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Il mio incontro con il Cristianesimo

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Il mio primo incontro con il Cristianesimo avvenne quando avevo circa vent’anni.

Insieme a mio marito, che era già cristiano, andai alla cattedrale di Osaka per la messa della notte di Natale. Fino ad allora conoscevo solo quanto ci veniva insegnato a scuola nelle lezioni di storia. Mio marito mi aveva suggerito di leggere il Vangelo, e ricordo che avevo letto una semplice traduzione in lingua parlata.

Passarono vari mesi, e nel frattempo nacque nostra figlia. Mio marito a quel tempo si era allontanato dalla Chiesa, ma ora da circa due anni, in seguito a varie circostanze, si è riavvicinato alla Chiesa e ha ripreso a frequentarla regolarmente.

Quanto a me, non sentivo alcun interesse di conoscere il Cristianesimo. Tuttavia, quando due anni fa, a Natale, mio marito mi invitò a partecipare alla Messa della notte nella vicina chiesa di Izumi, acconsentii. L’unica immagine che avevo di «Chiesa» era la grande cattedrale di Osaka, ma mi accorsi poi che ce n’era una grande varietà: non solo nello stile delle chiese, ma anche, e com’è naturale, tra le varie comunità dei cristiani. La prima impressione fu di persone serene, cordiali e affabili. Due volte al mese erano previste le lezioni serali del prete sui fondamenti della fede cristiana. Sentivo un certo interesse e decisi di partecipare. Fu quello l’inizio per me di un nuovo cammino.

Ascoltando quanto il prete diceva, ed esprimendo quello che pensavo, avevo la sensazione che mi venisse messo davanti un libro che mi permetteva di guardare alla vita finora trascorsa e di pensare al futuro per farne un canto di lode. Continuando lo studio potei riandare con il pensiero a quando ero bambina e rendermi conto che già allora avevo forse potuto incontrarmi con il Signore. La mia famiglia era buddhista. Vivevano con noi anche il nonno e la nonna. In casa c’era l’altarino buddhista, come in molte abitazioni a quel tempo, e io crebbi in quell’ambiente. Al mattino e alla sera veniva offerto sull’altarino buddhista una ciotola di riso, si recitava una preghiera e poi si mangiava tutti insieme. Davanti all’altarino buddhista si congiungevano le mani. Si imparava a trattare con cura ogni cosa e a salutare educatamente le persone. Il bonzo di un tempio vicino insegnava a noi bambini la calligrafia degli ideogrammi giapponesi, e anch’io partecipavo alle sue lezioni. Ogni domenica eravamo invitati a un momento di preghiera, dopo il quale, con nostra grande gioia, ricevevamo un dolcino giapponese. Poiché sono cresciuta in questo ambiente di solidi fondamenti religiosi, penso che abbia facilitato la mia adesione al Cristianesimo.

Dopo aver ripreso il contatto con la Chiesa, mio marito aveva subito cominciato a partecipare a un corso di catechesi suddiviso in quattro parti di dieci sessioni ciascuna. A un certo punto decisi di partecipare anch’io. Essendo tre le chiese della nostra unità pastorale, le sessioni si svolgevano a volte in una chiesa, a volte in un’altra. Questo mi ha dato la possibilità di incontrare un gran numero di persone e di ascoltare da loro come erano arrivate alla fede, e cosa pensavano sui diversi tanti argomenti trattati. Questo studio e gli incontri fatti sono stati per me l’occasione per pormi di fronte al Signore e interrogarmi sulla mia vita. E sono certa che è Lui che mi ha trovata.

Poiché lavoro a tempo pieno ma con un orario flessibile, partecipare al corso catechetico è diventato parte della mia vita. E man mano che lo studio proseguiva, cominciai a pensare al Battesimo.

