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Memoria dei Martiri Saveriani. 2 Celebrazione

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Una Veglia di Preghiera

La Chiesa nasce dalle persecuzioni e con il sangue dei martiri si sviluppa

Sappiamo tutti che la Chiesa delle origini è nata nella persecuzione e tra grosse difficoltà. Il Libro degli “Atti degli Apostoli” ci riferisce di tante persecuzioni contro la Prima Comunità Cristiana e il racconto del martirio di Stefano ce ne offre un esempio concreto. È risaputo da tutti che, a chi propone una vita controcorrente, uno stile e delle modalità di vita e di pensiero che non coincidono con il modo corrente di pensare e di vivere della società in cui si trova, vengano sempre riservate, come minimo, infinite difficoltà. Così è stato per tanti martiri, che hanno proposto i modelli evangelici. A Roma, in particolare, vediamo crescere la Chiesa delle catacombe. La comunità cristiana diventa oggetto di spietate persecuzioni e di tormentose “attenzioni” dell’autorità suprema, e in particolare dell’imperatore, a cominciare da Nerone. Pur in questa difficile situazione, la Chiesa si diffonde spontaneamente e velocemente tra tutte le categorie, tra la gente comune come tra i soldati e le guardie imperiali, tra le classi medie e gli schiavi. E i martiri sono quindi una costante espressione del gruppo cristiano, che cresce tra tante difficoltà e violente persecuzioni, proprio perché propone valori decisamente superiori e controcorrente rispetto a quelli ritenuti comuni.

Si conia così il detto: “Sanguis martirum, semen cristianorum”. Trascorrono così secoli di persecuzioni, che producono centinaia di miglia di martiri immolati sull’altare della nuova fede. Anche quando questa Chiesa dei martiri esce finalmente dalle catacombe e diventa libera di professare e di vivere la propria fede, sia nella frontiere interne che in quelle esterne, è continuamente messa alla prova e martirizzata. I suoi tanti martiri — di tutte le epoche e latitudini — sono il segno tangibile che ci testimonia come la fede venga messa continuamente alla prova. La fede — in questo modo — si testa come… l’oro nel crogiolo. La purezza della fede si prova con il sangue versato. Soprattutto quando varca i confini dell’impero e si propone — secondo il comando evangelico — di annunciare a tutti i popoli il Vangelo, di offrire il battesimo e la nuova vita, incontra immancabilmente ostacoli di ogni genere, assieme a prove supreme, in ogni parte della terra.

Venendo a noi oggi, ai secoli nei quali viviamo, la situazione non cambia molto. Giovanni Paolo II ha chiamato il secolo appena terminato il “Secolo dei Martiri”, mentre Papa Francesco definisce quello presente il “Secolo delle più grandi persecuzioni dei cristiani”. In un mondo che predica la libertà di culto e di opinione, la democrazia dei popoli, ecc. è questa la “felice situazione” che vede propriamente incarnare alcune delle Beatitudini del Cristo: “… Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.” Saremo beati anche perché, solo in questo modo e con questa forte testimonianza, diventeremo “luce e sale della terra”. Ancora oggi, il Vangelo ci invita a marcire, a consumare la nostra vita sottoterra per essere come il seme che germina la vita per molti, che produce molto frutto (vedi più sotto un commento e una interpretazione della parabola del grano di E. Ronchi).

In questo tribolato contesto, dove la chiesa di oggi è sempre più intrisa del sangue versato da tanti uomini e donne, che — senza tirarsi indietro — hanno scelto di condividere la stessa sorte del Maestro, vogliamo ricordare i nostri Martiri Saveriani. Con questa Giornata Annuale, vogliamo fare “Memoria” di questi nostri fratelli e sorelle, che hanno vissuto nella loro carne, in un modo pieno, qui sulla terra, la passione e morte di Cristo e fare così coraggio a tutti coloro che la Provvidenza volesse chiamare alla stessa sorte. Nella tradizione ebraica, quando si vuole capire il perché di qualcosa, il senso di un avvenimento, si incomincia con raccontare una storia. Perché, attraverso l’ascolto di una storia, chi narra e chi ascolta vede proiettata sulla scena la propria realtà, la oggettivizza e può coglierne il senso all’interno di un percorso più ampio, guardandola da un punto di vista differente.

Oggi facciamo quindi Memoria raccontando la storia di quegli uomini e di quelle donne che hanno subito delle dolorose passioni mentre erano al servizio al Vangelo. Una storia, questa, che in qualche modo ci coinvolge e ci rende presenti mentre la raccontiamo.

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Gerardo Caglioni sx
18 Settembre 2018
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