarsi, ovvero di predicare Cristo e questi crocifisso; scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani. La tentazione di sempre, di tutti, anche dei missionari nel loro tentativo di inculturare il vangelo. Ovvero di affidarsi alla sapienza umana e alla propria abilità, più che non alla forza intrinseca dell’annuncio di Cristo.

Lezione quarta: La validità del vangelo non è dato dalla audience

E diciamolo senza mezzi termini, Atene fu un fiasco! A Paolo probabilmente gli bruciava nell’orgoglio il fatto di non essere riuscito ad interpellare le menti eccelse del tempo. Ma fu questa un’esperienza che segnò tutto il successivo ministero di Paolo. Infatti si può dire che da allora sia Paolo che i cristiani della Chiesa nascente non hanno considerato il loro annuncio missionario come una propaganda, che doveva servire ad aumentare il proprio gruppo, ma come una necessità intrinseca che derivava dalla loro esperienza viva della fede. Per un Paolo scoraggiato dalle continue batoste, saranno rivelanti le parole ricevute dal Signore in sogno: «Non temere… continua a predicare…perché io ho un popolo numeroso in questa città (At 18,9–11).

Lezione quinta: Nei moderni areopaghi col coraggio di scandalizzare per il «Vangelo»

La nostra situazione di oggi, sotto molti aspetti, non è diversa da quella che Paolo incontrò ad Atene. Ogni giorno la nostra fede è sotto esame, sotto i riflettori del mondo. Nelle nostre città (le nostre vite) fan capolino nuove e molteplici divinità. Per molti, Il Dio di Gesù Cristo è diventato veramente il grande sconosciuto, o almeno il grande emarginato. Ma come allora, dietro le numerose immagini degli dèi era nascosta e presente la domanda circa il Dio ignoto, così anche l’attuale assenza di Dio è tacitamente assillata dalla domanda che riguarda Lui. A noi dare testimonianza della sua presenza, e come?

Alla base della nostra fede non c’è un Dio vittorioso che salva l’uomo con opere straordinarie. C’è Gesù crocifisso che ci salva col suo amore, con la sua impotenza di crocifisso. Partire da questa riflessione ribalta tutti i nostri ragionamenti di potenza e di successo. L’amore di Dio non è una dimostrazione della sua forza, ma della sua condivisione nella debolezza umana. Questo annuncio possiede una forza capace di costruire una cultura ed una civiltà nuova. Gli uomini per millenni, e ancor oggi, hanno costruito le loro civiltà sul sopruso e sulla violenza. E a pagare sono stati sempre i più deboli. Dio si è fatto debole coi deboli per mostrare che non è la potenza che vince, ma l’amore! Lo abbiamo imparato quel giorno sulla Piazza di Atene. La cultura imbevuta di vangelo non deve lasciarsi affascinare dalle armi del potere o della propaganda. Dio non vuole i nostri piccoli successi, ma vuole la nostra fedeltà al suo amore. Dobbiamo certo usare tutti gli strumenti per comunicare con gli uomini, ma sappiamo che alla base della nostra speranza c’è la forza del suo amore che sbaraglia ogni violenza ed ogni peccato.

E mentre vi lascio a conversare con Paolo dopo la sua lezione, per approfondire o venire illuminati sul come attualizzare per la vostra vita le lezioni ricevute, io con la testa mi sposto in quegli areopaghi giapponesi dove senza tanti giri di parole mi sarà chiesto: «Raccontaci-mostraci il tuo Dio». Una sfida continua per cui il mandato missionario non avrà mai fine.

Claudio Codenotti, sx
(Pubblicato in Quaderni del Centro Studi Asiatico, 04/2020)

Claudio Codenotti, sx
28 Aprile 2021
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