All’inizio venivo in chiesa perché le lezioni del prete e il corso catechetico mi interessavano e mi stimolavano, ma mio marito un giorno mi spiegò che la cosa più importante di tutte era la partecipazione alla Messa e il ricevere l’Eucarestia. Anche il prete, durante lo studio, ribadì la stessa cosa, e io stessa ne rimasi convinta. Cominciai a pensare anche all’importanza di pregare in silenzio, a tu per tu con il Signore. Ma più leggevo la Bibbia e cercavo di pregare, più sentivo quanto fosse difficile e mi trovai in difficoltà non sapendo come fare per risolvere questa situazione. Andai in biblioteca a cercare dei libri sull’argomento, altri me li feci prestare da mio marito, e tuttora ne sto leggendo molti.

Prima di ricevere il Battesimo, la cosa che soprattutto mi preoccupava era il fatto di essere figlia unica e che quindi dovevo prendermi cura dell’altarino buddhista di famiglia. Pensavo, con una certa invidia, che quelli che avevano ricevuto il Battesimo da piccoli non avevano tutte queste preoccupazioni. Tuttavia, questo problema mi ha anche offerto la possibilità di riflettere maggiormente sulla mia situazione per prendere la decisione migliore, e ora sono grata di aver dovuto affrontare questa difficoltà. Ho domandato consiglio a mio marito. Anche lui viene da una famiglia buddhista, ma in casa non avevano usanze particolari da osservare. Mi suggerì di continuare a fare come avevo fatto finora. Capitò un giorno che, mentre pensavo a cosa desiderassi fare, mi parve di notare una luce che veniva da destra e dall’alto. Mi voltai per vedere da dove provenisse, ma non c’erano finestre. E così, ho interpretato quella luce come un segno della presenza del Signore che è sempre accanto a noi. E ho provato un grande senso di sollievo.

Per quanto riguarda la scelta del nome di Battesimo, ho consultato la biografia di vari santi e alla fine ho deciso di scegliere il nome di Agnese, una cristiana che ha subito il martirio mantenendo ferma la sua fede e raggiungendo il traguardo da lei voluto. Il suo amore puro per il Signore mi attrae. Inoltre, la festa di Agnese cade proprio nel giorno della nascita del mio fratellino, purtroppo nato morto. Fin da bambina, pensando al mio fratellino, mi chiedevo quale fosse il senso della vita e il perché della morte.

Arrivò infine il giorno del Battesimo. Accompagnata dalle parole di benedizione dei cristiani ero colma di serenità e di letizia. Anche mia figlia volle essermi vicina quel giorno. Non so che cosa pensasse in cuor suo, essendo la prima volta che entrava in una chiesa, né so quale impressione possa aver ricevuto vedendo sua madre ricevere il Battesimo. Forse vari pensieri e sentimenti si agitarono nel suo cuore, ma sono certa che qualcosa resterà impressa nella sua memoria. Io stessa, ricevendo l’acqua battesimale, ho avvertito che qualcosa era cambiato in me. E durante la notte ho riflettuto a lungo su questo fatto.

È il giorno di Pasqua: il tempo è splendido, il cuore è in festa, e ricordo tanti momenti di gioia di quando ero bambina. Anche in questo momento, mentre scrivo, mi rivedo fanciulla. Al tempo stesso sento di essere madre, di aver attraversato tante vicende lungo la vita, di aver provato tante gioie e altrettante sofferenze. A questo punto però tutti i ricordi si trasformano in ricordi belli. Tutto, infatti, fa parte della vita: l’incontro con il Signore, l’incontro con la Bibbia, e i nuovi incontri che avverranno in futuro.

Ho raggiunto l’obiettivo del Battesimo che apre le porte a una più profonda esperienza dell’amore di Dio. E so che si tratta di un punto di partenza, che mi permetterà di approfondire la comunione con il Signore e il suo amore per noi. È da qui che sgorga spontaneo un canto di gratitudine per tutti i doni ricevuti. Mi propongo di continuare sempre, e senza deviazioni, il cammino sul sentiero che è stato tracciato per me, e tutto questo sempre «insieme con il Signore».

