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La spiritualità del vivere al margine

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Relazione all’assemblea saveriana in Bangladesh - Maggio 2022

Breve premessa

Sono quasi quattro anni che la responsabilità della missione di Chuknagar è passata nelle mani di P. Rocky, sx e la consegna è avvenuta al momento giusto, quando l’età avanzata e le precarie condizioni di salute rendevano obbligato il passaggio. Devo dire, per quel che mi riguarda, che tutto è avvenuto serenamente.

Inserirsi nel cammino sinodale della chiesa

Per l’assemblea di maggio ci viene richiesta una relazione che ci veda coinvolti nel cammino sinodale della chiesa a livello personale e comunitario. Le parole cardine che vengono continuamente ripetute sia nel Documento Preparatorio sia nel Vademecum del Sinodo sono: COMUNIONE, PARTECIPAZIONE E MISSIONE. Cercherò di leggere e capire queste parole percorrendo a ritroso l’ultimo spazio di tempo di cui parlavo nella premessa.

Nel contesto culturale in cui svolgiamo la nostra azione missionaria, vale ed è tenuto in considerazione chi è in autorità e dispone della finanza secondo la logica del boro e del choto. Vivere l’esperienza del choto significa entrare in una prospettiva di kenosis. Il mio tentativo è stato quello di ritagliarmi una spiritualità che chiamerei “spiritualità del vivere al margine”, che mi aiuta, mi sostiene e mi infonde gioia ed entusiasmo per la missione.

Prendo ora in considerazione le tre parole chiave del Sinodo cercando di applicarle alla mia vita religiosa e missionaria:

Comunione

Comunione è una parola molto ricca e densa di significato, ma molto spesso usata e abusata. Nel cammino sinodale siamo invitati a riscoprirne il significato e a viverne i valori. Sappiamo quale valenza avesse nella chiesa degli Atti degli apostoli nell’accezione del termine koinonia. Comunione è un dono dello Spirito e richiede da parte nostra apertura ad accoglierlo. Il Documento Preparatorio ed il Vademecum danno molto risalto all’attitudine dell’ascolto: ascolto della Parola di Dio ed ascolto della parola dell’uomo. Senza ascolto manca la comunicazione e senza la comunicazione non si costruisce la comunione. Tenendo presente questo aspetto ed in vista di creare un clima di comunione con il mio confratello, fin dall’inizio della nostra convivenza avevo dato molta importanza alla Lectio Divina, convinto che tutto cominciasse da lì. Così di comune accordo scegliemmo il mercoledì mattino come spazio riservato alla lettura e alla riflessione sui testi liturgici che ci venivano offerti domenica dopo domenica. L’intento era che seguisse poi una comunicazione reciproca ed uno scambio di idee sulla gestione della missione sul piano della programmazione e della periodica valutazione (evaluation in inglese e mullayon in bengalese). Pura illusione! Quello che sognavo non ha avuto luogo. Quindi la Lectio Divina si è inceppata e, da quando sono rientrato dall’Italia, non ha avuto più luogo. Così nella missione di Chuknagar a me non è riservato nessuno spazio specifico di responsabilità. Ho cercato di ritagliarmi un piccolo spazio nella formazione degli insegnanti del Tuition Program, a cui ho annesso sempre molta importanza. Mi rimane lo spiraglio del weekend pastorale di Satkhira, dove penso di andare finché vi rimane p. Valoti.

L’ascolto della Parola di Dio deve coniugarsi con l’ascolto della parola della gente. A riguardo ho l’impressione che la missione di Chuknagar stia diventando sempre più un ghetto, in quanto l’attenzione e l’interesse sono rivolti quasi esclusivamente alla piccola comunità cristiana. Non per parlare di me stesso, ma, appena arrivato a Chuknagar (si tratta di 21 anni fa), il primo stimolo fu quello di girare tutti i villaggi, in cui eravamo presenti con il Tuition Program. Conservo ancora la survey dei singoli villaggi con la descrizione della situazione socio-economica delle famiglie. Senza contatto manca l’ascolto e quindi la missione rimane bloccata. Il Tuition Program non può limitarsi alla visita sia pur sistematica delle scuolette, ma deve ritenere la sua spinta originaria di contatto e di ascolto del popolo Rishi. È rimasto simbolicamente solo l’incontro annuale con genitori, insegnanti e alunni nei singoli villaggi.

Partecipazione

I documenti del Sinodo sottolineano a più riprese, facendo eco in questo ai richiami di papa Francesco, come la piaga del clericalismo sia il principale ostacolo alla piena partecipazione dei laici, uomini e donne, alla vita della chiesa e quindi alla sua espansione e missione. Il fenomeno sembra più appariscente e dominante nella chiesa bengalese, in cui prevale il folclore delle celebrazioni, nelle quali vescovi e preti sono sempre al centro. C’è stato un momento nella storia della chiesa bengalese in cui si è cercato di dare vita a quelle che una volta si chiamavano comunità di base. Ma il tentativo non ha attecchito ed è presto naufragato. Guardando alla nostra piccola comunità cristiana di Chuknagar, vedo come il solito gruppo viene convocato quando si tratta di organizzare la grande ingolfata delle celebrazioni natalizie, a cui non segue mai una valutazione su quello che si è fatto e come è stato fatto.

Missione

Viste le premesse, sembra che la missione, che è la ragione unica per cui siamo qui e per la quale ci chiamiamo missionari, stia vivendo la sua agonia. Tutto il fervore che ha caratterizzato la nostra presenza missionaria in Bangladesh con le tante iniziative intraprese sembra in via di estinzione. Le ragioni sono l’età avanzata di tanti di noi (ed io mi colloco al primo posto) ed il numero sempre più decrescente: meno della metà di quello degli anni 80/90, ma allora eravamo tutti giovani! Pensando alle tante possibilità che ci sono attorno a noi, un po’ mi piange il cuore. Nella della nostra missione a Chuknagar il campo è immenso. Come già dicevo, il fatto che con il Tuition Program siamo presenti in 14 villaggi ci offre un’occasione straordinaria di contatto con il popolo Rishi, che rimane la ragione unica della nostra presenza in zona. Ovviamente occorre farsi presenti in mezzo alla gente e non aspettare che la gente venga da noi. Il villaggio di Khampur, per esempio, che ha una storia parallela a quella di Chuknagar, ci offre un campo immenso di azione. Più volte mi son trovato a dire: “Se avessi 10 anni in meno, vi andrei e vi rimarrei!” Mi rendo conto però che, nella mia condizione, l’unica cosa che possa fare è quella di pregare che il Signore riaccenda nel cuore di ciascuno di noi l’ardore e la passione per la missione.

 

Antonio Germano Das sx
18 May 2022
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