Questo libro, che ha come primo capitolo “Tornare a evangelizzare”, offre una presentazione sintetica ma esauriente di un problema pastorale e catechistico oggi molto discusso: quello del “primo annuncio”. Il volumetto si sviluppa in sette capitoli, a partire dalla considerazione critica dell’attuale azione evangelizzatrice, sviluppata in Italia.
Il testo di Luciano Meddi, docente di catechetica missionaria all’Università Urbaniana, è una riflessione sul significato di “primo annuncio” in forma di itinerario ricco di stimoli per affrontare la questione che sembra essere sempre più il cuore del problema missionario, ovvero la scelta e utilizzazione della narrazione cristologica. La tesi di fondo del volume “si centra sulla necessità di liberare il tema redentivo attraverso un ripensamento della narrazione del mistero pasquale che esprima tutte le dimensioni del mistero cristiano” (p. 8).
Il primo capitolo (Tornare a evangelizzare) evidenzia come il Concilio Vaticano II abbia accolto gli sforzi e i frutti delle riflessioni sull’evangelizzazione, centrata sul dialogo tra Vangelo e cultura, al fine di superare la separazione tra religione e cultura avvenuta nel secolo precedente.
Il secondo capitolo richiama l’evento fondatore del Dio trinitario come il primo evangelizzatore presente nella storia, nelle culture e nella vita delle persone, a cui offre il suo desiderio di umanizzazione. “La Chiesa partecipa dell’evangelizzazione della Trinità abilitando le persone a scoprire Dio nella propria vita e proponendo la cultura di Gesù” (p. 29).
I termini “evangelizzazione”, “kerygma” e “primo annuncio” sono i concetti chiave del terzo capitolo, correlati e spiegati attraverso la metafora della sceneggiatura di un film. “Il primo annuncio corrisponde alle parole dei protagonisti, l’esito e la promessa sono riassunte nel kerygma. L’evangelizzazione è la descrizione dell’insieme del processo: la sceneggiatura, il racconto. Il suo compito è dare senso all’insieme” (p. 40).
Il quarto capitolo presenta la narrazione e il racconto, come applicazioni della pastorale kerygmatica, linguaggi per il nostro tempo concentrato sulla ricerca di significati per la realizzazione della propria vita. La pastorale ha bisogno di ritornare alla Scrittura per illuminare la vita quotidiana. La Scrittura infatti “permette di realizzare il processo di significazione e di imitazione che sono necessari per la conversione individuale e comunitaria” (p. 62).
Il quinto capitolo ammette che al tempo della fine dei grandi racconti, anche la narrazione cristiana, quale uno dei grandi racconti, è in crisi profonda perché sembra non interessare più il mondo occidentale. Tra i bisogni e le proposte di soluzione, la fede non appare come soluzione o aiuto. “I temi trattati non sono più quelli della spiegazione della realtà, ma quelli dell’autorealizzazione e della quotidianità” (p. 79).
Il sesto capitolo presenta lo sviluppo della principale narrazione cristiana, quella del mistero pasquale (“Gesù è morto per i nostri peccati”), dagli inizi fino al presente nei campi della teologia, liturgia e pastorale. Questa visione di morte vicaria ha dato adito ad una “de-responsabilizzazione” del credente nel suo impegno di conversione e sequela. Alla narrazione redentiva, più che nuove o migliori spiegazioni, è necessaria “una ricomprensione, ovvero una risignificazione” (p. 103).
Il settimo e ultimo capitolo descrive quattro narrazioni della proposta cristiana, ampliando il significato del mistero pasquale secondo le “narrazioni” che il XX secolo ha espresso anche a livello pastorale e missionario: 1) la “narrazione messianica”, attraverso il recupero e la valorizzazione salvifica della vita di Gesù, del suo annuncio e della sua realizzazione del regno di Dio; 2) la “narrazione spirituale”, attraverso la valorizzazione dello Spirito che rende possibile l’agire di Dio nella nostra vita per una vita nuova e in pienezza; 3) la “narrazione psicospirituale”, con la trasformazione del proprio io per una conversione profonda attraverso un processo di consapevolezza; 4) la “narrazione secolare e a-religiosa”, in cui si passa dalla prospettiva magico-sacrale alla visione della vita di Cristo come atto di donazione, un “esserci per gli altri” che invita il credente a vivere nel mondo da adulto e con responsabilità. Un libro, quello di Meddi, che può stare nello zaino di tutti i missionari e agenti di pastorale, anche in Italia!
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