Pubblicato in Quaderni del Centro Studi Asiatico – 2019/02, 115-17


Mi encuentro con el cristianismo

Mi primer encuentro con el cristianismo sucedió cuando tenía unos 20 años.

Junto con mi marido, que ya era cristiano, fui a la catedral de Osaka para la misa de media noche de Navidad. Hasta entonces, sólo sabía lo que nos enseñaban en la escuela en las clases de historia. Mi marido me había sugerido que leyera el Evangelio, y recuerdo haber leído una sencilla traducción en lengua hablada.

Pasaron varios meses y, entretanto, nació nuestra hija. En ese tiempo, mi marido se había distanciado de la Iglesia, pero desde hace unos dos años, a raíz de diversas circunstancias, ha vuelto a la Iglesia y la frecuenta regularmente.

En cuanto a mí, no sentía ningún interés por conocer el cristianismo. Sin embargo, cuando hace dos años, en Navidad, mi marido me invitó a asistir a la misa nocturna en la iglesia cercana de Izumi, acepté. La única imagen que tenía de la “Iglesia” era la de la gran catedral de Osaka, pero luego me di cuenta de que había una gran variedad: no sólo en el estilo de las iglesias, sino también, y como es natural, entre las distintas comunidades de cristianos. La primera impresión fue de personas serenas, amables y cordiales. Dos veces al mes, el sacerdote impartía conferencias nocturnas sobre los fundamentos de la fe cristiana. Sentí cierto interés y decidí asistir. Ese fue el comienzo de un nuevo camino para mí.

Al escuchar lo que decía el sacerdote y expresando lo que yo pensaba, tuve la sensación de que se me ponía ante un libro que me permitía mirar mi vida hasta ahora transcurrida y pensar en el futuro para hacer de ella un canto de alabanza. Mientras continuaba mi estudio, pude retroceder a cuando era una niña y darme cuenta de que ya entonces podía haberme encontrado con el Señor. Mi familia era budista. Vivían con nosotros el abuelo y la abuela. En casa había el altarcillo budista, como en muchos hogares de aquella época, y crecí en ese ambiente. Por la mañana y por la noche, se ofrecía un cuenco de arroz en el altarcillo budista, se recitaba una oración y luego comíamos todos juntos. Ante el altarcillo budista, se juntaban las manos. Se aprendía a tratar todo con cuidado y a saludar educadamente a las personas. El bonzo de un templo cercano nos enseñaba a los niños la caligrafía de los ideogramas japoneses, y también yo asistía a sus lecciones. Todos los domingos éramos invitados a un momento de oración, tras el cual, para nuestra gran alegría, recibíamos un dulce japonés. Como crecí en este entorno de sólidos fundamentos religiosos, creo que esto facilitó mi adhesión al cristianismo.

Después de retomar el contacto con la Iglesia, mi marido comenzó inmediatamente a asistir a un curso de catequesis dividido en cuatro partes de diez sesiones cada una. En algún momento, decidí participar también yo. Como había tres iglesias en nuestra unidad pastoral, las sesiones se celebraban a veces en una iglesia y a veces en otra. Esto me ha dado la oportunidad de conocer a un gran número de personas y escuchar de ellas cómo habían llegado a su fe, y lo que pensaban sobre los muchos diferentes temas que se trataban. Este estudio y los encuentros tenidos fueron para mí una oportunidad para ponerme ante el Señor y cuestionarme sobre mi vida. Y estoy segura de que es Él el que me ha encontrado.

Como trabajo a tiempo completo, pero con un horario flexible, asistir al curso de catequesis se convirtió en parte de mi vida. Y a medida que el estudio continuaba, comencé a pensar en el bautismo.

