Skip to main content

Udire la voce al momento giusto

415/500

Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo (Lc 12,35-40).

Gesù aveva concluso in modo rassicurante il brano precedente a quello sopra: “Cercate piuttosto il suo regno e tutte queste cose - i beni necessari per vivere - vi saranno date in aggiunta”. Tuttavia, se volgiamo lo sguardo ai duemila anni che ci separano da quelle parole, non ci è dato di esultare troppo.

Parziali realizzazioni del regno ce ne sono state tante, spesso sbocciate nei tempi più bui della storia, ma anche smentite da una realtà di sofferenza e disfacimento che attanaglia la terra. Le prime comunità cristiane erano coscienti, ben più di noi, che il mondo come lo vedevano doveva in qualche modo finire affinché nascessero cieli nuovi e terra nuova. Perché ciò avvenisse bisognava che Dio medesimo intervenisse nella storia per sconfiggere il male una volta per sempre. La venuta di Cristo, che si credeva imminente, avrebbe coinciso con questa liberazione finale, non esente però da un giudizio sul vecchio mondo. L’attesa di questa venuta non significava stare con le mani in mano, tutt’altro, se è vero, come dice la tradizione ebraica, che “non sta a te completare l’opera, ma non per questo sei libero dall’esimertene” (Pirqè Avot 2,21).

L’insistenza di Luca sull’ambiguità delle ricchezze, sulla necessità di colmare lo scandaloso divario tra ricchi e poveri, sul soccorrere l’uomo lasciato mezzo morto ai bordi delle nostre strade, è lì a dire quanto quest’impegno sia anticipazione del non ancora e discrimine decisivo nell’ora del giudizio ultimo. Proprio per questo l’attesa di un compimento dovrebbe diventare ancora più cocente. “E se fosse questa l’ultima notte del mondo?”, si chiedeva angosciato il poeta inglese John Donne, un interrogativo che è stato purtroppo usato per incutere paura.

Dobbiamo anche riconoscere che la modernità ha cercato di esiliare in tutti i modi possibili il fatto che l’intera vita dell’umanità è precaria, temporanea e provvisoria. Gli scienziati prospettano lunghe decadenze provocate anche dalle capacità distruttive dell’uomo, mentre il credente mette in conto un’improvvisa interruzione che viene da Dio e può sopraggiungere in qualsiasi momento. L’attesa della fine non è quindi una previsione, è uno stile di vita. Il tran tran e le preoccupazioni quotidiane ci annebbiano la vista, ci stordiscono. Non guardiamo più avanti, non attendiamo nessuno. Eppure non è il sonno a doverci spaventare.

Tutti i servi della breve parabola raccontata da Luca, pur avendo lampade accese e vestiti adatti al lavoro, sono colti di sorpresa quando giunge il padrone dalle nozze. Nessuno, per perfetto che sia, riesce a mantenere un’ininterrotta vigilanza. Quel che davvero conta è l’essere in grado di udire la voce che ci ridesta al momento opportuno. Allora bisogna trovarsi pronti, ci ricorda il tempo dell’Avvento. Ciò vale sia che la voce provenga da Dio, sia che giunga dai bisogni dei fratelli.

L'immagine del ladro è poco gradevole, ma efficace nel dire la furtività con cui giunge il giorno in cui il Figlio dell’Uomo bussa alla porta. Nessuno vorrebbe vedersi scassinare la casa né constatare che la propria esistenza non è valsa a nulla, che è stata derubata di senso e di fecondità. Gesù nei suoi giorni terreni ci ha indicato la strada per non farci rubare la vita e quella stessa strada ripercorrerà nei cieli nuovi: cingersi le vesti, lavarci i piedi e servirci a tavola. Lui noi, non noi Lui. Una volta messo il grembiule, Dio non se lo toglie più. Chi può, intenda.

Virginia Isingrini mmx
21 Dicembre 2023
415 visualizzazioni
Disponibile in
Tag

Link &
Download

Area riservata alla Famiglia Saveriana.
Accedi qui con il tuo nome utente e password per visualizzare e scaricare i file riservati.