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Katina Gubert

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Katina Gubert, 74 anni, era partita per il Burundi come volontaria laica di un' organizzazione non governativa nel 1975. 

Katina Gubert era tornata per un paio di mesi al suo paese, Fiera di Primiero, all' inizio del 1994. Qui, nel tranquillo scenario delle Dolomiti, aveva trascorso la maggior parte della sua vita facendo l' impiegata e aiutando i due fratelli e la sorella a gestire un negozio d' alimentari, finche' vent' anni fa, aveva deciso di partire missionaria: ci era riuscita entrando nell' organizzazione L.V.I.A. di Cuneo ed era partita, accompagnata da un sacerdote di Trento, don Ruggero Fattor. L' anno scorso, prima di ritornare a Buyengero, aveva ricordato al fratello Giovanni che il sogno della sua vita era stato quello di andare ad aiutare gli africani: "Se muoio . aveva detto ., lasciatemi laggiu' ". A Rumeza, nel distretto di Bururi, la Gubert si era inizialmente occupata di promozione femminile nella locale parrocchia: per dieci anni aveva insegnato alle donne della zona come utilizzare i prodotti locali per migliorare l' alimentazione dei bambini, ma aveva dato anche lezioni di taglio e cucito e si era impegnata per insegnare loro a leggere e scrivere. Nel 1980, con l' instaurarsi della dittatura del presidente Jean Baptiste Bagaza, un anticlericale che attuo' una politica di espulsione di religiosi e volontari, la missionaria si trasferi' in Tanzania. Era tornata in Burundi da due anni, insieme ai due padri saveriani uccisi, per sostenere l' emergenza dovuta alla guerra in atto dal golpe del 21 ottobre 1993. Ai familiari, rimasti a Fiera di Primiero, Katina scriveva spesso: la sua ultima lettera era arrivata in Trentino proprio sabato. "Ci avvertiva . dicono i fratelli Giovanni, Davide e Maria . che la situazione in Burundi stava degenerando". Avrebbe voluto smettere, lasciare il servizio missionario, ma non se la sentiva di abbandonare quella che era divenuta "la sua gente" in un "momento critico". Ieri, il vescovo di Trento, Sartori, ne ha ricordato la figura nell' omelia domenicale. 

«Se muoio lasciatemi laggiù … Se mi toccasse di rimanere vittima di questa guerra civile, a me piacerebbe restare qui! Basta una stuoia come la povera gente...».Katina Gubert poteva godersi una pacifica pensione nella sua bella Fiera di Primiero, invece, dopo tanti anni di lavoro in un ufficio e poi nel negozio di famiglia, ha scelto l’Africa: «Non possiamo far altro che pregare e offrire a questa povera gente una mano in aiuto, al meglio delle nostre capacità e sfortunatamente con mezzi inadeguati».

Vedi articolo Corriere della Sera

28 Settembre 2015
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