Al principio acudía a la iglesia porque las lecciones del sacerdote y el curso de catequesis me interesaban y estimulaban, pero mi marido me explicó un día que lo más importante de todo era participar en la misa y recibir la Eucaristía. También el sacerdote, durante el estudio, reiteró lo mismo, y me convenció. Igualmente empecé a pensar en la importancia de rezar en silencio, de tú a tú con el Señor. Pero cuanto más leía la Biblia y trataba de rezar, más sentía lo difícil que era, y me encontraba en dificultades, sin saber cómo resolver esta situación. Fui a la biblioteca a buscar libros sobre el tema, otros se los pedí prestados a mi marido, y todavía estoy leyendo muchos de ellos.

Antes de bautizarme, lo que más me preocupaba era el hecho de ser hija única y, por tanto, tenía que ocuparme del altarcillo budista familiar. Pensaba, con cierta envidia, que los que habían recibido el bautismo de niños no tenían todas estas preocupaciones. Sin embargo, este problema también me ofreció la oportunidad de reflexionar más sobre mi situación para tomar la mejor decisión, y ahora agradezco haber tenido que afrontar esta dificultad. Le pedí consejo a mi marido. Él también procede de una familia budista, pero no tenían ninguna costumbre particular que observaran en casa. Me sugirió que siguiera haciendo lo mismo que hasta entonces. Un día, mientras pensaba en lo que quería hacer, me pareció notar una luz que venía de la derecha y de arriba. Me giré para ver de dónde provenía, pero no había ventanas. Y así, interpreté esa luz como un signo de la presencia del Señor que siempre está a nuestro lado. Y sentí un gran alivio.

En cuanto a la elección del nombre de bautismo, consulté la biografía de varios santos y al final me decidí por el nombre de Inés, una cristiana que sufrió el martirio mientras se mantenía firme en su fe y alcanzaba la meta que quería. Su amor puro por el Señor me atrae. Además, la fiesta de Inés cae el mismo día del nacimiento de mi hermano pequeño, que desgraciadamente nació muerto. Ya de niña, pensando en mi hermano pequeño, me preguntaba por el sentido de la vida y el porqué de la muerte.

Por fin llegó el día del bautismo. Acompañada por las palabras de bendición de los cristianos, me sentía llena de serenidad y de alegría. Mi hija también quiso estar cerca de mí ese día. No sé lo que pensaba en su corazón, ya que era la primera vez que entraba en una iglesia, ni sé qué impresión pudo recibir al ver a su madre recibir el bautismo. Tal vez se agitaron en su corazón diversos pensamientos y sentimientos, pero estoy segura de que algo quedará grabado en su memoria. Yo misma, al recibir el agua bautismal, sentí que algo había cambiado en mí. Y durante la noche reflexioné largamente sobre este hecho.

Es el día de Pascua: el tiempo es espléndido, el corazón está de fiesta, y recuerdo tantos momentos de alegría de cuando era niña. Incluso en este momento, mientras escribo, me veo como una niña. Al mismo tiempo siento que soy madre, que he pasado por tantos acontecimientos a lo largo de mi vida, que he experimentado tantas alegrías y tantos sufrimientos. Sin embargo, a este punto, todos los recuerdos se convierten en bellos recuerdos. De hecho, todo forma parte de la vida: el encuentro con el Señor, el encuentro con la Biblia y los nuevos encuentros que tendrán lugar en el futuro.

He alcanzado el objetivo del Bautismo, que abre la puerta a una experiencia más profunda del amor de Dios. Y sé que esto es un punto de partida, que me permitirá profundizar la comunión con el Señor y su amor por nosotros. De aquí brota espontáneamente un canto de gratitud por todos los dones que he recibido. Me propongo continuar siempre, y sin desviarme, por el camino que ha sido trazado para mí, y todo ello siempre «junto al Señor».

Hiromi Watanabe

Publicado en Cuadernos del Centro de Estudios Asiáticos - 2019/02, 115-17

Hiromi Watanabe
04 June 2022
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