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Un’asina, un puledro e un missionario

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Un commento al Vangelo della entrata di Gesù a Gerusalemme.  (Mt. 21,1-11)

C’è una buona dose di umorismo in questo brano, che riflette molto il modo in cui Dio ama agire. …In verità, Gesù si era servito di “asini” altre volte – secondo la tradizione popolare, almeno fin da Betlemme e poi durante la fuga in Egitto. Ma un po’ asini lo erano pure i dodici apostoli che lui scelse all’inizio del suo ministero pubblico: non erano delle persone speciali, né degli eroi, né dei brillanti intellettuali; anzi, per lungo tempo erano stati alquanto incapaci di capire il loro maestro – insomma, erano abbastanza “somari”. Ci vorrà l’intervento dello Spirito Santo per trasformarli in un manipolo di arditi santi evangelizzatori.

E successivamente Gesù si è servito di tutti quelli che sono venuti in seguito, ovvero della chiesa, “l’asina” di Cristo. 

… L’asina e il puledro allora ci ricordano molto chi siamo e come dovremmo essere noi – cristiani e missionari.

 

I Vangeli, lo sappiamo, sono la buona notizia su Gesù. Ma sembra che il brano dal Vangelo di Matteo (21, 1-11) che si proclama prima della processione nella Domenica delle Palme dica molto anche del missionario e, in fin dei conti, della Chiesa tutta.

Il protagonista del racconto di Matteo è certamente Gesù, il quale fa il suo trionfale ingresso a Gerusalemme e viene – è proprio il caso di dirlo – “osannato”. Lì, Lui si ritrova al centro dell’attenzione di una folla numerosissima che lo benedice perché “viene nel nome del Signore”. Anche noi facciamo parte di quella folla, soprattutto ogni volta che nella celebrazione eucaristica cantando il Santo ci appropriamo delle loro stesse parole: “Benedetto Colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli”.

Ma accanto ai discepoli e alla folla di Gerusalemme, Matteo menziona per tre volte un’asina e il suo puledro. L’insistenza su questi due animali conferisce loro una particolare importanza narrativa: sono essenziali al racconto dell’evento che si sviluppa alle porte di Gerusalemme. Citando il libro del profeta Zaccaria (9,9) – Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma” –, Matteo ha già fornito una chiara chiave interpretativa della scelta che Gesù fa di cavalcare un’asina invece che di presentarsi su un cavallo, o addirittura su di un carro (Zac. 9, 9-10). Ovvero, vi è sotteso un significato cristologico: Gesù regna, ma il suo regno non si basa sul potere e la forza; Egli è piuttosto un re umile e povero.

Un missionario è portato a identificarsi con questi due animali, perché il missionario è come l’asina che porta Cristo al mondo. … 

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Bachino
02 Aprile 2023
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