A Parma come in altre città italiane si può morire di nuovo coronavirus senza saperlo. I malati aumentano, rimangono a casa senza una diagnosi precisa e decimano le famiglie, comprese quelle religiose. 17 i consacrati pianti a Parma.
Siamo sotto questo morbo, sotto questo virus. E la nostra diocesi sta patendo un duro prezzo a livello di vittime di sacerdoti. Abbiamo avuto 6 sacerdoti defunti, 10 Padri Saveriani, 1 Padre Stimmatino. (Mons. Enrico Solmi Vescovo di Parma)
Cinque sacerdoti erano parroci della diocesi di Parma. Dieci religiosi erano Missionari Saveriani: anziani e malati, ma deceduti in pochi giorni nella casa madre di Parma. Uomini che hanno dato la vita in Burundi, Congo, Indonesia, Giappone e Brasile.
C’è una fortissima concentrazione: 10 morti in 11, 12 giorni sono senz’altro una cifra altissima. Non possiamo affermare che sia coronavirus, perché non è stato fatto nessun test. Non sono stati fatti i tamponi, non è stato fatto niente del genere. Eccetto in un confratello sul quale ancora non conosciamo i risultati. La Asl è stata avvista, anche oggi ha portato un confratello in ospedale con carenza di ossigeno nel sangue. L’informazione c’è stata, però propendo che la difficoltà attuale di gestione fa sì che non si riesca a controllare un po’ tutto. (Padre Rosario Giannattasio Superiore Missionari Saveriani in Italia)
Le Asl fanno quel che possono, ma non hanno i mezzi per soddisfare tutte le richieste
D. Qual è il suo appello in questo momento?
R. L’anima che è dentro di noi ci consente di vivere e di dare speranza. Speranza che poi deve tradursi in atti concreti di misericordia, il primo dei quali è quello di stare a casa e di fare in modo che le regole che ci sono state date, siano attuate puntualmente. (Mons. Enrico Solmi Vescovo di Parma)
(TG2000 ore 18,30 – venerdì 20 marzo 2020)
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